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tutta la verità sulla truffa del debito pubblico


Il magistrato Varone pubblica tutta la verità sulla truffa del debito pubblico






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Il pubblico ministero di Pescara, Gennaro Varone, è stato uno dei relatori del convegno che si è tenuto l’8 marzo al palazzo della Provincia di Pescara.
La conferenza, dal titolo “La povertà dell’Italia, tra Euro e incostituzionalità dei trattati europei“, organizzata dalla Scuola Giacinto Auriti, ha ottenuto un grande successo: sala gremita, con persone anche in piedi, e più di tremila utenti che seguivano la diretta streaming di AbruzzoLive. Presto sarà disponibile un DVD con tutti i filmati della giornata .
Anche se i media nazionali hanno ignorato l’evento, di fatto censurandolo, televisioni locali come Teleponte ne hanno aiutato la pubblicizzazione, contribuendo al successo della giornata. Di seguito l’intervista a Mauro Di Sabatino, presidente della scuola. Mercato libero testimonianze

- In attesa del filmato del convegno, impegnamoci a diffondere ciò che scrive il magistrato Varone sul suo Facebook, con la speranza che anche altri PM si schierino dalla parte della verità. Cito:
Dobbiamo capire che cosa sia la moneta… se capiamo questo e comprendiamo che cosa sia il debito pubblico, abbiamo capito come va il mondo. Il punto è che di una cosa così ovvia non si interessa nessuno. E (quasi) nessuno sa che cosa sia e come nasca una banconota da 10 €. …Eppure, la moneta paga il nostro lavoro e sulla moneta riposa il nostro futuro: scuola, cure mediche, figli, tempo libero… vita.
La cosa essenziale che occorre sapere della Moneta è che essa è creata… dal NULLA e senza alcun valore intrinseco (che non sia il costo della filigrana e degli operai che stampano) dall’Istituto Centrale di Emissione: nel nostro caso la Banca Centrale Europea.
La BCE (tramite le Banche Commerciali) ‘presta’ questa moneta, creata dal nulla, agli Stati. Che devono restituirla.
Mi chiedo, ingenuamente:
a) se la moneta è creata dal nulla… perché deve essere restituita?
b) Perché, pur essendo indispensabile alla vita degli esseri umani ed ai progetti dei governi, è creata da un ente (la BCE) che non risponde a nessuno, in particolare a nessun governo e a nessun elettorato?
La Banca Centrale deve battere moneta in modo corrispondente alla ricchezza (a tutta la ricchezza), in beni e servizi, che una nazione (che ognuno di noi) è in grado di produrre.
Questo è l’unico “pareggio di bilancio” che dobbiamo accettare.
Quindi, riprendiamoci la Banca Centrale.
Apriamo gli occhi! Nessuno può guadagnare la moneta che non viene stampata.
E, a decidere quanta moneta debba essere stampata, deve essere la Nostra Banca Centrale, d’intesa con il nostro Governo; secondo il bisogno degli italiani e secondo la ricchezza che NOI, con la nostra intelligenza, lavoro, passione, impegno, immaginazione, voglia, fantasia: possiamo produrre.
RIPRENDIAMOCI ciò che DEVE essere nostro.
Parole forti e vere, che acquistano ancora più potenza perché scritte da un sostituto procuratore della Repubblica.
Adesso che il re è nudo, dobbiamo solo farlo notare a chi ci sta intorno.

Di Daniele di Luciano
fonte: Il magistrato Varone pubblica tutta la verità sulla truffa del debito pubblico! | controinformazione.info | Quello che gli altri non dicono
 
Il Procuratore Generale Tarquini spiega la truffa di Bankitalia
Visto su http://sebastianoscrofina.blogspot.com/2004/12/il-procuratore-generale-tarquini.html
Tratto da “La banca, la moneta e l’usura – La Costituzione tradita”, di Bruno Tarquini
[*], già Procuratore Generale della Repubblica presso la Corte d’Appello dell'Aquila (ed. Controcorrente, Napoli 2001)

"Le anomalie di un bilancio […] la Banca d’Italia, nei propri bilanci, iscrive tra le poste passive la moneta che immette in circolazione. Questo ritiene di poter fare in virtù di un mero gioco di parole, che si risolve in definitiva in una presa in giro del popolo, sfruttando in modo truffaldino la formula che ancora si trova scritta sulle banconote (“Lire centomila – pagabili a vista al portatore” – firmato “Il Governatore”) e che, oggi, non avrebbe più alcuna ragione di essere, perché non significa nulla [1].
Infatti si tratta di un’obbligazione che l’istituto bancario si assumeva nel passato (nel tempo, cioè, in cui vigeva la convertibilità del biglietto di banca in oro) di convertire appunto la carta moneta nel metallo prezioso che ne costituiva la garanzia (base aurea).
Nei tempi attuali, in cui quella convertibilità è stata abolita ed è stato imposto il corso forzoso della moneta cartacea, quella “promessa di pagamento a vista” ha perduto ogni contenuto e non può, quindi, avere alcun valore. Tuttavia la Banca d’Italia ritiene ancora di potersene avvalere, confidando che la mera apparenza, che ancor oggi conservano i biglietti di banca, di cambiali a vista, e quindi formalmente di debito, le possa consentire legittimamente di considerare la moneta immessa in circolazione come una propria passività da iscrivere in bilancio tra le poste passive. Ed è noto come l’aumento artificioso del passivo, in un bilancio societario, determini un illecito annullamento dell’attivo [2].

Quindi l’Istituto di Emissione immette in circolazione banconote che sono non solo prive di alcuna copertura (neanche parziale) o garanzia, ma anche strutturate come false cambiali, che da un lato offrono una parvenza di legalità alla loro iscrizione nel passivo dell’azienda, dall’altro costituiscono un “debito inesigibile”, come affermano le stesse autorità monetarie, inventando una fattispecie giuridica di cui facilmente si può misurare l’assurdità. A parte, infatti, che la inesigibilità non può che riguardare il credito (perché è questo che, caso mai, non può essere esatto), con la formula del “debitore inesigibile” si fa decidere allo stesso debitore di non pagare il debito.
Una cosa è dire che “il credito” è inesigibile perché il debitore non può pagare, altra cosa è invece dire che esso è inesigibile perché il debitore (la Banca Centrale) per legge ha la garanzia di non dover pagare.
Riassumendo, delle due l’una: o la Banca d’Italia non è proprietaria della moneta al momento dell’emissione (come hanno affermato i rappresentanti del governo rispondendo alle interrogazioni parlamentari) ed allora appare del tutto ingiustificato che ne tragga un utile, tanto più che la banca stessa assume di essere debitrice dei simboli monetari emessi, così da iscriverli come posta passiva nel proprio bilancio; oppure la Banca Centrale (contrariamente a quanto dichiarato dai due Sottosegretari di Stato) è proprietaria di quella moneta e con giustificazione (solo apparente) ne ritrae un utile dal suo prestito al sistema economico nazionale, ma allora assume i contorni di un fatto illecito far figurare come poste passive operazioni che sono invece indubbiamente attive."


Note:
[*] Bruno Tarquini è nato ad Avezzano (L’Aquila) nel 1927. Laureatosi in giurisprudenza nel 1948 presso l’Università di Roma, è entrato giovanissimo in magistratura, percorrendone tutti i gradi. E’ stato pretore a Roma e, dal 1955, al Tribunale di Teramo, prima come giudice, poi come presidente; nel 1986 è stato trasferito alla Corte d’Appello dell’Aquila, dove ha svolto le funzioni di presidente della sezione penale e della Corte d’Assise di secondo grado, infine, nel 1994, è stato nominato Procuratore Generale della Repubblica presso la stessa Corte d’Appello. Gli studi giuridici e l’attività professionale non gli hanno impedito di alimentare le sue curiosità intellettuali, con particolare riguardo alla storia.
[1] Provi il cittadino a presentarsi ad uno sportello qualsiasi della Banca d’Italia, esibisca una banconota contenente quella (ormai inutile) promessa di pagamento e chieda di essere “pagato a vista”. E’ probabile che venga preso per matto!
[2] Sarebbe di certo giuridicamente infondato sostenere la legittimità della indicazione nel passivo della moneta al momento della emissione (ed a maggior ragione durante la sua circolazione), facendo ricorso a quanto stabilisce l’art.2424 del codice civile, secondo il quale il bilancio delle società per azioni deve indicare nel passivo (tra l’altro) anche “il capitale sociale al suo valore nominale…”, poiché non vi è alcun dubbio che nella massa di moneta creata e messa in circolazione dalla Banca Centrale non può sicuramente identificarsi il capitale sottoscritto e depositato dagli azionisti (“partecipanti”), dei quali costituisce un credito e, quindi, per la società un debito. Quella moneta la stessa Banca d’Italia – come si dirà più oltre – la definisce “merce”.


 
Finalmente un altro magistrato contro l'Eurosistema



http://www.giacintoauriti.eu/notizie/49-finalmente-un-altro-magistrato-contro-l-eurosistema.html


Scritto da Redazione. Postato in Notizie
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Ci è pervenuto in questi giorni l'articolo di un magistrato della Procura di Pescara che illustra la truffa del Debito Pubblico generata dall'Eurosistema e dai trattati europei che hanno istituito il S.E.B.C. .
Finalmente , diciamo noi.
Dopo il proc. generale di Corte d'Appello de L'Aquila, il dott. Bruno Tarquini, che all'apertura degli anni giudiziari del 1995 e 1997 denunciò la truffa dell'emissione monetaria a debito ( si badi bene che eravamo ancora con le lire ) e del Tasso Ufficiale di Sconto come madre di tutte le usure, un altro magistrato di nuova generazione si pone gli stessi interrogativi sull'inestinguibile debito pubblico e ne individua giuridicamente le cause proprio nel sistema di emissione monetaria e nei trattati di funzionamento dell'Eurosistema.
Ovviamente , in un articolo di poche righe non poteva illustrare tutto il quadro della problematica giuridica ma in maniera semplice e con grande capacità di sintesi ha rotto il muro di silenzio e l'alone di cecità che aleggia nella magistratura, sopratutto Costituzionale, sull'incostituzionalità dei Trattati Europei che lo stesso Auriti ed il dott.Tarquini denunciarono decenni prima della loro ratifica.
Di seguito riportiamo alcuni passaggi salienti dell'articolo del dott. Gennaro Varone, il quale si è reso disponibile ad esporre dettagliatamente la problematica in convegni e seminari pubblici.
" DEBITO PUBBLICO (?)
Che cosa è, realmente, questo Debito Pubblico? Supponiamo lo Stato debba costruire un ospedale. Senza ospedali, si muore. Il Governo di uno Stato dell'Eurozona, se vuole denaro, per pagarsi l'ospedale, deve chiederlo in prestito alle banche private. Per chi avesse curiosità lo stabilisce l'articolo 21 dello Statuto del Sistema Europeo Banche Centrali. Per ottenere quel prestito deve emettere “cambiali”: si chiamano Titoli di Debito Pubblico, o Buoni Pluriennali del Tesoro. Alla scadenza, lo Stato restituirà capitale ed interessi: nessuno presta “per senza niente”.

Supponiamo il Governo, quindi, emetta cambiali per 50 milioni di euro. Una Banca Privata offre 49 milioni e si aggiudica i Bpt. Il Governo ha ottenuto 49 milioni di euro; dovrà restituirne 50 alla scadenza; dunque, pagherà un milione di euro di interessi.
Il Governo con quei 49 milioni di euro costruisce il suo ospedale, anzi il nostro ospedale. E quel denaro dovrebbe diventare reddito del costruttore; e reddito dei suoi dipendenti, che lo utilizzeranno presso commercianti; i quali, a loro volta, faranno altri investimenti. Dunque, lo Stato, ora, ha un debito di 50 milioni di euro; ma questo debito è diventato un investimento; la ricchezza reale è aumentata: dove c'erano terra e sassi, c'è una struttura che eroga benessere; i 49 milioni pagati al costruttore hanno alimentato una potente spinta all'economia e un corrispondente aumento di ricchezza reale nel paese, dalla nostra laboriosità e capacità produttiva.
(...)

IL PAREGGIO DI BILANCIO
E veniamo alle tasse. È mai possibile che lo Stato recuperi, in tasse, tutti i 49 milioni di euro che ha speso? Se lo facesse, andrebbe in pareggio perfetto: "Ho speso 49 milioni di euro, mi riprendo 49 milioni di euro, sono in pari”. Ma se lo Stato se li riprendesse tutti, a noi cittadini, di quei 49 milioni di euro, che cosa resterebbe? Nulla. Eppure, per il pareggio di bilancio, è questo che lo Stato deve fare. Sembra assurdo?
Eppure è proprio questo che, per restare nella moneta unica lo Stato, deve fare: in base all'articolo 104 del trattato di Maastricht e in base al Regolamento del Consiglio d'Europa 1466 del 1997.
Ed è questa la causa della crisi economica. Questa.Se lo Stato ci dà un reddito e, poi ce lo toglie tutto, a noi che rimane? Nulla. Siamo tutti poveri. E se ci rimane nulla, ciò significa che non possiamo comprare nulla con quei 49 milioni di euro.
Lo chiamano anche Patto di stabilità. Si: perché, dal momento che dovrebbe riprenderseli, lo Stato dice: "Sai che c'è? Non ti pago! Ma le tasse, quelle le voglio …". Tuttavia, le imprese che hanno lavorato e non vengono pagate, falliscono, licenziano, riducono i salari … Tutto questo, ci ricorda qualcosa? Questa è la principale causa della crisi che attanaglia l'Eurozona, ormai da molti anni: il pareggio di bilancio.
È il tasto “pausa” sulla crescita economica; è la camicia di forza imposta alla capacità produttiva dei paesi aderenti. È il motivo della crisi (inutile illudersi: così dalla crisi non si esce); è lo strumento con il quale la crisi è stata deliberatamente prodotta.
TASSE E INDEBITAMENTO
Torniamo alle tasse. Supponiamo che lo Stato voglia tassare (per andare in pari) al 100%: in questo modo, si riprende tutti i 49 milioni di euro. È (quasi) in pari. "Ce lo chiede l'Europa"... E noi? Be', noi, avendo restituito tutti i 49 milioni, per vivere abbiamo una sola possibilità: chiedere noi denaro in prestito alle Banche (mutui, finanziamenti). Cioè dobbiamo indebitarci noi.
Se non si indebita lo Stato, con il debito pubblico , dobbiamo indebitarci, singolarmente, noi. Si chiama debito privato.
Bene, la possiamo mettere come vogliamo; ma, nel sistema attuale, il denaro è sempre un debito
Non sarà sfuggito al lettore attento che, se pure lo Stato dovesse tassare al 100% e riprendersi, dunque, tutti i 49 milioni di euro, gli mancherebbe, pur sempre, un milione di euro da restituire. Da dove lo prende?
Se riflettiamo che il milione mancante è … denaro, sappiamo, ormai, che, per produrre quel milione mancante, le cose sono due: o si indebita lo Stato, “creando” un milione nuovo di euro, con l'emissione di Titoli del Debito Pubblico; o … ci indebitiamo noi, chiedendolo in prestito alle banche. Per la semplice ragione che nessuno può guadagnare il denaro che … non c'è, il debito può soltanto … aumentare.
Uno Stato che ha abdicato al potere di spesa; uno Stato che, per pagare gli interessi, deve indebitarsi sempre di più e, dunque, spendere sempre meno, come potrà costruire tutte le scuole di cui ha bisogno, tutti gli ospedali di cui necessita? Come potrà venire incontro ai bisogni dei propri cittadini? Come potrà la Repubblica rimuovere gli ostacoli alla piena eguaglianza, così come prescritto dall'articolo 3 comma 2 della nostra Costituzione, se abbiamo stabilito che sarà la Banca Centrale Europea a decidere quanto denaro potrà essere messo in circolazione?
Davvero il patto di stabilità dei prezzi è più importante della tutela della nostra dignità di uomini e donne lavoratori e lavoratrici, della nostra salute, della nostra istruzione, di tutto ciò che ci serve per una esistenza libera e dignitosa? " ( Dott. Gennaro Varone - sost. proc. della Repubblica )



Pubblicato da Nicoletta Forcheri a 15:25
 
e il Signoraggio
Ierihttps://it-it.facebook.com/pages/Abbattiamo-la-Frode-Bancaria-e-il-Signoraggio/208622872545749#
MAGARI COSI' VI E' PIU' CHIARO:

1) COMPETENZA INTERNAZIONALE = ACCETTARE LAVORO DI SCHIAVITU'

2) MISSIONI DI PACE = GUERRE COLONIALI
...
3) SPENDING REVIEW = ABOLIZIONE DEI SERVIZI

4) SPREAD = IO FACCIO IL DEBITO, TU PAGHI GLI INTERESSI

5) RIFORME STRUTTURALI = RIDUZIONE DI PENSIONI E STIPENDI

6) FLESSIBILITA' = LICENZIAMENTI SELVAGGI

7) SENSO DI RESPONSABILITA' = SACRIFICI DISUMANI PER IL POPOLO

8) PATTO DI STABILITA' = I SOLDI CI SONO MA NON SI POSSONO USARE PER IL POPOLOAltro...






