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Il denaro dal nulla



Il denaro dal nulla

http://www.beppegrillo.it/2014/03/il_denaro_dal_nulla.html
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Il primo libro dello scrittore di fantascienza James Ballard fu "Il vento dal nulla". Un vento sempre più forte soffia ovunque e la sua intensità aumenta giorno dopo giorno. La sua origine è sconosciuta e il vento cessa soltanto quando l'ultimo edificio sulla Terra viene distrutto. Questo vento è oggi il denaro, il denaro dal nulla, che sta infettando le economie e gli Stati che ne vengono travolti. Il denaro è creato dalle banche con il meccanismo della riserva frazionaria. Quando la banca concede un prestito ha una riserva che lo garantisce, ma non del tutto. Supponiamo che la banca abbia nei suoi depositi 1.000 euro e che la riserva obbligatoria per un prestito corrisponda al 10% della somma prestata. La banca potrà quindi prestare fino a 10.000 euro nonostante disponga solo di 1.000 euro.(NDR: Nell'area euro, fino a 50 volte con riserva al 2%). Ha creato 9.000 euro dal nulla. Se tutti i clienti di un qualunque istituto bancario decidessero di prelevare le somme depositate scoprirebbero che non esistono e la banca fallirebbe. Il denaro in circolazione non ha più niente a che fare con la realtà. Si stima che il debito totale del mondo ammonti a 200 trilioni di dollari, mentre la produzione mondiale annua, il PIL, è di 70 trilioni, circa un terzo. Una bolla enorme che prima o poi è destinata ad esplodere. Per uscirne si potrebbe sostituire il denaro creato dalle banche con denaro stampato dagli Stati (NdR: facendosi prima restituire il maltolto) e con l'obbligo di prestiti interamente coperti da capitali. Per ora siamo seduti sopra a un uragano i cui effetti sono di una dimensione che sfugge alla mente umana. L'economista e premio Nobel Maurice Allais disse "L'attuale creazione di denaro dal nulla, operata dal sistema bancario, è identica alla creazione di moneta da parte dei falsari. La sola differenza è che sono diversi coloro che ne traggono profitto". (NdR: Allais dimentica di aggiungere che le banche - oltre al lavoro del falsario - sottraggono il guadagno dagli utili mettendolo al passivo nel bilancio) Il denaro dal nulla potrebbe terminare con la distruzione delle Nazioni. Come il vento, e poi cessare di colpo
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Cause di nullità della cartella di pagamento



Scritto il: 27/02/14



È nulla la cartella di pagamento recante la sola indicazione “omesso o carente versamento dell’imposta”

Nota a Corte di Cassazione, Ordinanza 3 settembre 2013, n. 20211

http://www.filodiritto.com/e-nulla-la-cartella-di-pagamento-recante-la-sola-indicazione-omesso-o-carente-versamento-dellimposta/#.UxSJRvl5On8?utm_source=Filodiritto&utm_medium=email&utm_campaign=Newsletter+452


