E DEL RESTO L'OROSCOPO L'AVEVA DETTO, I PRIMI 83 ANNI SARANNO UN PO' COSI'

Quello di Sebastiano Ardita è stato il nome che ha fatto esplodere il caso della loggia Ungheria.


Quando quei verbali degli interrogatori dell’avvocato siciliano Piero Amara in formato word,
già inoltrati ai quotidiani La Repubblica e Il Fatto Quotidiano, sono arrivati al consigliere del Consiglio Superiore di Magistratura Nino Di Matteo,
quest’ultimo ha denunciato tutto, sollevando come inverosimili e calunniose i passaggi che vedevano proprio Ardita, collega al Csm, tra i membri di tale loggia di potere.

Di Matteo ha denunciato tutto in Consiglio, a differenza di Piercamillo Davigo, il “dottor Sottile” di Mani Pulite,
ex membro del Csm in pensione ed ex amico di Ardita.

Tra i due una rottura che non si è mai sanata.


“Da magistrato e da cittadino aspetto che si faccia piena chiarezza su queste vicende
e non voglio creare condizioni di imbarazzo a chi deve indagare”, ha detto Sebastiano Ardita ospite di Non è l’arena.

“Mi ero abituato al rischio di un attentato all’integrità fisica, non a quella morale ma avendo una vita assolutamente trasparente,
non ho nessun problema – ha continuato Ardita – Può capitare nella vita professionale di essere oggetto di una calunnia,
più grave è essere oggetto di una congerie di fatti e circostanze che sono tutti da chiarire. Gli accertamenti vanno lasciati a chi li deve fare”.


Il giudice Paolo Storari affidò i verbali a Davigo per via dell'”inerzia”, a suo modo di vedere,
della Procura e del Procuratore Capo di Milano Francesco Greco nell’indagare sulle dichiarazioni di Amara e quindi sulla loggia Ungheria.

Documenti che Davigo ha rivelato in maniera informale, anche al senatore e Presidente della Commissione Antimafia Nicola Morra.

Per la paura che potessero perdere segretezza.

Questi gli accertamenti cui fa riferimento Ardita: le critiche a Davigo si basano soprattutto sul fatto che
utilizzando le procedure formali non si sarebbe messa in pericolo la segretezza dei documenti, al contrario di quanto detto da “PierCavillo”.


GUERRA NEL CSM –
Questo invio a Di Matteo, di quei verbali, è parte per Ardita di una strategia per mettere in difficoltà proprio loro due,
quei due, Di Matteo e Ardita, consiglieri del Csm, forse
“per condizionare la nostra attività al Consiglio, sicuramente non per un fatto benefico, questo è poco ma sicuro”,
ha risposto Ardita a Giletti.

“Il dato di partenza è che oggi io e Di Matteo non svolgiamo funzioni di potere all’interno del Csm.

Prova ne è il fatto che abbiamo firmato un documento nel quale è supportata l’idea di un sorteggio temperato

per i componenti, per gli incarichi, addirittura per abolire l’immunità, le prerogative dei consiglieri e fare in modo che se sbagliano, paghino.

La nostra posizione mal si concilierebbe con una guerra di potere, noi non vogliamo il potere,

vogliamo togliere il potere al Csm per restituire autonomia alla magistratura”.




IL CORVO – Ardita non crede nemmeno che a far trapelare quei verbali sia stata Marcella Contrafatto,
ex segretaria di Davigo al Csm, al momento indagata per la rivelazione di quegli atti.

“Stento a credere che Marcella Contrafatto possa aver partecipato ad un’azione del genere”, e il giudice racconta poi un particolare:
“Siamo nel Natale che precede il lockdown, bussano alla mia porta nell’ufficio del Consiglio:
era la signora Contrafatto, aveva in mano un oggettino di cristallo che le avevo regalato, mi guarda con gli occhi lucidi dicendo:
‘Dottore lei è l’unico consigliere che mi ha pensato, io questo non lo dimenticherò’.
Per questo e anche per altre ragioni che non sto qui a raccontare, io ho sempre visto negli occhi di Marcella Contrafatto un atteggiamento,
uno sguardo di affettuosa riconoscenza nei miei confronti. Francamente, non riesco a vederla nel ruolo di chi imbusta una calunnia
e la manda al dottor Di Matteo e ai giornali contro di me”.

