News, Dati, Eventi finanziari debito pubblico ......moneta.....e nonna abelarda

Non c’è più niente da fare! Sulla lista dei nuovi membri di governo è già polemica. Sui vari Gentile e Barracciu o sulle Guidi o Madia…
Tuttavia, non è di loro che intendo parlare. Ma di noi italiani ed italiane, che sia chiaro! O almeno di quella parte (ahimè la più vasta) che – non riesco a capire per quale diamine di ragione – continua a crogiolarsi nella mera illusione del “cambiamento”. Poveracci e poveracce.
Ma quale cambiamento? È semplicemente contro ogni logica, nonché umiliante ed offensivo nei confronti di menti savie, far passare l’idea secondo cui due ore di colloquio e qualche sostituzione ai vari dicasteri siano elementi sufficienti ad imprimere un nuovo corso alla storia. Allora, il male che ci sta ammazzando dipendeva solo da nuove nomine e due ore di chiacchierate? ahahah, ridicolo!
Mi chiedo quando questo popolo inebetito riuscirà a risvegliarsi dal torpore in cui è piombato dal lontano 1943, allorquando la confusione fu tale che si cominciarono ad appellare “alleati” e “liberatori” coloro i quali avevano ordito i piani della nostra fine. Renzi e Napolitano si sono messi d’accordo su cosa raccontare alla Nazione. Qualcosa che non corrisponde certo alla verità. No di certo. Infatti, per il timore che questa (la verità) potesse emergere, si è persino deciso di impedire il cammino regolare.
E si badi bene: qui tutti e tutte continuano a frignare “vogliamo le elezioni” ma ce ne sia stato uno/a – dicasi uno/a solo/a – che abbia gridato: “Voglio una campagna elettorale”. Perché è la campagna elettorale che hanno ammazzato, non le elezioni. Queste ultime, non sono che la soglia liminale, il nastro di seta. Ciò che ha indiscusso valore, difatti, sono i contenuti che si spiegano in campagna elettorale.
È la campagna elettorale il vero strumento dello sputtanamento dei giochini sporchi. Quali? Le slot machines, ad esempio! Le stecche date ai costruttori per lo scambio dei voti! Le porcate bancarie e la gestione delle fondazioni! E via discorrendo.
Tutti temi che, guarda caso, sono stati spazzati via. Ma non del tutto e soprattutto non per sempre. Giacciono, per il momento, sotto al tappeto, come la signora delle pulizie sfaticata usa fare coi mucchi di polvere.
Ma un bel giorno, passeggiando per il salotto, qualcuno inciamperà sul “montarozzo” di immondizia. Ed un polverone si alzerà a soffocare chi lo ha provocato. Quando qualcuno vi inciamperà? È presto detto: nel momento preciso in cui la maggior parte della popolazione inizierà a capire che per cambiare non servono due ore di colloquio riservato e qualche rimpiazzino qua e là.
A voi di palazzo dico: quel giorno (il giorno in cui la mente delle masse si scatenerà) la gente inizierà anche ad intuire che il vostro potere di “magliari” (senza offesa per i venditori ambulanti) è stato reso forte attraverso la pigrizia della gente stessa che avete potuto governare fingendovi quello che in realtà non siete.

Articolo letto: 1 volte (03 Marzo 2014) fonte rinascita
 
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Ucraina: organizzazione militare segreta neo-nazista coinvolta negli spari a Euromaidan

marzo 3, 2014 Lascia un commento

F. William Engdahl, Global Research, 3 marzo 2014
Gli eventi in Ucraina dal novembre 2013 sono così sorprendenti da sfidare quasi la realtà. Il Presidente ucraino legittimamente eletto (secondo tutti gli osservatori internazionali), Viktor Janukovich, è stato abbattuto dalla carica e costretto a fuggire come un criminale di guerra, dopo più di tre mesi di proteste violente e di omicidi terroristici da parte della cosiddetta opposizione. Il suo “crimine”, secondo il capo della protesta, era aver rifiutato l’offerta dell’UE di un’associazione vagamente definita che offriva poco all’Ucraina e di aver favorito un accordo concreto con la Russia che riduceva subito di 15 miliardi di dollari il debito e la forte riduzione dei prezzi d’importazione del gas russo. Washington, a quel punto ha accelerato e il risultato attuale è la catastrofe.
Un’organizzazione militare segreta neo-nazista legata alla NATO avrebbe svolto un ruolo decisivo nei tiri dei cecchini e nelle violenze che hanno portato al crollo del governo legittimo. Ma l’occidente non ha finito con la distruzione dell’Ucraina. Ora il FMI imporrà condizioni gravi quali prerequisiti per un qualsiasi aiuto finanziario occidentale. Dopo la famosa telefonata trapelata tra l’assistente del segretario di Stato USA Victoria Nuland e l’ambasciatore statunitense a Kiev, in cui discuteva i dettagli sul nuovo governo di coalizione a Kiev, respingendo la soluzione dell’Unione europea con il suo “si fotta l’UE”, [1] l’UE è andata avanti da sola. Il ministro degli Esteri tedesco, Frank-Walter Steinmeier, propose che lui e il suo omologo francese, Laurent Fabius, andassero a Kiev per cercare una risoluzione prima dell’escalation delle violenze. Al ministro degli Esteri polacco Radoslaw Sikorski chiesero di aderire. Ai colloqui di Kiev parteciparono la delegazione UE, Janukovich, i tre leader dell’opposizione e un rappresentante russo. Gli Stati Uniti non furono invitati. [2] L’intervento dell’UE senza Washington era straordinario e rivelava una profonda divisione negli ultimi mesi. In effetti l’UE diceva al dipartimento di Stato degli Stati Uniti, “Fottiti Stati Uniti“, ci penseremo noi. Dopo aspri colloqui i maggiori partiti e la maggior parte dei manifestanti, concordarono nuove elezioni presidenziali per dicembre, il ritorno alla Costituzione del 2004 e il rilascio dal carcere di Julija Tymoshenko. Il compromesso sembrava porre termine al lungo caos e dare una via d’uscita ai principali attori. Il compromesso diplomatico è durato meno di dodici ore. Poi si è scatenato l’inferno. Cecchini sparavano sulla folla il 22 febbraio a Maidan, o Piazza Indipendenza, causando il panico mentre la polizia antisommossa si ritirava nel panico secondo testimoni oculari. Il capo dell’opposizione Vitalij Klishko si ritirò dall’accordo, senza motivarlo. Janukovich fuggì da Kiev. [3]
La domanda senza risposta finora è chi ha schierato i cecchini? Secondo un veterano dell’intelligence USA, i cecchini provenivano da un’organizzazione militare di ultra-destra nota come Assemblea Nazionale Ucraina – Autodifesa del Popolo Ucraino (UNA-UNSO).
Gli strani ‘nazionalisti’ ucraini
Il capo di UNA-UNSO, Andrej Shkil, dieci anni fa era consigliere di Julija Tymoshenko. UNA-UNSO, durante la “rivoluzione arancione” istigata dagli USA nel 2003-2004, sostenne il candidato pro-NATO Viktor Jushenko contro il suo avversario filo-russo Janukovich. I membri di UNA-UNSO garantivano la protezione ai sostenitori di Jushenko e Julija Tymoshenko a Piazza Indipendenza, a Kiev, nel 2003-4. [4] UNA-UNSO avrebbe anche stretti legami con il Partito nazionaldemocratico tedesco (NDP). [5] Fin dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica nel 1991, i para-militari di UNA-UNSO furono dentro ogni rivolta contro l’influenza russa. L’unico collegamento nelle loro azioni violente è sempre stata la russofobia. L’organizzazione, secondo i veterani dell’intelligence statunitense, è parte dell’organizzazione segreta della NATO “GLADIO”, e non è un gruppo nazionalista ucraino come spacciato dai media occidentali. [6] Secondo queste fonti, UNA-UNSO fu coinvolta (confermata ufficialmente) negli eventi lituani nell’inverno del 1991, nel colpo di Stato sovietico nell’estate 1991, nella guerra della Repubblica del Pridnestrovija nel 1992, la guerra antirussa in Abkhazia del 1993, la guerra cecena, la campagna in Kosovo organizzata dagli USA contro i serbi e la guerra in Georgia dell’8 agosto 2008. Secondo questi rapporti, i paramilitari di UNA-UNSO erano coinvolti in ogni guerra sporca della NATO nel post-guerra fredda, sempre in lotta in nome della NATO. “Queste persone sono mercenari pericolosi utilizzati in tutto il mondo per combattere le guerre sporche della NATO e denigrare Russia perché tale gruppo si fa passare fingendo per forze speciali russe. Questi sono delinquenti che non hanno nulla a che fare con i nazionalisti da parata, sono i tizi con i fucili da cecchino”, insistono queste fonti. [7]
Se fosse vero che UNA-UNSO non è l’opposizione “ucraina”, ma piuttosto una forza segretissima della NATO in Ucraina, ciò suggerirebbe che il compromesso dell’UE con i moderati è stato probabilmente sabotato da un attore importante escluso dai colloqui di Kiev del 21 febbraio, come la diplomatica del dipartimento di Stato Victoria Nuland. [8] Nuland e il senatore repubblicano statunitense John McCain hanno contatti con il capo dell’opposizione ucraina del partito Svoboda, apertamente antisemita e difensore dei crimini di guerra della divisione SS ucraina Galizia. [9] Il partito fu registrato nel 1995, inizialmente si chiamava “Partito nazionalsociale d’Ucraina” e usava un logo nazistoide. Svoboda è la facciata elettorale di organizzazioni neo-naziste ucraine come UNA-UNSO. [10] Un ulteriore indizio della presenza della mano di Nuland negli ultimi eventi Ucraina, è il fatto che il nuovo parlamento ucraino dovrebbe nominare il prescelto di Nuland, Arsenij Jatsenjuk, del partito di Tymoshenko, a capo ad interim del nuovo governo. Qualunque sia la verità, è chiaro che Washington ha preparato un nuovo stupro economico dell’Ucraina utilizzando il Fondo Monetario Internazionale (FMI) sotto il suo controllo.
Il FMI saccheggia il tesoro dell’Ucraina
Ora che la “opposizione” ha esiliato un presidente regolarmente eletto in qualche posto sconosciuto, e sciolto la polizia nazionale, i Berkut, Washington chiede che l’Ucraina si sottoponga alle condizioni onerose del FMI. Nei negoziati dello scorso ottobre, il Fondo monetario internazionale ha chiesto che l’Ucraina raddoppi il prezzo del gas e dell’elettricità per l’industria e le case, tolga il divieto alla privatizzazione dei ricchi terreni agricoli dell’Ucraina, una profonda revisione delle partecipazioni statali, svalutazione della moneta, taglio dei fondi per i bambini in età scolare e per gli anziani, per “equilibrare il bilancio”. In cambio l’Ucraina otterrebbe 4 miseri miliardi di dollari. Prima della cacciata del governo filo-moscovita di Janukovich, Mosca era pronta a ridurre di 15 miliardi di dollari il debito dell’Ucraina e a ridurre i prezzi del gas di ben un terzo. Ora, comprensibilmente, la Russia difficilmente darà tali aiuti. La cooperazione economica tra l’Ucraina e Mosca era qualcosa che Washington era determinata a sabotare a tutti i costi. Il dramma è tutt’altro che finito. La posta in gioco riguarda il futuro della Russia, le relazioni UE-Russia e la potenza globale di Washington, o almeno di quella fazione a Washington che vede le guerre come strumento primario della politica.
F. William Engdahl è un analista geopolitico e autore di “Full Spectrum Dominance: la democrazia totalitaria nel Nuovo Ordine Mondiale“.
 
