Tassi ufficiali di riferimento (BCE, FED, BOE) Dati macro europei, Tassi BCE e FED, politica monetaria (6 lettori)

mostromarino

Guest
PS: gli irlandesi non sono quelli che hanno bloccato la revisione del trattato europeo con il loro referendum ? :D I paradossi della storia... :)

vero
erano anche quelli che sono stati la case history di crescita economia piu`brillante degli ultimi tre lustri
 

The Beast

Rating? No grazie!
Un articolo interessante ( targato MF, vabbè )

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Btp, l'effetto irlandese mette pressione al trentennale


09/01/2009
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I Btp confermano l'andamento a due velocità, che vede il trentennale sempre sotto pressione prima dell'asta di mercoledì prossimo mentre le scadenze brevi beneficiano della fuga dal rischio, che fa guadagnare al derivato sul Bund oltre un punto pieno in serata. I volumi restano comunque di molto inferiori alla media e questo, se da un lato amplifica l'ampiezza del rally del mercato, dall'altro ne diminuisce la significatività.

Con l'eccezione del trentennale, nella prima metà della seduta l'Italia aveva dato prova di buona resistenza alla fase di salita del mercato obbligazionario, che di norma si traduce in una penalizzazione dei paesi periferici. La forbice di rendimento Btp/Bund non ha retto però alla notizia della revisione peggiorativa dell'outlook sui rating di Grecia e Irlanda da parte di Standard & Poor's. Sull'onda della recessione economica l'agenzia sta valutando una possibile riduzione sia del rating 'AAA' della Tigre Celtica, ora in panne, sia del più modesto rating 'A' della Grecia. "L'Italia ha allargato di 6-7 punti base, un movimento non particolarmente preoccupante di questi tempi", commenta un trader.

In scia alla decisione di S&P il decennale italiano ha ritracciato con decisione dai massimi della mattinata ma è comunque il trentennale ad aggiudicarsi la performance peggiore sulla curva. Se lo 'steepening' interessa sia il tratto 2-10 che quello 10-30 anni, lo spread del Btp agosto 2039 sul corrispondente benchmark tedesco è arrivato oggi a 154 punti base, con un allargamento di quasi 20 centesimi da ieri.

Dopo le aste di Francia e Spagna di ieri, la prossima settimana toccherà al Tesoro italiano collocare titoli a 5 e 30 anni, oltre alla riapertura di un Btp 2029 non più in corso d'emissione. L'erosione dei rendimenti obbligazionari fino a livelli decisamente poco attraenti, e gli ingenti quantitativi che i governi sono costretti a raccogliere in questa difficile fase economica, rendono più delicati i compiti di emissione dei ministri del Tesoro. Il pessimo esito dell'asta sul Bund decennale di questa settimana ha rivelato infatti come gli investitori siano diventati più esigenti e selettivi.
 

Jessica.

out of time...
....ci si rifugia nei bot...come forrero oro...

Ultima Asta
ROMA (29 dicembre) - Crollano i rendimenti dei Bot a sei mesi, scesi oggi sotto la soglia del 2%. I rendimenti dei titoli di Stato continuano quindi a scendere anche se la domanda non accenna a calare.

Rendimento sotto il 2% per la prima volta da 5 anni. L'asta di oggi sulle scadenze a breve termine ha portato sul mercato BoT semestrali e CTz per complessivi 13 miliardi di euro. In totale le richieste hanno superato ampiamente i 18 miliardi di euro malgrado la remunerazione sempre più magra offerta. Con il calo di oggi, che ha riportato i tassi dei Bot sotto il 2% lordo per la prima volta da quasi 5 anni, il semestrale rende l'1,25% netto. Meglio il Ctz a due anni che garantisce invece un rendimento netto del 2,84%.
-
 

