Macroeconomia Crisi finanziaria e sviluppi (2 lettori)

stockuccio

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come di consueto, prima parte con ampi stralci del report a pagamento dei francesi ... per i pigri contiene anche il link con la traduzione in italiano dell'annuncio pubblico Informazione Scorretta: GEAB 37 - L'impossibile ripresa

mentre l'oro è a 1050 dollari ... mi ero dimenticato la seconda parte :) Informazione Scorretta: GEAB 37 Uscita dell'Asia dall'ordine geopolitico attuale - II parte



GEAB 37 Uscita dell'Asia dall'ordine geopolitico attuale - II parte

Mentre l'inossidabile Tgcom ci racconta dell'estorsore che usava il coccodrillo per riscuotere le "rate" del racket (ma come avrà fatto a puntarlo contro le sue vittime?), noi ci domandiamo a cosa serve tutto questo spreco di spazio.

Forse sarebbe stato più utile pubblicare almeno uno stralcio del GEAB gratuito.

Noi procediamo come di consueto a proporvi ampi stralci tradotti della versione completa.

Se avete perso la prima parte, consigliamo di leggerla a questo indirizzo:
Geab 37 - L'impossibile ripresa .

Ora la parola al Leap per la seconda parte del report dedicato all'uscita dell'Asia dall'ordine geopolitico: segni di dissezione geopolitica globale.



Estate 2009 - Giappone e Taiwan: due immagini del rapido spostamento dell' Asia al di fuori dell'ordine geopolitico post bellico.

Evidentemente nell'estate del 2009 non vi è stata nessuna importante crisi geopolitica, come la crisi russo-georgiana della scorsa estate o il conflitto tra Israele e gli Hezbollah nell'estate del 2006.

In ogni modo sarebbe scorretto concludere che non sia successo nulla di strategicamente importante in questa estate.

Al contrario, secondo il LEAP/E2020, due eventi importanti sono avvenuti in Asia in Giugno e Settembre che influenzeranno il mondo nel medio e lungo termine e probabilmente avranno effetti già da questo autunno sugli equilibri militari globali come su quelli finanziari ed economici.

In ogni modo sono il chiaro segno che il processo di dislocazione geopolitica è cominciato.

Il mondo della crisi sistemica è un mondo di equilibri instabili, composizioni caotiche. Così gli eventi dell'estate 2009 mostrano il rapido spostamento dell'asia dalle posizioni della seconda guerra mondiale.

Questi eventi sono:


la "vera rivoluzione arancione" del Giappone
la "pacifica satellizzazione" di Taiwan da parte della Cina

1. La "vera rivoluzione arancione" del Giappone

All'inizio del decennio in corso, una serie di cosiddette rivoluzioni «arancioni» hanno avuto luogo sul modello del confronto ucraino del 2004 tra i gruppi di potere filo-russo e filo-occidentale.

Come risultato di questi eventi, movimenti simili sono stati ispirati da questa "etichetta" in Belorussia e Georgia.

Il Giappone, senza confronto (scontro) e senza alcuna pretesa di usare questa etichetta, ha appena realizzato un processo simile per arrestare i 60 anni di dominio da parte della stessa parte politica.

Il fatto che questo partito è stato pro-occidentale e un fedele alleato di Washington fin dalla seconda guerra mondiale non cambia il fatto che, senza alternanza, una democrazia è una finzione politica e che i giapponesi hanno appena messo fine a questa finzione, come fa ogni buona rivoluzione.

Se il Giappone non fosse una delle più grandi potenze economiche, il secondo maggiore detentore di dollari e US T-Bond e, più genericamente una delle due "navi scorta" del "Trimarano Americano" (l'altra nave scorta è il Regno Unito), questa rivoluzione arancione sarebbe stato solo un problema interno.

Ma ovviamente questo non è il caso.

E', al contrario un evento geopolitico di primaria importanza che inaugura una svolta epocale sia nell'orientamento strategico e nell'influenza americana in Asia, sia nella capacità degli USA di finanziare il proprio deficit crescente ed evitare il collasso del Dollaro.