SOMMARIO: 1. La decisione 2. Precedenti giurisprudenziali in materia di motivazione della cartella di pagamento
1. La decisione
Nella Ordinanza n. 20211 del 3 settembre 2013 la Corte di Cassazione torna ad occuparsi della motivazione della cartella di pagamento.​
Occorre rilevare che dalla ordinanza non si comprende la fattispecie concreta dalla quale trae origine la cartella, ad esempio se discendente da una liquidazione ex articolo 36-bisdel Decreto del Presidente della Repubblica n. 600/1973 o da un controllo formale ex articolo 36-ter del Decreto del Presidente della Repubblica n. 600/1973.​
Soprattutto, non si comprende la norma giuridica di cui si è avvalsa l’Agenzia delle Entrate per procedere alla iscrizione a ruolo e alla conseguente emissione della cartella di pagamento concernente l’IRPEF.​
Tuttavia, dall’inciso “omessi o carenti versamenti” si può desumere che si tratta di attività liquidatoria posta in essere dall’Agenzia delle Entrate.​
Inoltre, non si evince quali siano stati i motivi sui quali l’Agenzia delle Entrate ha impostato il proprio ricorso per Cassazione.​
Ciò detto, nella fattispecie, la Corte, udita la relazione del Consigliere relatore, rigetta in camera di consiglio il ricorso proposto dall’Agenzia delle Entrate “in quanto la sentenza di merito contiene l’accertamento in fatto relativo alla carenza di qualunque motivazione o spiegazione della cartella esattoriale, accertamento che doveva se mai essere contestato con il mezzo revocatorio”.​
Infatti, precisano i giudici, “l’affermazione del giudice di merito secondo cui la cartella non contiene ulteriori dati idonei a sorreggere le ragioni della Amministrazione poteva se mai essere contestata con il mezzo revocatorio”​
Da qui la conclusione che “l’indicazione di un ‘omesso o carente versamento’ non costituisce adeguata motivazione di una pretesa fiscale”.​
La Corte di Cassazione sostiene dunque che il giudice d’appello, in presenza della sola dicitura “omessi o carenti versamenti”, ha accertato in fatto la “carenza di qualunque motivazione o spiegazione della cartella esattoriale”.
Alla luce di ciò, l’Agenzia delle Entrate, soccombente in appello, avrebbe dovuto contestare quell’accertamento in fatto non già attraverso ricorso per Cassazione bensì attraverso il rimedio della revocazione disciplinato dall’articolo 64 del Decreto Legislativo n. 546/1992 e dall’articolo 395 del Codice di Procedura Civile.​
La Corte, tuttavia, non specifica quale motivo di revocazione avrebbe potuto essere addotto dall’Amministrazione finanziaria. In relazione alla fattispecie decisa dalla ordinanza in commento, si ritiene che la revocazione poteva essere chiesta sulla base del n. 4 dell’articolo 395, primo comma, che ammette la revocazione della sentenza d’appello “se la sentenza è l’effetto di un errore di fatto risultante dagli atti o documenti di causa. Vi è questo errore quando la decisione è fondata sulla supposizione di un fatto la cui verità è incontrastabilmente esclusa, oppure quando è supposta la inesistenza di un fatto la cui verità è positivamente stabilita, e tanto nell’uno quanto nell’altro caso se il fatto non costituì un punto controverso sul quale la sentenza ebbe a pronunciare”.​
2. Precedenti giurisprudenziali in materia di motivazione della cartella di pagamento
Tra i precedenti della Suprema Corte degna di rilievo è Cassazione n. 26330 del 16 dicembre 2009, la quale ha affermato che è priva di motivazione una cartella di pagamento emessa a seguito di liquidazione ex articolo 36-bis del Decreto del Presidente della Repubblica n. 600/1973 “sul presupposto che nella cartella non c’è alcuna precisazione circa il mancato riconoscimento del credito di imposta a L. 9.572.000”.​
Nella fattispecie, l’Agenzia delle Entrate aveva precisato le ragioni della iscrizione solo in grado di appello. Tale modus operandi, precisa la Corte, non può sanare la carenza di motivazione della cartella, in quanto il contribuente deve essere messo in grado di conoscere le ragioni della pretesa fiscale sin dalla notifica della cartella di pagamento.​
Nello stesso senso, Cassazione n. 22500 del 10 dicembre 2012, la quale ha evidenziato come nel caso in cui la cartella di pagamento sia stata emessa all’esito di una liquidazione effettuata ai sensi dell’articolo 36-bis del Decreto del Presidente della Repubblica n. 600/1973 essa rappresenta il primo ed unico atto attraverso il quale il contribuente viene informato della pretesa fiscale. Se così è, è indispensabile che la cartella contenga tutti gli elementi al fine di rendere edotto il contribuente delle ragioni della pretesa.​
Per quanto concerne la giurisprudenza di merito, si segnala Commissione Tributaria Provinciale di Lecce n. 512/1/11 che così si è espressa: “questa Commissione ravvisa nella opposta cartella di pagamento una totale assenza di causale del recupero dell’imposta, non certo ravvisabile nella semplice dicitura ‘omessi o carenti versamenti’, senza alcuna specificazione a che titolo il richiesto importo era dovuto.
Da segnalare, con particolare riferimento alla rappresentazione del calcolo degli interessi,Cassazione n. 4516 del 21 marzo 2012. Con la predetta pronuncia, la Corte ha confermato la decisione emessa dalla Commissione tributaria regionale, annullando la cartella di pagamento in quanto “nella cartella viene riportata solo la cifra globale degli interessi dovuti, senza essere indicato come si è arrivati a tale calcolo, non specificando le singole aliquote prese a base delle varie annualità che nella fattispecie, vale sottolinearlo, essendo l’accertamento riferito all’anno d’imposta 1983, sono più di 23 anni calcolati”.​
Da qui gli ermellini hanno concluso che “l’operato dell’ufficio era ricostruibile attraverso difficili indagini dovute anche alla vetustà della questione che non competevano al contribuente che vedeva, così, violato il suo diritto di difesa”.​
Altre sentenze della Cassazione si pongono in senso più restrittivo. In particolare, Corte di Cassazione 7 giugno 2013, n. 14376, esclude un particolare onere di motivazione per la cartella che chieda il pagamento delle imposte come dichiarate dal contribuente e non si risolva in una rettifica dei risultati della dichiarazione stessa.​
Ancora, Cassazione n. 10033 del 6 maggio 2011, ha affermato che la cartella di pagamento, nell’ipotesi di liquidazione dell’imposta ai sensi del Decreto del Presidente della Repubblica n. 600/1973, articolo 36 bis, costituisce l’atto con il quale il contribuente viene a conoscenza per la prima volta della pretesa fiscale e come tale deve essere motivata. Tuttavia, nel caso di mera liquidazione dell’imposta sulla base dei dati forniti dal contribuente medesimo nella propria dichiarazione, nonché qualora vengano richiesti interessi e sovrattasse per ritardato od omesso pagamento, il contribuente si trova già nella condizione di conoscere i presupposti di fatto e le ragioni giuridiche della pretesa fiscale, con l’effetto che l’onere di motivazione può considerarsi assolto dall’Ufficio mediante mero richiamo alla dichiarazione medesima.​
Infine, secondo Cassazione n. 7401 del 31 marzo 2011, il difetto di motivazione della cartella esattoriale non può condurre alla dichiarazione di nullità, allorché la cartella sia stata impugnata dal contribuente il quale abbia dimostrato in tal modo di avere piena conoscenza dei presupposti dell’imposizione, per averli puntualmente contestati, e abbia omesso di allegare e specificamente provare quale sia stato in concreto il pregiudizio che il vizio dell’atto abbia determinato al suo diritto di difesa.​
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Tag:Agenzia delle entrate, art 395 cpc, art. 36 bis DPR n. 600/1973, art. 36 ter DPR n. 600/1973, art. 64 D.lgs n. 546/1992, carenza di motivazione, Cartella di pagamento,Cartella di pagamento o esattoriale, cartella esattoriale, Cassazione n. 10033 del 6 maggio 2011, Cassazione n. 22500 del 10 dicembre 2012, Cassazione n. 26330 del 16 dicembre 2009, Cassazione n. 4516 del 21 marzo 2012, Cassazione n. 7401 del 31 marzo 2011, Commissione Tributaria Provinciale di Lecce n. 512/1/11, D.lgs n. 546/1992, IRPEF, Motivazione, obbligo di motivazione
Pubblicato su filodiritto il 27/02/14 in Articoli Filodiritto Diritto tributario In Evidenza - Articoli Materie


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Il problema della moneta EURO e della falsa crisi bancaria