https://www.facebook.com/shares/view?id=606693076072058
 
uela
L’Ucraina verso la dissoluzione, la NATO verso la sconfitta

marzo 19, 2014 Lascia un commento

Alessandro Lattanzio, 18/3/2014
Il 18 marzo, il presidente russo Vladimir Putin e il primo ministro di Crimea Sergej Aksjonov hanno firmato il trattato di riunificazione della repubblica autonoma ex-ucraina alla Russia. Il trattato di adesione recita: “Dopo l’adozione da parte della Federazione Russa, della Repubblica di Crimea nella struttura della Federazione Russa, due nuove entità, la Repubblica di Crimea e la città federale di Sebastopoli, sono state create”. Putin aveva già firmato il decreto che riconosceva la Crimea come Stato indipendente, a seguito del referendum del 16 marzo. Nel suo discorso, Putin ha dichiarato che la decisione di Mosca è volta a proteggere la Crimea e che l’inazione della Russia sarebbe stato un tradimento. “I residenti di Crimea e Sebastopoli hanno rivolto alla Russia la richiesta di proteggerne i diritti e la vita. Non avremmo potuto respingere il loro appello e abbandonarli. Abbiamo sempre rispettato l’integrità territoriale dello Stato ucraino, a differenza di coloro che ne hanno sacrificato l’unità per le loro ambizioni politiche. Hanno apertamente ostentato il loro impegno a una grande Ucraina, ma sono loro in realtà responsabili della frattura del Paese“. Putin ha affermato che la crisi politica ucraina è opera di un “esercito di militanti addestrati e ben equipaggiati“, il cui compito era minare i legami dell’Ucraina con la Russia e le altre repubbliche ex-sovietiche. Putin ha continuato dicendo che la Russia tutelerà sempre gli interessi dei russofoni dell’Ucraina “con mezzi politici, diplomatici e legali. Vogliamo la pace e la conciliazione in Ucraina e, insieme ad altri Paesi, siamo pronti a fornire ogni tipo di sostegno. In Ucraina i nostri partner occidentali hanno però superato il segno con azioni gravemente irresponsabili e poco serie, sanno bene che più di un milione di russi vive in Crimea. La Russia non poteva ritirarsi. Vogliamo che la pace e l’armonia tornino nella terra d’Ucraina, anche se è il popolo ucraino che deve ristabilire l’ordine interno. L’Ucraina stessa dovrebbe essere la prima ad avere interesse a garantire diritti e interessi di queste persone. Questa è la premessa alla stabilità dello Stato ucraino e all’integrità territoriale del Paese. E’ strano sentire certe accuse. Nella storia non c’è mai stato un caso d’invasione senza un solo colpo. Minacciano la Russia di sanzioni cercando di vendicarsi perché mantiene una posizione indipendente; quindi il Paese affronterà restrizioni sostanziali all’economia. Molti divieti restano e abbiamo tutte le ragioni per credere che la politica di contenimento verso la Russia, applicata nei secoli XVIII, XIX e XX continui ancora oggi. Si sforzano sempre di prevalere su di noi perché difendiamo una posizione indipendente, chiamiamo le cose con il loro nome e non abbiamo ipocrisie. … La Russia ha interessi legittimi che devono essere rispettati“. Riguardo alle relazioni con la NATO, Putin ha detto di esser contrario a “che tale organizzazione militare si comporti da padrone in casa nostra e nelle nostre province, non posso immaginare che le navi russe si rechino a Sebastopoli a visitare i marinai della NATO. Sono bravi ragazzi, ma è meglio che siano loro venirci a trovare a Sebastopoli”. “La Russia s’è esposta e a quel punto non poteva ritirarsi. La Crimea ha chiaramente espresso la sua volontà. Vuole unirsi alla Russia. I politici occidentali ci minacciano non solo con le sanzioni, ma anche con il deterioramento dei problemi interni. Mi piacerebbe sapere cosa significano le azioni della quinta colonna dei diversi traditori o sperare di far peggiorare la situazione socio-economica in Russia per provocare l’indignazione del popolo in questo modo? Riteniamo tali dichiarazioni irresponsabili e chiaramente aggressive, e noi vi risponderemo in modo adeguato“, ha detto Putin durante un indirizzo speciale alla Duma, al Consiglio della Federazione, ai dirigenti delle regioni e ai rappresentanti della società civile, sulla riunificazione della Repubblica di Crimea con la Russia e la formazione di nuove entità costitutive in Russia. “Nel frattempo, non cercheremo mai lo scontro con i nostri partner in Oriente e in Occidente. Al contrario, faremo di tutto per costruire civili relazioni di buon vicinato, essendo normale nel mondo moderno. Noi evidentemente affronteremo contromisure estere, ma dovremmo decidere se proteggere costantemente i nostri interessi nazionali o sacrificarli per sempre“. Vladimir Putin ha anche sottolineato il sostegno della Cina al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, “Siamo grati a tutti coloro che hanno capito le nostre azioni in Crimea. Siamo grati al popolo della Cina, la cui leadership vede la situazione in Crimea in tutta la sua integrità storica e politica. Apprezziamo la moderazione e l’obiettività dell’India“. Dopo la sessione al Parlamento, Putin ha chiamato il premier indiano Manmohan Singh per informarlo sull’evoluzione della crisi in Ucraina e “dell’attuazione di una scelta informata da parte della popolazione multietnica di Crimea, fatta con il referendum del 16 marzo”. Manmohan Singh “ha espresso la speranza che tutte le parti diano prova di moderazione e di cooperazione costruttiva nel trovare soluzioni politiche e diplomatiche che proteggano gli interessi legittimi di tutti i Paesi della regione e garantiscano la pace e la stabilità in Europa e oltre”. “Il signor Singh ha espresso interesse nel promuovere la cooperazione multidimensionale, non solo su base bilaterale, ma in forma multilaterale, anche attraverso l’Unione doganale e lo Spazio economico comune“, ha detto il servizio stampa del Cremlino. Singh e Putin “hanno espresso ferma determinazione nel rafforzare le relazioni con un partenariato strategico privilegiato“. L’India ricorda anche il sostegno di Mosca nel 1975, quando New Delhi visse la stessa situazione con il Sikkim, uno Stato dell’Himalaya. All’epoca l’India fu sottoposta a pesante pressione diplomatica dall’occidente, in particolare dagli Stati Uniti. Il Sikkim divenne il 22.mo Stato dell’India quando il 97,5% degli abitanti votò a favore della riunificazione con Nuova Delhi. Anche la presidentessa argentina Cristina Fernandez de Kirchner sostiene la Federazione Russa ricordando che “la Carta delle Nazioni Unite sancisce il diritto dei popoli all’autodeterminazione, il che significa che questa regola dovrebbe essere applicata a tutti i Paesi, senza alcuna eccezione“, paragonando la situazione in Crimea con quella delle isole malvinas, dove si ebbe un referendum un anno fa. L’ONU non mise in discussione la legittimità di quel voto.
Sull’83,1 per cento degli elettori di Crimea andati alle urne il 16 marzo, il 96,77 per cento s’è detto a favore dell’adesione alla Federazione russa. I media occidentali hanno sottolineato che i tartari e gli ucraini della Crimea erano contro l’adesione. Se i non russi costituiscono il 41,7 per cento della popolazione della Crimea, i russi costituiscono il restante 58 per cento; quindi se ucraini e tatari avessero rifiutato di partecipare al referendum, l’afflusso ai seggi sarebbe stato sensibilmente inferiore all’83,1% registrato. “Contrariamente ai 135 osservatori internazionali di 23 Paesi, i media occidentali in coro suggeriscono, senza uno straccio di prova, che le elezioni sono state truccate e che la Crimea è sotto occupazione militare russa”. Nella missione degli osservatori erano presenti membri del parlamento europeo, casualmente ignorati dai media occidentali. Mateus Piskorski, il capo della missione degli osservatori europei e deputato polacco: “I nostri osservatori non hanno riscontrato alcuna violazione delle regole del voto“. Ewald Stadler, membro del Parlamento europeo: “Non ho visto nulla di simile a una pressione… le persone volevano dire la loro“. Pavel Chernev, deputato bulgaro del parlamento: “Organizzazione e procedure sono al 100 per cento in linea con gli standard europei“. Johann Gudenus, del Consiglio municipale di Vienna: “La nostra opinione è che se la gente vuole decidere del proprio futuro, dovrebbe avere il diritto di farlo e la comunità internazionale dovrebbe rispettarla. Le persone in Crimea hanno votato sul proprio futuro. Naturalmente, Kiev non ne è felice, ma deve accettare e rispettare il voto del popolo di Crimea“. L’osservatore serbo Milenko Baborats “La gente ha liberamente espresso la propria volontà nel modo più democratico, dove eravamo… non abbiamo visto una sola violazione seria della legittimità del processo“. Srdja Trifkovic, osservatore dalla Serbia: “La presenza di truppe per le strade era praticamente inesistente e l’unica cosa che vi assomigliava erano cosacchi disarmati davanti al palazzo del Parlamento a Simferopoli. Rispetto alle persone nei seggi e per le strade, come in riva al mare a Jalta, francamente penso che si sarebbe vista più tensione nel sud di Chicago o ad Harlem, a New York, che qui“.
Più del 90 per cento dei russi supporta l’adesione della Crimea alla Russia e l’83 per cento degli intervistati ha detto che Mosca dovrebbe tutelare gli interessi dei russi e degli altri popoli che vivono in Crimea, anche se ciò peggiorasse i rapporti con altri Paesi. La Crimea avrà tre lingue ufficiali: russo, ucraino e tartaro. Anche la Transnistria ha chiesto alla Russia di prevedere legislativamente la possibilità dell’adesione della repubblica. Tale richiesta è stata inviata dal Presidente Mikhail Burla al Presidente della Duma di Stato Sergej Naryshkin, a nome del Consiglio Supremo della Transnistria. In effetti, il governo russo prevede di discutere le misure di sostegno alla Transnistria per via del blocco che l’Ucraina ha dichiarato contro questa repubblica, il 20 marzo. Secondo il Viceprimo ministro Dmitrij Rogozin, “Il Presidente della Transnistria era a Mosca la scorsa settimana. Ci siamo incontrati e ci rivedremo a Mosca a breve. L’Ucraina ha effettivamente annunciato il blocco della Transnistria. Il confine tra l’Ucraina e la Transnistria è stato chiuso ai cittadini russi. È una flagrante violazione dello status dell’Ucraina di garante della pace”. Rogozin ha detto che l’isolamento della Transnistria, popolata da 200000 cittadini russi e 70000 cittadini ucraini è inaccettabile. “Ne discuteremo, naturalmente, nel governo e con il presidente. Il 20 marzo si terrà un incontro serio e rappresentativo di tutti i ministeri e le agenzie per far sapere alla leadership della Transnistria che un gruppo di consulenti del governo russo studia come affrontare il blocco economico“. La situazione in Transnistria potrebbe deteriorarsi ancora di più se la Moldova dovesse firmare l’accordo con l’Unione europea. In occasione della seduta del Consiglio politico del partito “Unità” dell’Ossezia del Sud, sono state condannate le illegalità commesse dai radicali ucraini, invitando a sostenere il partito impedendo la diffusione del neonazismo nel 21° secolo. Il presidente del consiglio politico Zurab Kokoev ha notato che il partito “Unità” ha inviato il parlamentare Inal Bazaev in Crimea ad incontrare i rappresentanti della penisola e le unità “Berkut” della Repubblica autonoma. Ha sottolineato il calore con cui è stato accolto e il sincero ringraziamento al popolo dell’Ossezia del sud. A loro volta, i presenti hanno ringraziato la direzione del partito sottolineando l’importanza del sostegno al popolo di Crimea in questa difficile situazione. “L’Ossezia del Sud segue gli sviluppi in Ucraina, dove a seguito del colpo di Stato, Kiev e molte città dell’Ucraina occidentale sono sequestrate dagli estremisti armati le cui azioni sono sempre più aggressive”, ha dichiarato il ministro degli Esteri dell’Ossezia del Sud, David Sanakoev. “La situazione è andata ben oltre il quadro giuridico e costituzionale, con massacri, monumenti distrutti, slogan antirussi e la Verkhovna Rada che adotta decisioni che limitano i diritti delle minoranze linguistiche e vietano i partiti politici, vi è una grave interferenza negli affari della chiesa e l’instaurazione di una chiara dittatura nazista. A mio parere, il Paese è sull’orlo del collasso economico e del disastro umanitario che in un modo o nell’altro toccherà il continente europeo. Non è un segreto che nell’escalation delle tensioni, un ruolo primario è giocato dalla palese interferenza di certi politici occidentali e statunitensi negli affari interni dell’Ucraina, che vogliono usarla per i loro giochi geopolitici e creare le condizioni per una nuova divisione dei confini regionali. Il popolo dell’Ossezia del Sud, come nessun altro, può capire ciò che accade in queste regioni dell’Ucraina, avendo sperimentato le gravi conseguenze del nazionalismo georgiano nell’agosto 2008 che, tra l’altro, fu sostenuto dalle organizzazioni fasciste ucraine. Indubbiamente, è necessario dire che esprimiamo la nostra piena solidarietà alla Federazione russa che sostiene i suoi compatrioti in Ucraina, al fine di impedire l’escalation delle tensioni ed evitare spargimenti di sangue. Seguiamo la situazione in Ucraina e chiediamo a tutte le forze politiche di fermare le violenze, ripristinare lo stato di diritto, riportare pacificamente la situazione al quadro costituzionale e giuridico, senza spargimento di sangue, per risolvere la situazione“.
Il 17 marzo il “parlamento” ucraino votava il decreto di Aleksandr Turchinov per la mobilitazione parziale dei riservisti a seguito del voto in Crimea. Il decreto accusa la Russia di aver violato la sovranità ucraina collaborando con i gruppi armati della Crimea nell’occupare infrastrutture e basi militari della penisola. Nel frattempo, la maggior parte del contributo finanziario degli Stati Uniti all’Ucraina si concentrerà sull’addestramento di nuovi militari, affermava una fonte del ministero della Difesa ucraino; “Kiev non ha in programma di finanziare esercito e marina. Lo status della Guardia Nazionale, insieme al suo diritto di controllare i comandi militari, riducono significativamente il prestigio dell’esercito e della marina, assegnandogli un ruolo secondario. Così il governo ucraino lascia la questione della Difesa nazionale dello Stato, scommettendo sulla soppressione dell’anticonformismo politico interno”. La mobilitazione di 10-15000 elementi dovrebbe essere completata entro 45 giorni, secondo il decreto. In Crimea, intanto, almeno 20 navi da guerra e ausiliarie della marina ucraina faranno parte della Flotta russa del Mar Nero a seguito della riunificazione della Crimea con la Russia. Secondo l’Ammiraglio Vladimir Komoedov, presidente della commissione per la Difesa della Duma di Stato, la Marina ucraina comprende circa 40 navi, 20 delle quali dislocate nelle basi navali in Crimea di Sebastopoli e Donuzlav. “Ora possiamo supporre che le navi che rimangono in Crimea faranno parte delle forze di autodifesa della Crimea e successivamente della Flotta del Mar Nero della Russia“, ha detto Komoedov. Le navi ucraine che potrebbero essere assegnate alla Russia includono due corvette, una nave comando, diverse motomissilistiche, dragamine e l’unico sottomarino ucraino. La marina russa assumerà anche il controllo delle infrastruttura navali della Crimea, compresa la base aeronavale di Belbek e le fortificazioni costiere.
Nel frattempo, sono stati attivati gli squadroni della morte neonazisti della rete atlantista Gladio in Ucraina: un cecchino ha ucciso un miliziano delle forze di autodifesa della Crimea a Simferopoli, secondo l’agenzia Krim-inform: “Le Forze di Auto-Difesa della Crimea hanno appreso che un gruppo di uomini armati s’era insediato in un edificio in via Kubanskaja. Dei combattenti delle forze di auto-difesa, incaricati di verificare queste informazioni, sono stati colpiti. Un uomo è stato ucciso e altri due feriti“. Il terrorista in seguito è stato arrestato, risulta essere un militante di Fazione Destra di Leopoli, forse uno dei terroristi neonazisti addestrati dalla NATO nel Baltico. Materiale ed effettivi militari ucraini, compresi blindati e veicoli da combattimento della fanteria, sarebbero stati diretti verso il confine con la Russia, mentre nelle regioni di Kharkov, Donetsk e Lugansk la popolazione ostacolava l’ingresso dei militari ucraini. Nel Donbass la milizia popolare ha costretto le truppe ucraine a ritirarsi, mentre gli attivisti di Lugansk hanno fermato le colonne dei militari ucraini. Questo mentre i golpisti hanno chiuso parzialmente i confini con la Russia. Le milizie popolari del Donbass avevano bloccato una convoglio di 20 autocarri con armamenti pesanti, “Gli attivisti locali hanno indicato che la colonna era stata avvistata nei pressi della città di Volovaga Valerjanovka. L’unità di autodifesa popolare “Pavel Gubarev” (il governatore locale attualmente sequestrato a Kiev) hanno subito imposto il blocco ai 20 autocarri pesanti, alcuni dei quali trasportavano veicoli da combattimento per le truppe aviotrasportate. “Dal momento che non vogliamo una carneficina fratricida, abbiamo proposto all’esercito di non usare la forza. Eravamo senza maschere, senza alcun mezzo di auto-difesa. Gli abbiamo chiesto di andarsene, perché le attrezzature militari erano davvero pesanti e se la colonna attraversava la città avrebbe aumentato la tensione creando shock e panico”. Le truppe di Kiev decisero di ritirarsi. Altri 58 veicoli da combattimento aeroportati avevano tentato di attraversare le regioni di Donetsk e Lugansk in direzione del confine orientale. A Lugansk gli abitanti avevano fermato un treno che trasportava veicoli da combattimento e carri armati verso il confine. Rispondendo alle domande sui loro scopi, i soldati ucraini dissero che erano arrivati a Lugansk per una missione nota solo al loro comandante. La popolazione, usando una locomotiva, trascinava il treno su un binario morto, nonostante le proteste dei militari, e bloccava le rotaie con rottami. I soldati hanno dichiarato che non avrebbero usato violenza contro i civili. Tuttavia, sette individui in uniforme ucraina, ma senza distintivi, armati di Kalashnikov con silenziatori, minacciarono il comandante dell’unità di “obbedire agli ordini”, disperdendo la gente e smantellando le barricate. Quindi scoppiava una rissa quando gli individui mascherati hanno minacciato i residenti dicendo che “tradivano l’Ucraina” e poi ferivano il comandante ucraino. Dopo l’incidente, i residenti hanno organizzato una pattuglia permanente sul posto per controllare l’equipaggiamento militare. “Attualmente vi sono diverse organizzazioni estremiste nella nostra regione. Ma non vogliamo che accada ciò che è successo a Kiev. Tali organizzazioni cercano di infiammare la situazione nella regione“, affermava Sergej Rizhavskij, leader delle milizie popolari del Donbass. A Kharkov, la seconda città ucraina, 3000 manifestanti si radunavano nella piazza centrale chiedendo il referendum per la federalizzazione dell’Ucraina. “La nostra città, anche se in Ucraina è russa e rimarrà russa. Siamo pronti a vivere nello stesso Paese, ma alle nostre condizioni“, annunciava Jurij Apukhtin, leader del Movimento Piattaforma Civica. Dopodiché i manifestanti si diressero al Consolato Generale della Russia per consegnare una lettera al Presidente Vladimir Putin, chiedendogli di “garantirne diritti e libertà” e di presentare alle Nazioni Unite le loro richieste per un referendum sulla federalizzazione, prevista per il 27 aprile. Inoltre, gli attivisti hanno chiesto il dispiegamento di una forza di mantenimento della pace russa nella regione di Kharkov, aggiungendo di temere per le loro vite e proprietà. I manifestanti si sono poi diretti verso il consolato polacco per protestare contro le interferenze occidentali negli affari ucraini. I manifestanti di Kharkov hanno anche saccheggiato gli uffici delle organizzazioni neonaziste, tra cui Fazione Destra, bruciandone i libri e i simboli. Altre migliaia di manifestanti filo-russi sono scesi in piazza a Donetsk, la maggiore città industriale dell’Ucraina. I manifestanti hanno chiesto che il parlamento “rimuova il governo illegittimo e annulli la sua decisione” chiedendo la creazione di un nuovo governo di coalizione, la cui composizione sia approvata dal popolo. I manifestanti hanno detto che è necessario tornare all’accordo del 21 febbraio firmato dal Presidente Viktor Janukovich, che la lingua russa abbia lo status di seconda lingua ufficiale e infine l’avvio di indagini sugli omicidi in piazza Majdan a Kiev. 2000 persone poi hanno assaltato l’ufficio del procuratore regionale, chiedendo il rilascio del “governatore del popolo” Pavel Gubarev sequestrato il 6 marzo dai golpisti di Kiev. I manifestanti hanno fatto irruzione nell’edificio, strappando e gettando la bandiera nazionale ucraina e sostituendola con quella russa, per poi assaltare gli uffici di una società dell’oligarca Sergej Taratuta, il capo della amministrazione regionale nominato dai golpisti di Kiev.
Il 18 marzo, il primo ministro fantoccio ucraino, lo scientologo israelita Jatsenjuk, ha affermato che “la questione della Crimea passa da una fase politica a una militare per colpa della Russia“, in una dichiarazione congiunta con il “presidente” dell’Ucraina Aleksandr Turchinov. In risposta a ciò la Crimea si dichiara pronta a fornire assistenza militare alle regioni russofone ucraine minacciate dai nazi-atlantisti. Il Viceprimo ministro della Repubblica Autonoma di Crimea, Rustam Temirgalev avvertiva che i distaccamenti dell’autodifesa della Crimea sono ora dotati di armi e blindati abbandonati dalle unità ucraine sbandatesi. “Nel caso dell’invasione dall’Ucraina della Crimea, abbiamo una posizione molto comoda, solo un sottile istmo ci separa dalla terraferma. Vi sono concentrate grandi forze di autodifesa popolare ben armate ed equipaggiate. Abbiamo i carri armati lasciati dalle unità militari ucraine dissoltesi. Possiamo non solo difenderci ma anche eliminare le autorità illegittime a Kherson, Nikolaev e Odessa”. Inoltre, il primo ministro della Crimea Sergej Aksjonov escludeva che “Un solo militare ucraino possa entrare nel territorio della Crimea. Escludo assolutamente tale opzione. Gli ingressi alla Crimea sono bloccati dalle unità di autodifesa, e quindi non un solo militare ucraino farà un passo sul suolo della Crimea. Questo è impossibile anche teoricamente, per non parlare praticamente“. Le dichiarazioni di Kiev sono “nient’altro che intimidazione. Hanno l’abitudine d’intimidire, ma non possono farci nulla. È stata presa una decisione irreversibile. Nessuno può spaventarci. Tutto questo parlare di mobilitazione a Kiev è un bluff. Sono sicuro che il popolo dell’Ucraina e di Kiev non vuole combattere contro la Crimea. Noi non consigliamo a nessuno di dichiarare una qualsiasi mobilitazione. Niente potrà entrare e vincere sul nostro suolo. I tizi a Kiev dovrebbero svegliarsi prima che sia troppo tardi. I nazisti ucraini cercando di presentarsi pronti a tutto ed assetati di sangue umano, ma vi assicuro che non ci riusciranno. Oltre un centinaio di personale è in servizio ai posti di blocco sulle vie che portano alla Crimea. L’aeroporto e la stazione ferroviaria sono controllati come i porti, e tutto questo sotto il nostro stretto controllo, e quindi non posso nemmeno immaginare come questi tizi a Kiev possano tentare di entrare in Crimea. I cittadini della Crimea sono pienamente tutelati“. Infine, le forze di autodifesa di Crimea occupavano il quartier generale della marina militare ucraina di Sebastopoli. Il comandante della Flotta del Mar Nero della Russia, Viceammiraglio Aleksandr Vitko ha negoziato con il suo omologo ucraino, l’Ammiraglio Sergej Hajduk, poi trattenuto dai procuratori crimeani per indagini.
Nel frattempo, un altro successo veniva coltro dalle forze armate russe: il capo dei terroristi ceceni Doku Umarov, cui si sono rivolti i nazi-atlantisti galiziani chiedendogli supporto con operazioni terroristiche contro la Russia, è stato ucciso in un’operazione delle forze speciali cecene. Infatti il presidente della Cecenia Ramzan Kadyrov confermava la liquidazione del sedicente “emiro del Caucaso” e “presidente della Repubblica cecena di Ichkeria”. Il duce di Pravy Sektore, Dmitrij Jarosh, aveva anche invocato il sabotaggio di gasdotti e oleodotti, “Non possiamo permettere al nemico di effettuare una blitzkrieg sul territorio ucraino. Non dobbiamo dimenticare che la Russia fa i soldi inviando verso occidente il suo petrolio attraverso i nostri oleodotti. Distruggeremo questi gasdotti e priveremo il nemico della sua fonte di reddito“; un’azione in perfetta contiguità con le minacce delle sanzioni avanzate dalla NATO e dall’UE.
Il segretario generale della NATO Anders Fogh Rasmussen e il “ministro degli Esteri” ucraino Andrej Deshitsja hanno deciso di stringere i legami tra NATO e Ucraina e d’intensificare gli aiuti militari al Paese. “Il segretario generale ha ribadito il fermo impegno dell’alleanza nel sostenere la sovranità e l’indipendenza ucraina, l’integrità territoriale e l’inviolabilità delle frontiere dell’Ucraina“. I due funzionari hanno discusso anche dell’intenzione della NATO d’intensificare la cooperazione con l’Ucraina “rafforzando gli sforzi per costruire le capacità militari ucraine ed avviando ulteriori esercitazioni congiunte“. Deshitsja ha anche detto che l’Ucraina presenterà presto una richiesta alla NATO per “attrezzature tecniche non specificate”. La NATO ha definito “illegale e illegittimo” il referendum in Crimea, gli “alleati non ne riconoscono i risultati”. Ma mentre Stati Uniti ed UE impongono sanzioni alla Russia per la Crimea, nessun capo politico occidentale ha chiesto la presenza di truppe USA o NATO in Ucraina. La settimana precedente Merkel minacciava Mosca di “enormi” sanzioni economiche e altre conseguenze, durante un discorso al Reichstag, sottolineando che percepiva la Russia come “una minaccia”. Tale delirio ha spinto l’ambasciatore cinese in Germania a fare attenzione a una possibile guerra valutaria globale. Già a gennaio il ministro dello Sviluppo Economico russo Aleksej Uljukaev aveva avvertito del pericolo di una guerra valutaria globale. In un’intervista, alla TV Vesti24, afferma che la Russia avrebbe protetto se stessa dalle sanzioni occidentali aumentando gli scambi in valute diverse dal dollaro USA: “Dobbiamo aumentare il volume degli scambi in moneta nazionale. Perché verso Cina, India, Turchia e altri Paesi dovremmo negoziare in dollari? Perché dovremmo farlo? Dovremmo usare valute nazionali per energia, petrolio, gas e tutto il resto“. In relazione a ciò, il rublo russo è passato al cambio di 36,30 per un dollaro e 50,54 per un euro, recuperando dal minimo storico all’inizio di marzo, mentre la TV cinese CCTV annunciava la doppia circolazione del rublo e dello yuan nella città di Suyfenhe. Pagamenti in rubli saranno permessi nei ristoranti e nei centri commerciali, dove il più delle volte fanno la spesa cittadini russi, ma anche i cittadini cinesi avranno diritto a pagare in rubli. Il governatore della regione Lu Hao ha anche detto che gli uffici del cambio e le banche emetteranno 540 miliardi di rubli all’anno, in modo che garantiscano il pagamento di beni e servizi.
Il presidente Obama aveva sentito la cancelliera Merkel sulla “violazione russa della sovranità ed integrità territoriale ucraina”, dopo aver condannato la Russia promettendo ritorsioni, convenivano sulla necessità d’inviare immediatamente osservatori internazionali dell’Organizzazione per la cooperazione per la sicurezza in Europa e delle Nazioni Unite (leggasi spie e agenti provocatori di Washington) nell’Ucraina meridionale e orientale. Infine, hanno discusso dei modi per sostenere l’Ucraina per stabilizzarne l’economia e preparare le elezioni di maggio, rilevando l’importanza degli accordi bilaterali, nonché il sostegno multilaterale all’Ucraina, attraverso il Fondo Monetario Internazionale e l’Unione europea. Inoltre, il presidente degli Stati Uniti Obama ha decretato le sanzioni contro sette alti funzionari russi e quattro ucraini, tra cui due leader della Crimea e il Presidente Viktor Janukovich. Tra i russi appaiono Vladislav Surkov e Sergej Glazev, consiglieri del Presidente Vladimir Putin, il Presidente del Consiglio della Federazione Valentina Matvienko e il Viceprimo ministro Dmitrij Rogozin. Obama ha approvato un altro ordine esecutivo contro i funzionari russi “responsabili o complici nella minaccia alla sovranità e integrità territoriale” dell’Ucraina. Nel frattempo, anche i ministri degli esteri dell’Unione europea hanno deciso di sanzionare 21 russi e ucraini. Il Viceprimo ministro Dmitrij Rogozin ha detto che il governo russo non pensa a sanzioni contro gli Stati Uniti e l’Unione europea, perché non prende sul serio il congelamento dei beni e il divieto di viaggiare. “Cercare conti e proprietà di persone che non possono averli, per definizione è uno scherzo pessimo“. Il ministro degli Esteri Sergej Lavrov ha invece detto a Kerry: “Le sanzioni introdotte da Stati Uniti e Unione Europea sono assolutamente inaccettabili e avranno conseguenze
 