E se fosse stata davvero la Contrafatto a far trapelare quei documenti?
“La perdonerei – ha replicato Ardita – in tutta la mia vita non ho mai fatto nulla contro qualcuno che è più debole di me. Quindi la perdonerei sicuramente”.



DAVIGO – E ovvio che il convitato di pietra di tutta la questione sia sempre Davigo, presente anche quando non è nominato.

Ardita aveva telefonato furioso a Piazza Pulita, altra trasmissione di La7, un paio di settimane fa, accusando l’ex amico.

Da Giletti è tornato sul comportamento dell’ex membro del Csm:

“Le vie formali sono le vie previste dalla legge.

Se esiste la possibilità di derogare alla legge in circostanze speciali, non c’è più lo Stato di diritto.

Torniamo un’altra volta all’800 in cui qualcuno si assume la responsabilità o la voglia di scavalcare la legge”.


E alla domanda su quello che è stato raccontato come un tradimento da parte di Davigo, ha risposto:

“Questo è quello che possono pensare altri. Io voglio che si vada in fondo alle contraddizioni”.
 
La UEligarchia si prepara a scavare la fossa alla Le Pen
Maurizio Blondet 16 Maggio 2021

Secondo un sondaggio dell’istituto “Harris Interactive”, Marine Le Pen otterrebbe il 48% dei voti nel secondo turno delle prossime elezioni presidenziali del 2022. “Zeit” riferisce sulla situazione attuale: “Nel 2017, la politica populista di destra Marine Le Pen ha perso il ballottaggio contro il presidente francese Emmanuel Macron; oggi le sue possibilità per le elezioni presidenziali 2022 sono molto migliori. Nei sondaggi attuali, ha ottenuto il 48% dei voti. Per non spaventare gli elettori, ora è meno ribelle “.
Per dire quanto Marine nella sua nuova veste sia temuta, basti dire il quotidiano tedesco ” Die Zeit ” lke ha dedicato un intervista – in lingua inglese!, per segnalarne il pericolo ai poteri globali – il cui titolo attribuisce a lei la frase: “Ebbene sì, la politica è violenza”

ecc......
 
E’ infatti in arrivo un ulteriore provvedimento normativo che differirà al 31 maggio 2021,
il termine di sospensione delle attività di riscossione, attualmente fissato al 30 aprile 2021
dall’art. 4 del Decreto Sostegni n. 41/2021
(che a sua volta aveva differito al 30 aprile 2021 il termine di sospensione dell’attività di riscossione precedentemente fissato al 28 febbraio dal DL n. 7/2021).


La sospensione riguarderà tutti i versamenti derivanti dalle cartelle di pagamento,
dagli avvisi di addebito e dagli avvisi di accertamento esecutivi affidati all’Agente della riscossione,
nonché l’invio di nuove cartelle e la possibilità per l’Agenzia di avviare procedure cautelari o esecutive di riscossione,
come fermi amministrativi, ipoteche e pignoramenti.


Resteranno sospese, inoltre, le verifiche di inadempienza che le pubbliche amministrazioni
e le società a prevalente partecipazione pubblica devono effettuare, ai sensi dell’art. 48 bis del DPR 602/1973,
prima di disporre pagamenti di importo superiore a cinquemila euro.


Riguardo alla “Rottamazione-ter” e “Saldo e stralcio” il Decreto Sostegni n. 41/2021 ha previsto:


  • lo slittamento al 31 luglio 2021 del termine per pagare le rate del 2020,
  • lo slittamento al 30 novembre 2021 per quelle del 2021.

l’ultimo intervento sui termini di scadenza della Rottamazione-ter e del Saldo e stralcio,
era avvenuto dal Decreto Ristori-quater (DL n. 157/2020) che aveva precedentemente previsto
il differimento al 1° marzo 2021 del termine di pagamento delle rate 2020 della Rottamazione-ter,
del “Saldo e stralcioe dellaDefinizione agevolata delle risorse UE”, in precedenza fissato al 10 dicembre 2020 dal Decreto Rilancio.


A seguito della proroga e delle modifiche introdotte dal Decreto Sostegni
,
e in attesa dell’uscita del nuovo provvedimento di differimento,
pubblichiamo le risposte alle domande più frequenti (FAQ) dell’Agenzia delle Entrate aggiornate al 26 marzo 2021,
per fornire alcuni chiarimenti ai contribuenti in merito alle diposizioni introdotte in materia di riscossione.