Il problema della moneta EURO e della falsa crisi bancaria
di Marco Saba

Per capire la questione monetaria, occorre capire che la moneta EURO è al 99.99% moneta privata (Lo Stato esercita il diritto di signoraggio solo sulle monete metalliche, non su banconote o su euro creati dalle banche). Il VULNUS sta nel fatto che è anche la moneta imposta dagli Stati aderenti, ma ci guadagnano appunto solo le banche. In soldoni, per esempio: il signoraggio sulle SOLE banconote in euro emesse sino ad ora (1.000 MILIARDI DI CONTROVALORE) NON è stato restituito agli stati MA affidato al sistema bancario privato degli stati stessi.... La parte dell'Italia era 140 miliardi che il Tesoro non ha mai ricevuto. Occorre che l'Italia faccia istanza alla BCE per recuperare questi soldi ED IMPEDIRE CHE LE BANCHE LI PRENDANO METTENDOLI PURE AL PASSIVO DEL BILANCIO ! In questo modo si aggira la falsa questione EURO sì o EURO no. Recuperandfo questi soldi lo Stato sarà in grado di mettere in moto la macchina per recuperare il signoraggio sugli EURO digitali ! (110.000 miliardi di euro).

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Janukovich, Vladimir Putin
Intercettazioni: svelata l’agenda segreta di Ashton e Nuland

marzo 7, 2014 Lascia un commento

Wayne Madsen Strategic Culture Foundation 07/03/2014
Due donne guerrafondaie rappresentanti l’apparato degli Esteri occidentale, l’assistente del segretario di Stato per gli affari europei ed eurasiatici Victoria Nuland e quella dell’UE, un tempo attivista inglese per il disarmo nucleare Catherine Ashton, hanno visto la loro agenda segreta per l’Ucraina svelata in conseguenza della diffusione delle loro conversazioni telefoniche. Ashton, la cui conversazione telefonica con il ministro degli Esteri estone Urmas Paet è stata la seconda telefonata rivelatrice ad essere diffusa, detiene i titoli di alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza per l’Unione europea e quello abbastanza feudale e insignificante di baronessa Ashton di Upholland. I sostenitori di Ashton hanno una visione esagerata delle sue realizzazioni. Da ministro degli Esteri de facto dell’UE, Ashton è stata vista agitarsi nel 2012 presso la sede di Bruxelles dell’UE, perché né lei né il suo inviato inglese nei Balcani, Robert Cooper, sapevano che faccia avesse il presidente della Serbia Tomislav Nikolic poco prima della sua cerimonia di benvenuto ufficiale a Bruxelles. Ashton è sposata con l’ex giornalista inglese Peter Kellner. Kellner è un dirigente della società di sondaggi inglese YouGov, che alimenta non solo i dati elettorali, ma anche i sondaggi sui favoriti degli inani programmi televisivi inglesi come Pop Idol e X-Factor, supportando un ansimante infotainment.
Nella telefonata del 26 febbraio tra Paet e Ashton, il ministro degli Esteri estone afferma che manifestanti e poliziotti ucraini sono stati uccisi dagli stessi cecchini. Paet visitò Kiev il 25 febbraio durante i violenti scontri tra manifestanti e forze di sicurezza governative a piazza Maidan. E’ ormai evidente che le violenze erano istigate da cecchini e altri provocatori, come le bande neonaziste e di mercenari stranieri pagate dall’opposizione ucraina. Paet disse ad Ashton che un medico ucraino, oltre che un capo della “società civile” ucraina, dr. Olga Bogomolets, aveva convinto il funzionario estone che i proiettili che colpirono manifestanti e poliziotti provenivano tutti dalle stesse armi e che l’opposizione copriva i cecchini. Bogomolets è lontana dall’esiliato presidente ucraino Viktor Janukovich. Era il medico personale del presidente della “rivoluzione arancione” Viktor Jushenko ed ha ricevuto un premio da Radio Liberty, finanziata da CIA e George Soros. Inoltre, Bogomolets esortò i suoi studenti di medicina a prendere parte alle proteste di Euromaidan a Kiev. Bogomolets ha convinto Paet che i proiettili che colpirono manifestanti e poliziotti a piazza Maidan furono sparati dalle stesse armi da fuoco e che l’opposizione è dietro tali attacchi. E’ anche interessante notare che Bogomolets disse di aver rifiutato un’offerta dai capi dell’opposizione alla carica di viceprimo ministro dell’Ucraina per gli affari umanitari, nel nuovo governo. Secondo la telefonata, che si dice sia stata intercettata da agenti fedeli a Janukovch del servizio di sicurezza dell’Ucraina (SBU), Ashton finge “sconcerto” all’idea di Paet che l’opposizione ucraina probabilmente abbia ucciso più di 70 suoi sostenitori e poliziotti ucraini. Gli attacchi dei cecchini sono un’operazione “falsa bandiera” dell’opposizione ucraina, e dei suoi mandanti occidentali, per generare simpatia e sostegno dall’opinione pubblica.
Paet: “Tutte le prove mostrano che le persone uccise da cecchini, poliziotti e manifestanti, lo furono ad opera degli stessi cecchini, che uccisero persone di entrambe le parti. … Alcune foto mostrano stessi segni e stesso tipo di proiettili, e la cosa davvero inquietante è che la nuova coalizione non vuole indagare su ciò che è accaduto esattamente. Così ora si comprende meglio che dietro i cecchini non c’era Janukovich, ma gente della nuova coalizione”.
Ashton: “Penso che dobbiamo indagare. Voglio dire, non lo prendo, è interessante. Dio
Paet: “Ciò scredita già (sic) questa nuova coalizione”.
Ashton, in risposta a Paet, comincia a raffreddare le informazioni sue e di Bogomolets sull’opposizione collegata ai tiri contro manifestanti e poliziotti. Ashton difende i membri dell’opposizione ucraina alla Rada, il parlamento, contro “i medici e lei”, dicendo dei capi della protesta, “Voglio dire questo, che stiano attenti, ma devono anche chiedere un grande cambiamento, hanno avuto modo di lasciare attiva la Rada. Se la Rada non funziona, allora si avrà il caos completo. Quindi, se credi di essere un attivista e un medico è molto, molto importante, ma non sei un politico e in qualche modo si deve giungere a una qualche sistemazione nelle prossime settimane”. In sostanza, Ashton dice a Paet che Bogomolets, come attivista della società civile o medico, non deve discutere il machiavellismo dell’opposizione nella Rada guidata dalla troika del pugile Vitalij Klitshko, dall’impiegato della Banca Mondiale Arsenij Jatsenjuk e dal capo neonazista di Svoboda Oleg Tjagnibok. In altre parole, Ashton implica che un pugile, un tecnocrate della Banca Mondiale e un delinquente neo-nazista hanno più voce sul futuro dell’Ucraina di una donna che discute del ruolo dell’opposizione nell’assassinare la sua “carne da cannone” in piazza, così come i poliziotti che cercavano di ristabilire l’ordine. Immediatamente, i media corporativi occidentali cominciarono a mettere in discussione l’autenticità della trascrizione Ashton-Pate, tirando fuori la solita dispregiativa “teoria del complotto”. Tuttavia, il ministero degli Esteri estone ha confermato che la trascrizione era autentica nel seguente comunicato stampa, dove afferma che la registrazione: “della telefonata del ministro degli Esteri Urmas Paet al capo della politica estera dell’UE Catherine Ashton, apparsa su Internet oggi, è autentica. La conversazione tra Paet e Ashton ha avuto luogo il 26 febbraio, in seguito alla visita del ministro degli Esteri dell’Estonia in Ucraina subito dopo la fine delle violenze. Il ministro degli Esteri Paet comunica ciò che aveva detto a proposito delle riunioni tenutesi a Kiev l’ultimo giorno esprimendo preoccupazione per la situazione. ‘E’ estremamente deplorevole che tale intercettazione venga svelata’, ha detto Paet”.
E’ chiaro che fin dall’inizio gli avvenimenti in Ucraina siano stati programmati da provocatori professionali, agitatori e specialisti di “rivoluzioni” a tema delle burocrazie del dipartimento di Stato degli Stati Uniti, Central Intelligence Agency, MI6 inglese e Unione europea. L’agenda di Ashton è complementare a quella di Nuland, la cui telefonata di gennaio all’ambasciatore degli Stati Uniti in Ucraina, Geoffrey Pyatt, rivelò che l’amministrazione Obama gestiva il futuro governo dell’Ucraina mentre Ashton, nonché il co-ideologo di Nuland Jeffrey Feltman, sottosegretario generale per gli Affari Politici delle Nazioni Unite, fingevano interesse a una soluzione negoziata con Janukovich, il presidente democraticamente eletto dell’Ucraina. Nuland, che espresse sostegno a Jatsenjuk quale futuro capo dell’Ucraina, disse “Fottiti UE” dopo che aveva detto a Pyatt che gli Stati Uniti avrebbero raggiunto i loro obiettivi politici con il supporto della squadra delle Nazioni Unite di Feltman comprata dagli USA, come il suo capo, il segretario generale Ban Ki-moon noto ai giornalisti della Corea del Sud come “viscida anguilla”, quando era ministro degli Esteri della Corea del Sud, e l’inviato speciale delle Nazioni Unite per l’Ucraina, il diplomatico olandese Robert Serry. Nuland espresse grande fiducia su Serry, ex-ambasciatore olandese in Ucraina dal nome poco olandese. Mentre prestava servizio come coordinatore speciale delle Nazioni Unite per il processo di pace in Medio Oriente, Serry disse che Israele “soffriva” pregiudizi e discriminazioni alle Nazioni Unite. Tale linguaggio certamente ingraziò Nuland e Feltman verso Serry, dato che i due diplomatici statunitensi sono ben noti fedelissimi degli interessi d’Israele quanto di quelli degli Stati Uniti.
E’ chiaro che le telefonate di Ashton e Nuland non erano destinate alle “sporche masse”. Tuttavia, grazie alle intercettazioni degli agenti di sicurezza ucraini, fedeli e competenti, il mondo ora sa della perfidia di due donne che chiacchieravano su come far piombare l’Europa e forse il resto del mondo, in una grande conflagrazione…
La ripubblicazione è gradita in riferimento al giornale on-line
 