mostromarino

Guest
EDITORIALE – Economia
E adesso sono tutti keynesiani
Alfonso Tuor
In un battibaleno sono diventati tutti keynesiani. Nel giro di poche settimane politici ed economisti di qua e di là dell’Atlantico sostengono a spada tratta grandi pacchetti fiscali di rilancio per uscire da quella che oramai tutti riconoscono essere la più grave crisi economica dalla Grande Depressione degli anni Trenta. Persino il cancelliere tedesco Angela Merkel ha dichiarato questa settimana che dalla crisi non si può uscire se non creando una «montagna di debiti (pubblici, ndr)». La medesima strada è stata imboccata da Obama, che incurante di un deficit pubblico statunitense destinato quest’anno a superare i 1.200 miliardi di dollari ha proposto un pacchetto di rilancio di circa 800 miliardi di dollari. La rapida formazione di questo consenso generale non è rassicurante: essa è dovuta alla disperazione piuttosto che ad una ragionevole previsione che la medicina funzionerà. L’unica certezza riguardo agli effetti di questi pacchetti fiscali è che offrono ai governi la possibilità di dire che si è cercato di reagire alla crisi. Vi è un altro vantaggio: non peggiorano la situazione economica e molto probabilmente danno un sollievo temporaneo all’economia. Basti pensare che Obama con il suo pacchetto di rilancio spera di creare 3 milioni di nuovi posti di lavoro. Anche se questo obiettivo venisse centrato, non basterebbe a migliorare la situazione del mercato del lavoro americano che negli ultimi tempi sta sopprimendo più di mezzo milione di posti di lavoro ogni mese. Dunque non è affatto certo che questi piani creino le premesse per uscire veramente dalla crisi.
Anzi, è molto probabile che queste politiche falliranno, poiché non aggrediscono le cause della crisi, che sono l’accumularsi di un eccesso di debiti di famiglie ed imprese concessi da un sistema finanziario oggi in stato fallimentare. Le terapie proposte dal grande economista inglese John Maynard Keynes non possono riuscire a rilanciare l’economia se prima non si risolvono questi due problemi. A sostegno di questa tesi basta rifarsi all’esperienza vissuta dal Giappone a partire dall’inizio degli anni Novanta, quando il crollo della borsa di Tokyo e la crisi del mercato immobiliare nipponico avevano provocato un lungo periodo di deflazione dal quale il Paese del Sol Levante non si è ancor oggi risollevato, nonostante il varo di continui pacchetti di rilancio economico e nonostante che la forte crescita del resto del mondo abbia aiutato la sua formidabile industria di esportazione.
L’improvvisa conversione alle politiche keynesiane anche da parte del settore finanziario dovrebbe invece preoccupare. I motivi sono semplici: non si può uscire da questa crisi se non attraverso la cancellazione e/o la drastica riduzione della montagna di quelli che per alcuni sono debiti e di quelli che per altri sono crediti. Questo obiettivo può essere raggiunto attraverso strade che favoriscono alcuni a scapito di altri. ?