Venezuela colpisce i bankster marzo 19, 2014 Lascia un commento
Dean Henderson 18 marzo 2014
Il 15 marzo il presidente venezuelano Nicolas Maduro si rivolge all’esercito. Memore del recente putsch CIA/bankster in Ucraina, ha avvertito i teppisti fascisti che incitano alla violenza nel Paese negli ultimi due mesi di “Prepararsi. Stiamo arrivando“, poi ha suonato Give Peace a Chance di John Lennon. La Guardia Nazionale venezuelana ha occupato Plaza Altamira a Caracas e represso un’altra provocazione nel quartiere di Chacao. Improvvisamente il capo dell’opposizione ed oligarca Henrique Capriles ha detto per la prima volta di essere pronto a parlare con il governo Maduro. La violenza è scoppiata in Venezuela a gennaio. Un Paese seduto su ciò che si stimano essere 700 miliardi di barili di petrolio, è diventato l’evento annuale sponsorizzato dai bankster. Il socialismo bolivariano non è gradito dagli Illuminati che vogliono colonizzare il gigantesco giacimento petrolifero del lago Maracaibo. Nel gennaio 2011 l’oligarchia venezuelana e i loro sostenitori CIA/Big Oil indirono una manifestazione a Caracas soprannominata Operazione Venezuela. L’evento, che fu contrastato dai sostenitori del presidente venezuelano Hugo Chavez, segnava l’anniversario della deposizione di Marcos Perez Jimenez in Venezuela nel 1958. Ma come le recenti “rivoluzioni” arancione/velluto/cedro sponsorizzate dalla CIA, la contraddizione è racchiusa nei libri di storia. Jimenez era un dittatore di destra, l’esatto opposto di Chavez.
Nel 1914 la Caribbean Petroleum, controllata da Royal Dutch/Shell scoprì il vasto giacimento di Mena Grande in Venezuela. Le compagnie petrolifere straniere iniziarono ad affollare la zona. Quando fu scoperto il petrolio nel lago di Maracaibo nel 1922, il dittatore venezuelano Juan Vicente Gómez permise agli statunitensi di scrivere la legge petrolifera del Venezuela. Il 27 novembre 1948 il primo presidente democraticamente eletto del Venezuela, Rómulo Gallegos, fu rovesciato da un colpo di Stato guidato dai compari di Jimenez. La democrazia non fu ripristinata che nel 1958, quando fu rovesciato Jimenez. Il presidente Romulo Ernesto Betancourt Bello vinse le elezioni tenutesi quello stesso anno. Il populista Betancourt era stato presidente nel 1945-1948. Aveva trasferito il potere al romanziere Gallegos poco prima del colpo di Stato di destra. Jimenez privatizzò l’economia del Venezuela, mentre inquinò Caracas con i grattacieli di aziende e banche multinazionali. Era vicino all’uomo più ricco del Venezuela Gustavo Cisneros e alla Creole Petroleum. Cisneros era un luogotenente di Rockefeller che sedeva nel consiglio di Bank of Nova Scotia, una delle Big 5 delle banche canadesi. Possedeva le 200 tonnellate di oro recuperate dalle macerie del World Trade Center. Creole Petroleum è una società Exxon-Mobil fondata dalla CIA. Creole e CIA condividono gli uffici a Caracas. La Exxon Mobil della famiglia Rockefeller è la CIA in Venezuela. Bechtel costruì il gasdotto Mena Grande al servizio degli interessi petroliferi della Creole sul Lago di Maracaibo.
Poco dopo le elezioni del 1958, il vice-presidente Richard Nixon visitò il Venezuela, nel tentativo di mantenere Betancourt nella trappola Big Oil/FMI. Nixon fu invece accolto da milioni di manifestanti arrabbiati. Betancourt, che aveva già costretto la Big Oil al sistema di profit-sharing 50-50 durante il suo primo mandato, prese un’altra svolta a sinistra. Iniziò il finanziamento dei rivoluzionari di Castro a Cuba e tentò di nazionalizzare completamente il petrolio del Venezuela. Il presidente Dwight Eisenhower rispose con l’introduzione di quote sul petrolio venezuelano, dando un trattamento preferenziale al greggio messicano e canadese. Betancourt rispose nel settembre del 1960, quando il Venezuela partecipò con Iran, Iraq Arabia Saudita e Quwayt a una riunione a Baghdad per lanciare l’OPEC quale cartello dei produttori per contrastare il potere economico globale dei Quattro Cavalieri e dei loro vari tentacoli. Betancourt avviò un ambizioso programma di riforma agraria e parlò a sostegno dei ribelli di sinistra delle FARC nella vicina Colombia. Nel 1960 sopravvisse ad un tentativo di assassinio da parte di agenti di Rafael Trujillo, il dittatore della CIA della Repubblica Dominicana. E’ probabile che l’Agenzia stessa ne fosse coinvolta. Nei successivi quattro decenni il Venezuela subì la ri-privatizzazione ed espansione dell’industria petrolifera, diventando la prima fonte di petrolio dei Quattro Cavalieri vincolati agli Stati Uniti. Quando i prezzi del petrolio crollarono nei primi anni ’90, il Venezuela, una volta la nazione più moderna dell’America Latina, subì un collasso economico. La sua classe media, già fiorente, cadde nella povertà. Fu un campanello d’allarme.
Nel 1998 il candidato del Movimento Quinta Repubblica Hugo Chavez fu eletto presidente con il sostegno dei lavoratori e dei contadini venezuelani. Si scagliò contro l’egemonia degli Stati Uniti nel suo Paese, annunciò che avrebbe venduto petrolio all’amico Fidel Castro a Cuba, a condizioni favorevoli, e stabilito relazioni diplomatiche con l’Iraq. Annunciò un programma di riforma agraria e mise economisti marxisti nella compagnia petrolifera nazionale PDVSA-Venezuela. Chavez disse di dirottare la ricchezza petrolifera venezuelana dalle banche occidentali a un regime di grande sviluppo per tutta l’America Latina. Il segretario generale dell’OPEC fino al 2002 fu il ministro del Petrolio venezuelano Ali Rodriguez. All’inizio del 2002, la classe dirigente del Venezuela, guidata dal compare di Rockefeller Gustavo Cisneros e dalla banda della sua Bank of Nova Scotia, tentò di rovesciare Chavez. Vi furono indicazioni del coinvolgimento di US Air Force e US Navy. Nell’aprile Chavez fu dimesso. In pochi giorni, in seguito alle proteste rabbiose dalla classe operaia venezuelana, tornò al potere. Il generale pro-USA che guidò il tentativo di colpo venne accusato di tradimento. El jefe fuggì in Colombia dove fu accolto dal governo del narco-terrorista Uribe sostenuto dagli Stati Uniti. Ad ottobre l’oligarchia venezuelana aggredì ancora Chavez. Ancora una volta il putsch fallì. Il 5 dicembre 2002 Chavez affermò che i disordini venezuelani facevano parte di un complotto “per prendersi l’industria petrolifera del Paese”. Il 16 gennaio 2003 Chavez lasciò il Venezuela durante uno sciopero guidato dagli oligarchi petroliferi. Fece appello alle Nazioni Unite, ed incontrò la leadership del gruppo radicale dei Paesi in via di sviluppo dei G-77 in Marocco. Alla fine di febbraio, dopo aver contenuto lo sciopero, Chavez, ben sapendo quale vero potere vi fosse dietro, disse al governo degli Stati Uniti di fare “marcia indietro”.
Il 17 aprile 2003 il direttore generale dell’esercito venezuelano Melvin Lopez disse a USA Today che il governo degli Stati Uniti era direttamente coinvolto nel tentato putsch di febbraio e che aveva la prova che tre elicotteri statunitensi Black Hawk furono avvistati nello spazio aereo venezuelano al momento. La vigilia di Natale del 2005, Chavez tenne un discorso alla nazione in cui disse: “...una minoranza, discendente da coloro che uccisero Gesù Cristo, controlla le ricchezze del mondo“. Disse anche che l’11 settembre fu un lavoro interno. Nel giugno 2007 Chavez ordinò a Big Oil di accettare il ruolo di junior partner della statale PDVSA o di lasciare il Venezuela. Exxon Mobil e Conoco Phillips se ne andarono. Fece amicizia con l’Iran e un’ondata di presidenti di sinistra alleati di Chavez andò al potere in America Latina. Il più radicali furono Evo Morales in Bolivia, Raphael Correa in Ecuador e il sandinista Daniel Ortega in Nicaragua. Insieme hanno usato la ricchezza petrolifera del Venezuela per lanciare il tanto atteso Banco del Sur per contrastare l’egemonia del FMI sul loro continente.
Divenendo l’atteggiamento di Chavez nei confronti dei banchieri internazionali sempre più provocatorio, i Quattro Cavalieri cominciarono a comprare petrolio da nazioni più facilmente corruttibili come Messico e Colombia. Negli anni ’90 Exxon prendeva il 16% del suo petrolio dalla Columbia, mentre Chevron si procurava il 26% del suo greggio USA dal confinante Messico. Un rapporto del maggio 2010 che documenta l’assistenza straniera a gruppi politici in Venezuela, commissionato dal National Endowment for Democracy (NED), rivelava che ogni anno più di 40 milioni di dollari delle agenzie degli Stati Uniti finivano ai gruppi anti-Chavez. Il fondatore della NED, Allen Weinstein, si vantò con il Washington Postciò che facciamo oggi, 25 anni fa veniva fatto clandestinamente dalla CIA“. Nel gennaio 2011 l’amministrazione Obama revocò il visto dell’ambasciatore del Venezuela a Washington, dopo che Chavez respinse la nomina di Larry Palmer ad ambasciatore degli Stati Uniti a Caracas. Palmer era apertamente critico di Chavez e aveva un curriculum spettrale. Lavorò con l’aspirante assassino di Betancourt Rafael Trujillo nella Repubblica Dominicana e fece le capriole con i dittatori appoggiati dagli USA di Uruguay, Paraguay, Sierra Leone, Corea del Sud e Honduras. Palmer doveva sostituire Patrick Duddy, coinvolto nel tentato colpo di Stato contro Chavez nel 2002.
L’ultimo stadio del programma del “socialismo del 21° secolo” di Chavez era riformare il settore finanziario, a lungo dominato dal cartello bancario internazionale. L’Assemblea Nazionale del Venezuela approvò una legge che definì quello bancario un servizio pubblico. La legge impone alle banche del Venezuela di contribuire ai diversi programmi sociali, alla costruzione di alloggi e ad altri bisogni sociali. Protegge i depositanti chiedendo al Sovraintendente degli istituti bancari di lavorare nell’interesse dei clienti delle banche, piuttosto che degli azionisti. Nel tentativo di controllare la speculazione, la legge pose il limite del 20% sulla quantità massima di capitale che una banca può concedere come credito. La legge limita anche la formazione di gruppi finanziari e vieta alle banche di avere interessi nelle società di brokeraggio e nelle compagnie di assicurazione. La Glass-Steagal Act dell’era della Depressione fece la stessa cosa negli Stati Uniti fino a quando il presidente Bill Clinton l’abrogò nel 1995. La legge venezuelana stabilisce inoltre che il 5% dei profitti bancari vada in progetti approvati dai consigli comunali, mentre il 10% del capitale delle banche deve essere messo in un fondo per pagare gli stipendi e le pensioni in caso di fallimento. Secondo il Wall Street Journal, “Chavez minacciò di espropriare le grandi banche se non aumentavano i prestiti ai piccoli imprenditori e ai potenziali acquirenti di casa, questa volta aumentando la pressione, mostrando pubblicamente la sua preoccupazione per la carenza di alloggi per i 28 milioni di abitanti del Venezuela“.
Nel gennaio 2011, il NED finanziato dai banchieri Cisneros/Rockefeller cercò di riscrivere la storia attraverso l’Operazione Venezuela. Mentre i banchieri gemevano senza successo, Chavez espresse questa confutazione, “Ogni banca che sbaglia, … sarà espropriata…” I bankster Illuminati ne avevano abbastanza. Chavez fu subito colpito da un tumore fulminante. Nel 2013, dopo che Chavez cadde nella battaglia con il cancro, il Presidente Maduro dichiarò: “Non abbiamo alcun dubbio che il Comandante Chavez sia stato attaccato con tale malattia, non abbiamo un solo dubbio. I nemici della nostra terra hanno appositamente cercato di nuocere alla salute del nostro leader. Abbiamo già contatti che indagheranno ulteriormente con una ricerca scientifica. Ci sono stati molti casi nella storia, tra cui il più recente del leader palestinese Yasser Arafat, di cui è ampiamente risaputo che sia stato avvelenato“.
Dean Henderson è autore di Big Oil & Their Bankers in the Persian Gulf: Four Horsemen, Eight Families & Their Global Intelligence, Narcotics & Terror Network, The Grateful Unrich: Revolution in 50 Countries, Das Kartell der Federal Reserve, Stickin’ it to the Matrix & The Federal Reserve Cartel. Potete iscirvervi sul suo sito Left Hook.
Traduzione di Alessandro Lattanzio
 