Ma vediamo nel dettaglio le novità in merito alle sospensioni, così come indicato anche sul sito dell’Agenzia delle Entrate:

Cartelle di pagamento, avvisi di addebito e accertamento

Slitterà al 31 maggio 2021 il termine finale di sospensione del versamento di tutte le entrate tributarie e non tributarie
derivanti da cartelle di pagamento, avvisi di addebito e avvisi di accertamento affidati all’Agente della riscossione.


Di conseguenza, i pagamenti sospesi sono quelli in scadenza dall’8 marzo (*) al 31 maggio 2021
che dovranno essere effettuati entro il mese successivo alla scadenza del periodo di sospensione e, dunque, entro il 30 giugno 2021.


(*) per i soggetti con residenza, sede legale o la sede operativa nei comuni della c.d. “zona rossa” (allegato 1 del DPCM 1° marzo 2020), la sospensione decorre dal 21 febbraio 2020.


Sospensione attività di notifica e pignoramenti


Slitterà al 31 maggio 2021 il termine “finale” di sospensione delle attività di notifica di nuove cartelle e degli altri atti di riscossione.


Sospensione fino al 31 maggio 2021 degli obblighi derivanti dai pignoramenti presso terzi
effettuati prima della data di entrata in vigore del decreto su stipendi, salario
o altre indennità relative al rapporto di lavoro o impiego, nonché a titolo di pensioni e trattamenti assimilati.

Fino al 31 maggio 2021, le somme oggetto di pignoramento non devono essere sottoposte ad alcun vincolo di indisponibilità
ed il soggetto terzo pignorato deve renderle fruibili al debitore; ciò anche in presenza di assegnazione già disposta dal giudice dell’esecuzione.


Dal 1° giugno 2021, riprenderanno ad operare gli obblighi imposti al soggetto terzo debitore
(e quindi la necessità di rendere indisponibili le somme oggetto di pignoramento e di versamento all’Agente della riscossione fino alla concorrenza del debito).


Pagamenti delle Pubbliche Amministrazioni superiori a 5.000,00 euro


Sospese fino al 31 maggio 2021 anche le verifiche di inadempienza delle Pubbliche Amministrazioni
e delle società a prevalente partecipazione pubblica, da effettuarsi, ai sensi dell’art. 48 bis del DPR 602/1973,
prima di disporre pagamenti di importo superiore a 5.000,00 euro.

Tutte le verifiche eventualmente già effettuate, anche prima dell’inizio del periodo di sospensione,
restano prive di qualunque effetto se l’Agente della riscossione non ha notificato l’atto di pignoramento
e le Amministrazioni pubbliche possono quindi procedere con il pagamento in favore del beneficiario.


“Rottamazione-ter” – “Saldo e stralcio”


Differimento
al 31 luglio 2021 del termine “ultimo” per il pagamento delle rate 2020 della Definizione agevolata,
in particolare, entro tale termine dovranno essere corrisposte integralmente:


  • le rate della “Rottamazione-ter” e della “Definizione agevolata delle risorse UE”,
  • scadute il 28 febbraio, il 31 maggio, il 31 luglio e il 30 novembre 2020;

  • le rate del “Saldo e stralcio” scadute il 31 marzo e il 31 luglio 2020.

Differimento al 30 novembre 2021 del termine “ultimo” per il pagamento delle rate 2021 della Definizione agevolata,
in particolare, entro tale termine dovranno essere corrisposte integralmente:


  • le ratedella “Rottamazione-ter” e della “Definizione agevolata delle risorse UE”,
  • scadute il 28 febbraio, il 31 maggio, il 31 luglio e il 30 novembre 2021;

  • le ratedel “Saldo e stralcio” scadute il 31 marzo e il 31 luglio 2021.

Per il pagamento entro questo nuovo termine di scadenza sono ammessi i cinque giorni di tolleranza.


Condono debiti fino a 5.000,00 euro


Il Decreto Sostegni ha previsto infine l’annullamento automatico
di tutti i debiti di importo residuo fino a 5.000 euro
risultanti dai singoli carichi affidati agli agenti della riscossione dal 1° gennaio 2000 al 31 dicembre 2010,
ancorché ricompresi in precedenti definizioni agevolate relative ai debiti affidati all’agente della riscossione dal 2000 al 2017.