È quindi una scelta eminentemente politica. Per il settore finanziario la strada migliore è l’inflazione (o ancora meglio l’iperinflazione). Quest’ultima ha la virtù taumaturgica di ridurre lo stock del debito e quindi di salvare banche che senza i continui aiuti statali sarebbero già fallite. Solo negli Stati Uniti sono già stati spesi 8.000 miliardi di dollari per far sopravvivere il sistema bancario. In Europa la cifra è solo apparentemente inferiore, poiché molti degli aiuti avvengono in forma ancor meno trasparente. Infatti le banche cartolarizzano a ritmo crescente i crediti, trasferiscono questi titoli e gli altri titoli tossici che già detenevano a veicoli speciali di investimento (che hanno il pregio di non far più apparire queste posizioni nei bilanci della banca) e infine li danno in pegno alle banche centrali in cambio di soldi buoni per i quali oggi devono pagare tassi di poco superiori allo zero. È il modello UBS, Confederazione e Banca Nazionale Svizzera. Queste acrobazie permettono di guadagnare tempo, ma non risolvono i problemi: non solo il vero stato di salute delle banche non migliora, ma addirittura non beneficia nemmeno di un sollievo temporaneo. Lo dimostra il fatto che sia in Europa sia negli Stati Uniti è diventato sempre più difficile accedere al credito bancario. Ciò vuol dire che il sistema non svolge nemmeno più la funzione di trasmissione degli impulsi di politica monetaria delle banche centrali.
Per questi motivi non è corretto rifarsi all’esperienza degli anni Trenta e al New Deal di Franklin Delano Roosevelt, che si ispirava a Keynes. Il modo di funzionare attuale dei mercati finanziari assomiglia a quello di un’economia di guerra, in cui le banche centrali finanziano il settore finanziario e presto anche il debito pubblico, destinato ad esplodere per il crollo delle entrate fiscali, per l’aumento delle spese sociali e per il costo dei pacchetti di rilancio. Ma l’economia di guerra funziona in tempo di guerra, non in tempo di pace. Infatti, la guerra crea una grande domanda di prodotti (carri armati, aerei, armi diverse) che fa crescere l’attività industriale e fa girare l’economia. Oggi invece la maggior parte dell’enorme quantità di soldi viene usata per procrastinare la dichiarazione di fallimento del sistema finanziario. Ciò non crea alcuna domanda aggiuntiva di beni e servizi, sottrae mezzi all’economia reale e addirittura non basta nemmeno a risanare lo stesso sistema bancario.
Per risolvere la crisi del sistema bancario e dell’eccesso di debiti non vi sono molte vie. Una è l’iperinflazione, che permetterebbe all’attuale oligarchia finanziaria di limitare i danni e di poter sperare non solo di rimanere in sella, ma di prosperare. Una seconda via è quella che si sta seguendo finora: si tratta di una versione aggiornata e corretta dell’esperienza giapponese. Essa consiste in continui aiuti al sistema bancario e in un graduale trasferimento allo Stato delle perdite accumulate dalle banche. Se si continuerà a seguire questa politica, la crisi durerà molto a lungo. La via largamente preferibile è invece la dichiarazione di fallimento del sistema finanziario con la creazione ex novo di banche chiamate a usare il risparmio per finanziare le attività produttive. In pratica si tratta di rovesciare le politiche degli ultimi anni, di abbandonare l’economia della carta straccia e ritornare a privilegiare l’economia produttiva, restituendo al sistema bancario il suo ruolo di servizio alle imprese e ai cittadini. Ma su questo obiettivo non vi è ancora consenso. Per questo motivo deve preoccupare l’improvvisa conversione alle politiche keynesiane del mondo politico: si tratta di uno specchietto per le allodole per evitare di affrontare la causa principale della crisi.
10.01.09 01:06:50