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CLAMOROSO / IN SEGRETO LA UE PREPARA L'ATTUAZIONE DEL FISCAL COMPACT: 1.000 EURO L'ANNO PER OGNI ITALIANO PER 20 ANNI!

giovedì 20 marzo 2014
E' in arrivo la maxi-tassa per l'Europa: mille euro all'anno per persona per vent'anni. L'ultimo mostro targato UE: il Debt Redemption Fund (Fondo di Redenzione del Debito) Altro che le buffonate del berluschino fiorentino! Altro che l'altra Europa dei sinistrati dalla vista corta! E' in arrivo sul binario n° 20 (anni) un trenino carico di tasse targate Europa. Ma come!? E le riduzioni dell'Irpef dell'emulo del Berluska? Roba per le urne, che le cose serie verranno subito dopo.
Di cosa si tratta è presto detto. Tutti avranno notato lo strano silenzio della politica italiana sul Fiscal Compact, quasi che se lo fossero scordato, magari con la nascosta speranza di un abbuono dell'ultimo minuto, un po' come avvenne al momento dell'ingresso nell'eurozona per i famosi parametri di Maastricht.
Ma mentre i politicanti italiani fingono che le priorità siano altre, a Bruxelles c'è chi lavora alacremente per dare al Fiscal Compact una forma attuativa precisa quanto atroce. Anche in questo caso, come in quello dell'italica Spending Review, sono all'opera gli "esperti": undici tecnocrati di provata fede liberista, guidati dall'ex governatrice della banca centrale austriaca, la signora Gertrude Trumpel-Gugerell. Entro marzo, costoro dovranno presentare al presidente della Commissione UE, Barroso, le proprie proposte operative. Poi arriverà la decisione politica, presumibilmente dopo il voto degli europei che di quel che si sta preparando niente devono sapere, specie se sono cittadini degli stati dell'Europa mediterranea.
Sul lavoro di questi undici taglieggiatori erano già uscite delle indiscrezioni. Ma ora che la scadenza si avvicina i rumors si fanno più precisi. Ed anche la stampa italiana, dopo le balle a iosa sui "successi" di Renzi a Berlino, comincia a scrivere qualcosa. Ha iniziato ieri l'altro Il Foglio, con il titolo «Dare soldi, vedere cammello. L'Ue fruga nelle nostre tasche». Ha proseguito ieri il Corriere della Sera che, quasi a voler bilanciare il trionfalismo filo-governativo, ha titolato: «I nuovi vincoli e quelle illusioni sul "fiscal compact"».
E bravo, per una volta, il titolista del Corriere: sul Fiscal Compact sembra proprio che sia arrivato il momento di abbandonare le illusioni. Naturalmente, per chi ce le aveva. Che non è il nostro caso. Ma quale sarà la proposta degli undici, una strana squadra di calcio dove l'Italia, quasi fosse estranea al problema, non è neppure rappresentata? Stando a quanto scrivono i due giornali italiani la proposta sarà incentrata su tre punti: Debt Redemption Fund, Eurobond, Tassa per l'Europa (anche se loro, ovviamente, non la chiameranno così).
Partiamo dal nuovo Fondo che si vorrebbe istituire, Debt Redemption Fund (DRF) secondo i più, European Redemption Fund (ERF) secondo altri, ma il nome non cambia la sostanza. In questo Fondo verrebbero fatti confluire i debiti di ogni Stato che eccedono il 60% in rapporto al pil. Per l'Italia, ad oggi circa 1.100 miliardi di euro.
Oh bella! Che si sia finalmente trovato il modo di mutualizzare il debito, come sperano gli euro-entusiasti e gli euro-speranzosi di centro-sinistra-destra? A farlo credere ci sono pure gli Eurobond, che a quel punto verrebbero emessi per far fronte alla massa del debito cumulata nel nuovo Fondo. Dunque anche i tassi di interesse della quota del debito italiano andrebbero a scendere. Una vera pacchia, se non fosse per la clausola che dovrebbe garantire - in automatico - l'azzeramento del debito assorbito dal Fondo in un periodo di vent'anni.
Come funzionerebbe questa clausola? Secondo i due giornali citati, con un prelievo diretto da parte del Fondo su una quota delle entrate fiscali di ciascun stato debitore. Così, giusto per non rischiare. Leggere per credere.
Scrive ad esempio Antonio Pilati su Il Foglio: «In realtà l’idea degli esperti è a doppio taglio e la seconda lama fa molto male all’Italia: è infatti previsto che dal gettito fiscale degli stati partecipanti si attui ogni anno un prelievo automatico pari a 1/20 del debito apportato al Fondo. Nel progetto, le risorse raccolte dal fisco nazionale passano in via diretta, tagliando fuori le autorità degli stati debitori, alle casse del Fondo. Si tratta di un passaggio cruciale e drammatico tanto nella sostanza quanto – e ancora di più – nella forma».
E così pure Riccardo Puglisi sul Corriere della Sera: «L'aspetto gravoso per l'Italia è che la commissione sta anche pensando ad un prelievo automatico annuo dalle entrate fiscali di ciascuno stato per un importo pari ad un ventesimo del debito pubblico trasferito al fondo stesso. Il rientro verso il 60 percento avverrebbe in modo meccanico, forse con un eccesso di cessione di sovranità».
«Forse con un eccesso di cessione di sovranità», impagabile Corriere! Adesso non possiamo sapere con esattezza come andrà a finire, ed è probabile che la patata bollente verrà affrontata solo dopo le elezioni europee. Ma la direzione di marcia è chiara. La linea dell'austerity non solo non è cambiata, ma ci si appresta ad un suo drammatico rilancio, del resto in perfetta coerenza con i contenuti del Fiscal Compact, noti ormai da due anni.
Per l'Italia si tratterebbe di un prelievo forzoso - in automatico, appunto - di 55 miliardi di euro all'anno per vent'anni. Cioè, per parafrase lo spaccone di Palazzo Chigi, di mille euro a persona (compresi vecchi e bambini) all'anno, per vent'anni. Per una famiglia media di tre persone, 60mila euro di tasse da versare all'Europa.
Naturalmente si può dubitare che si possa arrivare a tanto. Ma sta di fatto che questa è l'ipotesi sulla quale l'Unione Europea - quella vera, non quella immaginata a forza di Spinelli - sta lavorando. Magari questa ipotesi estrema verrà limata ed abbellita, ma il punto di partenza è questo. E sinceramente non ci sembra neppure così strano, considerata sia la natura oligarchica dell'UE, che il dominio incontrastato della Germania al suo interno.
E' la logica del sistema dell'euro e della distruzione di ogni sovranità degli stati che in questo sistema sono destinati a soccombere. Tra questi il più importante è l'Italia. E forse sarà proprio nel nostro paese che si svolgerà la battaglia decisiva.
Ma ora, per favore, che nessuno venga a dire che non si conoscono i termini del problema. Il sistema dell'euro, tanto antidemocratico quanto antipopolare, procede imperterrito per la sua strada. Le classi popolari hanno davanti 20 anni (venti) di stenti, miseria e disoccupazione. O ci si batte per il recupero della sovranità nazionale, inclusa quella monetaria, o sarà inutile - peggio, ipocrita - venire a lamentarsi della catastrofe sociale che ci attende.
Lo diciamo ormai da anni, ma il poco encomiabile lavoro degli undici esperti (vedi la scheda in fondo all'articolo per capire chi sono davvero questi taglieggiatori), ha almeno il merito di togliere ogni ragionevole dubbio. Gli eurocrati non si fidano proprio dei singoli stati, dunque basta con i vincoli da rispettare e/o sanzionare. Meglio, molto meglio, mettere direttamente le mani nel gettito fiscale di ogni stato da "redimere". Questa è la novità. Ed è una novità che si commenta da sola.
PS - Che ieri, in questo quadro, il presidente del consiglio abbia definito anacronistico il parametro del 3% nel rapporto debito/pil può solo far sorridere. Anacronistico? Probabilmente sì, ma per l'UE esattamente nel senso opposto a quel che Renzi vorrebbe. Per lorsignori il vincolo del 3% è acqua fresca, ben presto il Fiscal Compact esigerà vincoli ben più stringenti: questa volta non semplici percentuali, sulle quali magari discutere, bensì denaro sonante attinto direttamente con una ben definita Tassa per l'Europa.
Articolo scritto da Leonardo Mazzei per antimperialista.it - che ringraziamo.
NOTA.
Chi sono gli undici taglieggiatori (citati nell'articolo)
Gertrude Tumpel-Gugerell - Ex banchiera centrale austriaca, famosa per le operazioni speculative che misero in difficoltà la banca, è ora nel CdA di Commerzbank.
Agnés Bénassy-Quéré - Economista e docente presso diverse università francesi, ha lavorato al ministero delle finanze di Parigi.
Vitor Bento - Ex banchiere centrale del Portogallo, vicino al Partito Socialdemocratico di quel paese (centrodestra).
Graham Bishop - Consulente finanziario di altissimo livello, ultraliberista della prima ora, è stato membro influente della commissione che, negli anni '90, preparò il passaggio all'euro.
Claudia Buch - Tedesca su posizioni liberiste. Esperta di mercati finanziari.
Leonardus Lex Hoogduin - Economista olandese, è stato advisor della Banca dei Regolamenti Internazionali.
Jan Mazak - Giudice slovacco. E' stato avvocato generale presso la Corte europea di giustizia di Lussemburgo.
Belén Romana - Ex direttore del Tesoro spagnolo, attualmente amministratore delegato della Sareb, la "bad bank" cui sono stati conferiti gli asset tossici del settore immobiliare iberico.
Ingrida Simonyte - Ex ministro delle finanze della Lituania
Vesa Vihriala - Membro dell'Associazione degli industriali finlandesi (poteva mancare la Finlandia?), ex advisor di Olli Rehn.
Beatrice Weder di Mauro - Questa economista, che ha lavorato in passato per il Fondo Monetario Internazionale, è oggi nel board della ThyssenKrupp ed in quello di Hoffman-La Roche.
Leonardo Mazzei.


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Fiscal Compact tassazione automatica mille euro l'anno
 
ASSE

ZERO ERO
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“Chiesa viva” NUMERO UNICO *** Gennaio 2014
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LA RINUNCIA DELLO STATO ALLA PROPRIA SOVRANITÀ MONETARIA
La “presentazione” del libro pone inrisalto la
questione “giuridica”
dellosvuotamento dell’aspetto economico-sociale della Costituzione italiana e la
questione “politica”
della rinunciadello Stato alla propria sovranità mo-netaria.
Questo libro,
sia pure con un linguag-gio molto semplice,
ha l’ambizione difar conoscere un aspetto della finan-za e dell’economia che è sempre ri-masto nascosto nei luoghi oscuri delpalazzo, come qualcosa che non con-venisse svelare al popolo.
Ed è bene, invece, che il popolo sap-pia, finalmente, che
lo Stato ha, datempo, rinunciato alla propria so-vranità monetaria in favore di unente privato, qual è la Banca d’Ita-lia;
ha rinunciato, cioè, ad
emettere moneta propria,
conla conseguenza che, per il perseguimento dei propri finiistituzionali, è costretto a chiedere,
inprestito oneroso,
le necessarie risorsefinanziarie,
indebitandosi
nei con-fronti dell’istituto di emissione. Ed èbene che il popolo sappia anche chequesto
inutile indebitamento
si tra-sferisce necessariamente ai cittadinimediante la
pressione fiscale.
Pertanto,
il popolo si ritrova debitoredi quella moneta di cui, invece, do-vrebbe essere proprietario,
ancheperché
essa acquista valore solo per-ché i cittadini l’accettano
come stru-mento di scambio e, quindi, solo acausa ed in conseguenza della sua
cir-colazione.
Con l’avvento dell’Euro si determina,poi, un altro trasferimento della sovra-nità monetaria, questa volta
dallaBanca d’Italia
(così come dalle altrebanche di emissione)
ad un ente pri-vato sovrannazionale,
qual è la
Ban-ca Centrale Europea (BCE),
cheprovvederà ad
emettere la nuova moneta addebitandolaai popoli europei,
secondo la stessa
“filosofia” moneta-
a cura del dott.
Franco Adessa
Estratto dal libro:
“La banca la moneta e l’usura”
di
Sua Ecc.za dott. Bruno Tarquini
stampato dalla Casa Editrice “Controcorrente” di Napoli, Via Carlo de Cesare 11 - 80132 Napoli - Tel.: 081 421349 - Fax: 081 5520024.
Bruno Tarquini
è nato ad Avezzano (L’Aquila) nel 1927. Laureatosi in giurisprudenza nel 1948, presso l’Universitàdi Roma, è entrato giovanissimo in magistratura, percorrendone tutti i gradi. È stato
Pretore a Roma
e, dal 1955, al
Tribunale di Teramo,
prima
come giudice,
poi
come Presidente;
nel 1986, è stato trasferito alla Corte d’Appellodell’Aquila, dove ha svolto le funzioni di
Presidente della sezione penale e della Corte d’Assise di secondo grado;
infine, nel 1994, è stato nominato
Procuratore Generale della Repubblica
presso la stessa Corte d’Appello.


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“Chiesa viva” NUMERO UNICO *** Gennaio 2014
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perciò, venendo meno la sua funzione caratteristica,
cessadi essere moneta.
Questo significa che
il “concetto di moneta” ha radicenello spirito dell’uomo e che, perciò, appartiene ad unacategoria spirituale.
La moneta fu pensata dall’uomo, on-de poter servire come strumento per lo scambio dei beni,in un tempo in cui, ampliatisi i commerci, il baratto, finoallora utilizzato, cominciò a denunciarela propria inadeguatezza.
All’inizio,
la moneta veniva emessa dalsovrano, in pezzi di metallo prezioso(oro, argento, rame, ecc.), apposita-mente
“coniati”
perché fosse garantitala sua provenienza ed il suo peso, equindi, il suo valore.
In una seconda fase,
quando sorsero leprime banche, sia il sovrano, sia i citta-dini, preferirono depositarvi il loro ca-pitale monetario, soprattutto per motividi sicurezza, ricevendo in cambio unaricevuta
(fede di deposito),
esibendo laquale ottenevano la restituzione del re-lativo importo in monete metalliche.
Successivamente,
commercianti e arti-giani, al fine di rendere rapidi ed agili iloro affari, si resero conto che, invecedi ritirare i loro depositi bancari, pote-vano utilizzare, per i pagamenti, lestesse ricevute dei banchieri, le quali,in tal modo, cominciarono ad adempie-re le stesse funzioni della moneta cherappresentavano (banconote). Poichévenivano accettate dai creditori (rassi-curati dalla garanzia rappresentata daidepositi bancari),
quelle ricevute ac-quistarono funzioni e valore di mo-neta vera e propria,
nonostante che
non avessero alcun valore intrinseco,
essendo di carta.
L’USURAA questo punto,
furono i banchieri a rendersi conto di unsingolare fenomeno, al quale occorre prestare la massimaattenzione, perché costituisce
il punto di partenza della“grande usura”.
Poiché, dunque, per loro comodità, i cit-tadini preferivano pagare ed essere pagati con le ricevutebancarie (banconote), invece che con le monete metallichedepositate in banca,
i banchieri,
essendosi perciò accortiche i depositi erano ritirati in una percentuale molto bassa(diciamo il dieci per cento),
escogitarono un “trucco”
tanto semplice quanto ingegnoso:
emisero un numero di“ricevute”, di gran lunga superiore a quello dei deposi-ti, le quali, sebbene prive della copertura delle monetemetalliche,
e quindi di ogni garanzia,
circolarono con leprime ricevute, funzionando anch’esse da moneta, inquanto accettate dai cittadini.
È chiaro che, mentre le prime ricevute rappresentavano il
ria
utilizzata, fino ad oggi, dalle Banche centrali nei con-fronti dei rispettivi popoli; ed
attuando i princìpi del piùsfrenato liberismo, previsto dal Trattato di Maastricht,che sono nettamente inconciliabili con la vigente Costi-tuzione italiana,
e che sono riassunti specialmente
negliarticoli 41, 42, e 43. LA MONETA
Il libro, che è fondamentalmente divisoin due parti: la prima, che tratta della
Banca d’Italia
e del
Trattato di Maa-stricht,
e la seconda, della
moneta delpopolo,
si apre con una limpida intro-duzione che, in poche pagine, e con unlinguaggio accessibile a tutti, svela
“quell’aspetto della finanza edell’economia che è sempre rimastonascosto, nei luoghi oscuri del palaz-zo, come qualcosa che non convenis-se svelare al popolo”.
Non esiste argomento più interessante estimolante della moneta, a condizioneche se ne colga l’esatto significato e,quindi, se ne conosca l’unica funzionea cui essa dovrebbe essere destinata.
È moneta ciò che è convenzionalmen-te usato come mezzo di scambio e co-me misura del valore.
Quindi, non è importante, perché una
“cosa”
acquisti dignità di moneta, cheessa sia fatta di una o di un’altra mate-ria: la storia ricorda come i popoli ab-biano conferito valore e funzione dimoneta non solo ai metalli preziosi, maanche ai più disparati beni che fosserodi difficile o faticoso reperimento; èimportante, invece, porre in evidenzacome la nostra moneta debba avere,
co-me “causa”, la “convenzione” e, co-me “effetto”, la funzione di “misura-re il valore” dei beni,
perciò, lo
“strumento per lo scam-bio”
di questi beni. Se questo secondo requisito sembra abbastanza compren-sibile, perché l’intermediazione della moneta evita il ricor-so all’antico e non pratico sistema del baratto, il primo re-quisito, quello della
“convenzione”,
ha bisogno di unabreve riflessione
:una moneta può adempiere la propriafunzione in quanto è accettata dai cittadini:sono infatticostoro che, accettandola, le danno valore.
Per dimostrare questo assioma, si ricorre all’esempiodell’isola deserta, dove, evidentemente, il possesso di mo-neta da parte dell’unico abitatore equivarrebbe a possessodi nulla, proprio per l’impossibilità che quella moneta pos-sa essere accettata.Quindi, il valore della moneta è la conseguenza di una
“convenzione”:
se non c’è
accettazione,
da parte dei cit-tadini,
la moneta non acquista valore,
oppure lo perde, e


