News, Dati, Eventi finanziari debito pubblico ......moneta.....e nonna abelarda

Signoraggio ha condiviso un link.
21 luglio 2012
GEORGE SOROS: "Gli Stati Europei hanno trasferito alla BCE i propri diritti di signoraggio, per un valore che, secondo Willem Buiter di Citibank e la Huw Pill di Goldman Sachs, ammonta a circa 2000-3000 miliardi di euro."

http://lalternativaitalia.blogspot.it/2012/04/incredibile-soros-gli-stati-europei.html


L'ALTERNATIVA: Incredibile Soros "Gli stati europei hanno perso 3000 miliardi di Euro di Signoraggio
lalternativaitalia.blogspot



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debito pubblico ......moneta.....e nonna abelarda
EURODISASTRO – Se avessimo una Banca Centrale statale e non avessimo aderito all’euro il nostro debito pubblico sarebbe di soli 192 miliardi anziché 2000 miliardi!


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24 ottobre 2013 |
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Autore Redazione | Stampa articolo
Fonte: http://www.ioamolitalia.it/blogs/vivere-senza-l-euro/eurodisastro—se-avessimo-una-banca-centrale-statale-e-non-avessimo-aderito-all-euro-il-nostro-debito-pubblico-sarebbe-di-soli-192-miliardi-anziche-2000-miliardi.html
di Stefano Di Francesco
19/10/2013 19:04:13


Sarà poi vero che siamo un popolo di ladri, manigoldi, evasori, spendaccioni il cui unico scopo nella vita è rubare al prossimo? Sarà poi vero che solo noi, solo qui in Italia, abbiamo questa morale così incline alle furberie, alla corruzione, al malcostume?
Bèh..in parte è vero, non siamo sicuramente tra i più onesti e virtuosi del mondo, ma esistono popoli e nazioni dove la corruzione è molto maggiore che da noi, dove la tangente è la regola ed il malcostume quotidianità. Pensiamo ai paesi del sud-est asiatico: Cina, Corea, Filippine, Taiwan, … rubano anche lì, però le loro economie vanno a velocità dieci volte la nostra. Forse il problema non è lì.




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abbattiamo la frode bancaria e il signoraggio.fonte



PERCHE' LO STATO E IL POPOLO DEVONO FARSI PRESTARE IL DENARO DA UNA CORPORATION DI BANCHE PRIVATE?

L'EURO E' UNA MONETA PRIVATA, E' CHIARO QUESTO PUNTO?
L'EURO E' UNA TASSA.
...
IL DENARO CHE HAI IN TASCA NON E' TUO, E' DI PROPRIETA' DELLA BANCA CENTRALE EUROPEA, E' SCRITTO SU OGNI BANCONOTA, CONTROLLA! SU OGNI BANCONOTA CHE PORTI IN TASCA C'E' ANCHE LA FIRMA DI UN PRIVATO CITTADINO, IL GOVERNATORE DELLA BCE: MARIO DRAGHI.

QUESTO SIGNIFICA CHE OGNI BANCONOTA E' UN DEBITO, NEL REALE SENSO PRATICO: QUELLA BANCONOTA CHE HAI TRA LE MANI E' UN DEBITO CHE LO STATO HA CONTRATTO CON LA BANCA CENTRALE ED IL CORRISPONDENTE VALORE VERRA' RESTITUITO DA TE E DAGLI ALTRI CITTADINI, APPLICANDO DEGLI INTERESSI, ATTRAVERSO LE TASSE.

SOVRANITA' MONETARIA:

VOGLIAMO UNA MONETA "A CREDITO" DI PROPRIETA' DEL POPOLO EMESSA LIBERAMENTE DALLO STATO IN FUNZIONE DELLE NECESSITA' DEL MOMENTO E DELLA NOSTRA, E RIPETO NOSTRA ECONOMIA.

VOGLIAMO UNA MONETA EMESSA LIBERAMENTE DALLO STATO, CHE SMETTA DI ESSERE STRUMENTO DI SFRUTTAMENTO MA ASSOLVA IL SUO COMPITO NATURALE DI MEZZO DI SCAMBIO SENZA GENERARE DEBITO.