Oggi sul CdT
 
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lorenzo63

Age quod Agis
Leggendo il Tuo articolo Marino
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tratto dal mitico Corriere del Ticino, riaffiorano tesi di cui si era già discusso (di "là"..:D:D) e venendo ai rimedi (dopotutto sono extr pragmatico:)
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): fatto salvo che è impensabile ora come ora una guerra globale o comunque di dimensioni tali da generare quel tipo di livello di consumi, -anzi visto gli effetti dei due trlioni di dollari :eek::wall: spesi nel Golfo (in cui qualcuno ha "suggerito" che dovrebbero essere ripagati dall' exp di petrolio (fatto salvo che poi due conti mettano quantomeno in dubbio la fattibilità di questa cosa..) sembra csuggeriscano l'effetto contrario...la cosa che in medio termine potrebbe innescare un nuovo circolo virtuoso è la conversione ( o meglio i progetti di conversione) ad energia o origine "verde"; e qui i segnali sono veramente molteplici: Borsa e Finanza di oggi ha una panoplia di pagine +/- dedicate all' argomento; Diversi progetti che sto' seguendo personalmente (che riguardano la "ecosostenibilità" di alcuni prodotti) ed è una nicchia che prende sempre + piede..Oppure penso ad esempio alle carte di crdedito ed alle gift card in PLA (origine totalmente oil free) e ne ho viste in giro veramente tante; oppure sempre ad esempio al volo realizzato con un Boeing 400 in Nuova Zelanda (era un volo di due ore) con un carburante anche questo oil free..Vero che all'attuale e con queste quotazioni del greggio è antieconomico l'uso del biocarburante (cito ad esempio che a causa della povertà della domanda Asiatica del biodiesel la quotazione è scesa a livelli che i produttori definiscono antieconomica la produzione - Malesia , olio di palma raffinato deodorizzato e decolorato), ma è pur sempre vero che c'è tutto un fiorire di iniziative su come sfruttare le energie naturali (UK con lo sfruttamento del vento e delle maree con installazioni al largo della costa. oppure Dk, Germania , NL con aerogeneratori..questo per citare alcune opere); penso nn a caso Obama abbia detto che nel suo programma c'è l' affiancamento alla UE sui temi ambientali...e nn credo perchè sia un "verde" così come non lo sono io...Ed è un discorso che comunque credo che potrebbe occupare tutto un forum senza peraltro essere esaustivo (leggi: ho cancellato due pagine di osservazioni troppo "tecniche" :down::D)Qundi il supposto Keynesianismo credo che vada un po' "interpretato" con l'aumento dei deficit satali necessari per fare ripartire per adesso il sistema; ma il sistema riparte se e solo se cambia qualcosa ovvero si genera la necessaità di avere qualcosa: questo qualcosa, (secondo me) è spendibile nei confronti del common people con l' affrancamento dai sistemi normali di produzione energia e movimento - auto- (vero o falso che sia viste le potenze richieste in gioco) in quanto il sentire comune della gente tra l' inquinamento e gas serra etc. il continuo sali scendi delle quotazione del greggio con i fenomeni ad esso afferenti (pieno dell' auto, riscaldamento tasse etc.) per cui si è creato ripeto un sentire comune, per cui qualsiasi soldo speso in qualla direzione è ben visto; oltre ed è chiaro ai casi nazionali specifici che riguardano le infrastrutture stradali o altro.Concordo anche con lòa tesi della inflazione alta (necessaria per ridurre il debito) e per certi versi per ricreare domanda: =compro adesso perchè domani è + caro=.. e ..adesso..vado a correre nei boschi vicino al Tuo Pease, caro Marino..:up::up::up:
 

mostromarino

Guest
ma guarda,


sul discorso delle energie alternative son proprio poco documentato si legge di tutto ed il suo contrario
un bel giorno vai al supermercato e scopri che la pasta costa di piu`perche la qantas sta facendo andare un motore a frumento (passamela):D

invece la vedo come possibilità di AFFRANCARSI POLITICAMENTE DA CERTI RICATTI
(o.t. ....hai notato che il barile stavolta,nonostante la situazione in israele NON HA FATTO UNA PIEGA???:-o:-o)

(ot. ho capito bene che usa ha perso 500.000 posti di lavoro nel primario???????,IN UN MESE????)


La cosa che invece mi turba è che
tuor è sempre stato misurato e ha sempre rispecchiato la mia posizione di benpensante conservatore,manovale autodidatta della finanza
adesso comincio a vedere un suo avvicinamanto a roubini e la cosa mi spaventa
cio`detto,mi sembrano chiare solo poche cose,ma evidenti a tutti:

.I GOVERNI,che hanno un quadro piu`chiaro della situazione sono disperati,per essere eufemisti

.siamo cresciuti inseguendo aumenti di PIL che nessuno si poteva permettere PUNTO

.abbiamo,in questa ottica,permesso finanza creativa..inutile dilungarsi

.adesso dobbiamo,come evidente,tappare i buchi,poi si vede


ma per il futuro dovremo darci una regolata,stiamo consumando troppo,di tutto,sia in termini reali che finanziari
la domanda è
E`NECESSARIO AUMENTARE SEMPRE QUESTO MALEDETTO PIL??