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“Chiesa viva” NUMERO UNICO *** Gennaio 2014
debitarsi, per ottenere le necessarie risorse finanziarie,
con un
Ente privato
(qual è la Banca d’Italia),
al qualeha trasferito la propria sovranità monetaria e, con es-sa, il potere di controllare tutta la politica economico-sociale della Nazione.LA BANCA D’ITALIA
Nel capitolo I e nei successivi fino all’VIII, viene presen-tata una breve storia della Banca d’Italia, la sua natura giu-ridica, la proprietà della moneta all’atto dell’emissione e ilpotere politico e monetario di questa istituzione e
certiaspetti incostituzionali del Trattato di Maastricht. Subito dopo il conseguimento del tormentato processodi unificazione degli Stati italiani, sotto la dinastia deiSavoia, si dovette affrontare lo spinoso problema dellacreazione di una Banca Centrale
che estendesse la pro-pria competenza sull’intero territorio del nuovo Stato. Masoltanto con la
Legge n°443
del 10 agosto 1893, avvennela nascita della
Banca d’Italia,
frutto della fusione della
Banca Nazionale del Regno
con la
Banca Nazionale To-scana
e con la
Banca Toscana di Credito,
e dalla liquida-zione della Banca Romana, conseguente al grande scanda-lo sorto dal suo fallimento. Fu personalmente
Giovanni Giolitti,
Presidente del Con-siglio dell’epoca, a dirigere tutte le operazioni necessarieper la nascita della nuova
Banca Centrale, ed a lui,
perprimo,
si devono tutte quelle norme dirette a garantirela sua autonomia da ogni eventuale pressione del pote-re politico:
a tal fine,
Giolitti
volle mantenere il più possi-bile il modello societario,
evitando che fosse il Governoa nominare i vertici della Banca d’Italia.
La Banca d’Italia, dunque, fin dall’origine assunse
la for-ma societaria anonima.
Con il Regio Decreto
28 Aprile 1910,
204 fu approvatoil testo unico delle leggi sugli istituti di emissione e sullacircolazione dei biglietti di banca. La facoltà di emissionefu concessa per un periodo di vent’anni alla
Banca d’Ita-lia,al Banco di Napoli
e al
Banco di Sicilia.
Tra i decreti-legge, emanati nel periodo 1926-27, assunseimportanza quello
n°812
del
6 Maggio 1926
che, unifi-cando in capo alla
Banca d’Italia
il servizio di emissionecontrovalore di monete metalliche depositate,
le altre, in-vece, non rappresentavano nulla.I banchieri così, co-minciarono a creare moneta dal nulla, senza alcun co-sto se non quello meramente tipografico,
ma, cionono-stante, pretendevano ed ottenevano i relativi interessi. Ancora oggi succede,
mutatis mutandis,
la stessa cosa inun duplice ordine di livelli:a)
ad un livello più basso,
avviene che le banche, confi-dando nel fatto che la massa di moneta depositata da clien-ti non verrà mai ritirata tutta contemporaneamente,
presta-no,
a chi ha bisogno,
denaro per un valore enormementesuperiore al valore dei depositi; prestano, cioè, denaroche non hanno e, dal nulla, percepiscono interessi;
b) ancor più grave è quanto succede
ad un livello più alto,
vale a dire a quello delle
Banche Centrali,
le quali
pre-stano allo Stato
(per i suoi bisogni istituzionali)
ed al si-stema bancario
(e quindi, attraverso questo, al sistemaeconomico nazionale)
la moneta che esse stesse creanodal nulla,
richiedendo
non solo i relativi interessi, maanche un importo pari alla moneta prestata,
perchéquesta, al momento della restituzione, acquista valore nelcorso della circolazione; quel valore che, invece, non ave-va al momento della emissione, cioè del prestito (essendol’unica passività di tutta l’operazione rappresentata dal co-sto di fabbricazione della moneta). Ognuno può facilmente rendersi conto che, in entrambi icasi,
si fa esercizio di “usura”.
Mentre nel primo caso, le vittime sono soltanto quei citta-dini costretti a ricorrere alle banche per ottenere i finanzia-menti necessari alle loro imprese e, qualche volta, alle lorostesse esigenze personali, nel secondo caso,
la vittima èl’intera struttura economica dello Stato, costretto a in-


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“Chiesa viva” NUMERO UNICO *** Gennaio 2014
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dei biglietti di banca,
stabilì la cessazione della analogafacoltà per il Banco di Napoli
e il
Banco di Sicilia.
Ilmonopolio dell’emissione e il ruolo di Banca Centrale del-la Banca d’Italia assunse un definitivo assetto con il
RegioDecreto
del
12 Marzo 1936,
convertito nella Legge 7Marzo 1938, n°441, e col successivo
“Statuto”.
Queste disposizioni legislative confermarono
l’autonomiadella Banca d’Italia,
alla quale,
per la prima volta, fuesplicitamente riconosciuta la qualifica di “Istituto diDiritto Pubblico”,
nonostante che fosse sostanzialmentemantenuta la sua organizzazione interna originaria di una
società anonima
(oggi detta
“società per azioni”).Il potere attribuito al Governato-re era enorme in quanto capacedi incidere in maniera decisivasulla vita della Nazione,
tanto piùche la sua nomina non incontra li-miti temporali, a meno di dimissio-ni o di revoca. Per dimostrare come
il potere poli-tico abbia continuato, nel tempo,a defilarsi dalla responsabilità dimantenere una competenza ditanta importanza,
quale è quellaconcernente il tasso di sconto, la
Legge 7 Febbraio 1992,
n°82(tral’altro promossa
dall’allora Mini-stro del Tesoro,Guido Carli,
che,guarda caso, era stato
Governato-re della Banca d’Italia
), ha attri-buito all’Istituto di emissione la fa-coltà di disporre le variazioni deltasso ufficiale di sconto
senza do-verla più concordare con il Mini-stro del Tesoro,
vale a dire senzadoverla concordare con lo Stato.Ora, nonostante l’esplicita formulaadoperata dalla legge, secondo cuila Banca d’Italia è “
Istituto di Di-ritto Pubblico”,
nonostante la suaorganizzazione ricalca sostanzial-mente quella di una
“società perazioni”,
si deve dire che l’approva-zione politica della nomina dellecariche della Banca d’Italia (comepure la loro revoca) appare comeun mero visto di legittimità e, inoltre,
la considerazioneche i fini istituzionali dell’ente in esame sono stabiliticon legge non può giustificare la tesi che la Bancad’Italia sia di “Diritto Pubblico”.
In conclusione,
si deve riconoscere che laBanca centra-le è un ente privato,
atteggiato strutturalmente come una
“società per azioni”, alla quale è stata affidata, in eser-cizio esclusivo, la funzione statale di emissione di carta-moneta e concesso il pubblico servizio di tesoreria perlo Stato.La Banca d’Italia,
dunque, dalla pubblica funzione diemettere moneta, della quale è stata investita dallo Stato,
ricava degli utili che vanno a suo beneficio,
proprio co-me una società privata commerciale. Ma
la Banca d’Italiapuò ritenere di essere la proprietaria della moneta car-tacea al momento in cui la presta al sistema economiconazionale, per porla in circolazione?
La domanda apparedel tutto doverosa, poiché
su questo punto la legislazionetace completamente
e, di conseguenza, non si può dareuna risposta che sia sostenuta da un preciso riscontro nor-mativo. La risposta appare, dunque, molto difficile, e di ta-le difficoltà si è avuta la prova, in sede parlamentare, indue occasioni recenti: 1) nella seduta della Camera dei Deputati, tenutasi il
17marzo 1995,
il deputato
Pasetto
rivolse una interrogazione al Mini-stro del Tesoro, per sapere se nonintendesse promuovere una rifor-ma legislativa diretta a definire lamoneta un bene reale conferitoall’atto dell’emissione,
a titolooriginario di proprietà di tutti icittadini appartenenti alla collet-tività nazionale italiana,
con con-seguente riforma dell’attuale siste-ma dell’emissione monetaria, chetrasforma
la Banca Centrale dasemplice ente gestore ad enteproprietario dei valori monetari.
Nel rispondere a tale interrogazio-ne, il Sottosegretario del Tesoro,
Carlo Pace
affermò
“in sostanza,per tutta la durata della circola-zione, la moneta rappresenta undebito, una passività dell’Istitutodi Emissione e come tale è iscrit-ta, nel suo Bilancio, tra le postepassive”.
2) rispettivamente, il
3 novembre1994,
e il successivo 1°dicembre,i senatori
Natali
(AN)e
Orlando
(PRC) interrogarono il Ministrodel Tesoro per sapere se non rite-nesse necessario l’intervento delMinistero, per la doverosa tuteladei rilevantissimi interessi nazio-nali, nella causa civile, promossadinanzi al tribunale di Roma dal
Professore Giacinto Au-riti,
nei confronti della
Banca d’Italia,
e diretta ad ottene-re una sentenza di mero accertamento, che dichiarasse
lamoneta, all’atto della emissione, di proprietà dei citta-dini italiani ed illegittimo l’attuale sistema dell’emissio-ne monetaria, che trasforma la Banca Centrale da Entegestore ad Ente proprietario dei valori monetari’.
Alle due interrogazioni, fornì risposta scritta il Sottosegre-tario di Stato per il Tesoro,
Vegas,
il quale (sentita, questavolta nel merito, anche la Banca d’Italia) si adeguò allaprecedente risposta del collega di Governo. Come ulterioreargomentazione, il Sottosegretario Vegas ricordò come,
Simboli della Banca d’Italia.


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“Chiesa viva” NUMERO UNICO *** Gennaio 2014
nella attuale dottrina economica e nelle opinioni degli Statieuropei, fosse avvertita e radicata l’esigenza
“di non con-centrare nelle mani di uno stesso soggetto politico, qua-le potrebbe essere l’autorità di governo, il potere dicreare moneta e quello di spenderla, onde impedire chela moneta diventi strumento di lotta politica”,
e ricordòche tale esigenza aveva trovato esplicito riconoscimentogiuridico nel
Trattato di Maastricht.
Entrambe le risposte sono degne di nota solo per il tasso diambiguità da cui sono permeate. Infatti, in primo luogo, stupisce che tutte e due le risposte
sul punto relativo alla proprietà della moneta,
al mo-mento della sua emissione,
si rifugino in una dichiara-zione negativa,affermando che questa non spetta allaBanca d’Italia:
affermazione questa, forse volutamenteelusiva, ma che, tuttavia,
nonpuò sfuggire all’accusa dimenzogna per ciò che essa nonpuò non sottintendere.Posto infatti che la moneta
(almomento della sua creazione edemissione
) non può non avere,come tutti i beni mobili, unproprietario,
deve trarsi la con-clusione che, in quel precisomomento la moneta,
se non èdella Banca d’Italia, è di pro-prietà dello Stato.
Ma ciò con-trasta in modo irrimediabile conquanto riconosciuto dagli stessirappresentanti del Governo, valea
dire la percezione di un utilemonetario da parte di un Enteche non è proprietario dellamoneta che crea ed immette incircolazione.
Tanto più che, pertutta la durata della circolazione,la moneta rappresenterebbe undebito della Banca d’Italia;
unapassività che la abilita ad inse-rirla nel proprio bilancio tra leposte passive.
Ne deriva che, caso unico,
lamoneta sarebbe fruttifera nel-le mani dell’Istituto di Emis-sione, benché questo non nesia proprietario,ma anzi debi-tore.
Mentre, quindi, nei casi normali, il creditore percepisce in-teressi dalla moneta che presta, ed è il debitore che pagaquesti interessi, nel caso in esame, le posizioni appaionostranamente invertite.
Con un debitore che, anziché pa-gare, percepisce gli utili.
Il fatto è che, nel concreto, la verità risiede proprio nel se-condo corno del dilemma: nel senso che
la Banca d’Italiaritiene di essere proprietaria della moneta che crea edemette.
Lo sostiene lo stesso Istituto proprio nel giudiziocivile promosso dal
professor Auriti;
infatti, nella com-parsa di costituzione e risposta, datata
20 settembre 1994,
si legge: «alla stregua della puntuale disciplina della fun-zione di emissione,
i biglietti della Banca d’Italia costi-tuiscono una semplice merce di proprietà della BancaCentrale,
che ne cura direttamente la stampa e ne assumele relative spese» ...
«Essi acquistano la loro funzione e ilvalore di moneta solo nel momento logicamente e cro-nologicamente successivo,
in cui la Banca d’Italia li im-mette nel mercato trasferendone la relativa proprietà aipercettori». E ancora: «La Banca d’Italia cede la proprietàdei biglietti, i quali, in tale momento, come circolante,
vengono appostati al passivo nelle scritture contabilidell’Istituto di Emissione,
acquistando in contropartita, oricevendo in pegno,
altri beni o valori mobiliari
(titoli,valute, ecc.)
che vengono, invece, appostati all’attivo».
Ora, poniamo il caso di
un falsario che dia in prestito ilrisultato della propria illecitaattività,
che a lui non costa nul-la se non le spese di fabbrica-zione; nel fare il bilancio finaledell’operazione, vi iscrive forsecome posta passiva la sommafalsificata e prestata, e comeposta attiva la somma restituita-gli oltre agli interessi?
Così fa-cendo, altererebbe il bilancio,
perché
la somma falsificatache dà in prestito non costitui-sce una perdita,
così come pe-raltro non rappresenta un gua-dagno;
inserendola nel passi-vo, il falsario non farebbe al-tro che occultare fraudolente-mente una parte dell’attivo.
Tanto per continuare nell’esem-pio, se il falsario dà in prestitola somma falsificata di
un mi-liardo
di lire al tasso del quin-dici per cento e, alla scadenzaconvenuta ha, in restituzione, lasomma di lire (autentiche)
unmiliardo e centocinquanta mi-lioni, il suo attivo è costituitoda quest’ultima somma perintero,
ed il suo passivo dalle
spese sostenute per la fabbri-cazione della moneta falsa.
Mutatis mutandis,
lo stessoconcetto vale per la Banca d’Italia:
certamente, qui, nonsi tratta di moneta falsificata, ma, come si è detto, di mo-neta che, all’atto dell’emissione, non può avere ancora al-cun valore né di credito né di debito, perché destinata, so-lamente durante e a causa della circolazione, a misurare ilvalore dei beni e ad acquistare il connotato di misura delvalore. Perciò,
la Banca d’Italia non è legittimata adiscrivere la moneta, che immette nella sua circolazione,come posta passiva del suo bilancio.
A questo punto, cisi potrebbe domandare quale possa essere la reazione deivertici della Banca d’Italia a queste chiare e ineluttabiliconsiderazioni.
Una sede della Banca d’Italia.La
Banca d’Italia
nacque il 10 agosto 1893 come fusionedella
Banca Nazionale del Regno,
la
Banca Nazionale To-scana
e la
Banca Toscana di Credito
a seguito della liquida-zione della
Banca Romana,
conseguente allo scandalo sortodal suo fallimento. A questo proposito, non si può ignorareche il fallimento della Banca Romana fu dovuto alla
rapacitàdella Massoneria
e che
Vittorio Emanuele II
e il figlio
Um-berto I
erano affiliati agli
Illuminati di Baviera.


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della disciplina della società politicain tutte le sue espressioni,
omettequalsiasi accenno, anche solo indi-retto, al problema della moneta
edagli enti che ne dovrebbero regolarela politica nell’ambito del sistemaeconomico dello Stato.
Quale signi-ficato può, pertanto, darsi al silen-zio dei costituenti italiani sullaBanca Centrale?
Può, di fatto, il nostro Istituto diEmissione riempire questo vuoto co-stituzionale, pur essendo legittimatoda una produzione di
leggi soltantoordinarie,
che però non trovano nel-la Carta Costituzionale alcun titoloche possa giustificare la loro appar-tenenza all’attuale ordinamento giu-ridico nazionale, per quanto riguardasia
la posizione di potere assolutodella Banca d’Italiasia il contenu-to stesso di quel potere
che, comesi è visto,
stravolge il concetto diproprietà con riferimento alla mo-neta?
A queste domande è certamente dif-ficile rispondere se non ponendo inevidenza
il carattere segreto, miste-rioso, iniziatico di tutto ciò che cir-conda il problema della moneta,
eche, riesce a far credere al popolo, intema di moneta, una situazione com-pletamente opposta a quella reale. Tutto ciò è quindi effetto di
un veroe proprio disegno, cui presta deter-minante ausilio, per disonestà oignoranza, tutto un mondo di poli-tici, di banchieri e di opinionisti,che ha l’unico scopo di tener na-scosta la verità. Quella verità
che, fin dal
1931,
ave-va invece denunciato, con accoratovigore,
Pio XII
con l’enciclica
“Quadragesimo anno”,
in cui scris-se:«Ciò che ferisce gli occhi è che ainostri tempi non vi è solo concentra-zione della ricchezza, ma anche
l’ac-cumularsi di una potenza enorme,di una dispotica padronanzadell’economia in mani di pochi, e questi sovente neppu-re proprietari, ma solo depositari e amministratori delcapitale,
di cui essi dispongono a loro grado e piacimento.
Questo potere diviene più che mai dispotico in quelliche, tenendo in pugno il denaro, la fanno da padroni:
onde sono in qualche modo i distributori del sangue stessodi cui vive l’organismo economico, ed hanno in pugno, percosì dire, l’anima dell’economia, sicché nessuno, contro laloro volontà, potrebbe respirare».
LA “RELIGIONE”DELLA BANCA D’ITALIA
Su questo argomento, desta vera-mente impressione il contenuto di unarticolo apparso su
“La Repubbli-ca”
del
giugno 1994,
dal titolo diper se altamente significativo:
“Lareligione di Bankitalia”.
Questo articolo, scritto con accentiche sembrano davvero
ispirati al piùcieco fanatismo,
dopo aver afferma-to che
la continuità storica delloStato italiano resta affidata allaBanca d’Italia assai più che alle al-tre istituzioni,
rileva che
“la religio-ne della moneta” deve rimanereintegra nella sua ortodossia “alservizio di una divinità altamentesimbolica
– quel biglietto di bancafirmato dal Governatore, che perso-nifica il potere d’acquisto del cittadi-no –
ma altresìuna divinità che, sefedelmente servita, è dispensatricedi beni, mentre quando viene tra-dita, si fa implacabilmente vendi-cativa”;
e più oltre che
“i Governa-tori sono i sacerdoti addetti al suoculto”,
i quali
“se non fossero pie-namente indipendenti, e soggiaces-sero a poteri esterni, la loro qualitàliturgica verrebbe meno”.
Dunque, la dottrina di Montesquieunon è più attuale, perché accanto al
potere legislativo,
al
potere esecuti-vo
ed al
potere giudiziario,
nei qualifu frantumato il potere assoluto deisovrani dopo la Rivoluzione France-se,
ce n’é un “quarto”, il poteremonetario.
Ma, mentre il
potere esecutivo
ed il
potere giudiziario
sono in una posi-zione di ineliminabile subordinazio-ne (almeno concettuale) rispetto alpotere legislativo
il potere moneta-rio,
invece,
non solo dev’essere au-tonomo, ma addirittura aspira adoccupare e mantenere un ruolo ditutore dello Stato in materia di po-litica monetaria, tanto da assume-re,
assecondando la mistica dell’articolo de “la Repubbli-ca”,
persino la dignità e l’intoccabilità di una religione,con i suoi misteriosi riti ed i suoi onnipotenti sacerdoti.Si può legittimamente dubitare che questo “quarto po-tere” abbia le carte in regola con la Costituzione dellaRepubblica Italiana,
o almeno col suo spirito informato-re: la nostra Costituzione non brilla certo per sinteticità,poiché, anzi, dopo aver trattato dettagliatamente nella pri-ma parte della posizione del cittadino e, nella seconda,
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Banconota da 10 dollari con la scritta:
United States,
fat-ta stampare dal presidente americano
Abramo Lincoln.
Lincoln, pur rifacendosi alla
Costituzione americanache esplicitamente dichara compito del Governo ame-ricano quello di stampare la moneta,
pagò con la vitacon la sua decisione di sfidare i banchieri internazionalial cui vertice vi era la
famiglia Rothschild.
L’esecuzione “rituale” del presidente Lincoln avvennecon
un colpo di pistola alla testa,
mentre assisteva ad una rappresentazione teatrale.
John Wilkes Booth,
massone del 33° grado R.S.A.A. emembro della
“Giovane America”
di
Giuseppe Mazzi-ni,
assassinò Abramo Lincoln, il 14 aprile 1865, 5 giornidopo la fine della Guerra di Secessione americana. Boothapparteneva anche alla
Loggia
dei
“Cavalieri del Circo-lo d’Oro”
che, nel dicembre 1865,
Albert Pike
mutò in
“Cavalieri del Ku Klux Klan”.
Dal 1836 al 1865, il Ca- po Supremo dell’
Ordine degli Illuminati di Baviera
fuil
Primo ministro inglese, Lord Palmerston,
sotto ilquale era stato organizzato l’assassinio del presidenteLincoln. Nel 1870,
Albert Pike
e
Giuseppe Mazzini
di-vennero i capi del
Nuovo Rito Palladico Riformato,
l’organizzazione degli Illuminati di Baviera.