7 ore fahttps://it-it.facebook.com/pages/Abbattiamo-la-Frode-Bancaria-e-il-Signoraggio/208622872545749#
LIBIA:
nel 2010, il paese vantava il più alto tenore di vita in Africa. Il prodotto interno lordo pro capite eccedeva i 14 mila dollari (due volte quello dell’Ucraina). Lo stipendio medio era di 1050 dollari.

Metà dei proventi derivanti d...alla vendita di petrolio andava alla gente: ogni lavoratore riceveva 500 dollari ogni mese in aggiunta al proprio salario. Questo principio veniva adottato per distribuire la ricchezza fra le diverse fasce della società. La paga per badare ad un bambino nascente era di 700 dollari. Chi si era appena sposato ed aveva intenzione di comprare una casa, riceveva 64 mila dollari. 20 mila, invece, erano versati a chi volesse intraprendere un’attività agricola.

Esisteva un sussidio di disoccupazione di 730 dollari. L’energia elettrica era gratuita. Non c’era affitto da pagare. Venivano concessi crediti senza tasso d’interesse. Il prezzo del gas era di 14 centesimi al litro. Assistenza sanitaria ed istruzione erano servizi gratuiti. L’aspettativa di vita raggiungeva i 74 anni.

L’alfabetizzazione era all’89% (Giovanna La Cava).

I terroristi di regime partitocratico Nato secondorepubblichino, hanno bombardato, devastato, distrutto, invaso, occupato e impoverito la Libia, massacrandone la popolazione.