ALTRIMENTI COME REAGIREMO A PIL STAGNANTI COME IL JAP DEGLI ULTIMI ANNI???

questa è la domanda che faccio a chi ci capisce

poi ,se smettiamo di rincorrere aumenti estrogenizzati di pil pero`il problema è:
COSA CI FACCIAMO CON LA IPERTROFIA DI CAPACITA`PRODUTTIVA?? (e relativi addetti)?????
Andremo a costruire strade e monumenti a Keynes ad ogni incrocio??

ci mettiamo 20 anni a riassorbirla


insomma,comincio non nego che avevo sperato che i casini fossero venuti in larga parte a galla,:-?:-?:-?
ho paura di diventare un catasdepresso
posso chiedere di essere bannato con dignità????????:wall::wall:
 

lorenzo63

Age quod Agis
Guarda Marino, hai toccato tra le piaghe probabilmente una delle + grosse: è da tempo che esiste una sovrapproduzione a livello mondiale e sopratutto non esiste al momento nessun attore in grado di riassorbire questo eccesso di output.
A dire il vero parte della stampa USA ha dichiarato che i posti di lavoro persi sono circa 1milione..
A parte la possibilità di produrre energia per via alternativa, in realtà c'è una rincorsa nel cercare polimeri e metodologie di produzione di materiale chimico che abbiano o possibilità di riciclabilità o una origine diversa: ad esempio è possibile produrre (anzi lo si fà) le vaschette trasparenti per intenderci quelle prosciutto a fette del supermercato con materiali che nn hanno origine oil (Wal Mart ad esempio utilizza credo oramai al 90% vaschette e contenitori con questo materiale tra l' altro compostabile a certe condizioni - il PLA - per l' appunto prodotto in primis da Nature Work ed adesso da altri produttori cinesi etc.) quindi c'è una possibilità grande di fare le stesse cose con polimeri di origine vegetale piuttosto che di origine batterica (sono già anche questi correntemente utilizzati per produrre ad esempio i fili riassorbibili per le suture..); è chiarissimo che nel sentire collettivo AFFRANCARSI POLITICAMENTE DA CERTI MODUS OPERANDI (Vedi la querelle Russia/Ucraina sul gas), è impellente.
Io non credo come Ti ho scritto che le Banche e gli Stati cambieranno: cambierà nel tempo invece (e penso anche in fretta nell' ordine di 5/10 anni non soppiantando ma integrando in modo significativo) il concetto di un certo modo di produrre oil based; E comunque guarda non c'è alternativa: il PIL deve aumentare.E per fare cio' cambieranno in "verde" o qualsiasi colore purchè si ritorni a vendere e a mantenere le folli spese di questo sistema.
 

mostromarino

Guest
A dire il vero parte della stampa USA ha dichiarato che i posti di lavoro persi sono circa 1milione..



E comunque guarda non c'è alternativa: il PIL deve aumentare..

per primario intendevo agricoltura....posso sbagliare ma eran 500:-?

rilancio la domanda:
PERCHE`IL PIL DEVE AUMENTARE???
(oggi d`accordo..dobbiamo sistemare i casotti,e filosoficamente pure)
ma "tecnicamente"???
solo perchè ogni giorno siamo di piu`???:(


non vorrei sembrare cinicgaudente (ciao gau),leggevo che se il pil non aumenta,in oriente ,7 milioni di persone non "usciranno dalla povertà
adesso ..non linciatemi..ma a me MI starebbe benino anche cosi`come era...un paio di anni fa:titanic:

tuo MOSTRO
:lol:
 

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