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“Chiesa viva” NUMERO UNICO *** Gennaio 2014
debita al popolo.
Siccome questo fatto rappresenta
il pun-to focale di tutto il problema monetario,
è necessario cheesso sia reso di agevole comprensione anche per il lettorecompletamente a digiuno di tale pro-blema nei suoi numerosi profili.Detto in modo molto schematico, ac-cade che lo Stato, per il persegui-mento dei propri
fini istituzionali dicarattere generale
(difesa, pubblicaistruzione, sanità, giustizia, ecc.) e di
carattere particolare
(opere pubbli-che),
ha naturalmente bisogno dinotevoli risorse finanziarie.
Perprocurarsi tali risorse ricorre o alla
vendita dei propri beni patrimo-niali
(mediante le privatizzazioni) o
demaniali
(mediante le sdemanializ-zazioni), oppure al
prestito
che co-stituisce una fonte di finanziamentocostante e generale.Esso si rivolge, detto in modo moltosemplificato, in due direzioni: 1.
verso gli stessi cittadini,
ai qualivengono offerti
titoli di credito sta-tali
fruttiferi (buoni del Tesoro, bot,ecc.) in cambio di moneta; 2.
verso la Banca d’Italia
che, pergarantire allo Stato le necessarie ri-sorse finanziarie,
crea la moneta
damettere in circolazione.La differenza tra i due tipi di prestitocontratti dallo Stato non è tanto dinatura quantitativa quanto di
naturaqualitativa,
se così si può dire: infat-ti,
mentre la Banca Centrale dà inprestito allo Stato moneta creatadal nulla
– moneta cioè priva di quelvalore che solo la circolazione potràconferirle, e della quale essa si arro-ga, senza alcun fondamento giuridi-co, la proprietà –
i cittadini,
in cam-bio dei titoli di Stato,
forniscono in-vece i propri risparmi, costituiti damoneta di cui sono proprietari per-ché,
essendo stata da loro accettata atitolo di pagamento,
in essa è incor-porato il sudore del loro lavoro.
Quindi, mentre il prestito concessodai cittadini è frutto della loro fidu-cia nello Stato e senza dubbio rap-presenta per loro un rischio che po-trebbe vanificare anni di lavoro, in-vece,
quello fornito dall’Istituto diEmissione è soltanto segno dellasudditanza dello Statonei suoiconfrontie del concreto eserciziodi quella sovranità monetaria cuilo Stato ha incredibilmente abdi-cato.LA BANCA D’ITALIA SI APPROPRIA DI TUTTA LA MONETA DELLA NAZIONEADDEBITANDOLA AL POPOLO
Sebbene
nessun testo legislativo di-chiari a chi appartenga la pro-prietà della moneta al momentodella sua emissione,
tuttavia
laBanca d’Italia agisce come se nefosse il proprietario,
dandola inprestito al sistema economico nazio-nale e, quindi, addebitandogliela: in-fatti il mutuo di un bene fungibile,qual è il denaro, dietro corrispettivodi un interesse
è facoltà di chi ne ha
(o ne vanta)
la proprietà.
Inoltre, si è fatto notare che, ciò no-nostante,
l’Istituto Centrale iscrivearbitrariamente l’importo dellamoneta data in prestito tra le postepassive del suo bilancio,
invece chetra quelle attive, alterando, in tal mo-do, a proprio vantaggio il bilanciostesso in misura evidentemente rile-vante: infatti, è norma indiscutibileper una corretta contabilità che
ilprestito di denaro debba esserecontabilizzato come credito,da in-serire quindi all’attivo, insiemecon gli interessi pattuiti.
Infine, si è anche posto in evidenzacome l’inserimento della moneta,all’atto della sua immissione nellacircolazione, tra le poste passive delbilancio della Banca d’Italia sia
laconseguenza capziosa,
e perciò in-gannevole,
di rappresentare labanconota come una cambiale
(va-le a dire come un debito, come unapassività) in virtù della nota formulasopra impressavi
(“pagabile a vistaal portatore”)che non ha più alcu-na ragione di esistere,
perché, es-sendo forzoso il corso delle banco-note (
non più garantite da alcun ti-po di riserva, tanto meno aurea
),
esse non possono essere convertite(“pagate”) in oro;
cosicché, nono-stante quella ormai inutile formula,
la banconota non può essere consi-derata come cambiale,rappresen-tativa di un inesistente debito dellaBanca Centrale.
Finora si è più volte accennato al fat-to che la Banca Centrale, nel metterein circolazione le proprie banconotemediante operazioni di prestito al Te-soro dello Stato e di anticipazione alsistema bancario,
in sostanza le ad-
Due banconote da 5 dollari: la prima, con la scritta:
Fe-deral Reserve Note;
la seconda,
United States Note,
quest’ultima voluta da
J.F. Kennedy
col suo
Ordineesecutivo n. 11.110
del 4 giugno 1963.
Federal Reserve NoteUnited States Note
7 giorni prima di morire,
J.F. Kennedy
dichiarò:
«Vi èun complotto in questo paese per rendere schiavi uo-mini donne e bambini. Prima di lasciare questo alto enobile ufficio, io intendo smascherare questo complot-to».
Il complotto era quello degli
Illuminati di Baviera
di voler decimare la popolazione mondiale e controllareogni singolo individuo ridotto al livello di schiavo.Foto dell’autopsia di J.F. Kennedy. Come avvenne per il presidente Abramo Lincoln, Ken-nedy fu assassinato col rituale del
colpo alla testa,
il 22novembre 1963, il giorno più significativo per la fonda-zione della
Riserva Federale
americana. Tra gli obiettividi Kennedy, prima della sua morte, vi fu quello di
pren-dere il controllo della moneta, togliendola dalle manidelle Banche della Riserva Federale.


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LA BANCA D’ITALIA PADRONA ASSOLUTADELLA POLITICA MONETARIA
Tralasciamo ogni riferimento al pri-mo dei suddetti due tipi di prestito,quello cioè contratto dallo Stato con ipropri cittadini mediante l’emissionedi titoli di credito fruttiferi.
In taleoperazione,
infatti,
non entra diret-tamente in gioco o in discussione lasovranità dello Stato,
poiché si trattain definitiva di operazioni di naturacivilistica compiute da parti che, seb-bene su piani diversi, agiscono cia-scuna nell’ambito di una propria au-tonomia e, soprattutto, della propriaopportunità e convenienza economi-ca.
Nel rapporto che viene a stabilirsitra lo Stato e la Banca Centrale,
con l’emissione della moneta banca-ria (banconota), invece,
si coglie intutta la sua drammaticità la rinun-cia da parte dello Stato alla sovra-nità monetariaed al conseguenteesercizio del potere di “battere mo-neta”;
si avverte soprattutto lastranezza di una situazione chepoteva trovare una valida giusti-ficazione in altri tempi, quandola moneta aveva un proprio va-lore intrinseco perché
costituitada pezzi coniati in metalli pre-giati,
o quando essa, pur rappre-sentata da simboli cartacei,
ave-va tuttavia una copertura nelleriserve auree o argentee dellebanche:
allora era frequente cheil re o il principe (cioè lo Stato),non avendo a propria disposizio-ne risorse finanziarie (metallopregiato) per sostenere, adesempio, le spese di una guerra,ricorresse ai banchieri per otte-nere i necessari prestiti. Ma nell’attuale momento stori-co, in cui la moneta è costituitasoltanto da un supporto carta-ceo, privo di qualunque copertu-ra aurea o valutaria,
non si com-prende la ragione per la qualelo Stato debba richiedere adun apposito istituto bancarioprivato il mutuo, sempre one-roso, di banconote create dalnulla e prive quindi di ogni va-lore intrinseco,
trasferendogliin tal modo, con la sovranitàmonetaria
, non solo il potere di emettere moneta, maanche il governo di tutta la politica monetaria,
attraver-so il quale, come si è già esposto, non può non influirsi inmaniera assolutamente determinantesu tutta la politica economico-socialedel Governo, nato dalla volontà po-polare. Per ricorrere ad una esempli-ficazione estrema, ma, comunque sia,idonea a far comprendere l’entità delproblema,
non si capisce perchénon possa essere posta in circola-zione moneta statale
(biglietto diStato)
anziché moneta bancaria
(banconota),
dal momento che, tan-to, sia l’una sia l’altra non sono ga-rantite da alcuna riserva aurea ovalutaria.LO STATO PUÒ CONIARE MONETA SENZA INDEBITARSI
È bene sapere che
lo Stato, oggi,
permezzo dei propri stabilimenti della
Zecca,provvede alla creazione edalla messa in circolazione di tuttala massa di moneta metallica,
delcui ammontare (anche se di mo-destissimo valore rispetto a tuttoil circolante cartaceo di banco-note)
esso non è debitore dinessuno,tanto meno dellaBanca d’Italia.
Così come, fino a pochi anni fa,provvedeva, nello stesso modo,alla creazione ed alla messa incircolazione di carta moneta di
“cinquecento lire”
e, prima an-cora, anche di
“mille lire”
nean-che in relazione delle quali ov-viamente sorgeva in capo alloStato alcuna obbligazione di re-stituzione né di pagamento di in-teressi, poiché
di esse lo stessoStato non si indebitava, prov-vedendo direttamente alla lorocreazione ed alla loro immis-sione in circolazione.
Questo dimostra, dunque, che
loStato avrebbe i mezzi tecniciper esercitare, in concreto, ilpotere di emettere moneta
eper riappropriarsi quella sovra-nità monetaria che gli permette-rebbe di svolgere una politicasocio-economica non limitata dainfluenze esterne, ma
soprattut-to liberandosi di ogni indebita-mento.
Sopra:
Il
Baphomet,
il “dio” della Massoneria.
Sotto:
La
Piramide degli Illuminati di Baviera,
al cuivertice spicca l’
Occhio Onniveggente di Lucifero.
Gli Illuminati costituiscono il vertice di tutte le Obbe-dienze massoniche e sono organizzati nel
Nuovo RitoPalladico Riformato
creato, il 20 settembre 1870, da
Al-bert Pike
(Supremo Pontefice della Massoneria Univer-sale) e
Giuseppe Mazzini
(Capo d’Azione politica). Nel-lo stesso periodo (1870-71)
Pikee Mazzinipianificaro-no le Tre Guerre Mondiali del 20° secolo
che avevanolo scopo di annientare la Chiesa Cattolica e la Civilitàcristiana e
“far ricevere a tutti la vera luce attraversola manifestazione universale della pura dottrina diLucifero, rivelata finalmente alla vista del pubblico”.


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“Chiesa viva” NUMERO UNICO *** Gennaio 2014
L’INDEBITAMENTO SIGNIFICA: TASSE
Ma se si contraggono debiti, la conseguenza è che essidebbano essere pagati; e che il denaro ricevuto in prestitodebba essere restituito, naturalmente con gli interessi.Ma come fa lo Stato ad adempiere tale obbligazione? Inquale modo si procura il denaro necessario per restituirequanto dovuto alla Banca Centrale? Oltre ai soliti modi,dei quali si è fatta già menzione, vale a dire le operazionidi vendita dei beni patrimoniali e di dismissione di quellidemaniali e l’emissione di titoli di credito fruttiferi,
quellopiù efficace e sicuro, quello da cui ritrae il maggior get-tito consiste nella imposizione fiscale a carico dei citta-dini: le imposte, dirette e indirette,
sono infatti le vie at-traverso le quali lo Stato riesce ad introitare tutto, o quasitutto, il denaro da restituire all’Istituto di Emissione.
Que-sto significa allora che il pagamento del debito vienesopportato in massima parte dai cittadini, cioè dal po-polo.
Cioè
è ilpopolo che si indebita ed è il popolo che,in definitiva, deve pagare.
Bisogna anche mettere nella dovuta evidenza che
la mo-neta che il popolo è obbligato a pagare
come imposta,
non è la stessa moneta che, a suo tempo, la Banca ave-va prestato allo Stato:
beninteso, le due monete sono co-stituite dallo stesso supporto cartaceo, contengono gli stes-si simboli ed hanno lo stesso valore facciale; nondimeno
hanno una diversa impronta qualitativa e soprattuttomorale,
perché, mentre la moneta prestata dall’Istituto diEmissione allo Stato viene
creata dal nulla,
la moneta pa-gata dal popolo è l’effetto delle attività lavorative dei citta-dini, costituendone il compenso. Se il costo della prima èquindi rappresentato soltanto dalla
carta
e dalla
stampa,ilcosto della seconda è rappresentato dal lavoro del po-polo:
la prima non ha, al momento della sua immissionenella circolazione, alcun valore e
puzza solo di inchio-stro;
la seconda, al contrario, è moneta vera perché, circo-lando,
ha acquistato valore e odora pure della fatica deicittadini.
Ma esiste un’altra via, attraverso la quale i cittadini sonosoggetti, quasi sempre inconsapevolmente, a sopportareuna
posizione debitoria nei confronti della Banca d’Ita-lia.
Per far fronte ad esigenze od emergenze personali, fa-miliari o imprenditoriali, i cittadini sono costretti a ricorre-re a
mutui bancari.
È naturale che costoro debbano paga-re il prezzo di tali operazioni, sotto forma di un
interesse,
ma questo interesse contiene in sé anche
una quota, la cui
Il
Baphomet
con la
Rosa-Croce
sul petto, portato in processione in Loggia.Questo simbolo nasconde il mistero del
18°
grado del
Cavaliere Rosa-Croce
della Massoneria di Rito Scozzese Antico ed Accettato. Dietro tutto ciò chenoi percepiamo come potere finanziario, potere politico, sistema bancario in-ternazionale e persino dietro lo stesso
Governo Mondiale Ebraico,
si cela unsegreto più profondo:
l’odio di Lucifero contro Dio per essere stato “detro-nizzato” dal suo potere quasi assoluto che aveva sull’uomo, prima dell’av-vento del Sacrificio di Cristo sulla Croce, che ha redento l’umanità.
IL PIANO DEL GOVERNO MONDIALE«Il miglior risultato può essereraggiunto con l’uso della violen-za e del terrorismo...».«... la libertà politica è soloun’ideae non un fatto. Per usur-pare il potere politico, tutto ciòche è necessario è di predicare ilLiberalismo».«Il nostro diritto risiede nellaforza».
(Mayer Amschel Rothschild)


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“Chiesa viva” NUMERO UNICO *** Gennaio 2014
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legittimità non può sufficientemente sostenersi:è laquota di interesse che corrisponde al tasso di sconto(TUS)
che la Banca d’Italia, di sua iniziativa, determinaper le anticipazioni fornite alle banche commerciali, chequeste debbono quindi pagare alla stessa Banca Centrale,ma che, a volte anche oltre la soglia dell’usura, grava sulcliente della banca, e cioè sui cittadini.
LA MONETA DEVE ESSERE CREATA DALLO STATO E ACCREDITATA AL POPOLO
La
“moneta”è ciò che, per convenzione, viene usato co-me “misura di valore”
e conseguentemente come mezzodi scambio e che attualmente, per accettazione comune, ècostituita da
“carta-moneta”,
cioè il simbolo cartaceo sulquale è impresso un valore facciale, e
che è creato dallaBanca Centrale dal nullae senza essere sostenuta da al-cuna riserva aurea, o argentea, o valutaria.
Quindi, la moneta attuale, pur priva di ogni valore intrin-seco, viene tuttavia unanimemente considerata dalla col-lettività nazionale come
“misura del valore”,
vale a direcome unità misuratrice del valore delle cose; ogni cosa delmondo sensibile e materiale ha un “valore” che è rapporta-to alla moneta in corso legale, cioè ad una misura che èuguale per tutte. Ne deriva che la
“moneta”,
essendo per
“convenzione”
la comune
“unità di misura del valore”,
funge anche da
“strumento”
per lo scambio dei beni.Si può obiettare che anche il “metro”, anch’esso privo divalore intrinseco, per “convenzione
“misura”
la lunghez-za; ma la differenza con la “moneta” è che, pur materializ-zandosi anch’esso in uno strumento di metallo, di legno odi tela,
il “metro” misura un’unica dimensione,
mentre
la moneta misura il valore di tutte le cose esistentinelmondo fisico
(
a volte anche in quello morale
)
e di tutti iservizi,
ossia di tutto ciò che viene prodotto per il consu-mo, assolvendo essa anche all’ulteriore funzione di
“mez-zo di scambio”
e, comepunto comune di riferimento perogni operazione,
essa circolacome “strumento omoge-neo” per gli scambi.
La differenza vera e sostanziale, quindi, tra il “metro” e la“moneta” va ricercata nella loro origine e nelle loro vicen-de:
il “metro”,
una volta creato dal pensiero umano,
è ri-masto sempre identico a se stesso e inalterato nel tempoe nello spazio,
mentre invece
la moneta deve essere sem-pre continuamente creata e destinata a circolare tra icittadini.
Carlo Marx,
il cui vero nome era Kiessel Mordecai, fu iniziato alla Loggia
“Apollo”
di Colonia. Il suo
“Manifesto Comunista”
del 1848, non è altroche la codificazione del programma politico segreto degli
Illuminati di Ba-viera,
scritto 70 anni prima:abolizione totale diGoverni, proprietà privata,eredità, patriottismo, famiglia; religioni. Al tempo del Manifesto, Marx appar-teneva alla
Lega degli Uomini Giusti,
un gruppo misterioso, emanazione de-gli
Illuminati di Baviera.
Nell’Enciclopedia Ebraica si legge che
Mazzini
e
Marx
furono incaricati di preparare l’indirizzo e la Costituzione della
“PrimaInternazionalle”
(comunista).
Mazzini era il Capo d’Azione Politica dellaMassoneria Universale,
cioè n° 2 dell’
Ordine degli Illuminati di Baviera.
Il simbolo dell’
Ordine di “Skull & Bones
” (= Teschio e Tibbie)L’
Ordine di Skull & Bones
(Teschio e Tibbie), creato nel 1832 presso l’Uni-versità di Yale (USA), aveva origini tedesche risalenti all’
Ordine degli Illu-minati di Baviera,
e aveva il compito di formare i
quadri dirigenti degliStati Uniti.
Gli uomini di
“Skull & Bones”
si occuparono di molte oerazionisegrete che seguivano il motto massonico
“Ordo ab chao”,
cioè il raggiunge-re una predeterminata soluzione, desiderata dal potere occulto, come risultatoemergente da un conflitto sapientemente pianificato. Furono proprio gli uomi-ni di
“Skull & Bones”,
che nel 1922 intervennero nella
Russia di Lenin
per riattivare la produzione dei pozzi petroliferi del Caucaso e la produzione dimanganese, che rappresentavano la fonte principale di valuta estera russa.Ma furono ancora gli uomini di
“Skull & Bones”,
ai vertici delle tre banche:
W.A. Harriman,Guranty Trust
e
Brown Brother Harriman
che furono i principali responsabili dell’ascesa al potere di
Hitler,
in Germania.


