Commodities

Commento settimanale materie prime N° 24 (a cura di Laura Chiapponi - Teleborsa S.p.a.)

I FONDAMENTALI

E' proseguito in settimana il rally avviato nel periodo natalizio dai mercati azionari mondiali. Protagonisti dell'ottava sono stati ancora una volta i titoli tecnologici, spinti dalle attese per le prossime trimestrali che offriranno un quadro esaustivo sull'andamento dell'intero 2003. Si è chiuso alla fine un anno positivo, ma non privo di difficoltà, per i mercati mondiali, che hanno subito l'impatto della crisi economica mondiale, dell'avvio delle operazioni militari in Iraq e della diffusione del virus della SARS. Un periodo "nero" che sembrava non concludersi mai. Eppure la svolta è arrivata proprio in primavera ed ha portato avanti, per il resto dell'anno, proprio i settori che avevano maggiormente subito il peso della bolla speculativa nel biennio precedente. Un supporto viene anche offerto dal quadro congiunturale dove dati positivi continuano a rincorrersi di settimana in settimana, anche se l'evento "clou" dei primi sette giorni di gennaio, il dato sul mercato del lavoro Usa, ha deluso le attese del mercato, contrariamente ai mesi precedenti, provocando un ripiegamento dei mercati azionari statunitensi proprio alla fine di un'ottava record. In effetti la settimana era iniziata con una serie di buone notizie provenienti dal fronte industriale, dove l'indice ISM manifatturiero ha registrato un ulteriore miglioramento, posizionandosi a 66,2 punti oltre le attese degli analisti. In linea con le aspettative anche il dato sugli ordini all'industria che, pur avendo registrato un calo dell'1,4% dopo il +2,4% precedente, è apparso in linea con le previsioni. Molto ci si attendeva anche dal fronte lavoro ma gli occupati non agricoli sono saliti di appena mille unità contro attese per un più massiccio incremento di 150 mila posti di lavoro. Eppure il tasso è sceso al 5,7% e gli annunci di tagli di posti di lavoro, pubblicati dalle società Usa sui maggiori quotidiani nazionali, sono calati a dicembre del 6,5% rispetto al mese precedente. Un segnale di ripresa anche per questo mercato che tarda, tuttavia, ad adeguarsi al passo più robusto del settore industriale. Qualche difficoltà permane anche sul fronte valutario dove il continuo deprezzamento del dollaro, pur favorendo l'export americano, pone qualche dubbio circa la sostenibilità della ripresa economica mondiale. Un atteggiamento più risoluto, in materia di cambi, ci si attendeva proprio dalla BCE, riunitasi in settimana per le decisioni in materia di tassi di interesse. Gli operatori, per la verità, non attendevano un ritocco dell'attuale politica monetaria, ma una presa di posizione in materia di cambi era perlomeno auspicabile. Eppure il neo-eletto Presidente della BCE, Jean Claude Trichet, nella conferenza stampa che è seguita alla riunione, non ha mostrato grande preoccupazione per i livelli attuali dell'euro, sottolineando solo la necessità di una maggiore stabilità delle valute. L'indice delle blue-chips statunitensi, infatti, si è fermato a 10.042,16 punti in vantaggio dell'1,82%. Sulla stessa scia l'indice Standard & Poor's 500 che ha guadagnato l'1,19% a 1.074,14 punti, mentre il nasdaq ha contenutoil progresso nello 0,58% a 1.949 punti, avendo corso maggiormente in precedenza. Il bilancio settimanale appare senzaltro positivo per l'indice te4cnologico nasdaq che ha evidenziato un incremento del 4% raggiungendo nuovi massimi al di sopra dei 2.000 punti a quota 2.006,68. Bene ha fatto anche l'indice S&P 500 che ha guadagnato l'1,21% a 1.121,86 punti. Più caute le blue-chips d'oltreoceano che hanno consentito al Dow Jones di salire di appena lo 0,47% a 10.409,84 punti.