I beneficiari dell’agevolazione sono:


  • le persone fisiche che hanno percepito, nell’anno d’imposta 2019, un reddito imponibile fino a 30.000 euro;

  • i soggetti diversi dalle persone fisiche che hanno percepito, nel periodo d’imposta in corso alla data del 31 dicembre 2019, un reddito imponibile fino a 30 mila euro.

Le modalità e le date dell’annullamento dei debiti saranno disposte con un decreto del Ministero dell’economia e delle finanze,
da emanarsi entro 30 giorni dalla data di conversione in legge del “Decreto Sostegno”.

Restano definitivamente acquisite le somme versate anteriormente alla data dell’annullamento.


Fino alla data stabilita dal citato Decreto ministeriale, è sospesa la riscossione di tutti i debiti
risultanti dai singoli carichi affidati all’Agente della riscossione dal 1° gennaio 2000 al 31 dicembre 2010 di importo residuo fino a 5 mila euro,
calcolato al 23/03/2021 (data di entrata in vigore del “Decreto Sostegni”), e sono sospesi i relativi termini di prescrizione.


L’annullamento non si applica alle seguenti tipologie di carichi affidati all’Agente della riscossione:

  • debiti relativi alle “risorse proprie tradizionali” dell’Unione Europea e all’imposta sul valore aggiunto riscossa all’importazione;

  • debiti derivanti dal recupero degli aiuti di Stato considerati illegittimi dall’Unione Europea ovvero da condanne pronunciate dalla Corte dei conti;

  • multe, ammende e sanzioni pecuniarie dovute a seguito di provvedimenti e sentenze penali di condanna.
 
Basta con questa coglionata.
Il Presidio Ospedaliero “Alessandro Manzoni” di Lecco è in via dell’Eremo, 9/11.
Punto di riferimento, anche a livello regionale, per diverse attività cliniche ,
ha circa 750 posti letto accreditati e 35 Unità Operative.
Ha alle spalle una tradizione assistenziale di 250 anni di storia.


Sempre meno pazienti ricoverati per Covid negli ospedali della provincia di Lecco:
nell’ultimo report diffuso dall’azienda ospedaliera nella mattinata di oggi, lunedì,
sono 132 i malati affetti dal virus ospitati nei reparti degli ospedali di Lecco e Merate.
Erano 178 i pazienti Covid a inizio maggio.


Nello specifico, all’ospedale Manzoni di Lecco sono 76 i malati ricoverati per Covid

e a Merate sono invece 56 i pazienti.


Cala anche il peso sulle terapie intensive delle due strutture con 9 pazienti a Lecco e 4 pazienti al Mandic di Merate.

I malati sottoposti a Cpap, l’aiuto alla respirazione, sono 6 al Mandic e uno solo al presidio di Lecco.
 
E così i turisti esteri te li saluti con la manina ed il dito nel kulo dall'altra parte.



Si è aperta una settimana di decisioni importanti per il Governo:
oggi, lunedì 17 maggio, si è tenuta la Cabina di regia a Palazzo Chigi,
con il presidente Draghi, per riconsiderare le prossime riaperture e stabilire se posticipare o abolire il coprifuoco.

La proposta che il Presidente del Consiglio ha presentato sul tavolo della cabina di regia
si articola in tre step che prevedono il graduale spostamento del coprifuoco fino ad una sua completa abolizione all’altezza del 21 giugno 2021.


Vediamo ora nel dettaglio le proposte lanciate dal Premier Draghi riguardo la gestione dell’orario limite di circolazione notturna e le date di riferimento.


Verso fine aprile è stato riformulato un nuovo ordine che, per andare incontro alle richieste dell’opposizione,
prevedeva una sorta di tagliando da metà maggio, con l’obiettivo di seguire con attenzione l’andamento dei contagi
e della campagna vaccinale per poter valutare al meglio l’eventuale abolizione del coprifuoco.


Alla luce dei dati confortanti sull’andamento dei contagi e delle somministrazioni dei vaccini,
nella giornata di oggi, lunedì 17 maggio, il Premier Draghi ha finalmente lanciato sul tavolo della cabina di regia
una proposta tangibile che articola il programma di spostamento e successiva rimozione del coprifuoco in tre step:


  • spostamento alle ore 23 dal 24 maggio;

  • spostamento alle ore 24 a partire dal 7 giugno;

  • eliminazione completa del coprifuoco dal 21 giugno.