Ucraina, i militari leali al popolo abbandonano i golpisti della NATO

marzo 3, 2014 4 commenti

Il servizio delle guardie di frontiera della Russia ha dichiarato che 675000 cittadini ucraini sono emigrati in Russia dall’inizio dell’anno. Solo a febbraio, il flusso migratorio dalla regione di Rostov, in Ucraina, è aumentato del 53 per cento, mentre dalla regione di Kursk è aumentato del 71 per cento. “La gente ha paura per la sorte di chi gli è vicino e non chiede solo protezione, ma anche aiuti ricevendo subito la cittadinanza russa. Nelle ultime due settimane di febbraio sono emigrate circa 143000 persone“, ha detto il capo del dipartimento della cittadinanza del servizio di migrazione. Nel frattempo, il governo golpista di Kiev invocava l’intervento della NATO per garantire l’“integrità territoriale”, un chiaro segno che i golpisti non hanno il supporto delle forze armate e dei servizi di sicurezza ucraini. I golpisti hanno definito “aggressione” la risposta del parlamento russo alle richieste di aiuto dei cittadini russofoni dell’Ucraina, minacciati da una serie di provvedimenti discriminatori e revanscisti da parte degli atlantisti xenofobi eterodiretti, messi al potere a Kiev. Oltre a chiedere la protezione della NATO, il “ministro degli Esteri” ucraino Andrej Deshitsa ha esortato l’alleanza atlantica a presidiare le centrali nucleari in Ucraina. La Verkhovna Rada, il parlamento ucraino, avendo perduto ogni legittimazione presso le forze armate nazionali, con tono lamentoso pretende che Mosca abbandoni al suo destino la popolazione russofona ucraina, “Qualsiasi movimento di truppe, attrezzature e armi deve essere effettuato solo con l’accordo delle autorità competenti dell’Ucraina in conformità agli accordi e alle leggi dell’Ucraina“, aveva detto il parlamento ucraino, mentre nel frattempo il fantoccio dei tedeschi, Vitalij Klishko, su ordine di Berlino, presentava la proposta per una commissione di negoziazione con la Russia. “E’ imperativo avviare dei negoziati. Dobbiamo risolvere questo problema senza l’uso della forza o armi, ma attraverso consultazioni per evitare lo spargimento di sangue“.
Manifestazioni pro-Mosca si svolgono da Odessa a Kirovograd a Kharkov e Sebastopoli, tutta l’Ucraina meridionale e orientale non riconosce il governo golpista dei maidanisti (coagulo di forze revansciste, xenofobe, neofasciste, liberiste e atlantiste cementate dai dollari e dalla propaganda russofoba ed anti-eurasiatista della NATO e di Soros). Il segretario di Stato USA John Kerry minaccia Mosca: “A meno che passi immediati e concreti non siano presi da Russia per ridurre le tensioni, l’effetto sulle relazioni USA-Russia e sulla posizione internazionale della Russia saranno profondi“. Senza dubbio ciò è vero. Ma sarebbero stati profondi anche se la Russia non si fosse mossa. Nel primo caso, per l’Eurasia, gli “effetti profondi” sono positivi, nel secondo caso sarebbero stati estremamente negativi. L’occidente è “pronto ad andare fino in fondo per isolare la Russia“, ha detto Kerry, aggiungendo che la Russia perderà la sua appartenenza al G-8, così come subirà il divieto dei visti e il congelamento dei beni all’estero. Il segretario generale della NATO, Anders Fogh Rasmussen, minacciava la Russia che “deve fermare la sua attività militare e le sue minacce“, all’apertura della riunione straordinaria sull’Ucraina del Consiglio Nord Atlantico, principale organo della NATO.
Intanto, le forze armate ucraine abbandonano i criminali insediati a Kiev dalla rete terroristica atlantista di Gladio: l’ammiraglia della flotta dell’Ucraina, la fregata Hetman Sakhajdachnij, ha rifiutato di eseguire gli ordini di Kiev ed aderiva alla flotta russa issandone la bandiera. “La nave ammiraglia della Flotta dell’Ucraina, la Hetman Sakhajdachnij, ha issato la bandiera di Sant’Andrea, l’equipaggio segue gli ordini del comandante in capo delle forze armate dell’Ucraina, Viktor Janukovich“, dichiarava il senatore Igor Morozov, della commissione per gli affari internazionali della Duma. Ciò avveniva il giorno dopo le dimissioni del Contrammiraglio Denis Berezovskij, appena nominato comandante della marina militare ucraina dall’autonominatosi presidente Aleksandr Turchinov. Berezovskij ha dichiarato fedeltà “al popolo della Crimea” impegnandosi a “difenderlo“, durante una conferenza stampa presso lo Stato maggiore della marina russa di Sebastopoli. La fregata Hetman Sakhajdachnij, di ritorno dal Golfo di Aden, doveva essere bloccata nello stretto dei Dardanelli; infatti Arsenij Jatsenjuk, l’autonominatosi premier dell’Ucraina, aveva chiesto al premier turco Recep Tayyip Erdogan di non far attraversare lo stretto del Bosforo alla fregata. Il capitano della nave e comandante della squadra navale ucraina, Ammiraglio Andrej Tarasov, ha disobbedito a tali ordini. Infine, i militari ucraini di stanza in Crimea aderivano alle forze di autodifesa locali dichiarando di prendere ordini solo dal comando delle forze di autodifesa della Crimea. Le autorità della Crimea confermavano che le unità ucraine si affiancano alle forze filo-russe, “Oggi le forze armate ucraine in Crimea sono passate al fianco delle autorità della regione autonoma di Crimea. La transizione è stata assolutamente pacifica, senza che un solo colpo sia stato sparato.“ Altri cinque comandanti militari ucraini hanno giurato fedeltà alla Crimea, mentre il Primo ministro della Repubblica autonoma, Sergej Aksjonov, annunciava la creazione della Marina Militare e del Ministero della Difesa della Crimea. Il comandante del Servizio di sicurezza della Crimea Pjotr Zima, il direttore del dipartimento degli Interni della Crimea Sergej Abishov, il direttore del servizio delle situazioni d’emergenza Sergej Shajov e il comandante delle Guardie di Frontiera della Crimea Viktor Melnichenko, hanno giurato fedeltà al popolo di Crimea, presso il Consiglio dei ministri e alla presenza del governo regionale e dei sindaci di diverse città e regioni. I militari hanno promesso di “rispettare rigorosamente la Costituzione della Repubblica autonoma di Crimea” e “di promuovere la conservazione della pace etnica e civile” della penisola. “Penso che questo giorno sarà ricordato nella storia della Repubblica autonoma di Crimea come il giorno in cui le agenzie di sicurezza divennero autonome“, ha detto il primo ministro regionale Sergej Aksjonov, “dimostreremo che il popolo di Crimea sa proteggersi e garantire sicurezza e libertà ai cittadini. Finora, il 90 per cento di tutte le forze dell’ordine sul territorio della regione autonoma si sono subordinati al Consiglio Supremo della Crimea“. Le Forze armate ucraine nella Repubblica Autonoma di Crimea, il 2 marzo, hanno quindi giurato fedeltà alle autorità locali. La decisione è stata presa mentre sempre più soldati in Crimea e nelle altre regioni meridionali ed orientali dell’Ucraina, abbandonano i golpisti di Kiev ed aderiscono alle milizie di autodifesa locali, al comando dei governatori e delle autorità locali.
Sul piano internazionale, si evidenzia che Mosca e Pechino hanno un punto di vista coincidente sulla situazione in Ucraina, dopo la telefonata del ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov al collega cinese Wang Yi. “I ministri degli Esteri si sono scambiate le opinioni sulla situazione in Ucraina, evidenziando la sintonia dei punti di vista di Russia e Cina sulla situazione nel Paese. Sergej Lavrov e Wang Yi concordano nel mantenere contatti stretti sul tema”. Inoltre, il ministro degli Esteri iraniano, Muhammad Javad Zarif, ha chiesto una maggiore cooperazione tra Teheran e la Shanghai Cooperation Organization (SCO), sottolineando la necessità di ampliare la cooperazione con il Patto di Shanghai, durante un incontro a Teheran con il Segretario Generale della SCO Dmitrij Mezentsev, affermando che la Repubblica islamica e l’organizzazione hanno “interesse ad azioni comuni“. Il ministro degli Esteri iraniano ha espresso la disponibilità di Teheran a una maggiore cooperazione con la SCO nell’economia, commercio, energia, trasporti e lotta al terrorismo. Mezentsev ha valutato positivamente la visita a Teheran, affermando che il viaggio rafforza ulteriormente i legami SCO-Teheran, salutando anche i progressi del programma nucleare di Teheran. La SCO è un’organizzazione internazionale di sicurezza fondata nel 2001 a Shanghai da Cina, Kazakhstan, Kirghizistan, Russia, Tagikistan e Uzbekistan. Iran, India, Mongolia, Afghanistan e Pakistan hanno lo status di osservatori presso l’organizzazione.
 