MATERIE PRIME INDICE CRB

Sempre più in alto i prezzi delle commodities che scontano la ripresa in atto ed i consistenti aumenti della domanda. Un incremento dei beni richiesti dall'industria statunitense, si confronta con la famelica Cina, il cui elevato tasso di sviluppo continua a divorare materie prime di tutti i generi: dall'energia ai metalli, dal cotone ai cereali. Protagonisti dell'ottava sono ancora una volta i prodotti energetici ed i metalli, che già da parecchie settimane continuano ad inanellare nuovi record. In prevalenza positivo anche il trend dei prodotti delle colonie, che avevano raggiunto livelli davvero bassi. Molto gli analisti si attendono dai mercati delle commodities, rimaste in disparte per troppo tempo. L'indice CRB così ha toccato nuovi massimi portandosi a quota 290,5 punti in aumento del 2,44% rispetto all'ottava precedente. Da segnalare in particolare l'ottima performance dea componente Metals +4,51%, seguita dal settore Foodstuffs +2,82%, Fats & Oils +2,69%, Row Industrials +1,98% e Textiles +1,13%. Più modesto il recupero dei Livestock +0,67%.

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PRODOTTI ENERGETICI
Non si placa la speculazione sui mercati dell'energia dove i prezzi rimangono alti e non sembrano dare cenni di ripiegamento, nonostante la situazione di ipercomprato che domina i maggiori mercati internazionali. Una situazione paradossale che viene da molti spiegata con la recente ondata di freddo che ha investito il noramerica, connessa con i bassi livelli delle scorte che hasnno toccato il livello minimo degli ultimi 28 anni. Il trend rialzista dei prezzi, tuttavia, non si può spigare semplicemente con le tensioni dal lato della domanda e dell'offerta. Molti sono infatti i fattori che giocano al rialzo. Tra questi i movimenti delle valute che, deteriorando il potere d'acquisto dei Paesi produttori di petrolio, i cui ricavi sono denominati in dollari, renderebbe opportuno un taglio della produzione al prossimo vertice che si terrà il 10 febbraio ad Algeri. Una posizione scomoda per il cartello, che precedentemente aveva manifestato l'interesse a ridurre le attuali quote di competenza, anche in vista di un deterioramento della domanda nel secondo trimestre (secondo le stime del cartello nel trimestre da marzo a giugno si dovrebbe registrare un surplus di circa 2,5 milioni di barili al giorno). Una situazione delicata che consiglierebbe ai produttori di greggio un taglio produttivo, proprio quando il livello raggiunto dal prezzo di riferimento del greggio mediorientale, l'OPEC Basket, renderebbe opportuno aprire i rubinetti, trovandosi ormai da più di venti giorni al di sopra della banda di oscillazione di 22-28 dollari al barile. Un avvenimento, in effetti, al verificarsi del quale dovrebbe scattare quel meccanismo ufficioso che prevede una riduzione del tetto produttivo di circa mezzo milione di barili ma che ha per ora solo stimolato qualche intervento verbale da parte del neo-eletto Presidente dell'OPEC Purnomo Yusgiantoro, secondo il quale i valori di riferimento dell'oro nero sono troppo elevati ed andrebbero ridottio almeno di 2 dollari al barile. Dicharazini queste in gradi di provocare solo una parziale e frazionale discesa delle quotazioni, evento che non ha trovato seguito successivamente. Un ulteriore deprezzamento del dollaro contro l'euro a 1,2868 usd, ha infatti richiamato i più agguerriti Fondi esteri che, proprio per la debolezza del biglietto verde, hanno saputo trovare un'occasione di guadagno. Intanto le stime meteorologiche prospettano momenti duri per le famiglie americane, ritrovatesi a pagare una bolletta energetica piuttosto "salata". Le stime meteorologiche del National Weather Service (NWS) e degli Istituti privati Meteologix e Accu Weather stimano temperature in media al di sotto della norma e vicine o sotto gli 0 C°. Un aumento dei consumi, connessi con temperature polari, ha perciò reso più fervide le contrattazioni, anche perché l'attuale livello delle scorte appare preoccupante. Sebbene l'aumento registrato dagli stocks di distillati, la cui maggiore componente è l'olio da riscaldamento, sia apparso superiore al previsto, per effetto dei minori consumi dal lato industriale nel peiodo vacanziero, tuttavia gli attuali livelli mantengono lo stato di allerta. Secondo le statistiche dell'EIA, diffuse mercoledì sera, le scorte di greggio sono scese di 1,7 milioni di barili, oltre le aspettative, su un livello critico di 269 mbg, che rappresenta il livelli più basso dal 1975. Tale deterioramento, stimolato da un aumento della capacità di raffinazione dell'1% si confronta con un modesto incremento delle importazioni di circa 300 mila barili. In aumento invece le scorte di distillati che sono salite di 6,4 mbg a 135,5 mbg (di cui l'heating oil ha visto un incremento di 3,2 mbg a 55,6 mbg). Un effertto esplosivo hanno avuto anche le statistiche sulle scorte di gas naturale il cui calo, peraltro inferiore alle attese, rende il problema energetico prioritario. Nulla di meglio poteva accadere per la speculazione che, prontamente, ha spinto il prezzo del petrolio nordamericano, il West Texas Intermediate per consegna a febbraio su nuovi massimi a 34,31 dollari al barili in rialzo del 5,9% rispetto alla settimana precedente. In Forte rialzo anche il valore del Brent in scadenza a febbraio che è balzato del 6,88% a 31,37 dollari al barile. Speculare la situazione sui mercati del heating oil che ha superato quota un dollaro portandosi a 100,96 cents al gallone (+10,58%) e del gasoline a 102,37 cents/gallone (+9,84%). Intanto salivano anche i prezzi del gas naturale, il principale sostituto nel gasolio nel riscaldamento domestico, raggiungendo i 7,2870 dollari per MM BTU (+17,63%) per la prima volta dal 18 dicembre scorso. A giustificare l'aumento del prezzo, in quest'ultimo caso, la speculazione in vista delle basse temperature previste per il fine settimana, dato che glli attuali livelli degli storage, secondo i dati diffusi dall'EIA, si mantengono ben al di sopra dei livelli segnati la stessa settimana dell'anno precedente e dei volumi medi degli ultimi cinque anni. Un calo delle scorte di apena 52 bcf, inferiore alle attese degli analisti, ha infatti portato il totale a 2.620, un livello ancora adeguato che non spiega i recenti aumenti di prezzo.