In concomitanza con il tanto atteso riesame del coprifuoco giungono da Palazzo Chigi altre anticipazioni riguardo le prossime riaperture,
tra cui spiccano: consumazione al bar al bancone, riapertura palestre e piscine, apertura dei centri commerciali, ripresa di eventi e matrimoni.
 
Com’è strana certa sinistra.

Fa la morale a tutti e poi molto spesso sono i primi a non rispettare le regole e l’etica.

In un batter d’occhio la trasmissione “Propaganda Live” di La7 si è ritrovata coinvolta in due casi
che hanno creato una bufera sul lato dei diritti delle donne che tanto millantano e sul lato dei diritti dei lavoratori, i rider in particolare.

Del 2 di picche che la giornalista Rula Jebreal ha dato a Zoro e ai suoi si è già detto nella scorsa settimana.

Adesso a tenere banco è il caso Roberto Angelini, il quale aveva detto che una rider del suo ristorante,
definita “pazza incattivita dalla vita”, lo aveva “tradito” e denunciato alla Finanza,
portandolo a dover pagare una multa di 15mila euro per lavoro in nero.


Ma la verità è un’altra e ora questa vicenda assume contorni ancora più paradossali.


Come racconta Vanessa Ricciardi su Domani,

“la ragazza è stata invece fermata dalla Gdf di notte per un controllo anti-Covid, ed è stata costretta a dire ai militari dove lavorava.
La dipendente di Angelini lavorava in nero da mesi. La multa comminata (15mila euro)
era salata perché il cantautore si è rifiutato, almeno finora, di assumerla. In quel caso pagherebbe la metà”.


Sentito proprio da Domani, Angelini ora conferma tutto e si scusa:

“Ho avuto la sensazione di essere stato denunciato, ma anche questo è stato un errore.
Assumerò la ragazza. Propaganda? Li ho messi in cattiva luce… con tutti i servizi di Zoro….e poi c’è un coglione che assume in nero”.


A Domani spiega: “Devo mettere in regola la rider. Lascio l’amministrazione del ristorante”.

Solo giovedì scorso, però, aveva dato della “pazza incattivita dalla vita” a una ragazza che aveva assunto
per fare le consegne nel suo ristorante di sushi a Roma. In nero”.


Il post di Angelini ha avuto tanta solidrietà.

Per lui, ovvio, mica per la ragazza assunta in nero e poi messa pure alla gogna.


Ma dopo che Domani gli ha spiegato tutti i dettagli della vicenda, Angelini ha deciso di fare un passo indietro. Troppo tardi.


Commenta giustamente Nello Trocchia su Facebook:

“C’è un altro punto che mi inquieta. Il padrone di turno è amico dei buoni, frequenta i buoni,
amico di quelli che cantano e pontificano contro la guerra, contro lo sfruttamento dei migranti, contro i fascismi.
Così la donna è rimasta sola, sottopagata, sfruttata e insultata.
Nessuna campagna, nessun sostegno, altri insulti dai social e i titoli di alcuni articoli nei quali era il padrone la vittima perché ‘tradito’ e non lei.
Non la donna. I diritti valgono sempre altrimenti diventano solo bandierine da agitare contro i nemici salvaguardando amici e sodali”.



Non fa una piega.
 
Guardate cosa sono riusciti a pensare dei dementi cronici e seriali.
Come fai a sapere se la terapia intensiva è occupata da un positivo covid o per altra ragione ?
E la fascia bianca non esiste più ?


È stato il ministro della Salute Roberto Speranza a spiegare — durante la riunione con i governatori —
la modifica dei criteri di valutazione per entrare nelle varie fasce di rischio.

I parametri scendono da 21 a 12, l’incidenza dei contagi sostituirà l’Rt,
mentre saranno determinanti il tasso di ospedalizzazione nonché quello di saturazione delle terapie intensive.

Secondo quanto ha chiarito Speranza

«si sta in area rossa con oltre il 40% dell’occupazione dei posti lettoin area medica e oltre il 30% in terapia intensiva;

si sale da giallo ad arancione se in terapia intensiva si sale sopra il 20% e in area medica sopra il 30%».

si resta in giallo se l’occupazione delle terapie intensive è sotto il 20% e l’area medica sotto il 30%;



Secondo quanto chiarito durante l’incontro con i presidenti di Regione, la posizione del ministro della Salute è che
«in via transitoria varranno tutti e due i parametri, sia vecchi che nuovi,
ma mi sento di dire che sia con i parametri vecchi che con i nuovi nessuna Regione rischia adesso di passare nella fascia arancione».
 