Russia, Europa e geopolitica dell’energia

marzo 2, 2014 Lascia un commento

Eric Draitser New Oriental Outlook 25/02/2014
Dalla Siria a Sochi, dalla Polonia alle Pussy Riot, i conflitti diplomatici e geopolitici tra la Russia e l’occidente dominano i titoli dei giornali. Tuttavia, dietro questi problemi c’è la competizione economica fondamentale in cui inquadrare qualsiasi analisi delle politiche e dell’interazione tra i due.
Rifornire l’Europa
La posizione dominante della Russia nel mercato europeo dell’energia consolida la posizione di Mosca nel futuro dell’occidente, costringendo Washington e i suoi alleati ad affrontare il rivale orientale. Inoltre, è proprio la presenza di tale obbligo che accresce l’influenza della Russia in Europa e nel mondo, influenza che suscita la continua propaganda russofoba sui media e la cultura popolare occidentali. Fin dai primi anni del periodo post-sovietico, la Russia ha accresciuto costantemente le esportazioni di energia, passando alla posizione attuale di maggiore fornitore di petrolio e gas dell’Europa. Con circa un terzo delle importazioni europee di petrolio e di gas dalla Russia, il loro rapporto economico è diventato di primaria importanza per entrambe le parti. L’Europa è fortemente dipendente dalla Russia nel rifornire produzione e consumatori, mentre la Russia impiega le entrate di petrolio e gas per l’Europa per finanziare sviluppo e diversificazione dell’economia. Da quando questo rapporto è sbocciato negli ultimi dieci anni, le due parti hanno lavorato per cementare ulteriormente questa relazione, nonostante la resistenza politica di Stati Uniti e di molti in Europa. Lo sviluppo del gasdotto russo Nord Stream, ufficialmente inaugurato nel 2011, ha ulteriormente radicato la Russia a principale fornitore di energia per il Nord Europa, in particolare per la potenza industriale della Germania. Il gasdotto Nord Stream trasporta circa 55 miliardi di metri cubi di gas all’anno sotto il Mar Baltico, in Germania e nel resto d’Europa. Il Nord Stream, visto da molti come mossa necessaria della Russia per diversificare la propria infrastruttura di distribuzione energetica per evitare la dipendenza totale dall’Ucraina, ha aumentato la leva della Russia nelle relazioni con l’Europa. Inoltre crea un flusso di entrate affidabile per Mosca, che dal 2000 ha promesso di usare i proventi delle esportazioni energetiche per diversificare l’economia da una puramente “petro-economica”. Tuttavia, non c’è solo il Nord Stream. La Russia costruisce un gasdotto complementare, il South Stream, che farà per l’Europa meridionale ciò che il Nord Stream ha fatto per il Nord. Il South Stream, che ufficialmente sarà attivato il prossimo anno, farà della Russia l’attore dominante nelle esportazioni verso Mediterraneo ed Europa centrale. Il South Stream dovrebbe trasportare 63 miliardi di metri cubi di gas all’anno, divenendo uno dei maggiori gasdotti del mondo. Visto sullo sfondo della perdurante crisi economica continentale, la Russia è un partner commerciale ancora più attraente per i Paesi spinti dalla necessità di riconquistare una parvenza di crescita economica. Naturalmente, questi due gasdotti non sono l’unica infrastruttura energetica critica europea controllata dalla Russia. Attualmente la Russia vende ancora una grande quantità di gas nel continente attraverso il suo partner recalcitrante, l’Ucraina, la cui rete di gasdotti risale all’epoca sovietica. La tela di gasdotti ucraini, in con-proprietà con l’operatore russo della pipeline bielorussa Beltransgaz, permette a Mosca di consolidare una posizione dominante nel mercato europeo, terrestre e sottomarino. Naturalmente l’occidente, gli Stati Uniti in particolare, vede tale rapporto reciprocamente vantaggioso tra UE e Russia come una minaccia all’egemonia geopolitica di Washington sull’Europa. Per questo motivo, una serie di misure sono state adottate dai governi e dalle multinazionali occidentali per minare il predominio energetico della Russia.
Il controllo dell’influenza russa
La crescita della posizione dominante energetica della Russia è una grave preoccupazione per l’establishment politico degli Stati Uniti e dell’Unione europea che riconoscono che, lasciata incontrollata, la forza politica ed economica di Mosca indebolirebbe seriamente la posizione strategica dell’occidente. Quindi, alla luce di questo fatto inequivocabile, gli Stati Uniti e i loro alleati europei hanno intrapreso numerosi progetti di gasdotti volti a compensare la crescita della Russia. Forse il più ambizioso di tali progetti occidentali è il gasdotto Nabucco, destinato a portare energia in Europa dall’Iraq, così come dalla regione del Caspio, attraverso la Turchia. Il Nabucco è stato incluso nel gasdotto trans-anatolico (TANAP), assieme a numerosi altri progetti più piccoli, tutti complessivamente considerati un progetto coerente. Inoltre, il gasdotto trans-adriatico, che dovrebbe portare gas in Europa attraverso la Grecia, viene considerato nell’equazione per una maggiore diversificazione. I recenti sviluppi politici, economici e diplomatici hanno reso il progetto Nabucco irrealizzabile. Ciò ha spinto le società energetiche e i governi occidentali a promuovere invece una versione ridotta del progetto, denominato Nabucco West, che porterebbe il gas dalla Turchia all’Europa, fermandosi in Austria. Inoltre, la compagnia petrolifera di Stato dell’Azerbaigian (Socar) ha completato 1200 km di nuovi gasdotti attraverso la repubblica ex-sovietica (e attuale alleata NATO) Georgia, portando a speculare sull’ulteriore diversificazione delle infrastrutture. In particolare, gli esperti considerano l’espansione del gasdotto georgiano come segno che il sospeso progetto trans-Caspio, che trasporterebbe gas del Caspio dall’Azerbaijan alla Turchia attraverso la Georgia, potrebbe eventualmente essere riavviato. In sostanza, tutti questi progetti vengono interpretati come il tentativo più serio dell’Europa per diversificare le forniture di gas riducendone la dipendenza dalle importazioni russe. In particolare, Nabucco e gli altri erano intesi a sovvertire l’influenza del gasdotto South Stream. Naturalmente, non si tratta solo di ridurre la dipendenza dalla Russia, ma piuttosto di fare leva su Mosca su una serie di conflitti geopolitici.
Concorrenza energetica e “Grande Scacchiere”
Ogni conflitto geopolitico tra Russia e occidente ha una dimensione energetica. Il conflitto attuale in Ucraina può essere compreso, almeno in parte, come lotta per il controllo delle importanti infrastrutture gasifere. All’apice, nell’ultimo decennio, i gasdotti ucraini rappresentavano quasi l’80% dei rifornimenti di gas dalla Russia all’Europa. La controversia sul gas tra Russia e Ucraina del 2009, mise in netto rilievo quanto sia importante il gas nelle relazioni bilaterali tra i due Paesi e, forse ancor più quanto l’Ucraina sia fondamentale per i proventi delle esportazioni della Russia. Questo conflitto, e altri che lo precedettero, fu una delle principali motivazioni per la costruzione di Nord Stream e South Stream. L’attuale crisi politica in Ucraina dovrebbe essere parzialmente dettata dalla concorrenza economica tra Europa e Russia sull’Ucraina. L’accordo di partenariato UE che il presidente ucraino Janukovich ha respinto, era specificamente progettato per essere “esclusivo”, costringendo l’Ucraina a schierarsi o con la Russia o con l’Europa, mettendo il governo in una posizione insostenibile. La crisi in questo Paese è il risultato diretto di tali misure economiche provocatorie.
La guerra in Siria, e la conseguente situazione di stallo diplomatico tra Russia ed occidente, è anche in parte dovuta a questioni energetiche. I primi giorni del conflitto in Siria coincisero con la firma per la cosiddetta “Pipeline islamica”, un gasdotto che avrebbe trasportato gas iraniano e iracheno nel Mediterraneo, e successivamente all’Europa attraverso la Siria. Naturalmente, un tale sviluppo sarebbe stato un assalto diretto all’egemonia del gas del Qatar e delle monarchie del Golfo. Visto in questo modo, il finanziamento e l’armamento continui da Qatar e Arabia Saudita dei gruppi terroristici in Siria sono il tentativo di tali monarchie d’impedire qualsiasi violazione ai loro proventi europei del gas. Naturalmente la Russia, il cui accesso al mercato europeo è sicuro grazie a Nord Stream e South Stream, aiuta Damasco, suo ultimo alleato in Medio Oriente, nel tentativo di bloccare ciò che può essere visto solo come il tentativo di distruggere la Siria stessa. Altri sviluppi nel settore dell’energia complicano ulteriormente tali problemi. La recente scoperta di giacimenti di gas al largo delle coste israeliane nel Mediterraneo orientale, fornisce ulteriori motivazioni alle potenze USA-NATO per destabilizzare gli interessi russi e strappare il controllo dei principali alleati russi da Mosca. La voce di un possibile gasdotto Israele-Turchia sarebbe intesa come ennesimo tentativo di minare il predominio del gas russo. Naturalmente, le tanto propagandate “Shale Revolution” e fratturazione idraulica (conosciuta come “fracking“), ha portato tutti gli attori, anche la Russia, a rivalutare i loro piani energetici strategici e ad esaminare tutte le opzioni possibili per il futuro prossimo e a medio termine.
L’uscita della Russia dai giorni bui dei primi anni ’90 è dovuta ampiamente alle sue esportazioni energetiche. Il continuo sviluppo economico e il conseguente sviluppo politico e militare, rappresentano una minaccia all’egemonia USA-NATO in Europa e nel mondo. E’ questa minaccia che le potenze occidentali cercano di affrontare con varie forme di hard e soft power. Il famigerato “scudo antimissile” in Europa orientale, la guerra in Siria, la crisi in Ucraina e molte altre questioni, sono tutti fattori di tale grande contrasto. Inoltre, i media occidentali continuano a condurre una guerra di propaganda incessante per demonizzare la Russia. Apparentemente, il carattere russofobo di tali attacchi viene decorato dalla retorica dei diritti umani e della libertà. Tuttavia, queste premesse sono mera copertura del tentativo ben orchestrato di manipolare l’opinione pubblica per farle credere che, come durante la Guerra Fredda, la Russia è il nemico, e USA-NATO rappresentano le forze del bene. Come al solito, i servili media aziendali obbediscono alla politica estera USA-NATO. Per tutti questi motivi, appare chiaro che la battaglia per l’influenza continua più furiosa che mai. La scacchiera geopolitica è ancora una volta al centro della scena, e sotto di essa, l’energia e gli oleogasdotti sono la forza trainante.
Eric Draitser è un analista geopolitico indipendente di New York City e fondatore di StopImperialism.org, opinionista di RT, in esclusiva per la rivista online “New Oriental Outlook“.
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
 
