promemoria per noi italiani ...
(AGI) – Capri, 30 ott. – Il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia chiede una proroga della moratoria dei debiti delle imprese. Parlando al convegno dei giovani imprenditori la leader degli industriali ha ricordato che la moratoria dei debiti “sta per arrivare al termine a fine anno: si deve rimettere in piedi”. Ci sono infatti duecento mila imprese che hanno chiesto la moratoria per 60 miliardi di investimento. “E’ necessario rimettere in piedi – ha detto Marcegaglia – l’accordo banche imprese governo perche vogliamo che ci siano strumenti per le imprese che hanno difficolta’ sul credito ma che hanno una capacita’ forte di stare sul mercato”. Il numero uno degli industriali ha affrontato nel suo intervento davanti alla platea dei giovani nello specifico le problematiche e le difficolta’ che vivono le imprese: “il lavoro lo creano solo le imprese che pero’ oggi vivono un senso di solitudine e di abbandono. C’e’ una grande difficolta’ e una scarsa visibilita’ all’esterno. Siamo in una discontinuita’ strategica molto importante e il tema della competitivita’ e’ un tema essenziale, se non lo risolviamo avremo dei problemi molto seri”.
L'Abi ha annunciato entusiasta che in 9 mesi "ben" 31.000 famiglie hanno ottenuto la sospensione del mutuo. Per il Codacons questo dato dimostra invece il fallimento della moratoria.
L'associazione di consumatori ricorda, infatti, che secondo le previsioni iniziali dell'Abi le famiglie coinvolte sarebbero state 130.000, ossia più di quattro volte tanto.
Inoltre perché l'Abi non ci dice quante sono le domande che le banche hanno respinto? O meglio ancora quante sono le domande che non sono state nemmeno presentate perché fin dall'inizio la banca ha detto che non c'erano i requisiti?
La realtà è che, come denunciò fin dall'inizio il Codacons (cfr. comunicato del 1-2-2010), le condizione erano talmente restrittive che la stima di 130.000 famiglie risultava palesemente sballata. Questo senza contare che le persone in reale difficoltà con il pagamento delle rate sono addirittura 530.000.
Per questo il Codacons chiede a Tremonti di rivedere il Decreto 21 giugno 2010, n. 132, un altro regolamento beffa, che sembra fatto apposta dopo la moratoria Abi e dopo 2 anni e 8 mesi dalla legge che lo prevedeva, per ridurre al minimo le richieste. Anche in questo caso, al pari del Piano famiglie dell'Abi, le condizioni sono troppo limitative: dal mutuo non superiore a 250 mila euro, cosa che esclude chi acquista in grandi città come Roma e Milano, all’ISEE che deve essere non superiore a 30 mila euro. Ma la ciliegina sulla torta è la condizione di aver avuto un aumento di rata mensile di almeno il 20%, a fronte di tassi variabili bassi come in questo momento. Una vera e propria presa in giro dei consumatori. Senza contare che per i mutui a tasso fisso la fregatura in agguato è che i fondi coprono la quota interessi sulla base dell'Irs al momento della sospensione dell'ammortamento e non di quello effettivamente applicato.
Seicentomila gli addetti in Cassa - Il Sole 24 ORE
Seicentomila gli addetti in Cassa
Giorgio Pogliotti
14 novembre 2010
ROMA
Per effetto della crisi sono ancora stabilmente in cassa integrazione circa 600mila lavoratori che hanno perso 6.750 euro ciascuno, con un taglio netto del reddito complessivo di oltre 3,9 miliardi di euro.
È l'Osservatorio del dipartimento Settori produttivi della Cgil a stimare la perdita economica, rielaborando i dati dell'Inps che evidenziano come quest'anno in soli 10 mesi sia stato superato il record negativo degli ultimi decenni registrato nel 2009 (918 milioni di ore di cassa integrazione autorizzate). Con il mese di ottobre, infatti, le ore complessivamente autorizzate dall'inizio dell'anno sono oltre un miliardo (+44,2% rispetto ai primi dieci mesi del 2009). Anche considerando il "tiraggio" (ore effettive di Cig) il 2010 viaggia su livelli record. Il fenomeno quest'anno è rappresentato dall'esplosione della cassa in deroga che ha totalizzato 320 milioni di ore (+295,91% sul 2009) e della cassa integrazione straordinaria a quota 409 milioni (+159,61%), mentre la cassa ordinaria è diminuita attestandosi a 299 milioni di ore autorizzate (-36,87%). La Cgil calcola che considerando i lavoratori equivalenti a zero ore per tutto il 2010 (44 settimane lavorative) le cifre rilevate dall'Inps corrispondono ad un'assenza completa di attività produttiva per 583.227 lavoratori, di cui 181.955 in cassa in deroga. Considerando invece un livello medio di ricorso alla Cig pari al 50% del tempo lavorabile globale (22 settimane), nei primi 10 mesi oltre un milione e 160mila lavoratori sono in Cigo, Cigs e Cigd. «Se non ci sarà una ripresa produttiva c'è il pericolo di avere 500-600mila disoccupati in più», denuncia la Cgil. «Finora abbiamo retto, speriamo di reggere ancora e che la crisi si esaurisca, perché sono già due anni che usiamo strumenti straordinari di ammortizzazione», è il commento del leader Cisl, Raffaele Bonanni.
A ottobre, rispetto al mese di settembre, la cassa integrazione pur superando le 100 milioni di ore autorizzate segna un calo del -2,3% per effetto della flessione della Cassa integrazione ordinaria (Cigo) e straordinaria (Cigs), mentre continua la «costante e inarrestabile» crescita della Cassa integrazione in deroga (Cigd). Tra i settori con il maggior ricorso c'è l'edilizia (+1.150,4% sul 2009), la chimica (+471,9%), il legno (+675,7%) e il commercio (+369,5%). Vincenzo Scudiere (Cgil) sottolinea come a finire in Cigd sono non solo i lavoratori delle aziende non coperte dagli strumenti ordinari di tutela, ma anche – «quelli che hanno concluso i periodi di Cigo e Cigs o di aziende come la Fiat di Pomigliano», che «pur avendo a disposizione periodi di Cigs coperti da risorse Inps in attivo, ha scelto la cassa in deroga con risorse da reperire aggravando il bilancio pubblico». La Cgia di Mestre propone la completa detassazione delle tredicesime ai cassaintegrati che lascerebbe nelle loro tasche 350 euro.
Il costo per le casse dello Stato dovrebbe aggirarsi tra i 200 e i 250 milioni di euro. La Cgia di Mestre, peraltro, ha calcolato che quest'anno l'importo reale della tredicesima sarà pressochè sui livelli del 2009: tenendo conto dell'inflazione un operaio specializzato avrà solo 8 euro in più (1.176 euro netti), un impiegato 10 euro (1.325 euro netti).