G-20, i risultati (evanescenti) del vertice
            
		
		
	
	      (14/11/2010)     Il G-20 che si e’ tenuto a Seul e che ha visto il confronto dei  capi di Stato e di Governo delle 20 maggiori economie mondiali, 
avrebbe  dovuto essere risolutivo per dirimere la questione della guerra  valutaria tra le monete, principalmente tra Cina e Usa, tra dollaro e  yuan, 
con l’euro solo ai margini. Alla fine l’esito della due giorni si  e’ limitato a prendere atto di cose ovvie e a scrivere un documento che  si 
guardasse bene dal prendere posizione a favore dell’una o dell’altra  parte. 
 Le parti in campo erano chiare. Da una parte gli Stati Uniti, sotto  accusa per l’iniezione di 600 miliardi di liquidita’ sui mercati (la  fase 2 del quantitative easing) 
annunciata dalla Fed, e gia’ iniziata,  che spingerebbe il dollaro alla sottovalutazione contro le principali  monete; dall’altra la Cina, 
che terrebbe artficialmente basso lo yuan  non lasciandolo rivalutare nonostante un forte attivo della bilancia  commerciale, con una inedita alleata, 
la Germania, anch’essa con un  forte attivo commerciale e che vede negativamente la svalutazione del  biglietto verde contro l’euro perche’ danneggerebbe le esportazioni  tedesche.
 Alla fine di guerra valutaria e di sbilanci commerciali si e’ parlato  poco nel vertice, anche se e’ stato l’argomento principale dietro le  quinte. 
Di fatto la Fed e’ autonoma e quindi sarebbe stato difficile e  probabilmente inutile attaccare frontalmente il segretario al Tesoro Usa  
Tim Geithner per una decisione presa dalla Banca Centrale Usa, anche se  fortemente sollecitata dalla Casa Bianca. 
Il comunicato finale si e’  limitato a ribadire l’importanza di portare avanti delle politiche che  favoriscano la crescita e 
l’unico accenno ai tassi di cambio riguarda la  dichiarazione che il rapporto tra le monete debba riflettere i  fondamentali 
dell’economia e che i tassi di cambio debbano essere  determinati dal mercato (l’allusione e’ agli squilibri della bilancia  
commerciale e alla politica di controllo delle Banca Centrale cinese  sullo yuan).
 Era il massimo risultato a cui un incontro tra 20 paesi potesse  aspirare in questo momento. 
Gia’ e’ difficile, come si e’ visto, mettere  d’accordo Usa, Cina e Germania, 
ancora piu’ complicato e’ prendere  delle decisioni vincolanti a cui si adeguino 20 paesi con interessi  troppo diversi. 
Tutto rimandato al prossimo incontro, nel primo semestre  del prossimo anno, 
dove di tentera’ di trovare una soluzione agli  squilibri globali, monetari e commerciali. 
Nel frattempo ognuno seguira’  la strada intrapresa.
*************************
In poche parole: UN FALLIMENTO!