2014
Visco aggredito a Roma: "Sei un servo delle banche"



Vincenzo Visco aggredito a Roma: "Sei un servo delle banche, hai svenduto l'Italia"

http://www.huffingtonpost.it/2014/0...roma_n_4890759.html?view=print&comm_ref=false Dire, L'Huffngton Post | Pubblicato: 03/03/2014 18:26 CET | Aggiornato: 03/03/2014
http://www.huffingtonpost.it/2014/03/03/vincenzo-visco-aggredito-a-roma_n_4890759.html?utm_hp_ref=fb&src=sp&comm_ref=false


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L'ex ministro Vincenzo Visco è stato aggredito questa mattina, a Roma, da un uomo che gli ha messo le mani al collo dopo averlo accusato di essere "un servo delle banche". Soccorso e tratto in salvo da alcuni passanti, Visco ha sporto denuncia ai carabinieri mentre l'assalitore si è dato alla fuga.
L'aggressione è avvenuta alle 11 e 30 nei pressi di piazza di Novella, quando un uomo ha cominciato ad insultare Visco, dicendogli: "sei un servo delle banche. Hai svenduto l'italia. Tornatene a casa". Quando Visco lo ha invitato a "non dire fesserie", l'uomo lo ha assalito alle spalle e gli ha stretto le mani al collo, come per strangolarlo. Alcuni passanti sono riusciti a fermare l'energumeno che a quel punto si è dato alla fuga.
Visibilmente scosso per l'accaduto, Visco ha presentato formale denuncia ai carabinieri. Vincenzo Visco è stato ministro delle finanze dal 1996 al 2000, ministro del Tesoro e del bilancio dal 2000 al 2001 e vice ministro dell'economia con delega alle Finanze.
La solidarietà del Pd. All'ex ministro è arrivata nel pomeriggio la solidarietà del partito democratico. "A nome mio e di tutto il partito voglio esprimere solidarietà a Vincenzo Visco, aggredito questa mattina in strada a Roma", ha affermato in una note il portavoce della segreteria Lorenzo Guerini. "L'episodio è l'ennesima dimostrazione che le continue campagne mediatiche e politiche, spesso generiche se non infondate, possono generare frutti avvelenati. Invitiamo tutti, perciò, ad agire con senso di responsabilità per non mettere a rischio l'incolumità fisica di chi ha avuto l'occasione di lavorare per il Paese e ----------------------------------



 
Operation
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marzo 6, 2014 Lascia un commento