Non è mai troppo tardi per continuare a riflettereAltro...






https://www.facebook.com/shares/view?id=601279309946768
 
Signoraggio sulle banconote

di Marco Saba

Secondo il bollettino BCE di gennaio 2014, ci sono banconote in euro per 1,169.3 miliardi (1). La Banca d'Italia possiede il (capital key) del 12,31%(2). Quindi l'Italia avanza dalla Banca d'Italia un signoraggio sulle banconote pari a 143.9 miliardi. Questo è solo uno dei debiti trasferiti ai nuovi proprietari privati della Banca d'Italia ed ignorato da tutti i media.
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Capital subscription

Last updated on 1 January 2014

The capital of the ECB comes from the national central banks (NCBs) of all EU Member States and amounts to €10,825,007,069.61.
The NCBs’ shares in this capital are calculated using a key which reflects the respective country’s share in the total population and gross domestic product of the EU. These two determinants have equal weighting. The ECB adjusts the shares every five years and whenever a new country joins the EU. The adjustment is made on the basis of data provided by the European Commission.
Since the start of Stage Three of Economic and Monetary Union on 1 January 1999 the capital key has changed six times: a five-yearly update was made on 1 January 2004, on 1 January 2009 and again on 1 January 2014; additional changes were made on 1 May 2004 (when the Czech Republic, Estonia, Cyprus, Latvia, Lithuania, Hungary, Malta, Poland, Slovenia and Slovakia joined the EU), on 1 January 2007 (when Bulgaria and Romania joined the EU) and on 1 July 2013 (when Croatia joined the EU).

Euro area national central banks
Non-euro area national central banks

The fully paid-up subscriptions of euro area national central banks (NCBs) to the capital of the ECB amount to a total of €7,575,155,922.19 and break down as follows:
Euro area NCBs’ contributions to the ECB’s capital National central bank Capital key % Paid-up capital (€) Nationale Bank van België/Banque Nationale de Belgique (Belgium) 2.4778 268,222,025.17 Deutsche Bundesbank (Germany) 17.9973 1,948,208,997.34 Eesti Pank (Estonia) 0.1928 20,870,613.63 Central Bank of Ireland (Ireland) 1.1607 125,645,857.06 Bank of Greece (Greece) 2.0332 220,094,043.74 Banco de España (Spain) 8.8409 957,028,050.02 Banque de France (France) 14.1792 1,534,899,402.41 Banca d'Italia (Italy) 12.3108 1,332,644,970.33 Central Bank of Cyprus (Cyprus) 0.1513 16,378,235.70 Latvijas Banka (Latvia) 0.2821 30,537,344.94 Banque centrale du Luxembourg (Luxembourg) 0.2030 21,974,764.35 Central Bank of Malta (Malta) 0.0648 7,014,604.58 De Nederlandsche Bank (The Netherlands) 4.0035 433,379,158.03 Oesterreichische Nationalbank (Austria) 1.9631 212,505,713.78 Banco de Portugal (Portugal) 1.7434 188,723,173.25 Banka Slovenije (Slovenia) 0.3455 37,400,399.43 Národná banka Slovenska (Slovakia) 0.7725 83,623,179.61 Suomen Pankki – Finlands Bank (Finland) 1.2564 136,005,388.82 Total1 69.9783 7,575,155,922.19 The net profits and losses of the ECB are allocated among the euro area NCBs in accordance with Article 33 of the Statute of the European System of Central Banks and of the European Central Bank (see the legal framework):
Allocation of net profits and losses of the ECB
33.1. The net profit of the ECB shall be transferred in the following order:
(a) an amount to be determined by the Governing Council, which may not exceed 20% of the net profit, shall be transferred to the general reserve fund subject to a limit equal to 100% of the capital;
(b) the remaining net profit shall be distributed to the shareholders of the ECB in proportion to their paid-up shares.
33.2. In the event of a loss incurred by the ECB, the shortfall may be offset against the general reserve fund of the ECB and, if necessary, following a decision by the Governing Council, against the monetary income of the relevant financial year in proportion and up to the amounts allocated to the national central banks in accordance with Article 32.5.
1) Owing to rounding, the total may not correspond
 
Euro banknotes and coins statistics​
January 2014​
% share of total banknotes (circulation of euro banknotes)​
TOTAL​
500 EUR 200 EUR 100 EUR 50 EUR 20 EUR 10 EUR 5 EUR

2014 Jan.​
(p) 100.0 31.1 4.2 19.6 35.9 6.1 2.2 0.9

Circulation of euro banknotes (outstanding amount, end of period)​
2009 806.4 281.9 35.6 147.2 260.0 53.8 20.4 7.5​
2010 839.7 287.9 36.1 155.1 277.5 55.0 20.4 7.6​
2011 888.6 299.6 36.3 165.0 302.3 57.1 20.7 7.7​
2012 912.6 293.7 36.8 170.6 321.9 59.8 21.7 8.1​
2013 956.2 291.6 39.8 185.0 348.1 61.8 21.6 8.4​
2013 Q2 911.0 290.3 37.7 173.8 323.1 57.6 20.5 8.0​
Q3 918.6 288.3 38.3 177.4 328.4 57.8 20.3 8.0​
Q4 956.2 291.6 39.8 185.0 348.1 61.8 21.6 8.4​
2013 Nov. 927.5 289.4 39.1 180.6 332.3 57.6 20.3 8.0​
Dec. 956.2 291.6 39.8 185.0 348.1 61.8 21.6 8.4​
2014 Jan.​
(p) 932.2 289.9 39.4 182.9 334.7 57.2 20.1 8.0

Issued by Eurosystem (sums)​
2009 1,101.4 122.9 22.9 124.2 527.0 199.1 86.1 19.2​
2010 1,086.0 105.8 19.0 123.2 528.9 203.8 86.4 18.8​
2011 1,129.9 114.4 17.8 128.4 550.0 211.5 88.9 18.9​
2012 1,120.7 102.8 18.8 128.7 552.0 210.9 88.6 18.9​
2013 1,169.3 101.1 19.3 136.6 584.8 216.6 90.9 20.0​
2013 Q2 292.5 25.3 5.0 34.8 145.2 53.9 22.9 5.4​
Q3 301.4 25.0 4.6 35.5 151.1 56.5 23.5 5.1​
Q4 314.6 26.8 5.4 37.8 158.7 57.2 23.6 5.1​
2013 Nov. 90.9 8.3 1.6 11.2 45.1 16.3 6.9 1.5​
Dec. 120.9 10.0 2.0 14.6 62.0 21.7 8.6 1.9​
2014 Jan.​
(p) 82.5 7.4 1.1 9.8 40.7 15.3 6.6 1.5