CEREALI
Qualche presa di beneficio ha dettato legge sul mercato dei cereali statunitense, dopo i consistenti guadagni messi a segno nel periodo natalizio. E' ancora la Cina a dettare i movimenti speculativi sui cereali, rappresentando il maggior mercato di sbocco per il mercato agicolo Usa. In effetti, le voci riguardanti un possibile incontro al vertice con alcuni delegati orientali aveva spinto in alto i prezzi proprio il venerdì precedente. Naturale perciò qualche realizzo sul mercato, che ha riaperto i battenti in una situaszione di forte ipercomprato. Il grano, il cui prezzo è ridisceso a 3,85 dollari e 1/2 per bushel in ribasso del 4,81%, ha subito qualche pressione da parte dei Fondi speculativi. Le vendite, tuttavia, non si sono spinte troppo lontano, rimanendo la situazione delle messi delicata data l'ondata di freddo che ha investito l'America del Nord. Un supporto è stato fornito anche dall'attività dell'export che ha visto una consistente vendita (150 mila tonnellate) alla Cina e dalle consistenti oscillazioni dei cambi dove il dollaro ha raggiunto nuovi minimi, rendendo i prodotti d'oltreoceano ben più appetibili. Secondo alcuni analisti poi l'impatto delle attuali condizioni meteorologiche sul soft red winter wheat, coltivato nel Midwest, sarebbe trascurabile, avendo le messi in precedenza beneficiato di una eccellente umidità del suolo che ha consentito un adeguato svilippo delle messi. Un trend analogo, questa settimana, è stato registrato dal mais, che ha comunque contennuto il calo in una piccola frazione di punto collocandosi a 2,51 dollari per bushel (-0,59%). Una certa cautela è stata espressa dal mercato in vista dell'importante report dell'USDA sui raccolti 2002/2003 in agenda la settimana successiva. Una lettura finale ed esaustiva in grado di fornire una bilancio attendibile del mercato cerealicolo americano. Gli analisti per il momento attendono un leggero aumento delle stime di raccolto, che ha segnato nella stagione in questione un livello record grazie alle ottime condizioni climatiche. Un fattore di debolezza è stato anche fornito dai dati sulle esportazioni, comunicati dall'USDA, che ha annunciato vendite all'estero per 468.400 tonnellate al di sotto delle attese che si collocavano in un range di 600-800 mila tonnellate. In calo ha terminato anche la soia il cui prezzo è sceso dello 0,25% a 7,90 dollari per bushel. UN elemento di supporto è stato fornito dalla cautela per i dati consuntivi dell'USDA della stagione 2002/2003 che dovrebbero confermare un vbassissimo livello degli stocks finali. Deludente è stato invece il bilancio dell'export settimanale che, pur avvendo annoverato una vendita di circa 64 mila tonnelloate alla Ciina, si è collocato al di sotto delle attese con un volume pari a 218.500 tonnellate.