Infatti il DPJ (Partito democratico del Giappone), che ora domina coompletamente sia la Camera legislativa sia quella esecutiva della Nazione, ha posto tre obiettivi precisi che recidono le strategie dei precedenti 60 anni:

Riavvicinamento alla Cina e al resto dell'Asia
Fine della politica dello Yen debole
Fine dell'acquisto automatico di buoni del Tesoro americani

Lungi dall'essere semplici obiettivi ideologici, queste le priorità sono il risultato di un forte fabbisogno interno, che ha giocato un ruolo chiave nella vittoria elettorale del DPJ.

I Giapponesi sono stati alimentati con un partito che ha favorito gli interessi delle grandi imprese esportatrici del paese e l'alleato strategico americano, a scapito dei propri interessi.

Detto diversamente, forse in maniera più chiara: le conseguenze sociali e politiche della crisi attuale ha contribuito a far comprendere alla grande maggioranza dei giapponesi che gli interessi delle loro grandi imprese esportatrici e del «grande fratello» americani non erano più loro.

La schiacciante vittoria PDJ è una richiesta di una radicale ridefinizione dei fondamenti stessi della politica del Giappone negli ultimi decenni: i giapponesi vogliono che i loro soldi e il lavoro a beneficio loro e dei loro figli piuttosto che degli azionisti della Sony, Toshiba e Toyota o dei consumatori degli Stati Uniti e del loro Governo.

Essi hanno anche capito che il nuovo fondamentale partner economico del Paese è la Cina (che presto diventerà il paese partner commerciale principale, prima degli USA), e che le relazioni con la regione - Asia - sono ormai unapriorità.

Secondo LEAP/E2020, in Giappone il nuovo potere politico è costretto ad attuare queste tre modifiche, qualunque cosa possa pensare di Washington.

Si cercherà di farlo diplomaticamente, ma in ogni caso, non hanno altra possibilità se vogliono evitare di subire un contraccolpo elettorale devastante. "Lo impone la Crisi": Yukio Hatoyama non ha molto tempo per fare ciò.

Il nuovo primo ministro sa benissimo che deve produrre risultati per il pubblico giapponese entro la fine del 2009, ovvero lasciare che lo Yen aumenti e smettere di acquistare il surplus dei bond degli Stati Uniti.

Come già sottolineato dal LEAP/E2020, agli Stati Uniti rimanevano due alleati monetari e finanziari a: il Regno Unito e il Giappone.

Senza alcun ripensamento brutale (che non è il modo giapponese di fare le cose), l'estate 2009 segna la scomparsa di uno di questi due alleati fedeli. Nei prossimi mesi vedremo se sarà la fedeltà, l'alleanza, o entrambe allo stesso tempo, che scompariranno a causa del voto dell' Agosto 2009. In ogni caso, il dollaro americano ha già iniziato a mostrare la via (della fine n.d.t.).



2. la "pacifica satellizzazione" di Taiwan da parte della Cina

E' passato più di un anno da quando ill LEAP/E2020 ha indicato che uno dei prezzi che gli Stati Uniti avrebbero dovuto pagare in cambio del continuo sostegno cinese al dollaro, sarebbe probabilmente stata la fine della sua tutela di Taiwan, permettendo alla Cina di prendere in consegna l'isola.

Nell' estate 2009, un processo che può essere chiamato di satellizzazione pacifica di Taiwan - utilizzando il termine "Satellite", come riferimento a paesi comunisti sotto l'influenza dell'Unione Sovietica - ha preso chiaramente una nuova svolta.

Nessun conflitto neppure qui.

L'Asia orientale è diventata un adepto di delle rivoluzioni pacifiche?

Oppure il potere di attrazione del "Regno di Mezzo" (Cina n.d.t.) sta diventando irresistibile dopo l' inizio dell crollo economico degli Stati Uniti?

Resta il fatto che Pechino è diventata, nel giro di pochi mesi, primo partner del paese in termini di commercio estero e di investimenti, mentre la Repubblica popolare ha avviato una grande offensiva di "attrazione" nel campo degli aiuti umanitari.

