Quando la “redenzione” fa rima con miseria
Euro-usura
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Si chiamerà fondo europeo di redenzione ma porta dritto all'inferno. E' l'ultimo marchingegno tartassa-popoli partorito dall'Unione Europea su
“suggerimento” tedesco, precisamente del Consiglio Tedesco di Esperti Economici. Da noi, naturalmente, se ne parla poco o niente anche se Paolo Barnard ne ha chiarito alcuni importanti aspetti. “Siccome il Trattato di Maastricht stabilisce che il debito pubblico degli Stati non deve essere superiore al 60% del PIL, spiega Barnard, tutto ciò che eccede questo limite nei debiti pubblici dei 17 Paesi dell'euro sarà trasferito in questo Redemption Fund”. Naturalmente, gli stati “peccatori”, soprattutto quelli più indebitati come Italia, Grecia, Portogallo e Spagna, saranno comunque tenuti a onorare la parte del debito trasferita, con pesantissimi interessi. L'RF provvederà a vendere i suoi titoli agli investitori per racimolare soldi. Con il “ricavato”, i governi dell'Eurozona potranno finanziarsi ed onorare così il proprio debito pubblico trasferito nel fondo.
Un giochetto, questo, che l'economista riassume in modo brutale ma efficace: “Siccome i titoli del RF saranno garantiti da tutti i 17 Paesi euro, essi saranno, agli occhi dei compratori, super sicuri, quindi gli interessi che il RF pagherà su di essi saranno molto bassi.
Certamente più bassi degli interessi che Italia, Spagna, Grecia, Francia, Portogallo pagano oggi per finanziarsi coi propri titoli di Stato. E qui sta la parte vantaggiosa, cioè i 17 dell'euro si potranno finanziare e potranno finanziare i ri-pagamenti sul loro debito pubblico a tassi molto più bassi grazie a questi titoli RF”.
La “redenzione”, però, ha dei costi salatissimi, i soliti: le lacrime e il sangue dei cittadini. Il documento della Commissione Europea che ne sancisce ufficialmente la nascita, infatti, specifica che l'adesione al progetto RF da parte degli Stati comporta condizioni severissime, ovvero tagli pesantissimi alla spesa pubblica, ai servizi, agli stipendi, alle pensioni, all'occupazione.
Si parla, non a caso, di “super potere d'intervento nei programmi di spesa dei governi”. Ma la Germania vorrebbe di più, ovvero l'introduzione di nuove tasse, in particolar modo aumenti dell'Iva e le riserve di moneta straniera e le riserve d'oro degli Stati partecipanti come garanzia sui pagamenti. Un cappio sempre più stretto, di cui occorre liberarsi prima che sia troppo tardi.
In quest'Europa non vi può essere alcuna “redenzione” ma solo dannazione e miseria.