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Questo non è che il problema della
“sovranità moneta-ria”,la quale non dovrebbe entrare in conflitto
(o incompetizione) con la
“sovranità popolare”,enunciata egarantita dalla nostra Costituzione del 1948.
Qualunqueriforma di natura sociale si volesse attuare nel Paese o nonavrebbe alcuna possibilità di successo o avrebbe vita mol-to breve, se non venisse attuata
la riforma più importan-te e preliminare a tutte le altre:la riforma della politicamonetaria con il ritorno della relativa sovranità alloStato, e perciò al popolo.
Tutti i problemi di assistenza sociale verrebbero meno esarebbe forse definitivamente superata quella lotta di clas-se, o di categorie corporative, che ancora oggi contribuiscead una conflittualità permanente. Infatti,
con la riappropriazione della “sovranità popola-re”, lo Stato non solo riacquisterebbe il potere di emet-tere moneta, ma sarebbe in condizione di attuare unapolitica socio-economica libera da qualunque interfe-renza esterna e nel rispetto più assoluto delle normepreviste, in questo campo, dalla vigente Costituzione.
Al di là della forma con la quale questa riappropriazionepossa avvenire, essa potrà realizzarsi efficacemente soltan-to dopo una incisiva educazione della classe politica, dellaclasse imprenditoriale, dei sindacati, dei cittadini, perchéprendano finalmente coscienza che, attraverso il ritornodella
“sovranità monetaria”
al suo titolare originario, chenegli Stati democratici è
il Popolo,la moneta,
necessariaa funzionare come unità di misura del valore e come stru-mento di scambio,
deve essere, non addebitata, ma ac-creditata ai cittadini.
Se lo Stato, per munirsi delle risorse finanziarie da desti-nare al perseguimento dei propri scopi di istituto, creassedirettamente la moneta occorrente, sotto forma di bigliettidi Stato, e la mettesse in circolazione, perché adempisse lapropria funzione di strumento di scambio dei beni prodottidal sistema produttivo nazionale,
non sorgerebbe alcundebito a suo carico e, di conseguenza, a carico dei citta-dini:ciò significa che, in linea di massima, non sarebbepiù necessario il prelievo fiscale!
Certamente se lo Stato, per costruire un ospedale, deve ri-correre al prestito della moneta necessaria, e quindi ad undebito, il problema si pone; ma se lo Stato, riprendendosila sovranità monetaria e, con essa, il pieno governo dellapolitica socio-economica, mettesse in circolazione unapropria moneta per la costruzione di un ospedale, per unimporto pari al valore del bene prodotto (valore compren-sivo sia del materiale utilizzato sia del lavoro umano im-piegato), la comunità si vedrebbe arricchita della nuovaopera pubblica
senza indebitarsi.
La Banca d’Inghilterra
fu fondata nel 1694 con un accordo su tre punti: 1)che
figurasse solo il nome del presidente
e non i nomi degli altri presenti in-torno al tavolo; 2) che la Banca potesse
stampare banconote fino a 10 volte
il valore della sua ricchezza; 3) che la Banca avesse il diritto di
detenere ilDebito pubblico
dell’Inghilterra.«Nel 1815, dopo aver finanziato la
battaglia di Waterloo
contro Napoleone,
Nathan Rothschild
ricavò enormi fortune, alla Borsa di Londra, per aver sa- puto in anticipo i risultati della battaglia che avrebbe potuto segnare per sem- pre i destini economici della sua famiglia. Per gratitudine e per riparazione deidanni di guerra,
Nathan Rothschild
concesse un prestito di
18 milioni disterline
all’Inghilterra e
5 milioni di sterline
alla Prussia. Inoltre quando nel1836 morì,
Nathan Rothschild
aveva completato il suo controllo sulla
Bancad’Inghilterra
e sul
Debito Pubblico
inglese che, dopo il salasso del 1815,aveva raggiunto l’astronomica cifra di
885 milioni di sterline».
Nathan Rothschild.


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“Chiesa viva” NUMERO UNICO *** Gennaio 2014
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Con l’attuale sistema
(che, come si è già detto, non trovanessun sostegno nella Costituzione repubblicana)
il volu-me del nostro mezzo di scambio
(che corrisponde ap-prossimativamente al cosiddetto “circolante”)
può subireespansioni o contrazioni, ad opera della Banca Centra-le,
che governa la politica monetaria in base a criteri“suoi” e
che, in ogni caso,non tengono mai contodell’effettivo volume dei beni reali che si possono e sivogliono produrre e distribuire.
Cosicché
si crea unaartificiosa rarità di moneta,
che impedisce al popolo, nelsuo insieme, di avvalersi di questo mezzo di scambio peracquisire i beni prodotti dal sistema economico nazionale.Con la conseguenza che i negozi appaiono ricolmi di mer-ce invenduta.Ed è a questo punto che viene affacciato
lo spauracchiodell’inflazione,
che dovrebbe intimidire i cittadini, con-vincerli che un maggior volume di circolante provochereb-be un aumento dei prezzi, e rassicurarli sui benefici di unapolitica monetaria cosi “rigorosa”,
che essi, peraltro, rife-riscono al Governo e non alla Banca Centrale.
Ma parlare di pericolo di inflazione in una situazione eco-nomica, qual è quella attuale in Italia, significa davvero in-gannare la gente e
nasconderle la sete di dominio politi-co che contraddistingue l’autorità monetaria.
Infatti,scrive l’economista Santoro
«Inflazione significa denarosenza cose,
rappresentante senza rappresentato; ma se lecose ci sono e c’è denaro che le rappresenta, dov’è l’infla-zione? Se cresce la popolazione (e, quindi, la spesa), secresce la produzione (e, quindi, la spesa), è chiaro che de-ve crescere anche – a parità di velocità di circolazione – ilvolume di denaro che circola.
L’inflazione c’è soltantoquando alla crescita della circolazione
– a parità di velo-cità –
non corrisponde una crescita proporzionata dellaproduzione».
I principali artefici della
Federal Reserve Bank
furono: i banchieri di Wall Street
J.P. Morgan, Jacob Schiff
e
Paul Warburg, Teddy Roosevelt
e il
Colonnello Mandel House,
cheda dietro le quinte, diresse i presidenti
W. Wilson
e
F.D. Roosevelt,
e le cui potenti relazioni coi banchieri in-ternazionali si spiegavano col fatto che egli era figlio di
Jeroboam Rothschild
(alias
Mandel House
), il capo della Casa parigina dei
Rothschild.
Il
23 dicembre 1913,
nel periodo delle vacanze natalizie, approfittando dell’assenza dei congressisiti contrari,
la Legge sulla banca centrale
fu ap-provata sotto il nome di
“Federal Reserve Act of 1913”,
e fu firmata dal presidente
W. Wilson.
La delusione sulla vera attività e finalità della
Fe-deral Reserve
è messa in luce dalle statistiche: nel primo quarantennio di attività della
Federal Reserve,
ben
14.000 banche
americane fallirono emilioni e milioni di risparmiatori videro svanire i loro sudati risparmi». Nel descrivere l’operato della
Federal Reserve,
il congressista
Louis T.McFadden,
il 10 giugno del 1932, davanti al Congresso disse: «Signor Presidente,
noi abbiamo in questo Paese una delle più corrotte istituzioniche il mondo abbia mai conosciuto.
Mi riferisco alla
“Federal Reserve Board”
e alla
“Federal Reserve Bank”
che hanno sottratto al Governo ealla popolazione degli Stati Uniti somme di denaro
sufficienti a ripagare più volte il debito nazionale.Questa malvagia istituzione ha impoveri-to e mandato in rovina il popolo degli Stati Uniti;
è andata lei stessa in bancarotta, trascinandovi insieme il Governo». Ma vi era dell’altro ancorpiù grave su questa istituzione: «i controllori della
Federal Reserve System,
in collaborazione con i banchieri affiliati europei, posero i loro uomini,in America e in Europa, in posizioni dalle quali riuscirono a
provocare e dirigere la Prima Guerra Mondiale».
Il palazzo della Federal Reserve in Washington.


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SOVRANITÀ MONETARIA PER IL CONTROLLO DELL’INFLAZIONE
Un perfetto funzionamento del sistema monetario impone
il rispetto assoluto di alcune regole fondamentali.La prima regola
è che
il volume totale del circolante de-ve essere costantemente in rapporto con il volume deibeni che il sistema economico nazionale ha prodotto edè pronto a distribuire.
Attualmente succede, invece, cheil volume della moneta oscilla in un senso o nell’altro sen-za alcuna scientifica relazione con la massa dei beni reali,già prodotti o che si vogliono produrre, oppure si dà vitaall’attuale situazione economica, nella quale domina unaanomala scarsità della moneta ed una stagnazione delcommercio, incapace, peraltro, di determinare una signifi-cativa riduzione dei prezzi, a causa degli alti costi e dellapressione fiscale.
La seconda regola,
anch’essa irrinunciabile, è che
il rap-porto tra il volume della moneta circolante e quello deibeni prodotti deve essere calcolato, sorvegliato ed even-tualmente corretto da un organismo statale o parasta-tale, formato da scienziati della finanza e dell’econo-mia, eletti a vita dal Parlamento, e per ciò autonomi eindipendenti dal Governo e sottratti ad ogni tipo dicoinvolgimento di natura politica, e che rispondono delloro operato soltanto ai rappresentanti del popolo.
Tale organismo deve avere a disposizione, naturalmente,tutti i dati della produzione dei beni (quelli prodotti e quelliprogrammati, secondo l’indirizzo politico-sociale libera-mente scelto dal Parlamento e dal Governo) e della circola-zione monetaria. In tal modo, mediante rilevazioni statisti-che molto ravvicinate nel tempo, esso dovrebbe essere ingrado di fornire al Governo, in termini scientificamenteesatti, le indicazioni sul volume del circolante sufficiente enecessario perché possa funzionare, a favore dei cittadini,come mezzo di scambio dei beni. Di conseguenza, il Go-verno può immettere nella circolazione la “propria” monetanella quantità scientificamente utile per la collettività, epuò, all’occorrenza, a seconda dell’andamento della produ-zione, aumentare il volume di moneta circolante o ridurlo.
Solamente in questo ultimo caso il Governo può proce-dere ad un prelievo fiscale nei limiti della contrazioneprogrammata ed a carico, possibilmente, di quelle fascedi cittadini maggiormente capaci di sopportarlo.
Nel calcolo della popolazione si deve tener conto di tutti icittadini: non solo di quelli produttivi, di coloro, cioè, cuiè certamente destinata una quota-parte della moneta circo-lante come corrispettivo della loro attività di lavoro, diqualunque natura sia, ma anche di quelli che, per una ra-gione o l’altra, sono privi di reddito, come possono esserei disoccupati, i malati, gli anziani, i bambini.
L’OPPOSIZIONE ALLA MONETA DEL POPOLO
L’attuazione della
Moneta del popolo
costituirebbe
unarivoluzione epocale,
che porrebbe fine a quelle ben radi-cate posizioni di dominio che
potentissime centrali fi-
IL DEBITO PUBBLICO «Finché i prestiti erano interni,gli Stati non facevano che trasfe-rire il denaro dalla tasca dei po-veri a quella dei ricchi;ma daquando riuscimmo, corrompen-do le persone che dovevano com-piere queste operazioni, a fartrasportare i prestiti all’estero,tutte le ricchezze degli Stati pas-sarono nelle nostre casse e tuttigli Stati finirono col cominciare apagarci un tributo di sudditan-za... ».
(I “Protocolli” dei Savi di Sion – cap XX)
“Rothschild” in una vignetta di C. Léandre – Francia 1898.


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nanziarie
hanno gradatamente conquistato nel corso delXIX e del XX secolo,
realizzando un piano minutamen-te concepito e pervicacemente perseguito.
Dominio che,attualmente, si concretizza non solo nei singoli Stati (com-preso naturalmente quello italiano), ma anche su dimen-sione mondiale, attraverso il fenomeno della cosiddettaglobalizzazione, che costituisce
“l’obiettivo pratico e de-liberato che uomini concreti, tramite organizzazionecon tanto di nome e sede legale, sistemi informativimassmediali ed editoriali

a servizio di forze oscure edimperscrutabili dell’universo

vogliono raggiungereper il proprio tornaconto personale e di gruppo”.
Ed è intuitivo che, conseguendo questo loro obiettivo, iprotagonisti della finanza mondiale estendono il loro do-minio dall’area prettamente economica e monetaria a quel-la politica e culturale, aiutati, in ciò, da una enorme schie-ra di
“servitori”.
Perciò, è facilmente comprensibile come
la restituzioneallo Stato della sua originaria sovranità monetaria nonpossa essere gradita alle onnipotenti centrali finanzia-rie,
e come possa essere, perciò, di difficile attuazione.Anche perché si deve tenere nel debito conto, oltre allecomplicità ed alle collusioni esistenti nei settori della so-cietà che contano (compresi quelli della comunicazione),anche la stratificata ignoranza generale e la rassegnata in-differenza, anch’essa colpevole, sulle questioni inerenti al-la moneta. Né devono trascurarsi le certamente non lievidifficoltà rappresentate dalla nuova dimensione europeaassunta dal problema monetario, quale è stato finora deli-neato nei suoi vari profili.Tutto ciò, però, non significa che, anche nell’attuale situa-zione nazionale ed europea, non si possano adottare dei
provvedimenti idonei quanto meno a ridurre, da un la-to, il debito pubblico e, dall’altro, la scarsità monetaria.IL DEBITO PUBBLICO
Se lo Stato fosse veramente interessato ad intervenire nelsettore monetario, al fine di invertire la tendenza del debi-to pubblico a gonfiarsi e del circolante a restringersi, po-trebbe operare non solo utilizzando gli imponenti
“residuipassivi”,
oppure orientandosi più proficuamente nel terre-no delle privatizzazioni, ma soprattutto
programmando latrasformazione in moneta legale dei titoli del Tesoro
(odi una loro quota), posseduti dai risparmiatori privati, almomento della loro scadenza.
“In altri termini, quote predeterminate di titoli in sca-denza non saranno più rimborsati nello stesso tipo dimoneta con cui sono stati acquistati, bensì diverrannoessi stessi moneta”,
munita dello stesso illimitato potereliberatorio che assiste gli altri tipi di moneta cartacea esi-stenti sul mercato, come le banconote della Banca d’Italia,gli assegni di conto corrente e gli effetti cambiari commer-ciali.Riportando testualmente quanto scritto dall’economistaSantoro:
“La trasformazione di titoli in moneta base
permette allo Stato di appropriarsi della potestà monetariacrescendo in prestigio, autorità ed in efficacia di governo.Inoltre,
tale provvedimento andrebbe concretamentenella direzione del tanto auspicato e mai seriamenteperseguito obiettivo di far svolgere, ai fini produttivi, ilrisparmio dei cittadini e delle imprese
(per la quota di ti-toli del Tesoro acquistati dalle imprese)
favorendo,
perquanto riguarda queste ultime,
il cosiddetto autofinanzia-mento
ossia il reinvestimento nella stessa impresa dellaparte non distribuita degli utili”.
Uno dei più importanti Istituti di credito di Wall Street fu la
Kuhn-Loeb
di
Abraham Kuhn
e
Solomon Loeb,
tra loro imparentati.
«Jacob Schiff, paga-ta la sua quota con l’oro dei Rothschild,
entrò nella
Kuhn-Loeb,
sposò lafiglia di Solomon Loeb e, dal 1883,
iniziò a finanziare il movimento terrori-sta in Russia
e continuò a finaziarlo fino alla
Rivoluzione Bolscevicadel1917».
Nel 1894,
Jacob Schiff
era secondo solo a
J.P.Morgan.
Alla Kuhn-Loeb si unì anche la famiglia
Warburg, anch’essa legata ai Rotschild.
Nel1895,
Felix Warburg sposò la figlia di Schiff,
mentre
Paul Warburg
sposòla figlia di secondo letto di Solomon Loeb.
Paul Warburg
divenne poi
ilpre-sidente della Federal Reserve Bank.
IL PIANO DEL GOVERNO MONDIALE«... l’uso di alcool, droghe, corru-zione morale e di ogni altra for-ma di vizi, deve essere utilizzato,in modo sistematico...».«Noi non dobbiamo fermarci da-vanti al ricatto, all’inganno e altradimento, quando questi servo-no per raggiungere i nostri fini».
(Mayer Amschel Rothschild)


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LA TRASFORMAZIONE DEI TITOLI IN MONETA
Raggiungendo il duplice scopo di ridurre sia
il debitopubblico
sia
l’attuale penalizzante rarità monetaria,
esenza violare la legislazione o la prassi vigenti, lo Stato,emettendo una propria moneta, sotto forma di
“biglietti distato”,
che circoli
parallelamente
alle banconote emessedall’Istituto di Emissione, metterebbe a disposizione dellacollettività un ulteriore volume di “unità di misura di valo-re” da aggiungersi alla massa di moneta già circolante. In questo modo, anche se limitatamente a questa quota dicircolante rappresentata da moneta statale,
lo Stato, e peresso il popolo, riacquisterebbe la propria originaria efondamentale sovranità monetaria;
e la moneta diver-rebbe veramente proprietà del popolo,
realizzando, siapure in misura parziale, il principio della “moneta delpopolo”.Tutto questo, inoltre, costituirebbe il solo mezzo di di-fesa per il popolo,
se dovesse avverarsi la previsione che,prima o poi,
potrebbero sopraggiungere tempi di emer-genza,
come effetto di quella globalizzazione che rappre-senta un fenomeno dai molteplici aspetti: uno di questi è
l’attuale eccessiva espansione di liquidità che non trovaalcuna corrispondenza reale con la produzione e con iconsumi.
Una liquidità, beninteso, del tutto fittizia e vir-tuale, che ha determinato una altrettanto fittizia e virtualemoltiplicazione della moneta. Cosicché, oggi, si assiste ad una evidente contraddizionetra
una finanza globalizzata ed incontrollata, che,purbasata sul nulla,è capace di spostare, con la semplicepressione di un tasto, enormi capitali da un puntoall’altro del globo e di provocare disastrose crisi econo-miche,
dove e quando la speculazione internazionale vuo-le,
ed una economia reale
(quella che interessa la gente)
stagnante per rarità di moneta, che non consente agliuomini del mondo “occidentale” il consumo di tutti ibeni prodotti, ed a quelli del “terzo mondo” addiritturadi sfamarsi.
Questa enorme contraddizione, ingiusta ed immorale, im-pone una urgente riforma dell’attuale sistema monetario ecreditizio, e conforta che l’esigenza di una tale riforma siasostenuta da diverse parti dello stesso mondo finanziario,cui ha fatto eco anche l’economista italiano
Paolo Savo-na,
il quale, in una intervista sul quotidiano
“Il Tempo”
del 17 marzo 1997, non ha esitato a lanciare un inquietanteallarme contro la speculazione finanziaria internazionale:
«Siamo seduti su una polveriera e fingiamo di non ac-corgerci; o si decide di recuperare la sovranità attra-verso il controllo della creazione monetaria internazio-nale, oppure rischiamo che esploda»;
la
soluzione «è
La Banca dei Regolamenti Internazionali
di
Ginevra,
fondata nel 1924,servì per attuare i piani finanziari dei banchieri USA:
“Piano Dawes”
e
“Pia-no Young”,
nel periodo 1924-193, per aiutare la Germania a pagare le
“Ripa-razioni di guerra”,
stabilite dagli stessi finanzieri col
Trattato di Versailles
ma, allo stesso tempo, per prepararla per la
Seconda Guerra Mondiale!
In quel periodo, la Germania sborsò
36 miliardi di marchi
in
“riparazioni”,
ma prese a prestito dai finanzieri di Wall Street
33 miliardi di marchi!
IL PIANO DEL GOVERNO MONDIALE«Grazie alla nostra Stampa, noiabbiamo avuto l’oro nelle nostremani nonostante il fatto che noiabbiamo dovuto raccoglierlo daoceani di lacrime e sangue...».«È nostro DIRITTO prendere leproprietà con ogni mezzo e senzaesitazione».«Si dovranno fomentare guerrein modo che le nazioni sprofon-dino sempre di più nel loro debi-to...».
(Mayer Amschel Rothschild)