Returned to Eurosystem (sums)​
2009 1,057.8 106.0 21.3 115.1 512.6 197.7 86.0 19.1​
2010 1,052.8 99.8 18.5 115.3 511.4 202.6 86.5 18.7​
2011 1,081.0 102.7 17.7 118.5 525.2 209.5 88.5 18.8​
2012 1,096.7 108.7 18.2 123.1 532.4 208.2 87.7 18.5​
2013 1,125.7 103.2 16.4 122.2 558.5 214.6 91.0 19.7​
2013 Q2 277.9 26.7 3.8 29.3 136.5 53.6 22.9 5.1​
Q3 293.9 27.0 4.1 32.0 145.7 56.4 23.7 5.1​
Q4 277.0 23.6 3.9 30.2 139.0 53.2 22.4 4.8​
2013 Nov. 87.7 7.3 1.2 9.4 44.3 16.9 7.1 1.5​
Dec. 92.2 7.8 1.3 10.2 46.1 17.6 7.4 1.6​
2014 Jan.​
(p) 106.5 9.1 1.5 11.9 54.1 20.0 8.1 1.8

Net issuance by Eurosystem (sums)​
2009 43.6 16.9 1.6 9.1 14.4 1.4 0.1 0.1​
2010 33.2 6.0 0.5 7.9 17.5 1.2 0.0 0.1​
2011 48.9 11.7 0.1 9.9 24.7 2.0 0.3 0.1​
2012 24.0 -5.9 0.6 5.6 19.6 2.7 1.0 0.3​
2013 43.6 -2.2 2.9 14.4 26.3 2.0 -0.2 0.3​
2013 Q2 14.6 -1.3 1.2 5.5 8.7 0.3 0.0 0.2​
Q3 7.6 -2.0 0.6 3.5 5.3 0.2 -0.1 0.0​
Q4 37.6 3.2 1.5 7.6 19.7 4.0 1.2 0.3​
2013 Nov. 3.2 0.9 0.4 1.9 0.8 -0.6 -0.1 0.0​
Dec. 28.7 2.1 0.7 4.4 15.9 4.1 1.2 0.3​
2014 Jan.​
(p) -24.0 -1.7 -0.4 -2.1 -13.5 -4.6 -1.5 -0.3

Circulation of low denomination banknotes - Values​
(outstanding amounts, EUR billions)​
Circulation of high denomination banknotes - Values​
(outstanding amounts, EUR billions)​
0​
50​
100​
150​
200​
250​
300​
350​
400​
2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013​
0​
50​
100​
150​
200​
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50 EUR​
20 EUR​
10 EUR​
5 EUR​
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2002 2003 2004 2005
 
coins > Production
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Banknotes and coins production

These figures are updated annually.
Banknotes

Since 2002, euro banknotes have been produced jointly by the national central banks (NCBs) of the euro area. Each NCB is responsible for, and bears the costs of, a proportion of the total annual production in one or more denominations. In 2009, the Italian, Austrian and German central banks, for instance are responsible for producing 1,043.65 million €100 banknotes.
The annual production of euro banknotes needs to be sufficient to meet expected increases in demand, such as seasonal peaks, and to replace unfit banknotes. It also has to be able to cope with unexpected surges in demand. Production volumes for the year ahead are calculated on the basis of forecasts provided by the NCBs and a central forecast made by the ECB, thus combining national expertise with a euro area-wide perspective. The figures calculated need to be approved by the Governing Council of the ECB.
Coins

Responsibility for minting euro coins lies with the national governments of the euro area countries. However, the overall value of the coins to be put into circulation annually has to be approved by the Governing Council of the ECB.

Banknotes
Coins

Banknotes


2014
2013
2012
2011
2010
2009
2008
2007
2006
2005
2004
2003
2002

2014

Denomination Quantity (in millions of banknotes) Value (€ millions) NCBs commissioning production €5 825 4,125 BE, GR, ES, IE €10 94 940 GR €20 3,994 79,880 DE, ES, FR, IT, AT, PT €50 2,800 140,000 BE, DE, CY, EE, ES, IT, MT, LU, NL, SI, SK, FI €100 500 50,000 DE €200 47 9,400 DE €500 85 42,500 AT TOTAL
 
lunedi x chi fosse interessato postero' 2 immagini di 2 note da banco, all'apparenza perfette ,ma con una kikka tutta da scoprire,che va oltre le statistiche ufficiali:D;):V:V:cool::cool:
 