I leader cinesi hanno anche messo in chiaro che hanno volontariamente sostenuto l'industria taiwanese per aiutarla ad evitare il collasso a causa della caduta delle esportazioni.

Per esempio, hanno chiesto a molte aziende continentali di passare da fornitori stranieri ai fornitori taiwanesi ... per un totale di oltre 10 miliardi di Euro; hanno anche offerto prestiti bancari alle società dell'isola.

Con il potere politico di Taiwan sempre più conciliante verso Beijing, l'evoluzione è veloce e impressionante.

Mentre i leader di Taiwan dichiarano che tali modifiche non alterano il loro rifiuto al loro paese ad essere integrato con la Cina, la verità è che la loro economia è fortemente dipendente nella Cina continentale, la prima destinataria delle loro esportazioni, la fonte principale della loro bilancia commerciale, e ora la più "autorizzata" investitrice sull' isola.

Secondo LEAP/E2020, un passaggio di consegne informale di Taiwan alla Cina dagli Stati Uniti sembra essere in corso.

Al ritmo attuale del processo di indebolimento dell' America e del crescente potere della Cina, LEAP/E2020 stima che entro il 2015 Taiwan avrà uno status di provincia speciale simile a quello di Hong-Kong o equivalente: senza guerra o intervento militare statunitense.



Raccomandazioni economiche

(Specifichiamo che Informazione Scorretta non dà e non offre consigli economici nè consulenze economiche. Ci limitiamo a riportare, senza condividerle o rigettarle, le indicazioni economiche indicate nel GEAB, NDFC).


Residenziale e commerciale: la crisi degli immobili continua, ma in modi diversi

Considerando che la crisi del mercato immobiliare residenziale è ancora in corso (inclusi gli Stati Uniti), ora sono gli immobili commerciali a cadere nel caos.

Nessuna sorpresa per i lettori del GEAB, ma le tendenze variano a seconda delle regioni.

In alcuni casi, si tratta di seguire gli sviluppi del mercato per decidere quando rientrare, in altri, di lasciare il mercato il più presto possibile. Le principali tendenze sembrano essere
già stabilite per il periodo che va fino all'estate 2010.

In tutto il mondo, senza eccezioni, il prezzo degli immobili (residenziali e commerciali) è ora in calo. E, secondo il parere di LEAP/E2020, questa tendenza non si fermerà da nessuna parte prima dell'estate 2010.

A quel punto, è altamente probabile che si sviluppino tendenze molto differenti.

Per quanto riguarda gli immobili residenziali, il mercato degli Stati Uniti continuerà a scendere, così come nel Regno Unito, Irlanda e Spagna, e nei micro-mercati caratterizzati da bolle immobiliari degli ultimi dieci anni (Dubai, gli Stati baltici, Marrakesh, Costa Rica, ...), a cui sarà aggiunto il mercato cinese (ancora in una fase di bolla artificiale, grazie al pacchetto di stimolo iniziato da Pechino).

Finché non ci sarà un ritorno di crescita accoppiato ad un recupero in materia di occupazione, questi mercati saranno molto depressi.

E il più tempo passa, più le banche si troveranno ad affrontare ciò che è inevitabile: portare in bilancio gravi svalorizzazioni delle loro proprietà.

In questi mercati, ciò assicura che il rischio di continuo calo dei prezzi resta molto alto.

Altrove, nei mercati in cui la mania della speculazione immobiliare degli ultimi anni non ha avuto luogo, si assisterà ad una stabilizzazione dei prezzi nella metà del 2010 dopo una nuova crisi che potrebbe vedere i prezzi scendono ulteriormente del 10% al 20% rispetto ai prezzi correnti.

I proprietari immobiliari d'ora in poi devono sapere che sono essi che devono adeguarsi al nuovo mercato di immobili residenziali, un mercato fatto dagli acquirenti (il mercato e non è più fatto dai venditori come è stato negli anni precedenti).

A questo proposito, se uno ha bisogno di vendere, è meglio farlo ora che fra un anno quindi, dato che i prezzi sono destinati a diminuire ulteriormente.