VOGLIAMO UNA MONETA DI PROPRIETA' DEL POPOLO, EMESSA LIBERAMENTE DALLO STATO CHE NON COMPORTI AUMENTI DEL DEBITO, DELLE TASSE, DELLA CRISI, DEI FALLIMENTI, DEGLI ESPROPRI E DEI SUICIDI E LA SMETTA DI TRASFERIRE LE NOSTRE RICCHEZZE ALLA LOBBBY-CORPORATION DEI BANCHIERI, DI CUI I POLITICI CI HANNO RESI SCHIAVI, ATTRAVERSO MANOVRE DI ALTO TRADIMENTO DEL POPOLOVisualizza altro
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mercati con la complicità della Banca Centrale Europea guidata da Mario Draghi e di banche come la Goldman Sachs dalla quale proveniva Draghi stesso. Tutto pianificato per far cadere governi democraticamente eletti e trovare la strategia per sottrarre silenziosamente la sovranità al popolo ed imporre uomini provenienti dalle lobby para-massoniche dell’alta finanza. Leggi il resto di questo articolo »

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Morire per l’euro? Anche no


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8 dicembre 2013 |
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Autore Redazione | Stampa articolo
da morire per l'euro Incontro pubblico “Morire per l’euro?” Bruxelles – Parlamento Europeo, 3 Dicembre 2013 Incontro pubblico “Morire per l’euro?” Bruxelles – Parlamento Europeo, 3 Dicembre 2013
Marco Scurria
A chi appartiene l’Euro?
La Bce e le banche centrali nazionali si appropriano di un privilegio esclusivo ma senza alcuna legittimazione Ho rivolto alla Commissione Europea una domanda precisa: “A chi appartiene l’Euroquando viene messo in produzione e prima della propria emissione dalle varie banche centrali nazionali agli addebitati? Noi vogliamo che la Banca Centrale Europea faccia chiarezza su quest’argomento perché sia nel caso in cui si prosegua nell’uso della moneta unica, sia nel caso in cui si torni alla moneta nazionale, venga colmato questo ”vuoto” e si faccia capire al cittadino chi realmente paga l’Euro e dunque a chi appartiene. Avevo chiesto chiarimenti sulla risposta data dalla Commissione Europea alla prima interrogazione sulla proprietà giuridica dell’euro presentata dall’On. Mario Borghezio, nella quale si affermava che nella fase dell’emissione le banconote appartengono all’Eurosistema, mentre nella fase della circolazione appartengono altitolare del conto sulle quali vengono addebitate. Attenzione perché le parole negli atti ufficiali e nel linguaggio tecno-eurocratico vanno soppesate per bene.
Quindi il Commissario Olli Rehn rispondeva a Borghezio che la proprietà delle banconote cartacee (dove troviamo ben impressa in ogni lingua dell’Unione la sigla della Banca Centrale Europea) è dell’EUROSISTEMA. Ma cos’è quest’Eurosistema? “L’Eurosistema è composto dalla BCE e dalle BCN (banche centrali nazionali) dei paesi che hanno introdotto la moneta unica. L’Eurosistema e il SEBC coesisteranno fintanto che vi saranno Stati membri dell’UE non appartenenti all’area dell’euro”. Questa è la definizione che si legge sul sito ufficiale della BCE. Quindi le Banche centrali nazionali stampano le banconote e si appropriano del loro valore nominale (ad Es. se stampare un biglietto da 100 ha un costo fisico per chi lo conia di 0,20 centesimi – valore intrinseco – le BCN si appropriano anche del valore riportato sul biglietto stampato).
Nella mia interpellanza ho chiesto quali fossero le basi giuridiche su cui poggiava l’affermazione del Commissario Olli Rehn. Nella sua risposta di Olli Rehn ha precisato che “l’articolo 128 del trattato sul funzionamento dell’Unione Europea costituisce la base giuridica per la disciplina dell’emissione di banconote e monete in euro da parte dell’Eurosistema. La proprietà delle banconote e delle monete in euro dopo l’emissione da parte dell’Eurosistema è disciplinata dalla legislazione nazionale vigente al momento del trasferimento delle banconote e monete al nuovo proprietario, ossia al momento dell’addebito del conto corrente bancario o dello scambio delle banconote o monete”. Non c’è scritto da nessuna parte che la proprietà giuridica dell’euro emesso appartiene alla BCE o alle BCN. C’è soltanto scritto che la BCE può autorizzare l’emissione di euro a se stessa e alle BCN, dovendo controllare l’inflazione nella zona euro, così come stabilito dal Trattato di Maastricht. Ribadisce che solo l’Eurosistema può stampare le banconote o creare elettronicamente i valori nominali. Ma nessun riferimento giuridico, nessun trattato, nessuna legge, nessuna deliberazione, niente di niente ci dice che l’Eurosistema ha la facoltà di addebitare la moneta. E’ evidente che si appropria di questo grande ed esclusivo privilegio. Marco Scurria aderisce a Fratelli d’Italia e al Ppe (Partito Popolare Europeo)