Alessandro Lattanzio, 6/3/2014
Sull’Ucraina viene resa pubblica una nuova intercettazione, ovvero la telefonata tra il ministro degli Esteri estone Urmas Paet e Catherine Ashton, Alto rappresentante dell’Unione europea, il cui argomento erano i cecchini che avevano sparato sulla folla a Kiev, dal 17 febbraio al 20 febbraio. Si scopre così che ciò era opera di un gruppo di Euromaidan e non delle forze speciali ucraine, come i media propagandistici occidentali volevano fare credere: “I cecchini che hanno sparato contro i manifestanti e la polizia a Kiev, presumibilmente furono arruolati dai capi di Maidan, secondo una telefonata tra il capo del comitato per la politica estera dell’Unione europea Catherine Ashton e il ministro degli Esteri estone. Vi è ora la forte idea che dietro i cecchini non ci fosse Janukovich, ma gente del nuovo governo”, aveva detto Paet, “Penso che indagheremo. Voglio dire, non lo scegliamo ma è interessante. Dio” rispose Ashton. (…) Paet ha anche ricordato una sua conversazione con un medico che aveva curato dei feriti a Kiev. Ha detto che manifestanti e poliziotti erano stati colpiti dalle stesse persone. “E poi, cosa abbastanza inquietante, questa Olga (Bogomolets) ha detto anche che tutte le prove dimostrano che le persone uccise dai cecchini, poliziotti e manifestanti, lo furono per mano degli stessi tiratori che sparavano su entrambe le parti“, sottolineava il ministro estone. Ashton rispose: “Beh, sì… ecco, è terribile.” “Allora mi ha anche mostrato alcune foto dicendomi, da medico, che si trattava degli stessi tipi di proiettili, ed è davvero inquietante che ora il nuovo governo non voglia indagare su cosa sia esattamente successo“, continuava Paet. Paet sottolineava ad Ashton che temeva che ciò possa “screditare fin dall’inizio questo nuovo governo”, ma Ashton insisteva affinché le indagini non fossero autorizzate, per non minare il nuovo regime. Paet infine riferiva “Non c’è fiducia verso i politici ora al governo. Chi proviene da Maidan e dalla società civile dice di sapere che tutti quelli del nuovo governo hanno un passato da criminali.
Nel frattempo, il parlamento della Crimea vota l’adesione alla Federazione Russa chiedendo a Mosca “l’avvio del processo di adesione alla Federazione russa“, mentre 22000 militari ucraini e decine di sistemi missilistici terra-aria S-300 passano sotto l’autorità del governo della Repubblica autonoma di Crimea. Affermava a una conferenza stampa, a Mosca, il Presidente Vladimir Putin, “Sembra che si voglia riprodurre in Crimea lo scenario di Kiev, organizzando una serie di attentati terroristici. Questo preoccupa molte persone in Crimea, che così hanno creato i comitati di autodifesa e preso il comando delle locali unità militari (…) decine di sistemi missilistici S-300 ed altre armi, così come 22000 soldati ucraini, sono passate alle autorità della Crimea. Grazie a Dio, è avvenuto senza resistenza e il popolo della Crimea controlla tutto“. Il rappresentante della Russia alle Nazioni Unite, Vitalij Churkin, aveva annunciato che il Presidente Putin aveva anche ricevuto una lettera dal legittimo presidente dell’Ucraina Viktor Janukovich. Churkin indicava che nella lettera Janukovich chiede d’inviare truppe russe in Ucraina per proteggere i civili. Il Presidente Vladimir Putin aveva definito illegittime le autorità insediatesi a Kiev, ma dichiarava che l’intervento militare della Russia era riservato per i casi estremi. “Il parlamento è in parte legittimo, ma tutto il resto no. Il presidente ad interim non ha alcuna legittimità… L’uso delle truppe è l’ultima risorsa. Non vi è alcuna necessità di impiegarle in questo momento, anche se l’opzione è presente sul tavolo. Qualsiasi intervento sarà puramente di natura umanitaria. Se prendiamo la decisione di schierare le truppe, sarà solo per proteggere il popolo. I nostri militari sono fratelli in armi, amici. Sono sicuro che i soldati ucraini e russi saranno sullo stesso lato della barricata. … Il colpo di Stato anticostituzionale e l’occupazione armata del potere a Kiev causano il caos in Ucraina, ora fuori controllo. Vediamo un’orgia di neonazisti, nazionalisti e antisemiti in diverse parti dell’Ucraina. Se vediamo tale illegalità nelle regioni orientali, se il popolo ci chiede aiuto, oltre alla richiesta dal presidente legittimo, che già abbiamo, ci riserviamo il diritto di utilizzare tutti i mezzi a nostra disposizione per tutelare i cittadini, cosa che riteniamo del tutto legittima. Non siamo in guerra contro il popolo ucraino. … Voglio che lo capiate senza ambiguità. Se prendiamo una decisione, sarà solo per proteggere i cittadini ucraini. … Quando dico agli occidentali ‘Credete di agire legittimamente’, rispondono ‘sì’. Devo ricordargli le azioni degli Stati Uniti in Afghanistan, Iraq e Libia dove hanno agito senza alcun mandato del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite o pervertendolo, come è avvenuto in Libia. … I nostri partner, in particolare gli Stati Uniti, formulano sempre chiaramente i loro interessi geopolitici e nazionali, li perseguono senza sosta trascinandosi dietro il resto del mondo, utilizzando il principio del ‘sei con noi o contro di noi’, molestando coloro che rifiutano di essere trascinati. Ci opponiamo decisamente a tale forma di transizione del potere in Ucraina, e ovunque nello spazio post-sovietico. Ciò non aiuta la cultura della legalità. Se qualcuno viene autorizzato ad agire in tale modo, poi ognuno si sentirà di seguirlo e ciò significherà il caos. È la cosa peggiore che può capitare ad un Paese con economia e sistema politico instabili“. Putin inoltre ha avvertito che in Ucraina si sono imposti al potere altri oligarchi dalla reputazione discutibile. Sui cecchini a Kiev, Putin ha detto che non sapeva di alcun ordine del governo Janukovich di usare armi da fuoco contro i manifestanti. Per lui i tiratori avrebbero potuto essere provocatori dell’opposizione. Il Presidente Putin ha concluso sottolineando che la Russia vorrebbe vedere la partecipazione di tutti i cittadini dell’Ucraina nella definizione del futuro del Paese, sottolineato che la resistenza ai golpisti a Kiev, soprattutto nell’Ucraina orientale e meridionale, dimostra chiaramente che Kiev non ha il mandato nazionale per governare il Paese: “Francamente, dovrebbero adottare una nuova costituzione tramite un referendum, in modo che tutti i cittadini dell’Ucraina s’impegnino nel processo, partecipando alla formulazione dei nuovi principi su cui fondare la loro nazione. … Credo che dopo la formazione di un governo legittimo, e nuove elezioni presidenziali e parlamentari si dovrebbe tornare alla normalità.” Putin avvertiva che le elezioni presidenziali in Ucraina, previste per il 25 maggio, non dovrebbero esserci se la situazione nel Paese non migliora. “Se si svolgono in condizioni di tale terrore, naturalmente, non le accetteremo“.
Nel 1997 la Russia e l’Ucraina firmarono un trattato sulle basi militari e navali in Crimea. L’accordo fu ratificato dai parlamenti russi e ucraini nel 1999. La Russia ricevette l’82 per cento delle navi della flotta del Mar Nero dopo aver versato al governo ucraino 526,5 milioni di dollari. L’accordo, emendato, permette alla Flotta russa del Mar Nero di rimanere in Crimea fino al 2042. Mosca compra annualmente 97,75 milioni di dollari di debito di Kiev per il diritto di utilizzare acque e frequenze radio ucraine, e per compensare l’impatto ambientale della Flotta del Mar Nero. La marina russa può schierare in Crimea 25000 effettivi, 24 sistemi di artiglieria di calibro inferiore a 100mm, 132 veicoli blindati e 22 aerei militari. Cinque squadre navali russe sono di stanza nel porto di Sebastopoli, in conformità con il trattato:
30.ma Divisione navi di superficie formata dall’11.ma Brigata navi antisom, comprendente l’ammiraglia della Flotta del Mar Nero, l’incrociatore lanciamissili Moskva, nonché le navi antisom Kerch e Ochakov, il cacciatorpediniere lanciamissili Smetlivij, la fregate Ladnij e Pytlivij; e dalla 197.ma Brigata navi da sbarco, composta da sette grandi navi d’assalto anfibio;
41.ma Brigata motomissilistiche, comprendente la 166.ma Divisione mezzi d’attacco veloce, composta degli aliscafi Bora e Samum e dai pattugliatori lanciamissili Mirazh e Shtil, e la 295.ma Divisione motomissilistiche;
247.ma Divisione sottomarini, costituita dai due sottomarini diesel B-871 Alrosa e B-380 Svjatoj Knjaz Georgij;
68.ma Brigata difesa portuale, formata da 4 navi del 400.mo Battaglione antisom e della 418.ma Divisione cacciamine;
422.ma Divisione idrografica formata dalle navi da ricerca scientifica Cheleken, Stvor, Donuzlav, GS-402 e da imbarcazioni idrografiche;
La Russia ha due basi aeree in Crimea, a Kacha e a Gvardejskij. Le forze della difesa costiera russe in Ucraina sono il 1096.mo Reggimento di Difesa missilistica antiaerea a Sebastopoli e l’810.ma Brigata di fanteria di marina, con 2000 marine. Le unità navali russe sono autorizzate ad attuare le misure di sicurezza nella base di permanenza e durante le operazioni in collaborazione con le forze ucraine, in conformità con le procedure delle forze armate della Russia che, nel frattempo, rafforzano la loro presenza in Armenia, inviando nella 3624.ma Base Aerea russa, presso l’aeroporto Erebuni di Erevan, 16 jet da combattimento multiruolo MiG-29 Fulcrum, nel quadro degli accordi sulla difesa aerea della Comunità degli Stati Indipendenti. La base di Erebuni fa parte della 102.ma base militare russa di Gyumri, al confine tra Armenia e Turchia. L’esercito russo dichiarava che oltre ai caccia, la base di Erebuni presto ospiterà uno squadrone di 18 elicotteri d’attacco e d’assalto.
In reazione alle operazioni difensive di Mosca, gli Stati Uniti il 3 marzo annunciavano la sospensione dei colloqui commerciali e degli investimenti con la Russia, oltre che i rapporti militari. Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama avvertiva Mosca che Stati Uniti e alleati esaminano le misure per “isolarla”. “È la Russia che potrebbe sanzionare gli Stati Uniti”, avvertiva Gordon Duff sottolineando la dipendenza dell’Europa dal gas russo: “il gas russo riscalda l’Europa e la Russia è piena di soldi“. Ma intanto il Pentagono si trova nel panico, temendo di perdere il vantaggio tecnologico che ha mantenuto per tanto tempo. La preoccupazione per i tagli alla difesa potrebbero logorare le forze armate statunitensi, perdendo il vantaggio tecnologico su Russia e Cina. Questo è in parte il motivo per cui il Pentagono prevede di ridurre il numero di truppe e sbarazzarsi delle armi vecchie. Negli ultimi anni i funzionari della difesa USA hanno osservato attentamente Mosca e Pechino testare armamenti sofisticati. “Lo sviluppo e la proliferazione di avanzate tecnologie militari da parte di altre nazioni significa che entriamo nell’epoca in cui il dominio statunitense su mari, cieli e spazio non sarà più scontato“, avvertiva il segretario alla Difesa statunitense Chuck Hagel. Hagel dovrebbe svelare il piano per ridurre le forze dell’esercito degli Stati Uniti di 40/50000 soldati e per eliminare la flotta di cacciacarri A-10 Warthog. L’aereo spia U-2 non sarà più utilizzato dal Pentagono, concentrandosi sui droni da ricognizione Global Hawk. Il dipartimento della Difesa così arriverebbe a un bilancio di 500 miliardi dollari, spendendo quanto i successivi sei-sette Paesi messi insieme. Cina e Russia aumentando gli investimenti per la sicurezza superano nuovi traguardi tecnologici. Secondo la rivista IHS Jane’s, a febbraio crescerà la spesa per la Difesa della Cina del 14 per cento, pari a quasi 160 miliardi di dollari. La Russia dovrebbe aumentare il suo bilancio per la Difesa di oltre il 40 per cento, cioè di 98 miliardi dollari, entro il 2016. Inoltre Cina, Iran e Russia sviluppando nuovi missili antinave acquiscono la capacità d’interdire l’acceso alle rispettive zone marittime, minacciando la flotta statunitense operante presso le loro coste. Infine, “gli Stati Uniti hanno goduto del monopolio delle armi guidate per circa 20 anni“, afferma Robert Cenni, vicesegretario alla Difesa USA, ma “quel monopolio ora si sta erodendo“.
Riguardo la Cina, Beijing chiede 3 miliardi di dollari di risarcimento dall’Ucraina per la violazione del contratto prestiti-per-grano firmato nel 2012. Secondo l’accordo, l’Export-Import Bank of China aveva concesso un prestito a Kiev in cambio di forniture di grano. Ma l’ente per il cibo e il grano statale dell’Ucraina ha utilizzato il prestito cinese per rifornire altri Paesi, come Etiopia, Iran, Kenya e i gruppi dell’opposizione siriana. Finora gli importatori cinesi hanno ricevuto solo 153 milioni di dollari, o 180000 tonnellate di grano ucraino. La Cina ha già presentato un’istanza contro l’Ucraina presso la Corte dell’arbitrato internazionale di Londra. Il parlamento ucraino avrebbe fornito garanzie statali per il prestito. Il 4 marzo, il presidente cinese Xi Jinping aveva parlato con l’”alleato e amico” Vladimir Putin sulla crisi in Ucraina. “Vladimir Putin e Xi Jinping hanno discusso della situazione estremamente complessa in Ucraina, rilevando la vicinanza delle loro posizioni. Hanno espresso la speranza che le iniziative adottate dalla leadership della Russia diminuiscano la tensione socio-politica e garantiscano la sicurezza della popolazione russofona in Crimea e nelle regioni orientali dell’Ucraina“. Il presidente cinese ha espresso soddisfazione per la cooperazione strategica su “grandi rilevanti progetti” ed ha anche detto a Putin che Beijing vuole intensificare la cooperazione con la Russia sulla lotta antiterrorismo. Il Presidente Putin aveva inviato le condoglianze a Beijing per il violento attacco terroristico a Kunming, commesso da islamisti dello Xinjiang, il 1 marzo. Xi ha invitato il presidente russo a visitare la Cina nei prossimi mesi per rafforzare i rapporti. Secondo il sito cinese Global Times, “Alcuni pensano che la politica cinese di non interferenza sarà messa alla prova in questa situazione, e che se la Cina sostiene la Russia, finirà in una trappola diplomatica. Questo è pensare da deboli. L’occidente ha interferito negli affari interni di molti Paesi, senza mai ammetterlo. Preferiamo essere d’accordo con le voci a sostegno della Russia. La Russia ha resistito all’espansionismo delle forze occidentali in Ucraina, azione importante non solo per il destino di Mosca, ma anche per gli interessi strategici della Cina. Russia e Cina rappresentano reciprocamente interessi strategici. Se la Russia guidata da Putin viene sconfitta dall’occidente, ciò sarà un duro colpo per gli interessi geopolitici della Cina. La Russia è il partner strategico globale su cui la Cina può contare. Nei prossimi due o tre decenni nessun Paese sarà in grado di sostituire la Russia. Pertanto, la Cina dovrà sostenerla. … Se l’occidente riuscirà ad imporre sanzioni alla Russia, la società cinese dovrà fornire maggiori aiuti alla Russia, soprattutto economici. Ma l’occidente sottovaluta la resistenza di Mosca. La resistenza della Russia all’occidente ha un valore globale. Sostenere la Russia consolida la base della strategia della Cina. Fintanto che questa strategia è solida, le relazioni bilaterali della Cina con gli altri Paesi non saranno turbate. Non dobbiamo deludere la Russia quando è in difficoltà. La Cina dovrebbe essere un partner strategico affidabile, e così ci avremo altri amici”.
Fonti:
RIAN
Space Daily
WSWS
Nsnbc
RIAN
RussiaToday
RIAN
RIAN
Global Times
Press TV
The BRICS Post
 