Fatta eccezione per casi di emergenza, quando l'acquisto immediato di una casa è necessario, è pertanto consigliabile stare lontano da qualsiasi investimento nel settore immobiliare al fine di una rivendita veloce fino all'estate 2010, nella maggior parte dei mercati europei, asiatici e dell'America latina.

In ogni modo, sarà presto tempo di seguire gli sviluppi sul mercato che inizieranno alla fine del 2009, al fine di essere pronti per l'acquisto dopo l'estate 2010.

In ogni caso, non c'è bisogno di essere preoccupati dalla mancanza di buone opportunità perché i prezzi saranno bloccati ad un livello basso per un periodo piuttosto lungo, dato che nessun recupero rapido e forte dell' economia si prevede in questa fase.

Come per quanto riguarda i mercati "post-bolla", occorre provare e vendere ora, visto che la recessione andrà avanti per almeno due anni, con la caduta dei prezzi di un ulteriore 20% al 50% rispetto ai prezzi correnti (i micro-mercati la cui crisi degli immobili crisi è iniziata solo nel 2008 sarnno i più colpiti).

Negli Stati Uniti, con la crescita della disoccupazione e il reddito che diminuisce, gli espropri degli immobili residenziali continueranno ad aumentare, interessando nuove fascie sociali (in particolare le classi medie e superiori).

Per quanto riguarda il prezzo, il mercato immobiliare residenziale ha quindi una sola strada da percorrere: discesa.

Ribadiamo fermamente la nostra raccomandazione sulle multiproprietà: continuare a evitarli in quanto la devastazioni della crisi economica (perdite di posti di lavoro, crollo del reddito), li trasformano in una trappola a causa degli oneri dei servizio comuni.

Sempre meno comproprietari possono far fronte a oneri di servizio sempre maggiori!

Una particolarità della situazione economica attuale, probabilmente di lunga durata, richiede una seria riflessione prima di ogni trasferimento di attività dai genitori ai figli.

La crescente precarietà della situazione lavorativa di coloro di età compresa tra venti a quaranta richiede che ci si pensi due volte, nello stesso interesse dei figli, prima di procedere, per esempio, al trasferimento una casa.

I genitori, di solito in pensione, sono in genere esposti a un rischio molto minore di fallimento rispetto alle generazioni più giovani, nel contesto attuale di crisi economica caratterizzata da licenziamenti e fallimenti in numero sempre maggiore.

La crisi non è ancora finita e ci fa scoprire ancora sorprendenti conseguenze.

Per gli immobili commeriale, la situazione è molto più semplice. In linea generale, i prezzi stanno scendendo rapidamente in tutti i paesi. L'offerta di uffici, centri commerciali, negozi, alberghi, ... è sproporzionata rispetto alla domanda attuale,a causa del trend ribassista di quest'ultimo anno e per gli anni a venire. Negli Stati Uniti, è in corso un reale crollo del mercato degli immobili commerciali in proporzioni che non sono mai state viste fino ad ora.

Ciò contribuisce direttamente alla caduta del reddito degli enti locali e ovviamente, all' aumentare della responsabilità reale delle banche americane (che un giorno dovrà essere bilanciata).

Anche Manhattan è duramente colpita da questa grande crisi nel prezzo.

Anche in Europa, il mercato immobiliare commerciale è diventato un grande costo per le banche e gli amministratori di fondi immobiliari.

In questo settore, imprezzi degli immobili commerciali in tutto il mondo stanno cominciano a seguire lo stesso andamento di due anni fa degli immobili a destinazione residenziale anni fa: la discesa dei prezzi inizia ad accelerare.

Per quanto riguarda questo mercato, un consiglio (tranne in caso di emergenza): attendere almeno un anno, forse due.


Valute / Oro
Se l'inadempienza del debito degli Stati Uniti e della Gran Bretagna non è ancora avvenuta (come detto in precedenza, si farà il punto della situazione nel GEAB N ° 38), le tendenze descritte nel GEAB N ° 36 per quanto riguarda le valute e l'oro sono confermate.