ALL’EUROPARLAMENTO CONVEGNO DEGLI EUROSCETTICI, GUIDATI DA MAGDI ALLAM (http://piovegovernoladro.altervista.org/blog/2013/12/05/uscire-dalleuro-e-previsto-dai-trattati-alleuroparlamento-convegno-degli-euroscettici-guidati-da-magdi-allam/)
Posted on dicembre 5, 2013

LA SVOLTA?
Addio all’euro, prove tecniche nell’europarlamento

Nell’europarlamento si riuniscono deputati, economisti e professori che criticano la moneta unica. E i trattati prevedono una via di fuga

Euro da morire. Lo si proclama ormai anche all’interno del Parlamento europeo. Sono docenti universitari di economia, come Claudio Borghi Aquilini, Alberto Bagnai e Antonio Maria Rinaldi a mostrare le incongruenze di una moneta unica divenuta elemento di divisone anziché di unione, di povertà invece che di arricchimento. Finché lo dicevano soltanto le massaie alle prese con la diminuzione del potere d’acquisto, l’argomento sembrava piuttosto una polemica a buon mercato. Poi sono arrivati gli euroscettici, ma li si accusava di voler distruggere l’Unione europea. Infine ecco gli europeisti critici, che chiedono di smantellare l’unione monetaria prima che sia troppo tardi. Perché non faccia affondare l’Italia, ma anche per evitare il fallimento agli altri Paesi comunitari. «Dobbiamo prendere atto che è in corso una guerra finanziaria», avverte Magdi Allam, deputato europeo organizzatore della due giorni «Morire per l’euro?». La carneficina riguarda innanzitutto le aziende che «muoiono paradossalmente non perché hanno dei debiti ma perché vantano dei crediti, in un contesto dove il principale debitore insolvente è lo Stato che deve circa 130 miliardi di euro alle imprese». Anche l’amministrazione pubblica nemica, in realtà, è vittima a sua volta perché costretta a rifarsi sui cittadini, sulle famiglie e l’economia reale da regole finanziarie imposte dall’alto. Perciò, continua Allam, «ferma restando la necessità di abbattere i costi dello Stato, 830 miliardi che sono più della metà del Pil, condizione necessaria per poter ridurre significativamente le tasse, bisogna affrontare seriamente la questione della moneta unica». La via d’uscita è complessa. Chi la evoca rischia di generare il panico. Per procedere razionalmente, occorre una strategia che parte dalla denuncia della «natura strutturale e non congiunturale della crisi», così come «della singolarità dell’euro, unica moneta al mondo ad essere stata emessa in assenza di uno Stato, chiarendo l’anomalia della Banca centrale europea, istituzione privata di diritto pubblico, che per statuto ha come mandato la stabilità monetaria e non lo sviluppo». E questo «esclude la possibilità che possa sia emettere moneta in quantità adeguata a rilanciare lo sviluppo sia di diventare prestatore di ultima istanza per garantire il debito sovrano dello Stato».
adview