METALLI
Sempre in alto i prezzi dei metalli che, stimolati dalle attese per una crescita sostenuta dell'industria in Usa ed in alcuni Paesi in via di sviluppi (in primis la Cina), toccano nuovi massimi pluriennali. Un'offerta non sempre adeguata alla domanda, anche per la chiusura di alcuni impianti, derivante da un efficientamento della struttura e dei costi, prospetta un ampio deficit produttivo nei mesi a venire. Il bilancio, che si è mantenuto sostanzilmente stabile sino ad oggi, rischia di essere fortemente sbilanciato nei mesi a venire, anche per effetto della famelica Cina che, alle prese con uno sviluppo sostenuto, continua a richiedere materie prime e metalli sui mercati occidentali. Il consitente calo del dollaro, che ha toccato un nuovo minimo contro l'euro a 1,2868 usd, ha reso ancor più vantaggiosi i metalli il cui prezzo è denomminato in dollari. Top gainer della settimana il rame che è balzato del 5,65% a 110,35 cents la libbra, sostenuto anche dai più che positivi dati congiunturali statunitensi, specie quello sull'ISM manifatturiero che è salito a 66,2 punti. Ben ha fatto anche lo zinco che è salito del 2,45% a 1.024,5 dollari la tonnellata. Più modeste le performances del piombo a 751,5 usd/t (+0,07%) dell'alluminio a 1.600 usd/t (-0,06%) e del Nickel a 16.395 usd/t (-1,71%), condizionati da qualche realizzo dopo i guadagni archiviati di recente. Tra i metalli prezioso l'oro ha raggiunto nuovi massimi a 427,35 dollari l'oncia, reagendo all'unisono con il consistente calo del cambio euro/dollaro su un minimo di 1,2868 usd, dopo i deludenti dati sulla disoccupazione Usa. Il prezioso, condizionato successivamente da qualche presa di profitto sul finale, ha poi concluso l'ottava in rialzo del 2,64% a 426,45 usd/oncia. Stesso movimento è stato seguito dall'argento che ha raggiunto i 647,50 cents l'oncia (+8,55%) e dal platino a 856 usd/oncia (+5,42%). Star della settimana il palladio che è balzato di oltre il 10% portandosi a 212 dollari l'oncia.