Il tasso di cambio Euro-Dollaro è vicino a 1,50, l'oro è a più di 1.000 dollari per oncia e il
mercato valutario globale è caotico con un dollaro che è diventato, su base permanente, la nuova "carrytrade" (Nell'ambito della finanza internazionale il carry trade è la pratica speculativa consistente nel prendere a prestito del denaro in paesi con tassi di interesse più bassi, per cambiarlo in valuta di paesi con un rendimento degli investimenti maggiore in modo sia da ripagare il debito contratto sia da ottenere un guadagno con la medesima operazione finanziaria. N.d.t.).

Con il nuovo Governo del Giappone, un forte Yen è ora parte dell'equazione (almeno nei confronti del dollaro statunitense).

L'inizio delle ostilità commerciali tra gli USA e la Cina fanno prevedere interessanti sviluppi sia per la valuta degli Stati Uniti sia per i buoni de Tesoro: scontrarsi con il proprio creditore principale è sempre una cattiva idea, anche se è politicamente inevitabili per Barack Obama (che si basa molto sui sindacati, in particolare per quanto riguarda le difficoltà che egli si trova ad affrontare nella sua riforma del sistema sanitario), come avevamo anticipato nel GEAB all'inizio del 2009.

Per riassumere, possiamo mantenere la nostra consulenza in precedenza su valute e oro.

Vorremmo aggiungere due osservazioni in merito al dollaro:

le nostre previsioni mostrano che stiamo entrando in una zona in cui il mantenimento del legame di alcune valute col dollaro sta per diventare sempre più incerta, per i governi, le imprese interessate e la popolazione.
A causa del declino dollaro statunitense rispetto alle valute principali, le nazioni le cui valute sono strutturalmente legate al US$ saranno costrette a lanciarsi in politiche di difesa del dollaro stesso che possono essere molto costose e probabilmente inefficaci dato che il calo del dollaro è ora a causa di un fenomeno irreversibile: una crescente consapevolezza che gli Stati Uniti non riusciranno a rallentare la loro mongolfiera del deficit pubblico, e che nessun recupero potrà aiutarli a riequilibrare la spesa pubblica.

Queste monete sono quindi condannate a seguire la valutazione complessiva delle altre valute rispetto al dollaro.

come abbiamo analizzato un anno fa, in risposta ad anticipazioni di molti economisti di un tasso di cambio euro-dollaro compreso tra 1,10 e 1,25 per i prossimi anni, confermiano che non ci aspettiamo nessun movimento sensibile (previsione a meno di un anno) del tasso EUR / USD sotto 1,45.
La valuta statunitense è in procinto di uno storico "abbandono" non uno di fluttuazione temporanea.

Si conclude qui la seconda e ultima parte del GEAB 37.

Se avete mancato la prima parte, potete leggerla qui: Geab 37 - L'impossibile ripresa

Vi ricordiamo che è possibile ripubblicare i post solo lasciando tutti i link attivi e riportando il link attivo alla fonte: informazione scorretta e ai due articoli: Geab 37 - L'impossibile ripresa e Geab 37 - L'uscita dell'Asia dall'ordine geopolitico attuale.
 