Sovranità perduta - Anche gli specialisti della materia indicano nel recupero della perduta sovranità monetaria la chiave per uscire dalla crisi. Tanto più che il processo con cui si è compiuta l’unificazione è un mostro giuridico, spiega Rinaldi, docente di Finanza aziendale presso l’Università Gabriele d’Annunzio di Chieti-Pescara. Se da un lato «la democrazia è stata mortificata perché non si è più consentito alle rispettive politiche nazionali, espressioni di deleghe popolari, di poter attivamente intervenire per adeguare e mediare le regole», dall’altro si è consentito «alle regole di modificare i comportamenti dei cittadini stessi, avendo preferito lasciare al voto dei mercati la determinazione della politica economica comune». Altrettanto illegittimo, a suo giudizio, è «il Meccanismo Europeo di Stabilità nato a garanzia dei Paesi membri in temporanea difficoltà di liquidità», ma poi dirottato verso un altro scopo, quello di «vincolare a precisi obblighi capestro chi è costretto a doverne fare uso». Così concepito, «costringe alla rinuncia praticamente totale della sovranità del Paese richiedente con la garanzia dell’asservimento dei propri asset pubblici, assicurando peraltro l’impunità personale ai gestori della tutela». Il tutto, fra l’altro, è avvenuto in spregio dei trattati e dei regolamenti, tanto da generare «una conflittualità evidente fra quanto approvato dai rispettivi Parlamenti dei Paesi membri che hanno ratificato, dopo dibattiti parlamentari» e «l’applicazione ferrea del limite del 3%» in cui è fissato il limite dell’indebitamento annuale da parte degli Stati. Servono deroghe - Per tornare a ripercorrere la via della civiltà giuridica, Rinaldi indica la strada da seguire: «Lasciare ai rispettivi Paesi la facoltà di poter mutare il proprio status di Paese “senza deroga” a Paese “con deroga”, secondo la definizione prevista dagli articoli 139 e 140 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea di Lisbona e di poter tornare a conseguire in questo modo gli obiettivi di crescita, utilizzando autonomi strumenti di politica economica e monetaria con il pieno supporto delle proprie valute sganciate dagli attuali vincoli economici». Un divorzio consensuale, insomma. Altrimenti, l’esigenza di dotarsi di strumenti di politica monetaria adeguati, potrà dar vita alla creazione di due euro. Del resto, ricorda Bagnai, «la flessibilità del cambio sarebbe stata il miglior stimolo alle necessarie riforme per i Paesi del Sud e alla opportuna cooperazione con quelli del Nord». Ripristinarle sembra una soluzione inevitabile, «almeno fino a quando l’armonizzazione delle economie reali e il compimento dell’unione politica non rendano naturale e razionale l’adozione di una moneta unica». Fonti: (Qui)
 
PIU' CONTROLLI - «In relazione a queste marcate differenze - ha spiegato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio - si è richiesto un incontro con l'Aif che non ha avuto ancora riscontro». Sesa Amici ha anche reso noto che «è in via di sottoscrizione un protocollo d'intesa con l'unità d'informazione finanziaria che consentirà di avere anche uno strumento ulteriore per attivare opportune sinergie operative su tutte le movimentazioni di denaro».
Il sottosegretario alla presidenza ha ricordato inoltre che era già stato richiesto al Governatorato vaticano, prima dell'istituzione dell'Aif, nel 2011, di attivare la stessa cartellonistica di avvertimento e la disponibilità dei moduli fotovoltaici
di domanda agli ingressi vaticani utilizzate negli accessi doganali degli aeroporti.
io sono d'accordo con te perché penso confine è la parte principale di un paese dove il mercato nero è molto efficace. quindi penso che ci sia così amny zona importante in cui possiamo renderlo più forte. dobbiamo seguire le regole.
 