CARNI
Sempre molto volatili i prezzi delle carni, mercato che ha registrato una netta ripresa dei prezzi dei bovini, a scapito delle carni suine che erano balzate nelle settimane precedenti dopo la scoperta di un caso di mucca pazza negli Usa. Relazioni distese nei confronti del Giappone e del Messico, i principali acquirenti di carni bovine, hanno favorito il recupero. Una delegazione nipponica dovrebbe infatti ben presto toccare il suolo Usa, mentre alcuni delegati americani hanno in programma una visita in Messino nel brevissimo futuro. Una prova questa che l'incidente di BSE non dovrebbe avere incrinato i rapporti con i principali clienti degli Stati Uniti. Il Giapppone, tra l'altro, ha reso evidente che, se non si dovessero verificare ulteriori incidenti di percorso, il governo di Tokyo potrebbe abbattere le barriere alzate nei confronti delle carni americane. I feeder cattle, in una settimana, hanno guadagnato così il 6,31% a 86,22 cents la libbra. Stesso movimento hanno seguito i live cattle che sono saliti a 77,80 cents in vantaggio del 5,42%. Prese di profitto ed una rotazione degli acquisti hanno invece penalizzato la carne di maiale con i lean hogs che hanno perso il 3% a 53,75 cents la libbra.

COLONIALI
Tutti in aumento i prezzi dei coloniali ad eccezione del contone che ha subito qualche presa di profitto dopo i guadagni archiviati di recente. La fibbra naturale, il cui prezzo si è portato a 74,17 cents la libbra in calo dell'1,1% rispetto al venerdì precedente, ha anche risentito delle caute attese per il report dell'USDA sul raccolto 2002/2003 che verrà pubblicato la settimana prossima. Intanto il mercato, sottolineano gli analisti, rimane impostato al rialzo, data l'elevata domanda cinese e la relativa scarsità dell'offerta. Molta attenzione è posta alle stime sul raccolto cinese che, come già annunciato in precedenza, non dovrebbe essere sufficiente per il fabbisogno interno. In deciso rialzo chiudono l'ottava gli altri prodotti delle colonie. il cacao, sospinto dalla speculazione per i recenti avvenimenti di violenza in Costa d'Avorio, ha messo a segno un incremento dell'8,7% attestandosi a 1.644 dollari la tonnellata. Un elemento propulsivo è stato rappresentato anche dalle dichiarazioni rese dall'Ambasciatore della Costa d'Avorio alle Nazioni Unite, secondo il quale la proiduzione del proprio Paese dovrebbe scendere quest'anno di circail 20%. Ad aggiungere carne al fuoco i dati sulle macinazioni in Germania, il principale consumatore di cacao, che hanno segnato un aumento del 12,3% nell'ultiimo trimestre e del 5,5% nell'intero 2003. Ben ha fatto anche lo zucchero il cui valore è cresciuto del 4,22% a 5,93 cents la libbra, favorito da qualche ricopertura dopo le perdite precedenti. Il mercato non sembra ancora dare segnali di ripresa, evidenziando un elevato surplus dell'offerta. I bassi prezzi del prodotto e il consistente deprezzamento del dollaro Usa, tuttavia, potrebbero alla lunga giocare a favore dello zucchero. Un 2004 entusiasmante dovrebbe riguardare invece il mercato del caffé dove il bilanciamento tra domanda ed offerta sembra aver trovato ora un bilamciamento, anche se la partita si gioca ancora sugli elevato livelli di stocks che appaiono, ancora oggi, decisamente elevati. Un taglio produttivo e l'abbandono delle coltivazioni economicamente inefficienti, in molti Paesi produttori, non sembra esser stato un elemento vincente. Più attenta invece alla domanda, unico elemento in grado di risollevare i prezzi della bevanda, dovrebbe essere la strategia dei produttori. Intanto il caffè ha guadagnato questa settimana il 6% attestandosi a 68,80 cents la libbra.
 

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