mostromarino

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ECONOMIA

SE LA CRISI SI ESTENDE AL LAVORO
ALFONSO TUOR

La situazione economica sta migliorando, ma la crisi non è finita.
I germogli verdi, che si vedono qua e là nei Paesi occidentali, sono unicamente dovuti alla ricostituzione delle scorte e alle misure statali anticrisi che, se ritirate, farebbero ripiombare il mondo nella recessione. Questo giudizio è stato espresso da Olivier Blanchard, capo economista del Fondo monetario internazionale, nel corso della presentazione dello studio sulle prospettive dell’economia mondiale. Lo scenario dell’FMI deve però fare i conti con due incognite: il forte aumento della disoccupazione che si sta registrando sia negli Stati Uniti sia in Europa e la sostenibilità nel tempo delle misure di politica monetaria e fiscale adottate dai Governi.
In una delle sue numerose metamorfosi la crisi, che all’inizio riguardava solamente i mutui ipotecari americani subprime, si è da mesi trasformata in una pesante crisi del mercato del lavoro. I dati diffusi venerdì scorso dagli Stati Uniti confermano che, se si escludono gli interventi governativi, non vi è alcuna forza in grado di trainare una ripresa dell’economia americana. Infatti in settembre per il ventunesimo mese consecutivo negli Stati Uniti sono stati distrutti posti di lavoro (per l’esattezza 263 mila), portando a 7,6 milioni il numero delle persone che hanno perso l’impiego a partire dall’inizio di questa recessione, ossia dal mese di dicembre del 2007. I dati mettono inoltre in evidenza che la durata media della settimana lavorativa è scesa a 33 ore e che l’aumento dei salari è stato modesto. Queste cifre, come sostiene Neal Soss del Credit Suisse, sono preoccupanti, poiché per esserci una ripresa occorre un aumento dei consumi che non è possibile con il peggioramento della situazione del mercato del lavoro. La realtà non è molto diversa in Eurolandia, dove la disoccupazione è salita in agosto al 9,6%. Anche in Svizzera i senza lavoro sono saliti a 150 mila con un tasso di disoccupazione del 3,8%.
Ma c’è di più: tutti prevedono un ulteriore deterioramento del mercato del lavoro nei prossimi mesi.
Ciò non è destinato a limitare le possibilità di consumo delle famiglie, ma molto probabilmente a provocare un’ulteriore metamorfosi della crisi, ossia un aumento delle sofferenze bancarie sui crediti al consumo e in alcuni Paesi anche un peggioramento della crisi immobiliare.
La previsione di una ricaduta in recessione nei prossimi mesi è stata avanzata anche da Michael Geohegan, CEO di HSBC, il gruppo bancario che aveva correttamente anticipato la crisi del mercato immobiliare americano. Questo timore è condiviso pure dalla quasi totalità dei Governi i quali continuano a sostenere che è prematuro pensare di interrompere le politiche di sostegno dell’economia. L’Ecofin, che riunisce i ministri dell’Economia di Eurolandia, ha addirittura precisato che la questione non potrà essere affrontata prima del 2011.
Dunque, se appare sempre più concreto il rischio di una ricaduta in recessione, vi è però un unanime atteggiamento di fiducia sulla possibilità di continuare a proseguire le politiche monetarie e fiscali degli ultimi mesi, per cui la situazione non dovrebbe deteriorarsi molto: le economie dei Paesi occidentali potranno continuare a galleggiare come negli ultimi mesi. Fiducia fondata? Il dubbio è lecito. Anche se l’FMI prevede un forte aumento del debito pubblico, ma esclude una crisi fiscale, ci si può interrogare sulla sostenibilità dell’impennata dell’indebitamento in alcuni Paesi.
I maggiori timori riguardano gli Stati Uniti, dove il debito pubblico (che è oggi all’82% del PIL e che supererà il 100% l’anno prossimo) viene finanziato dalle banche centrali dei Paesi asiatici ed arabi, i quali sono sempre più preoccupati per la stabilità del valore del dollaro, messa a dura prova dalla politica di «quantitative easing» (ossia la stampa di moneta) seguita dalla Federal Reserve.
Questi timori hanno già provocato cambiamenti: le banche centrali straniere, e soprattutto quella cinese, da alcuni mesi stanno sottoscrivendo solo titoli di stato americani a breve termine.
Ciò vuol dire che gli Stati Uniti stanno seguendo i passi che hanno portato le banche sull’orlo del collasso, ossia finanziare a breve impegni di lungo termine. Si può escludere che una banca centrale straniera provochi una crisi del dollaro, ma è prevedibile che l’aumento esponenziale della quantità di titoli di stato emessi dagli Stati Uniti e dagli altri Paesi occidentali sia destinato prima o poi a mettere a dura prova la fiducia degli investitori.
In conclusione l’epicentro della crisi è ora il mercato del lavoro. L’aumento della disoccupazione lascia presagire una ricaduta in recessione che difficilmente potrà essere contrastata con altri piani di rilancio destinati a far aumentare ulteriormente deficit pubblici, già in forte crescita. La crisi non è finita: stiamo solo assistendo semplicemente ad un’altra sua metamorfosi, che, come accaduto in passato, prelude a nuovi momenti di grande intensità.
...........
cdt
 