Putin
Gli amici del Mossad: l’Ucraina sotto il pugno dei bankster

marzo 5, 2014 1 commento

Dean Henderson 4 marzo 2014Con i loro terroristi di al-Qaida sonoramente sconfitti dalle forze di Hezbollah in Siria, i bankster Illuminati della City di Londra guardano all’Ucraina ricca di risorse. Sapevano che il presidente russo Vladimir Putin sarebbe stato distratto dalle Olimpiadi di Sochi, insieme alla serie di minacce e propaganda lanciata dai demoniaci sion-fascisti e dai loro cagnetti mediatici occidentali. Con tempo e denaro illimitato a disposizione, è il modus operandi dei bankster. Attaccano laddove vedono opportunità, si ritirano quando sconfitti, poi attaccano in un’altra regione del pianeta dopo pochi giorni cercando vulnerabilità e risorse. L’Ucraina ha dichiarato l’indipendenza dall’ex-Unione Sovietica nel 1991. Nel 2004-2005 le ONG occidentali aiutarono gli agenti di CIA/Mossad/MI6 ad inscenare la fasulla rivoluzione arancione. Victor Jushenko divenne primo ministro, ma fu avvelenato durante la campagna. I media occidentali incolparono i russi, ma probabilmente fu un’operazione del Mossad per sostituirlo con la più bankster-friendly miliardaria di destra Julija Tymoshenko. Tymoshenko aveva co-diretto la rivoluzione arancione ed era una delle persone più ricche dell’Ucraina. Nel 2005 Forbes la nominò la terza donna più potente del mondo. Nel 2007 si recò negli Stati Uniti per incontrare il vicepresidente Dick Cheney e la consigliera della sicurezza nazionale Condaleeza Rice per parlare di energia. Tymoshenko divenne ricca quando era dirigente di una società del gas. L’Ucraina venne infilata nell’Energy Policy Task Force di Cheney, che l’aprì al mondo non regolamentato dell’esplorazione di petrolio e gas, compreso il fracking. Tymoshenko privatizzò oltre 300 industrie statali durante il suo dominio, ma il popolo ucraino sentì puzza di ratto. Nel 2010 votò Primo ministro Viktor Janukovich con il 48% dei voti. Il suo Partito delle Regioni sconfisse di nuovo il partito Patria di Tymoshenko nelle elezioni parlamentari del 2012. Tymoshenko fu condannata per appropriazione indebita di fondi statali e abuso di potere. Ebbe una condanna di soli sette anni e una multa di 188 milioni di dollari per i crimini compiuti nell’industria del gas. Due settimane fa Tymoshenko è stata scarcerata nell’ambito di un accordo trovato in una riunione segreta tra Janukovych e funzionari UE, NATO e russi, come segnalato da William Engdahl in un articolo per Veterans Today. Poco dopo il suo rilascio si scatenò l’inferno.
Gli amici del Mossad
Il 22 febbraio, dei cecchini aprirono il fuoco dai tetti sulla piazza di Kiev. Engdahl dice che tali cecchini erano membri di una cellula terroristica fascista denominata Assemblea nazionale ucraina- autodifesa del popolo ucraino (UNA-UNSO). Guidati da Andrej Shkil, il gruppo ha legami con il Partito nazionaldemocratico tedesco neo-nazista. Secondo fonti d’intelligence di Engdahl, UNA-UNSO è una cellula segreta di Gladio della NATO e fu coinvolta nei conflitti dalla Georgia al Kosovo alla Cecenia, nell’ambito della strategia della tensione contro la Russia. Shkil ha anche legami diretti con Tymoshenko, così come con l’appena insediato primo ministro Aleksandr Turchinov, predicatore battista ed ex-consigliere di Tymoshenko andato al potere dopo che Janukovich era fuggito in Russia per le minacce alla vita. Nel 2006 i pubblici ministeri aprirono un procedimento penale contro Turchinov, accusato di distruggere i dossier che provavano i legami di Tymoshenko con il capo della criminalità organizzata Semjon Mogilevich. Con Turchinov primo ministro, l’Ucraina è ora in pugno ai criminali fascisti organizzati noti come Fazione Destra.
Non è stata una sorpresa, quindi, quando Press TV ha riferito che sia Haaretz che Times of Israel si vantano apertamente di come un gruppo di “ex” soldati israeliani, conosciuti come i caschi blu di Maidan, avessero guidato i “manifestanti” della piazza di Kiev sotto la direzione di un uomo dal nome in codice Delta. Secondo Paul Craig Roberts tali “manifestanti” erano pagati da UE e USA. Un colpo di Stato del Mossad ha messo al potere Fazione Destra, eliminando le voci più moderate, finanziato e sostenuto dagli Stati Uniti, come rivelato nell’ormai famigerato video di YouTube che mostra l’assistente del segretario di Stato Victoria Nuland discutere con l’ambasciatore statunitense in Ucraina Geoffrey Pyatt (entrambi agenti israeliani nel dipartimento di Stato USA), mentre cercano d’installare un primo ministro ucraino una volta sbarazzatisi di Janukovich.
Rubare risorse
Come al solito questo putsch dei bankster di Rothschild riguarda le risorse. L’Ucraina è in una posizione geografica altamente strategica, tra il Mar Nero e il Mar d’Azov. L’Ucraina è il granaio dell’emisfero orientale. Nel 2011 fu il 3.zo maggiore esportatore di grano del mondo. E’ tra i primi 10 Paesi al mondo per terreni agricoli. L’Ucraina è la 2.nda maggiore potenza militare in Europa dopo la Russia e la NATO, strumento dei Rothschild, non vorrebbe niente di meglio che scacciare la Flotta russa del Mar Nero, da Sebastopoli, un simbolo della potenza navale russa fin dal 18.mo secolo. L’Ucraina ha vasti giacimenti di gas naturale, un’industria avanzata ed è un crocevia altamente strategico per gli oleodotti e gasdotti che collegano i giacimenti dei Quattro Cavalieri nel Mar Caspio ai consumatori europei. Nel 2009 una disputa tra Putin e Tymoshenko sulle forniture di gas trans-ucraine della Russia provò l’enorme picco dei prezzi del gas in Europa. Nell’ottobre 2013, il FMI incontrò i funzionari ucraini per discutere della presunta “crisi di bilancio” del Paese. Il braccio armato dei bankster chiese che l’Ucraina raddoppiasse i prezzi al consumo del gas e dell’energia elettrica, svalutasse la propria moneta, tagliasse i finanziamenti statali a scuole e anziani ed eliminasse il divieto di vendita dei suoi ricchi terreni agricoli agli stranieri. In cambio di ciò, l’Ucraina ebbe promessi 4 miseri miliardi di dollari. Janukovich disse al FMI di sparire e la Russia subito intervenne promettendo energia più economica e dichiarando che avrebbe comprato 15 miliardi di dollari in obbligazioni ucraine. Janukovich era ormai sulla lista nera dei bankster, e il resto è storia.
La Russia ha risposto al colpo di Stato ucraino inviando truppe in Crimea per proteggere la popolazione russofona e la Flotta del Mar Nero. Fu qui che 160 anni fa Caterina la Grande lanciò la grande campagna per togliere la Crimea ai sultani ottomani. Durante la seconda guerra mondiale i tartari di Crimea collaborarono con Hitler nella breve occupazione della regione, prima che Stalin li sconfiggesse ed espellesse i separatisti tartari. Molti non fecero ritorno. In questo dramma, i media occidentali al servizio dei bankster cercavano di creare una qualche forma di “crisi umanitaria” che coinvolgesse i tartari, per aumentare i problemi in Crimea. Ma i russi hanno risposto rapidamente, così come i media alternativi. Non siamo ai bei vecchi tempi in cui i colpi dei bankster erano indiscussi e inosservati. Il popolo ucraino non sosterrà tali fascisti a lungo. Ha visto le vuote promesse avanzate dall’ultima “manifestazione” dei bankster, la rivoluzione arancione. Ne sa abbastanza della cosa. La demoniaca City di Londra dei bankster Illuminati può avere tempo e denaro illimitato. Ma le persone si svegliano. Lo spirito umano ha un potenziale illimitato. Siamo molto più vicini all’inizio di questa storia che alla fine
 