Ultima modifica:
Piano Usa: guerra in Europa, prima che crolli il dollaro


Scritto il 07/3/14 • nella Categoria: segnalazioni



«C’è l’intento del Pentagono di colpire la Russia prima del collasso planetario del dollaro». In questa chiave Carlo Tia inquadra i drammatici sviluppi che oppongono Mosca e Washington in Ucraina. «Gli scambi tra la Cina e la Russia sono ormai in yuan, fra la Cina e l’Iran in oro», scrive Tia su “Megachip”. «La stessa Cina si sta liberando di circa 50 miliardi di dollari al mese – trasformati in obbligazioni “ricomprate” forzosamente dal Belgio, non si sa esattamente da chi – per sostenere il dollaro (più esattamente, i petrodollari). Lo stesso George Soros sta pesantemente speculando al ribasso a Wall Street. Sono tutti segni di una prossima depressione mondiale, da cui forse gli Stati Uniti potrebbero uscire solo con una prolungata guerra in Europa». A conferma del “pilotaggio” della crisi esplosa a Kiev, lo scoop del “Giornale”: in una telefonata alla “ambasciatrice” dell’Ue, Catherine Ashton, il ministro degli esteri dell’Estonia, Urmas Paet, dice che i cecchini che hanno sparato sulla folla di piazza Maidan non erano uomini di Yanukovich ma probabilmente «della coalizione appoggiata dall’Occidente».
Resta la domanda: perché gli europei non si sono resi conto della trappola mortale tesa a loro dagli Usa? E’ ormai chiaro, sostiene Tia, che secondo i piani dei registi delle Ong operanti in Ucraina (gente del calibro di George Soros e Zbigniew Brzezinski) è contemplata una guerra civile fra i russofoni dell’est e gli ucraini dell’ovest. «Pochissimi media occidentali – continua Tia – hanno trasmesso la registrazione trapelata del colloquio di Victoria Nuland, incaricata Usa della cura dei rapporti diplomatici con Europa ed Eurasia, con l’ambasciatore statunitense in Ucraina». La Nuland disponeva e comandava la composizione del nuovo governo di Kiev dopo aver cacciato Yanukovich, presidente pessimo ma regolarmente eletto. La “strategia della tensione” innescata a Kiev darebbe agli Usa e alla Nato «il pretesto di intervenire per “pacificare” l’Ucraina, stabilirsi minacciosamente nel Mar Nero e proiettarsi sempre di più nel Caucaso e verso il Mar Caspio, ricchissimo di risorse petrolifere e di gas».
Grazie alle nuove tecnologie di “fracking”, aggiunge Tia, la stessa Ucraina è diventata nel giro di pochi anni un campo d’interesse primario per esplorazioni e sfruttamento di nuove aree. Lo sviluppo di simili giacimenti (specie da parte di compagnie nordamericane) insidia direttamente la posizione dominante russa di Gazprom. Molto evidente anche la volontà di colpire la Cina, che in questa crisi è schierata con Putin: «I cinesi – rivela l’analista di Megachip – hanno di recente acquistato diritti di sfruttamento agricolo su circa 6 milioni di ettari di terre ucraine coltivabili. Cosa che ha fatto venire il sangue alla testa alla Monsanto e affini. Dico “aveva”, perché il governo fantoccio messo su dagli americani ha revocato subito i diritti concessi l’anno scorso ai cinesi». Per Carlo Tia, il rischio concreto è drammatico: «I meccanismi della guerra sono innescati. Se dovesse fare fino in fondo la sua corsa il gioco automatico delle alleanze, fra non molti giorni ci troveremo in guerra».
Nel piano bellico, secondo Tia, si collocano anche le dotazioni del Muos in Sicilia, l’installazione di scudi antimissile in Polonia, l’apertura di basi americane in Romania e Bulgaria, senza contare la Turchia, membro della Nato, che controlla gli stretti del Bosforo e dei Dardanelli. Il governo di Ankara ha appena concesso a una grande nave da guerra Usa di entrare nel Mar Nero, in violazione della Convenzione di Montreaux, mentre ad Atene c’è una presenza navale ancora più pesante, la portaerei “George Bush”. Secondo la Russia, la convenzione che vieta l’ingresso nel Mar Nero di navi da guerra non appartenenti a paesi affacciati su quel mare, è già avvenuta in questi giorni con la comparsa della fregata statunitense “Taylor” e della “Mount Whitney”, nave-comando della Sesta Flotta».
Da questa crisi, è evidente, l’Europa ha tutto da perdere. Perché allora asseconda l’offensiva statunitense alla frontiera russa? «La Germania – scrive Tia – ha abboccato all’amo di una espansione verso un mercato ucraino di 46 milioni e mezzo di abitanti, previa distruzione del modello di economia sociale di mercato dell’Ucraina, e della sua industria, soprattutto all’est del Paese». E la Francia di François Hollande «è stata pesantemente minacciata a partire dal dossier iraniano nel corso del recente viaggio del presidente francese a Washington». Bocciata, di fatto, la missione a Teheran condotta da 140 grandi industriali francesi, «che avevano creduto al clima (fasullo) di buoni nuovi rapporti con l’Iran». Motivo: «Obama ha detto senza peli sulla lingua che tutte le relazioni della Francia (e dell’Europa) devono rispettare non solo le sanzioni che non sono ancora state tolte, ma anche quelle, soprattutto commerciali e finanziarie, che gli Usa dettano unilateralmente».
Un gioco pericoloso, che potrebbe chiamarsi Terza Guerra Mondiale, se gli Usa faranno precipitare la situazione con l’adesione dell’Ucraina all’Ue, spingendo i missili della Nato fino ai confini con la Russia. «La Cina, da parte sua, ben sapendo di essere il prossimo obiettivo, ha dichiarato di sostenere la Russia, ed è comunque sotto attacco, sia finanziariamente sia economicamente: il piano americano attuale consiste nel far deragliare l’economia cinese e poi destabilizzarla nelle regioni occidentali, che saranno, per la Cina, l’equivalente dell’Ucraina per la Russia». Di fatto, aggiunge Tia, il mondo si sta avviando ad una bipolarizzazione molto pericolosa: Cina e Russia da un lato, Stati Uniti e Europa al suo guinzaglio dall’altro lato. «È questa una tappa del disegno di dominio planetario degli Usa: ricreare un clima di tensione continua, di fronte alla quale gli europei non potranno che compattarsi attorno allo Zio Sam, per non buttarsi nelle braccia dell’altro blocco».