lorenzo63

Age quod Agis
ECONOMIA

SE LA CRISI SI ESTENDE AL LAVORO
ALFONSO TUOR

.....omissis....(per brevità di quote non x importanza..)
In conclusione l’epicentro della crisi è ora il mercato del lavoro. L’aumento della disoccupazione lascia presagire una ricaduta in recessione che difficilmente potrà essere contrastata con altri piani di rilancio destinati a far aumentare ulteriormente deficit pubblici, già in forte crescita. La crisi non è finita: stiamo solo assistendo semplicemente ad un’altra sua metamorfosi, che, come accaduto in passato, prelude a nuovi momenti di grande intensità.
...........
cdt


E' quanto vado dicendo da tempo ... E' una risalita asfittica senza gambe, un mettere in cascina prima dell' inevitabile...i prezzi di diverse commodity sono date in tensione per i mesi futuri .. quindi nulla di buono.
Bravo bel post.:up::up:
 

stockuccio

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dagoweb

Forumer attivo
* Io non la vedo tutta questa ripresa ...

Ocse: forti segni di ripresa specie in Italia e in Francia - economia - Repubblica.it ECONOMIA http://splash.repubblica.it/?ref=articoloheader
Diffuso dall'organizzazione il leading indicator relativo ad agosto

Ocse: forti segni di ripresa
specie in Italia e in Francia


Nel complesso il "superindice" sale dell'1,5% e dello 0,6 rispetto ad agosto 2008. Per l'Italia questi dati sono rispettivamente il 2 e ben il 10,4, per la Francia 1,3 e 6,6

ROMA - Dal superindice Ocse arriva "un forte segnale" di ripresa dell'economia, e una conferma che la ripresa si prospetta particolarmente forte in Italia e in Francia. L'organizzazione dei paesi più industrializzati ha diffuso i dati sul "leading indicator" di agosto, in crescita dell'1,5% e dello 0,6% più in alto che nell'agosto 2008. L'Ocse invita comunque alla cautela, avvertendo che questi indicatori sono abbastanza attendibili per indicare i "punti di svolta", ma meno nel distinguere fra ripresa ed espansione.

Rispetto alla macro-aree, quella meno vivace risulta l'America, con un +1,6% in agosto e altrettanto di miglioramento rispetto allo stesso mese dell'anno precedente. Per il Giappone l'aumento congiunturale è minore (1,3), ma quello tendenziale è del 3,9; per l'area euro i dati sono rispettivamente 1,7 e 3,9. Bassi anche i dati della Cina (riferiti a luglio: 1,7 e 0,7), ma lì la crescita non si è mai fermata, come in India (0,9 e 0,1).

Tra i singoli paesi il dato più clamoroso è proprio quello dell'Italia: l'aumento congiunturale è del 2%, ma l'indice è ben 10,4 punti più alto che nell'agosto 2008. Segue la Francia, con 1,3 e 6,6; e la Germania con 2,4 e 2,1.

(9 ottobre 2009)
 

dagoweb

Forumer attivo
Si attenua il timore dell’inflazione?

* link : Si attenua il timore dell’inflazione?

Il rischio di inflazione continua ad essere un protagonista assoluto dei titoli di giornali e media specializzati

Redazione Soldionline giovedì, 8 ottobre 2009 - 10:37

Articolo a cura di JCAssociati.it

Anche questa settimana il rialzo dell’oro è stato da più parti giustificato dall’aumento di aspettative inflazionistiche. D’altro lato, i listini azionari vicini ai massimi di periodo sembrano confermare che, da un punto di vista economico, “il peggio è passato” e (come da molti sottolineato), il prossimo problema di cui occuparsi sarà l’inflazione.