Tra tutele progressive, contratti a tempo indeterminato e non, articoli 18 e burocrazie improbabili, lo spettacolo offerto e quello dell`ormai abusato trucco del coniglio apparso dal cilindro.









Il “Jobs Act” e la retorica populista


commenti

L’economia italiana è da tempo “border line”, e questa, al solito, non è una novità. La sola disoccupazione ha raggiunto livelli storici, non essendo mai stata così elevata negli ultimi trentacinque anni. Le più felici congratulazioni dunque, per il record raggiunto. A ciò non possono non collegarsi le oltre 110.000 (!) aziende tricolori fallite nel solo 2013, un numero reso ancor più impressionante dal numero dei (non) lavoratori che di conseguenza hanno fatto ritorno a casa (oltre 400.000). Il governo da parte sua sta preparando in questi giorni un provvedimento eccezionale esattamente volto ad affrontare il problema occupazionale, in maniera precisa ed efficace, meglio noto come “Jobs act”.
La proposta vorrebbe andare a garantire un sussidio di circa mille euro mensili a oltre un milione e duecentomila svantaggiati, compresi coloro che perdono il lavoro dopo soli tre mesi e incluse categorie mai prima d’ora prese in considerazione per eventuali sostegni, come i collaboratori a progetto. Il problema purtroppo -e come sempre- starebbe a monte, un monte di quasi nove miliardi necessari a coprire quello che già in partenza, per quanto lodevole, sembra dover rimanere soltanto un bel sogno in un cassetto. La cosa potrebbe poi avere conseguenze decisamente improduttive, trovandosi a quel punto al consiglio dei ministri costretti a elaborare soluzioni minori e di ripiego nemmeno lontanamente risolutive. Qualcosa che ricorderebbe i già visti goffi tentativi di governi passati che si inventarono società a responsabilità limitata con accesso facilitato ai giovani, tendenzialmente un buco nell’acqua.
Potrebbero ancora ricordare tutta quella sterminata serie di incentivi economici a sostegno delle aziende in grado di assumere nuovo personale, incentivi il più delle volte non pervenuti, e in ogni caso di difficile ottenimento. Insomma, tra tutele progressive, contratti a tempo indeterminato e non, articoli 18 e burocrazie improbabili, lo spettacolo offerto sembra essere ancora l’ormai abusato trucco del coniglio apparso dal cilindro. Il coniglio in questo caso sarebbe la classica favoletta populista, una storia il cui finale positivo sembra sempre essere il mercato felice e contento, perché di nuovo possiamo rasserenarci, con uno spread al minimo, e le borse in salita…
Intanto il membro del gruppo Bilderberg Bernabè sentenzia: “Gli elementi vincenti del futuro in campo comunicativo sono la capacità di innovare e rinnovarsi. L’Italia in questo senso deve recuperare il gap che ha rispetto ad altri paesi”. Gli va dato atto di non avere torto, infatti, siamo perfettamente consapevoli di avere i migliori cervelli al mondo, di norma presi a calci e costretti a emigrare. Sappiamo bene anche di essere davvero la Nazione più bella al mondo, con la quasi totalità dei beni culturali mondiali, con il nostro inimitabile artigianato, con la nostra ineguagliabile enogastronomia. In pratica quelli che dovrebbero essere i veri punti sui quali lavorare davvero e investire, per i quali preparare riforme.
Ci rendiamo conto quindi di essere l’unica vera ottava meraviglia, in grado -in potenza- di poter tenere facilmente testa fin’anche alle grandi potenze. Quest’ultime dal canto loro forse ne sono più consapevoli di noi, tanto da esser riuscite a sfiancarci e conquistarci subdolamente, con debito e privatizzazioni, permessi da generazioni di governanti incapaci e corrotti, simili a molti pretori romani che nella breve durata del loro
incarico spesse volte più che alla amministrazione di una provincia erano interessati a razziare più ricchezze possibili.
Business as usual.
 

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