Mi sbagliavo.
Da "La Stampa":
Quando a Wall Street andavano a ruba i Bowie Bonds
Fu il primo cantante a decidere di trasformare i suoi diritti d’autore in obbligazioni
David Bowie
newsletter
11/01/2016
LEONARDO MARTINELLI
PARIGI
Visionario, eccentrico, imprevedibile. Ma a suo modo David Bowie aveva i piedi ben saldi a terra. Fu il primo cantante a decidere di trasformare i suoi diritti d’autore in un prodotto finanziario ben particolare, le obbligazioni. Era il 1997 e a Wall Street i Bowie Bonds andarono a ruba.
Qualche settimana prima aveva festeggiato i cinquant’anni con un certo clamore al Madison Square Garden di New York, con Lou Reed, Billy Corgan degli Smashing Pumpkins e Brian Molko dei Placebo. Poi la star lanciò i suoi bond, raccogliendo la bellezza di 55 milioni di dollari. In cambio gli investitori incassavano il 7,9% annuo e avevano in garanzia i diritti d’autore che Bowie avrebbe incassato sui 25 album pubblicati prima del 1990, come «Let’s dance» e «Hunky Dory». In sostanza il cantante attingeva a quei diritti in anticipo. Intanto, chi investiva scommetteva sul fatto che quegli album si sarebbero venduti ancora. E così fu.
I Bowie Bonds funzionarono a meraviglia, scambiati sul mercato come un’obbligazione qualsiasi. Si trattava di una forma di cartolarizzazione, che fu resa possibile perché il cantante aveva abilmente mantenuto il controllo sulla totalità dei diritti sulla propria opera, rimasti in suo possesso al 100%. Bowie aveva negoziato con una banca d’affari per ricorrere a quel prodotto finanziario, una strada che poi sarà percorsa anche da altri colleghi, come Rod Stewart, James Brown e il gruppo di heavy metal Iron Maden.