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tecnicamente possibile»,
ma
«occorre la volontà politi-ca».
Sulla stessa lunghezza d’onda, sembra porsi addirittura
ilGovernatore della Banca d’Italia, Antonio Fazio,
ilquale, dando atto che il sistema finanziario e monetariomondiale “ancora non è sotto controllo, nonostante i ripe-tuti e tentati sforzi”, e che necessita
“un’àncora conl’economia reale”,
perché invece l’universo della finanzamarcia “con una sua autonomia”, auspica che i paesi pove-ri non diventino più poveri e che non si ripetano disastri fi-nanziari come quello che colpì il Messico nel 1995.Un attacco alla
Banca Centrale Europea
è stato portatoanche da
Franco Modigliani,
premio Nobel per l’Econo-mia, quando ha dichiarato:
“Non è tollerabile che unabanca Centrale, isolata, che non ha nessuna responsa-bilità né l’obbligo di spiegare quello che fa, possa conti-nuare a creare disoccupazione, mentre i governi stannozitti”;«il vero limite della BCE (Banca Centrale Euro-pea) è quello di non capire qual è il problema dell’Eu-ropa: dovrebbero lasciare andare l’inflazione, che nonc’è e non conta,e concentrarsi, invece, su come dareforza agli investimenti”;
ma per fare questo è necessarioche
“l’autorità eletta abbia un’influenza decisiva sullapolitica della Banca Centrale».
La Banca Centrale Europea
di
Francoforte.
A cosa servirà questa Banca Centrale, quando sappiamo dalla Madonna di Fa-tima che
«Una grande guerra si scatenerà nella seconda metà del XX se-colo»?
Non è forse questa guerra quella che i due vertici dell’Ordine degli Il-luminati,
Albert Pike
e
Mazzini,
chiamarono
“Catastrofe sociale finale?”.
Ed è contro i moderni e ben più pericolosi speculatori del-la finanza internazionale, liberi di agire soltanto per il lorotornaconto, in un mercato globalizzato e connotato dal piùselvaggio liberismo, che lo Stato dovrebbe attuare un in-tervento, per contrastare la speculazione internazionale,con la programmazione di un piano diretto a far fronte atutte le evenienze possibili: sia ad una
inflazione,
sia aduna ancora più accentuata
rarefazione della moneta;
eve-nienze, queste, che dipendono solamente da una scelta ar-bitraria, operata dalle centrali finanziarie e non controlla-bili dalle singole autorità nazionali. Contro, quindi, il pericolo che la moneta circolante perdaogni valore (in caso di inflazione) o che non possa esserespesa (in caso di scarsità artificiale),
deve essere garanti-to ad ogni cittadino un “potere di acquisto”attraversouno strumento di scambio diverso dalle banconoteemesse dalla Banca Centrale
(nazionale o europea), valea dire attraverso
una moneta emessa dallo Stato in virtùdi una sovranità cui ha sempre diritto e che, anzi, costi-tuisce il suo connotato essenziale.
IL PIANO DEL GOVERNO MONDIALE«Con una combinazione di tasseelevate e competizione sleale por-teremo alla rovina economica iGoyim (cristiani) nei loro inte-ressi economici e finanziari e neiloro investimenti. Gli aumentisalariali dei lavoratori non devo-no beneficiarli in alcun modo...».«Si dovrà provocare la depres-sione industriale e il panico fi-nanziario: la disoccupazione for-zata e la fame, imposta alle mas-se, col potere che noi abbiamo dicreare scarsità di cibo, creerà ildiritto del Capitale di regnare inmodo più sicuro».
(Mayer Amschel Rothschild)


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LA MONETA DEL POPOLO È PREVISTA DALLA COSTITUZIONEL’articolo 42, secondo comma della vigente Costituzio-ne repubblicana,
nel riconoscere e garantire la proprietàprivata, implicitamente,
assicura la funzione sociale della“moneta del popolo”e il suo accesso a tutti i cittadini.
Ciò che viene riconosciuta e garantita è
la proprietà diogni bene, sia immobile che mobile, e quindi non puònon ritenersi inclusa, nella norma costituzionale, anchela proprietà degli strumenti o mezzi di produzione.
Inoltre, una interpretazione di quella norma, che voglia es-sere non solo completa, ma soprattutto efficace ed utile,non può prescindere dal prendere in considerazione iprincìpi fondamentali del diritto sociale. Vale a dire diquella parte dell’ordinamento giuridico che ravvisa nellanorma lo scopo di fornire non solo una tutela giuridica maanche, e soprattutto, il contenuto economico del diritto.Fino ad ora, tutte le scuole politiche si sono limitate a
pro-porre come contenuto economico del diritto sociale sol-tanto beni reali,
dando luogo così non solo ad una divi-sione del corpo sociale tra
una destra
ed
una sinistraeconomica,
ma anche, su un piano più concreto, o ad unapianificazione dei consumi, come conseguenza della piani-ficazione della produzione, oppure alla realizzazione di unmalsano clientelismo politico che pretende di spacciare,sotto una parvenza di diritto sociale, quella che è soltantoelemosina di Stato.Ecco dunque perché, nella previsione della norma costitu-zionale in esame, deve essere ricompresa, tra i beni allacui proprietà è assicurato l’accesso di tutti i cittadini, an-
La Torre di Babele.
Il
Governo mondiale,
che anche
Benedetto XVI
e
Francesco “Vescovo di Roma”
tanto caldeggiano, non è altro che la
“Nuova Torre di Babele”
voluta dalla Massoneria per realizzare il suo scopo supremo: la riunione di tutte le religioni per ottenere
l’annichilimento totale della Chiesa diCristo e della stessa idea cristiana!
Ma il fondatore del satanico
Ordine degli Illuminati di Baviera, Adam Weishaupt
svela questo inganno conle sue parole:
«Per distruggere ogni Cristianesimo noi abbiam finto di avere noi soli il vero Cristianesimo e la vera Religione!I mezzi di cuinoi ci siamo serviti per liberarvi, e che noi usiamo per liberare un giorno il genere umano da ogni religione, non sono che una pia frode...».


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che
la moneta all’atto della sua emissione,
nel senso
cheinvece di essere loro “addebitata”
(come avviene attual-mente),
essasia loro “accreditata”,
cosicché sia possibiledare ad ogni cittadino, invece dei beni reali, il denaro percomprarli a titolo di
“reddito di cittadinanza”.
In ciò consiste il principio, sotto il profilo meramente giu-ridico, della
“proprietà popolare della moneta”,
comeconseguenza di quella geniale intuizione del
professoreGiacinto Auriti
sulla teoria del
“valore indotto”,
che hadimostrato come
la moneta sia una fattispecie giuridica,
perché, come ogni unità di misura,
è causata dalla “con-venzione”:
la moneta è, sì,
“misura del valore”
(come ilmetro è misura della lunghezza), ma è anche
“valore dellamisura”
(come non lo è il metro) che è appunto il
“valoreindotto”,
cioè
il suo “potere d’acquisto”.
Il
“valore indotto”
è un puro valore giuridico – affermaAuriti – e la moneta, quindi, come
“contenitore del valo-re della misura deve considerarsi un bene reale oggettodi scambio”.
“Nella moneta – ha scritto il giurista abruz-zese – si verifica un fenomeno analogo a quello dell’indu-zione fisica. Come nella dinamo l’energia meccanica cau-sa energia elettrica, così, nella moneta,
la convenzione
causa
il valore indotto
del simbolo.
Pertanto, la monetaè un bene collettivo, in quanto creato dalla convenzionesociale, ma di proprietà privata individuale perché at-tribuita al portatore del simbolo, in virtù dell’induzio-ne giuridica”. Il riconoscimento della “proprietà popolare della mo-neta”,
secondo i principi enunciati da Auriti, quindi,
costi-tuisce un doveroso adempimento del dettato costituzio-nale.
Nel
Terzo Segreto di Fatima,
la Madonna disse: «... le acque degli oceani diverranno vapori e la schiuma s’innalzerà sconvolgendo e tutto affondando.
Milioni emilioni di uomini periranno di ora in ora, e coloro che resteranno in vita invidieranno i morti».
Questa è semplicemente la descrizione della
Seconda Coppadell’ira di Dio
dell’Apocalisse di San Giovanni. Sarà con questi vapori e schiuma degli oceani, che Dio affronterà, in modo definitivo, il piano di Lucifero di servir-si dei banchieri internazionali per precipitare il mondo nel terrore, per decimarlo e sprofondarlo nel caos più profondo e nella più totale anarchia?


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MONETA DEL POPOLO:L’ESPERIMENTO DI “GUARDIAGRELE”
Della
“moneta del popolo”
si è fatto un esperimentoscientifico in una cittadina abruzzese,
Guardiagrele,
adopera dell’infaticabile
professor Auriti,
il quale, verso lafine del luglio 2000, nella sua qualità di fondatore e segre-tario del
SAUS
(Sindacato anti-usura), ha messo in circo-lazione i
SIMEC
(simboli econometrici di valore indotto),di esclusiva proprietà del portatore (come è esplicitamentestampato sui biglietti). Scopo di questo esperimento della teoria del
“valore in-dotto”
(che Auriti ha propugnato per trentacinque anni) èquello di verificare
“in corpore vili”
che
i cittadini pos-sono, per convenzione, creare il valore della moneta lo-cale senza alcun intervento né dello Stato né del siste-ma bancario;
l’obiettivo ultimo è quello di
sostituire allasovranità illegittima della Banca d’Italia la proprietàdella moneta, quale prerogativa dello Stato, a favoredei singoli cittadini.
Questo, sicuramente, rappresenterebbe già un successoenorme, che apporrebbe un punto fermo in materia mone-taria, l’accertamento sul piano pratico e fattuale del princi-pio
che il “valore” è dato alla moneta solo da chi l’ac-cetta sulla base di una “convenzione”,
non importa sesolo implicita. E almeno, sotto questo profilo, sembra chela dimostrazione tentata da Auriti stia conseguendo un am-pio successo, se è vero che, come riporta la stampa locale,
“l’operazione economica ha rivitalizzato il commercio,prima sopito, del paese”,“come se avessimo messo delsangue in un corpo dissanguato”,
ha affermato Auriti,cui di certo non è ignoto il messaggio cristiano, contenutonella enciclica
“Quadragesimo anno”.
In realtà, non può dubitarsi che
l’iniziativa del giuristaabruzzese costituisce un importante riscontro scientifi-co di sociologia giuridica ed economica senza preceden-ti in Italia,
soprattutto perché proviene da un’associazioneprivata
(SAUS)
e non da un ente dotato di potere pubblico,come potrebbe essere, se non lo Stato, il Comune. Deveanche aggiungersi che l’esperimento di Auriti ha sollecita-to l’attenzione non solo delle forze politiche italiane, oltreche della stampa nazionale, ma anche di numerosi organidi informazione stranieri, a dimostrazione dell’interessedestato dalla nuova rivoluzionaria formula monetaria, che
soddisfa il bisogno di usare la moneta come strumentodi diritto sociale.
In ogni caso, non può non destare sorpresa, oltre che, natu-ralmente, soddisfazione, il fatto che
l’esperimento mone-tario di Guardiagrele
sia riuscito ad imporsi all’attenzio-ne nazionale ed internazionale nonostante che sia stato li-mitato ad una collettività tutto sommato molto ristretta.Questa, peraltro,
ha fornito la prova come il popolo ab-bia la forza di creare, per proprio conto, valori conven-zionali di moneta locale, pur senza invadere le compe-tenze della Banca Centrale, e nel rispetto della circola-zione della banconota legale.
Il
prof. Giacinto Auriti
inventore del “
valore indotto”
della moneta e artefice dell’esperimento di Guardiagrele, con l’uso della
moneta del popolo.


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“Chiesa viva” NUMERO UNICO *** Gennaio 2014
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Per quanto riguarda le modalità con le quali si articoleràl’esperimento di Guardiagrele, lo stesso Auriti ha posto inevidenza come il progetto debba essere realizzato in duefasi:
la prima,
che si può denominare dell’
“avviamento”,
serve perché il
SIMEC
possa conseguire
“quel valore in-dotto che lo oggettivizza come un bene reale, oggetto diproprietà del portatore”,
e che lo distinguerà dalla mo-neta corrente non più soltanto formalmente, ma anche so-stanzialmente;
la seconda fase
dovrebbe consentire ai Comuni di “be-neficiare del servizio econometrico predisposto dal
SAUS(Sindacato anti-usura),
mediante un
Assessorato per ilReddito di Cittadinanza,
che avrebbe il compito di pro-muovere, anche culturalmente, l’iniziativa, controllarla eattuare la distribuzione dei
SIMEC
tra i cittadini”.Unica critica, apparentemente seria, che, in teoria, puòmuoversi contro l’esperimento di Guardiagrele, riguarda
ilproblema della “riserva”:
potrebbe infatti sostenersi cheil
SIMEC
può venire accettato dai cittadini, per esserespeso nei negozi convenzionati (cioè aderenti all’iniziati-va), in quanto esso è garantito dalla Lira, vale a dire dallesomme di moneta corrente che il cittadino deposita peravere in cambio la moneta locale; con la conseguenza cheverrebbe a crearsi una ben singolare situazione che vede,da una parte, la banconota della Banca d’Italia, la quale,pur avendo l’apparenza di una cambiale, e cioè di un titolodi credito, non è tuttavia pagabile per difetto di riserva; edall’altra parte, il
SIMEC,
il quale, pur avendo l’apparen-za di
un biglietto di proprietà del portatore, è tuttaviaconvertibile nelle lire che ne costituiscono la “riserva”.La critica è suggestiva, ma infondata.
Se si ponesse, infatti, la dovuta attenzione alla storia dellamoneta, così come si è dipanata nel corso dei secoli, si av-vertirebbe subito che, in definitiva, il
SIMEC,
così come èstato concepito dal suo ideatore, ha iniziato a percorrerequella storia dalla sua fase iniziale, quando tutte le banco-note erano convertibili in oro, dapprima
in misura inte-grale
e, poi,
in misura percentuale;
e che, ad un certomomento, quelle banconote continuarono ad essere accet-tate e, quindi, a
circolare nonostante la soppressione del-la convertibilità.Tutto ciò, proprio per effetto di quel“valore indotto”, intuito e scoperto da Auriti, che haconsentito alla moneta legale, sebbene a corso forzoso,di mantenere il proprio potere d’acquisto.
Riguardo poi alla rilevata contrapposizione tra la bancono-ta della Banca d’Italia ed il
SIMEC,
non può minimamen-te dubitarsi che, nel raffronto, è la prima che fa una benmisera figura, perché,
proprio a causa della sua appa-renza di falsa cambiale,la Banca CentraleESERCITALA TIRANNIA DELL’USURA, CHE DÀ INGRESSOANCHE A QUELLA POLITICO-SOCIALE.
D’altra parte, della propria attuale riserva il
SIMEC
po-trebbe fare a meno se, invece che da una
Associazioneprivata,
fosse posta in circolazione, come
“reddito di cit-tadinanza”,
da un ente pubblico, come potrebbe essere il
Comune
o, ancora meglio, lo
Stato,
in modo che alla si-curezza, offerta da una riserva, si sostituisse quella offertadal potere dell’autorità...Ma si troverà mai un
“cameriere”
(cioè l’attuale politico)che si ribelli al suo
“Padrone”
(cioè al potere tirannicodei banchieri e delle Banche Centrali?).
(fine)
Biglietti delle varie taglie del
SIMEC,
(simboli econometrici di valore indotto)la
moneta del popolo
creata dal
Prof. Giacinto Auriti.
Su questi biglieti sta scritto:
“Proprietà del portatore”.Questa moneta,
cioè,
è di proprietà del popolo
che, accettandola,
le conferisce il suo potere d’acquisto.


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22
“Chiesa viva” NUMERO UNICO *** Gennaio 2014
Adam Weishaupt,
scelto da
Mayer Amschel Roth-schild
come fondatore dell’
Ordine degli Illuminatidi Baviera,
così insegnava ai suoi Alti Iniziati: «Ricordatevi
con quale arte e finto rispetto noiv’abbiamo parlato di Cristo e del suo Vangelo
neinostri gradi inferiori, e come di questo Vangelo abbia-mo saputo fare
il Vangelo della nostra Ragione edella sua morale, la morale della Natura... e dei di-ritti dell’uomo, dell’eguaglianza e della libertà...
Quanti pregiudizi abbiamo dovuto distruggere in voiprima di riuscire a persuadervi che
questa pretesaReligione di Cristo altro non era che l’Opera deiPreti, dell’impostura e della tirannia.
IL PIANO DEL GOVERNO MONDIALE«Nel nostro pianificato “regnodel terrore”, noi dobbiamo appa-rire come i salvatori degli op-pressi e i campioni dei lavorato-ri.Noi, invece, siamo interessatiproprio all’opposto... alla ridu-zione e all’uccisione dei Goyim»!«Dobbiamo lanciare una corsaagli armamenti in modo tale chei cristiani possano distruggersi avicenda, ma su una scala così co-lossale che, alla fine, non rimar-ranno che masse di proletariatonel mondo, con pochi milionaridevoti alla nostra causa... e forzedi polizia e militari sufficienti aproteggere i nostri interessi».«Il VERO NOME DI DIO verràcancellato dal lessico della vita!».
(Mayer Amschel Rothschild)
Mammona.
Ecco il nostro segreto:i raggiri e le promesse chevi abbiamo usato e gli elogi che abbiamo rivolto alCristo e alle sue pretese scuole segrete
(...)ora, nonvi sorprendono più:
per distruggere ogni Cristiane-simo... noi abbiam finto di avere noi soli il veroCristianesimo e la vera Religione!I mezzi di cuinoi ci siamo serviti per liberarvi, e che noi usiamoper liberare un giorno il genere umano da ogni re-ligione, non sono che una pia frode...».Distrutta ogni Religione, e con essa lo Stato ed ogniAutorità,
ecco come
Weishaupt
presenta ai suoi Ma-ghi-Filosofi
l’ottavo segreto
del suo
Regno della li-bertà e dell’eguaglianza:


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“Chiesa viva” NUMERO UNICO *** Gennaio 2014
23
OTTAVO SEGRETODELL’ORDINE DEGLI ILLUMINATI DI BAVIERA
«Abbandonate le vostre città, i vostri villaggi, bruciatele vostre case. Sotto la vita Patriarcale gli uomini era-no eguali e liberi ed essi vivevano egualmente dapper-tutto. La loro Patria era il Mondo. Apprezzate l’egua-glianza e la libertà e voi non temerete di veder brucia-re Roma, Vienna, Parigi, Londra e quei villaggi che voichiamate vostra Patria. Fratello, questo è il grande se-greto che vi abbiamo serbato per questi misteri».


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