La maledizione di Giuseppe Conte si abbatte ancora una volta su di noi, come se il tempo non si debba fermare mai.

Il coprifuoco fabbricato dall’ex premier continua a imbruttire la nostra vita,
che da quindici mesi è incapsulata in una mascherina e guai a scordarsela in casa.

E' un accanimento insopportabile quello che viene deciso dai nostri governanti di ieri e di oggi.


Stavolta, per il coprifuoco, la prendiamo peggio del solito, perché ci speravamo in un passo in avanti.

Un passo verso il popolo italiano, il suo diritto a vivere e a respirare in pace.

Anche di notte.

Invece ci regalano sessanta minuti, come se avessero di nuovo spostato le lancette dell’orologio tra ora legale e ora serale.

Ma di legale non c’è davvero nulla, se non nella forma di un decreto legge senz’anima e senza logica.

Il presidente del Consiglio che festeggiammo solo quando uscì da Palazzo Chigi
ci chiuse col chiavistello alle 10 della sera, dopo avere avuto la faccia tosta di smentire per settimane una simile misura.

Tutti dentro casa, lo faceva per il nostro bene, il bellimbusto a reti unificate.

«Sapete, ce lo chiede il comitato tecnico scientifico».

Ma non era vero.

Peccato averlo saputo solo mesi dopo.

Proprio Conte lo aveva negato, il coprifuoco, agli inizi di ottobre:
«Non c’è nessuna intenzione da parte del governo di chiudere ristoranti, bar e locali
né di anticiparne l’orario di chiusura introducendo di fatto un coprifuoco».

Il 24 ottobre decise esattamente il contrario.

Con i suoi Dpcm che non dovevano passare al vaglio del Quirinale, né essere votati dal Parlamento.

Era sufficiente dire bugie.

A Palazzo Chigi la menzogna fatta premier.


Poi, abbiamo festeggiato l’arrivo del presidente delle riaperture «calcolate», Mario Draghi.

Ma il coprifuoco rimane e la rabbia ti monta in testa.

Perché ci «concedono» le 23 per un paio di settimane,
poi le 24 come una seconda caramellina per qualche tempo
e il 21 giugno, se siamo bravi, ce lo tolgono di mezzo.

Un altro mese dalle finestre di casa.

Sembra davvero una gigantesca presa in giro.

Che quando è ordita da un galantuomo ti manda al manicomio.

Non si lamenti il presidente del Consiglio se gli toccherà sentire e leggere la parola sopruso.

Perché non ce ne sono di più adatte a descrivere il momento.

Probabilmente a me non serve a nulla sapere – non facendo vita mondana – se questa restrizione c’è ancora o meno.

Ma vivaddio speravo fosse finalmente arrivato il tempo di smettere di togliermi il diritto e la libertà di cenare
e rientrare dopo essere stato bene con parenti e amici quando lo dico io e non quando lo pretendete voi.

Sembra di essere tornati al tempo della nostra gioventù.

All’epoca erano mamma e papà a raccomandarci di tornare presto a casa quando si festeggiava in pizzeria con i compagni di classe.

Ma non erano i carabinieri a intimarci il rientro.

Nessuno si affacciava nel locale con l’orologio e il verbale e a metterci alla porta.

La parola coprifuoco va semplicemente abolita, presidente Draghi.

E magari lasciatela per cose più serie, pensiamo mentre sui tiggì scorrono le immagini dei bombardamenti a suon di razzi.

Qui non c’è una guerra, ma solo la follia dei tecnici di Roberto Speranza a imporci una clausura notturna che è immotivata.

Non siamo né a Gaza né in Israele.

Eppure è così e i partiti – tutti i partiti – sembrano pure contenti se stiamo appena sessanta minuti in più in mezzo alla strada.

E se tutti si fermassero altri settanta, ottanta minuti, che fareste?

Un esercito di vigili urbani a multare mezzo mondo?

Carabinieri, polizia, Guardia di Finanza?


Ma quali sono le vostre intenzioni?


Solo costi, e nessun beneficio, come dice finalmente almeno un deputato, Andrea Ruggieri di Forza Italia,
che si è scocciato e afferma di andare avanti contro questa roba a suon di emendamenti.

Anche da solo.

Bisogna stare in zona bianca per respirare...

Non è normale tutto questo.