Un altro settore di mercato però, quello obbligazionario, sembra dare indicazioni abbastanza in contrasto con lo scenario di ripresa inflazionistica. Come mostra il grafico sottostante infatti, che confronta l’andamento dell’indice azionario Eurostox50 con il rendimento dei titoli di stato tedeschi decennali (di fatto il benchmark del mercato dei tassi europeo); dal giugno scorso a fronte di una complessiva salita degli indici azionari, non c’è stata una contestuale salita dei rendimenti dei titoli di stato (come invece era avvenuto nel periodo marzo – giugno), nelle ultime settimane anzi c’è stata una discesa.

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La motivazione più plausibile di questa divergenza è che gli investitori siano stati spinti ad investire su scadenze medio-lunghe, grazie al notevole differenziale tra i tassi a breve termine (vicini allo zero) e i tassi a lungo termine.

Questo “spostamento” però, difficilmente potrebbe avvenire in maniera massiccia, tanto da far abbassare i rendimenti dei titoli decennali di oltre 60 “basis points” (cioè centesimi di punto percentuale), in presenza di forti aspettative di crescita dell’inflazione. Se questa tendenza dovesse andare avanti quindi, l’”appiattimento” della curva dei tassi potrebbe indicare un’uscita dalla crisi di tipo “giapponese”, quindi difficilmente compatibile con un duraturo recupero dei listini azionari.

Volendo sintetizzare; le possibili interpretazioni di questa divergenza a nostro parere possono essere due:

1. I mercati stanno scontando un ritorno alla “goldilocks economy” di metà anni ’90; quando la crescita economica era accompagnata da pressioni inflazionistiche moderate. Nel caso attuale ovviamente, si tratterebbe di una ripresa economica abbastanza significativa dai livelli attuali, senza “scatenare” le tensioni inflazionistiche temute da molti.
2. I mercati azionari e obbligazionari stanno andando “in divergenza”, in quanto stanno analizzando i mercati da un punto di vista diverso. Mentre i mercati azionari si starebbero concentrando sui dati societari in miglioramento rispetto ai trimestri scorsi, quelli obbligazionari tenderebbero a dare maggiore rilevanza ad alcuni dati macroeconomici; come per esempio la riduzione di massa monetaria e il forte deficit di produzione industriale.

La conclusione A. ovviamente consentirebbe una prosecuzione delle tendenze delle ultime settimane, garantendo agli investitori un periodo complessivamente positivo su tutte le “asset class”, senza correre eccessivi rischi.

La conclusione B. invece imporrebbe una scelta agli investitori tra lo scenario più pessimista dei mercati obbligazionari, e quello più ottimista di quelli azionari.

L’andamento storico degli ultimi anni ci indica che molto spesso, le divergenze tra mercati azionari e obbligazionari possono andare avanti per lungo tempo (dando ragione nell’immediato ai mercati azionari), ma nel medio lungo termine è più spesso corretto il punto di vista dei mercati obbligazionari.

Per convincersi di questo, basta ricordare quanto successo nel biennio 2006-2008; quando le curve dei tassi si “invertirono”, segnalando l’arrivo di una recessione. Questa divergenza si mantenne per circa due anni senza alcun rallentamento economico (anzi), per poi confermare il proprio “potere predittivo” con drammatica violenza nel 2008.



http://www.jcassociati.it/html_it/registrazione_utente.asp
 
io sto alla finestra mi tengo corto e approfitto di eventuale volatilita' di mercati emergenti che uso con etf azionari.i bond che uso sn corporate a breve e un bancario ma son molto corto.e' una tattica molto prudenziale che ha sempre pagato e tiene lontano dai rischi.io son del parere che dare dei pareri o delle previsioni sui tassi sia azzardato.io posso presumente che ci sara' uno storno sull'azionario e anche sull'obbligazionario che e' salito tanto.stando corti con titoli a tasso fisso prendendo buone cedole si assorbe anche un eventuale ribasso dei corsi.in periodi cosi' bisogna anche sapersi accontentare delle cedole se i corsi scendono ma ovviamente scendon di meno o magari salgano con titoli a scadenze corte buona cedola e buon rating
 

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