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cco i giochi di Potere dietro Bankitalia a discapito della Sovranità di Stato
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23 novembre 2013 |
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Autore Redazione | Stampa articolo
Fonte: http://www.giacintoauriti.eu/notizie/35-i-giochi-di-potere-ed-i-diktat-della-bce-allo-stato-italiano.html
Scritto da Redazione. Postato in Notizie
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Che manovre ci sono attorno alla banca d’Italia e che danni subirà lo Stato Italiano ?
Questa è la ricostruzione di ciò che è avvenuto negli ultimi anni e dalla quale si evince la brusca accelerata alle riforme finanziarie e monetarie ed agli assetti sociali di Banca d’Italia imposti dalla BCE e dal SEBC in base ai loro Statuti che sono stati ratificati con i Trattati di Maastricht e Lisbona dai nostri politici e “tecnici”. Come noterete, il problema non è ECONOMICO ma è GIURIDICO perchè è con la LEGGE che hanno potuto espropriarci dei nostri “valori monetari” e dei nostri “mezzi di produzione” che creano VALORE.
- Nel 2004 l’allora ministro Tremonti preparò la bozza di quella che sarebbe divenuta la L.262/05.
( http://www.camera.it/parlam/leggi/05262l.htm )
Nella bozza si prevedeva la ridefinizione delle quote private della Banca d’Italia e fu previsto che tali quote private andassero allo Stato tramite i suoi Enti e le sue Aziende partecipate a maggioranza, come previsto all’Art. 3 dello Statuto della Banca d’Italia ( prima della sua modifica ). Il governo italiano ,infatti, si accorse che i partecipanti al capitale di Banca d’Italia erano per il 95% istituti di credito privati e non pubblici.
Inoltre, il Ministro Tremonti prevedeva nella bozza della L.262/05 la trasparenza del’operato della Banca d’Italia.
- La BCE rispose che tale passaggio di quote in mano pubblica avrebbe potuto esserci ma ricordò al governo italiano che il Trattato UE all’Art.108 ( ex Art.107 di Maastricht ) sancisce la piena autonomia ed indipendenza del Sistema Bancario Centrale Europeo di cui fa parte la Banca d’Italia e, pertanto, pur avendo la proprietà pubblica della Banca d’Italia il governo non poteva comunque prendere decisioni di politica monetaria anche se l’Art. 3 dello Statuto della banca centrale italiana , scritto nel 1936, prevedeva che la maggioranza delle azioni fossero pubbliche. Inoltre, la BCE invitava il governo a modificare tale Art.3 dello Statuto della Banca d’Italia aggiornandolo alla effettiva composizione societaria della stessa.
Nella stessa risposta, la BCE puntualizzava che lo Statuto del S.E.B.C. prevede il segreto sulle operazioni di politica monetaria e finanziaria delle banche centrali. ( rif. Parere CON/2005/34 ) http://www.ecb.europa.eu/ecb/legal/pdf/it_con_2005_34_f_sign.pdf