«C’è l’intento del Pentagono di colpire la Russia prima del collasso planetario del dollaro». In questa chiave Carlo Tia inquadra i drammatici sviluppi che oppongono Mosca e Washington in Ucraina. «Gli scambi tra la Cina e la Russia sono ormai in yuan, fra la Cina e l’Iran in oro», scrive Tia su “Megachip”. «La stessa Cina si sta liberando di circa 50 miliardi di dollari al mese – trasformati in obbligazioni “ricomprate” forzosamente dal Belgio, non si sa esattamente da chi – per sostenere il dollaro (più esattamente, i petrodollari). Lo stesso George Soros sta pesantemente speculando al ribasso a Wall Street. Sono tutti segni di una prossima depressione mondiale, da cui forse gli Stati Uniti potrebbero uscire solo con una prolungata guerra in Europa». A conferma del “pilotaggio” della crisi esplosa a Kiev, lo scoop del “Giornale”: in una telefonata alla “ambasciatrice” dell’Ue, Catherine Ashton, il ministro degli esteri dell’Estonia, Urmas Paet, dice che i cecchini che hanno sparato sulla folla di piazza Maidan non erano uomini di Yanukovich ma probabilmente «della coalizione appoggiata dall’Occidente».
Resta la domanda: perché gli europei non si sono resi conto della trappola mortale tesa a loro dagli Usa? E’ ormai chiaro, sostiene Tia, che secondo i piani dei registi delle Ong operanti in Ucraina (gente del calibro di George Soros e Zbigniew Brzezinski) è contemplata una guerra civile fra i russofoni dell’est e gli ucraini dell’ovest. «Pochissimi media occidentali – continua Tia – hanno trasmesso la registrazione trapelata del colloquio di Victoria Nuland, incaricata Usa della cura dei rapporti diplomatici con Europa ed Eurasia, con l’ambasciatore statunitense in Ucraina». La Nuland disponeva e comandava la composizione del nuovo governo di Kiev dopo aver cacciato Yanukovich, presidente pessimo ma regolarmente eletto. La “strategia della tensione” innescata a Kiev darebbe agli Usa e alla Nato «il pretesto di intervenire per “pacificare” l’Ucraina, stabilirsi minacciosamente nel Mar Nero e proiettarsi sempre di più nel Caucaso e verso il Mar Caspio, ricchissimo di risorse petrolifere e di gas».
Grazie alle nuove tecnologie di “fracking”, aggiunge Tia, la stessa Ucraina è diventata nel giro di pochi anni un campo d’interesse primario per esplorazioni e sfruttamento di nuove aree. Lo sviluppo di simili giacimenti (specie da parte di compagnie nordamericane) insidia direttamente la posizione dominante russa di Gazprom. Molto evidente anche la volontà di colpire la Cina, che in questa crisi è schierata con Putin: «I cinesi – rivela l’analista di Megachip – hanno di recente acquistato diritti di sfruttamento agricolo su circa 6 milioni di ettari di terre ucraine coltivabili. Cosa che ha fatto venire il sangue alla testa alla Monsanto e affini. Dico “aveva”, perché il governo fantoccio messo su dagli americani ha revocato subito i diritti concessi l’anno scorso ai cinesi». Per Carlo Tia, il rischio concreto è drammatico: «I meccanismi della guerra sono innescati. Se dovesse fare fino in fondo la sua corsa il gioco automatico delle alleanze, fra non molti giorni ci troveremo in guerra».
Nel piano bellico, secondo Tia, si collocano anche le dotazioni del Muos in Sicilia, l’installazione di scudi antimissile in Polonia, l’apertura di basi americane in Romania e Bulgaria, senza contare la Turchia, membro della Nato, che controlla gli stretti del Bosforo e dei Dardanelli. Il governo di Ankara ha appena concesso a una grande nave da guerra Usa di entrare nel Mar Nero, in violazione della Convenzione di Montreaux, mentre ad Atene c’è una presenza navale ancora più pesante, la portaerei “George Bush”. Secondo la Russia, la convenzione che vieta l’ingresso nel Mar Nero di navi da guerra non appartenenti a paesi affacciati su quel mare, è già avvenuta in questi giorni con la comparsa della fregata statunitense “Taylor” e della “Mount Whitney”, nave-comando della Sesta Flotta».
Da questa crisi, è evidente, l’Europa ha tutto da perdere. Perché allora asseconda l’offensiva statunitense alla frontiera russa? «La Germania – scrive Tia – ha abboccato all’amo di una espansione verso un mercato ucraino di 46 milioni e mezzo di abitanti, previa distruzione del modello di economia sociale di mercato dell’Ucraina, e della sua industria, soprattutto all’est del Paese». E la Francia di François Hollande «è stata pesantemente minacciata a partire dal dossier iraniano nel corso del recente viaggio del presidente francese a Washington». Bocciata, di fatto, la missione a Teheran condotta da 140 grandi industriali francesi, «che avevano creduto al clima (fasullo) di buoni nuovi rapporti con l’Iran». Motivo: «Obama ha detto senza peli sulla lingua che tutte le relazioni della Francia (e dell’Europa) devono rispettare non solo le sanzioni che non sono ancora state tolte, ma anche quelle, soprattutto commerciali e finanziarie, che gli Usa dettano unilateralmente».
Un gioco pericoloso, che potrebbe chiamarsi Terza Guerra Mondiale, se gli Usa faranno precipitare la situazione con l’adesione dell’Ucraina all’Ue, spingendo i missili della Nato fino ai confini con la Russia. «La Cina, da parte sua, ben sapendo di essere il prossimo obiettivo, ha dichiarato di sostenere la Russia, ed è comunque sotto attacco, sia finanziariamente sia economicamente: il piano americano attuale consiste nel far deragliare l’economia cinese e poi destabilizzarla nelle regioni occidentali, che saranno, per la Cina, l’equivalente dell’Ucraina per la Russia». Di fatto, aggiunge Tia, il mondo si sta avviando ad una bipolarizzazione molto pericolosa: Cina e Russia da un lato, Stati Uniti e Europa al suo guinzaglio dall’altro lato. «È questa una tappa del disegno di dominio planetario degli Usa: ricreare un clima di tensione continua, di fronte alla quale gli europei non potranno che compattarsi attorno allo Zio Sam, per non buttarsi nelle braccia dell’altro blocco».
 

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