Come era prevedibile, il dialogo fra Renzi e i Cinque Stelle sulle riforme e in particolare sulla legge elettorale si è arenato dopo pochi metri.
Non c’era vera logica in questo giro di valzer, se non un interesse politico. Quello di Renzi, desideroso di avviare un’"operazione simpatia" verso l’elettorato che ancora appoggia il movimento populista. E quello di Grillo che anela a entrare nel gioco politico: ma ovviamente l’operazione non è semplice e i Cinque Stelle hanno ancora parecchio da imparare al tavolo delle manovre.
In sostanza la vicenda si chiude con un certo successo del presidente del Consiglio, più abile in questo genere di ping-pong. Ma Grillo, pur muovendosi in mezzo alle solite contraddizioni, è in grado di creare più di un disturbo quando l’Italicum tornerà in Parlamento, al Senato, e lì catalizzerà quei malumori trasversali che già si erano manifestati virulenti a Montecitorio.
È del tutto evidente, infatti, che almeno su un punto il capo del M5S ha visto giusto: il vero nodo della discordia è e resta la riforma elettorale, persino più della discussione su come cambiare il Senato.