- Nel 2005 uscì la pubblicazione dell’azionariato delle quote di Banca d’Italia e si scoprì che lo Stato Italiano partecipava soltanto con il 5% delle quote detenute dall’INPS e non con la maggioranza di azioni confermando ai cittadini italiani i dati specifici di ciò che Tremonti lasciava intendere nel suo tentativo di statalizzazione della Banca d’Italia. (http://www.bancaditalia.it/bancaditalia/funzgov/gov/partecipanti/Partecipanti.pdf )
- In questo modo si scoprì che questa minima quota partecipativa del 5% era in contrasto con l’Art. 3 dello Statuto di Banca d’Italia perché ,nel 1992 , la riforma bancaria della Legge Amato-Ciampi (.http://www.fondazionecariplo.it/static/upload/3_f/3_fondnp22.pdf) aveva sancito che anche soggetti privati (s.p.a. quindi) possono assumere il significato giuridico di “Pubblico” se perseguono fini di interesse pubblico deformando, in questo modo, il concetto giuridico di “proprietà pubblica” delle quote della Banca d’Italia
- Precedentemente, fu intentata causa per risarcimento ,ai cittadini italiani ,di rendita monetaria detenuta dagli azionisti privati di Banca d’Italia fino al 2005. Il Giudice di Pace di Lecce ,secondo perizie tecniche effettuate dall’associazione di consumatori Adusbef e da avvocati che si basarono sui principi giuridici della proprietà della moneta enunciati anni prima da Auriti, sentenziò che tale risarcimento corrispondeva a circa 5 miliardi di euro che, ripartiti per ogni cittadino, costituivano un dividendo di risarcimento pari ad 87 euro a cittadino. (Non essendo superiore ai 1.100 euro il risarcimento si poteva chiedere al Giudice di Pace ). (Sentenza N.2978/05 del Tribunale di Lecce) http://www.adusbef.it/consultazione.asp?Id=3503&Ricerca=signoraggio
- Purtroppo, non si poterono considerare i calcoli a ritroso di oltre 10 anni dal 2005 per prescrizione e quindi non si potè far riconoscere il risarcimento per gli anni antecedenti al 1995 altrimenti la cifra sarebbe stata notevolmente superiore ai 5 miliardi.
- La sentenza mise in evidenza il contrasto tra l’effettivo azionariato della Banca d’Italia e l’Art.3 del suo Statuto oltre ai relativi benefici ottenuti dai partecipanti privati a danno dei cittadini italiani
- La sentenza fu impugnata dalla Banca d’Italia che si rivolse alla Cassazione
- Il 22-6-2006 la Cassazione annullò la sentenza del Giudice di Pace di Lecce con la motivazione che la magistratura non può ingerirsi nelle decisioni di natura politica quali gli accordi tra Stati come è il Trattato Europeo che istituisce la BCE ed il SEBC e, pertanto, il Giudice di Pace di Lecce non poteva giudicare non avendone competenza giurisdizionale. Di questa sentenza si fregia la Banca d’Italia sul suo sito
( Sentenza Cassazione R.G.N. 28989/05.) http://www.bancaditalia.it/bancomonete/signoraggio/cass_SS_UU_16751_06.pdf
- Al di là della cifra irrisoria del risarcimento di 87 euro, quella sentenza di Lecce avrebbe creato un precedente mettendo in discussione tutto il sistema monetario europeo e la proprietà dell’euro ed ha messo in luce l’enorme rendita monetaria di cui si sono appropriati gli azionisti privati di Banca d’Italia e BCE ( altro che quel piccolo 5% riconosciuto allo Stato tramite INPS ) vìolando lo stesso Art. 3 dello Statuto.
- Il 12 dicembre 2006 ( dopo 6 mesi dalla sentenza di Cassazione ) il Presidente Napolitano, e con le firme di Prodi e Padoa Schioppa, emana il D.P.R. del 12-12-2006 pubblicato su Gazzetta Ufficiale N. 291 del 15 Dicembre 2006, col quale si ratifica la modifica dello Statuto della Banca d’Italia sanando il contrasto dello Statuto con l’avvenuta privatizzazione e della definitiva perdita di sovranità nazionale che, a scanso di equivoci giuridici eventualmente risultanti dalla presenza della dicitura “Enti pubblici o società a partecipazione statale con maggioranza pubblica”, viene definitivamente concessa in favore di azionisti privati. (http://latribuna.corriere.it/dynuni/dyn/allegati/Provvedimenti_news/2006/dicembre/DPR%2012%20dicembre%202006.pdf )