Si può girare nel territorio, da Roma puoi decidere di andare a cena al Circeo, ma alle 23 devi stare in casa.

Che senso ha?

Per non dire di quel pulviscolo di agriturismi che sono lontani dai centri cittadini
e che dovranno restare chiusi la sera, perché tanto sarà inutile andarci...


Li sigilliamo, presidente Draghi?


Questo Paese ha diritto ad essere rispettato da chi lo governa,

da una classe politica che ha il dovere della serietà,

a cominciare dal numero uno di Palazzo Chigi.
 
Malgrado tutti i numeri della pandemia ci dicano che la nostra situazione sia decisamente migliore

rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, all’epoca non c’era il coprifuoco

e la popolazione non era costretta ad uscire mascherata anche all’aperto.


Quindi, data anche la totale mancanza di prove scientifiche che possano in qualche modo avvalorare queste due umilianti misure,

è solo per il tornaconto di chi sulla medesima pandemia continua a speculare,

tanto sul piano politico che su quello professionale, che questi ed altri analoghi provvedimenti

continuano ad “allietare” la nostra esistenza.



Ma sulle mascherine, oramai trasformate in una sorta di feticcio dalla politica
e della comunicazione del terrore, c’è una grossa novità.

Ma non sarà affatto tre volte Natale e festa tutto il giorno, come recitava un famoso poeta-cantante alcuni decenni addietro,
bensì già “a fine estate si potrà iniziare a ragionare seriamente anche sulla possibilità di togliere la mascherina all’aperto” (pensate un po’ che lusso).

Questa la stupefacente promessa del sottosegretario alla Salute, Andrea Costa,
espressa nel corso di Un Giorno da Pecora, programma in onda su Rai Radio1.

Tuttavia, ha voluto sottolineare l’esponente di un Governo che sta adottando misure ancora più restrittive del precedente,
molto dipenderà dal grado di immunizzazione che sarà stata raggiunta coi vaccini.


Dunque, tanto per capirci,

mentre lo scorso anno non c’era il vaccino,

non conoscevamo ancora bene il virus

e non sapevamo curarlo con l’attuale efficacia,

però ci era consentito uscire anche di notte

e non dovevamo mascherarci all’aperto,

oggi dobbiamo rientrare in casa due ore prima di Cenerentola


e indossare un cosiddetto strumento di protezione individuale che sa tanto di oppressione.


Proprio in tema di mascherine, sul sito del commissario all’emergenza Covid, il generale Francesco Paolo Figliuolo,
risulta che al 5 maggio ne sono state consegnate quasi 2 miliardi a 19mila istituti scolastici.

Secondo un interessante articolo pubblicato su Quotidiano Nazionale,
molte scuole avrebbero chiesto di interrompere la fornitura,
non riuscendo più a stoccare questa imponente massa di un materiale altamente infiammabile.


Lapidario un dirigente di Liceo, il quale ha chiesto di mantenere l’anonimato:

“Dal 26 aprile siamo in zona gialla, quindi con le lezioni presenza al 60 per cento.
Distribuiamo le mascherine ogni giorno ma i ragazzi non le vogliono. Sono scomode. Otto su dieci le rifiutano”.


In un altro articolo dello stesso quotidiano troviamo una possibile chiave di lettura per spiegare,
almeno in parte, l’uso francamente eccessivo che in Italia si continua a fare della mascherina.

Sembra, infatti, che uno dei tanti geni della lampada usciti di scena, l’ex commissario Domenico Arcuri,
abbia firmato un contratto di fornitura, in scadenza il prossimo settembre, che non prevedeva sospensioni di sorta.

Ciò significa che le scuole hanno continuato a ricevere montagne di mascherine anche quando erano chiuse,
trovandosene letteralmente sommersi. Ma non basta.

Ce ne sono ulteriori due miliardi parcheggiate nei vari uffici postali del Paese, tanto per non farci mancare nulla.


A questo punto, al fin della licenza, una domanda sorge spontanea:

ma non sarà anche a causa di questo ennesimo disastro logistico del precedente Governo

che siamo costretti a girare all’aperto come mummie, malgrado stiano per arrivare i mesi più caldi dell’anno?


Pure in questo caso il sospetto risulta quanto meno legittimo.
 
Che vergogna. E poi pensiamo che i turisti vengano in Italia ?
Quando Spagna Grecia Croazia sono liberi ?

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