- in conseguenza alla ratifica della “sanatoria” avvenuta col DPR 12.12.2006 e la L. 218/90 , il governo italiano emana nel 2011 ilD.Lgs n.34 del 31-3-2011 , tramutato in Legge, che prevede all’Art. 7 l’acquisizione della maggioranza di azioni delle aziende di interesse nazionale come Eni, Finmeccanica, Fincantieri, Telecom, ecc . da parte della Cassa Depositi e Prestiti s.p.a. con la scusa di preservare speculazioni estere sulle maggiori aziende italiane che producono la gran parte del P.I.L. e poter partecipare con esse all’azionariato di Banca d’Italia con relativi benefici di rendita monetaria con le quali attuare politiche sociali senza emettere ulteriori titoli di debito pubblico. Come faceva un tempo la FIAT, privata, prima dell’avvento della BCE. http://www.gazzettaufficiale.biz/atti/2011/20110122/11A07224.htm
- Nel frattempo gli azionisti privati (95%) di Banca d’Italia , stanno rivalutando il valore delle proprie quote. Il Ministro Tremonti avrebbe voluto pagargli soltanto il capitale sociale di 156.000 euro visto che tutti i proventi dell’attività finanziaria della Banca d’Italia derivano dall’indebitamento pubblico e privato dello Stato. Si aprì una diatriba. La Banca d’Italia ha commissionato l’analisi del valore delle quote ed oggi pretenderebbe 7 miliardi ( altro che 156.00 euro ). Inoltre, il decreto sulla rimodulazione delle quote prevede che nessun azionista possa superare il 5% di quote detenute evitando così che qualche investitore finanziario estero possa controllare il sindacato di maggioranza. Ma tale limite non consentirebbe neanche allo Stato di poter acquisire quote superiori.
- Questa rivalutazione è basata soltanto su un valore scritturale senza alcun fondamento di liquidità e di reale corrispettivo monetario visto che gli utili della Banca d’Italia e le sue riserve sono “intoccabili” per non compromettere il sistema monetario internazionale e le stanze di compensazione bancaria. Inoltre imporrebbe sia allo Stato e sia ad aziende bancarie private o aziende partecipate a maggioranza dallo Stato ( eventualmente acquisite con Cassa Depositi e Prestiti) di pagare le quote alle attuali banche azioniste di Banca d’Italia in proporzione al nuovo valore di 7 miliardi . Per non parlare del fatto che i vari Istituti di Credito “italiani” potranno mettere nelle poste attive di bilancio il valore creato dai “savi” di Visco, resistendo quindi allo stress-test che Draghi imporrà a tutte le banche d’Europa. Un vero e proprio artifizio, una magia, una creazione di valore monetario dal nulla ad opera del sistema finanziario. Oltre al danno ..la beffa.
- Purtroppo, la nuova Legge di stabilità ha previsto che lo Stato rinunci alle ultime quote possedute nelle maggiori aziende di interesse nazionale e le venda ricavando circa 12 miliardi con i quali restituire interessi sul debito dei titoli emessi nei confronti degli stessi azionisti privati della Banca d’Italia ritrovandosi senza più patrimoni e garanzie con i quali garantire future emissioni di titoli per ottenere denaro ( con questo sistema monetario ). Se non sarà più Cassa Depositi e Prestiti ad acquisirle, chi le acquisirà ?
( rif. http://www.ilsole24ore.com/art//2013-11-21/rivalutazione-bankitalia-via-ora-tetto-gli-azionisti-5percento-064302.shtml?uuid=ABc5mbe&fromSearch )

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[ leggi anche " Quanto vale Bankitalia " : http://www.giacintoauriti.eu/notizie/27-quanto-vale-bankitalia-dalla-rivalutazione-l%E2%80%99ultimo-regalo-alle-banche.html ]

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signoraggio sbarca sull’Avvenire
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2 dicembre 2013 |
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Autore Redazione | Stampa articolo
Riflessione e un paio di proposte

131 miliardi da usare bene
http://www.avvenire.it/Commenti/Pagine/miliardi-da-usare-bene.aspx:D:D:D sempre sia lodata ns signora roma antica ,nel nome del imperatore cesare augusto;););););););) eh .......................................:Ddici che un pensierino.........;) ma si diceva che nn esistesse..... :D:D
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Ultima modifica di mototopo; 02-12-2013 alle 19:52.
 
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Per gli economisti di Sua Maestà Britannica, «il signoraggio è bello» e la Quantitative Easing (la creazione del denaro dal nulla) non solo viene pubblicamente ammessa, ma anche lodata.
SIGNORAGGIO.IT | MAR 12 NOV
http://pulse.me/s/xsd9W

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Abbiamo già detto come, man mano che, grazie all'incisiva opera di informazione e di sensibilizzazione portata avanti ... Read more

--no dai questo lo mettoooooooooooooooooooooooo dopo anni:D:D:D:prr::prr::prr::prr::prr::yeah::yeah:
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