E DEL RESTO L'OROSCOPO L'AVEVA DETTO, I PRIMI 83 ANNI SARANNO UN PO' COSI'

Magari fosse vero.

Nel giorno delle riaperture che definire "caute", come annunciato dal premier Mario Draghi, è un eufemismo
arriva il sondaggio clamoroso che cambia le carte in tavola nel quadro politico.

E testimonia il reale sentire del Paese su temi come coprifuoco, riaperture, e via dicendo
che hanno caratterizzato il dialogo tra l'ampia maggioranza e l'unico partito di opposizione, Fratelli d'Italia.


Già perché in base al sondaggio SWG svelato lunedì 17 maggio al Tg La7 del direttore Enrico Mentana

il partito di Giorgia Meloni scavalca il Pd di Enrico Letta

e si attesta al secondo posto nelle intenzioni di voto delle forze politiche.
 
Conto alla rovescia terminato: per oltre due miliardi di utenti in tutto il mondo
scatta oggi l’entrata in vigore dei nuovi (e controversi) termini di utilizzo di WhatsApp,
annunciati per la prima volta a gennaio.

Inizialmente l’aggiornamento era stato programmato per l’8 febbraio, ma le proteste degli iscritti,
di cui hanno giovato le rivali Telegram e Signal, e le reazioni di diverse autorità nazionali e sovranazionali
tra cui il Garante italiano per la privacy – hanno spinto Menlo Park a rinviare la scadenza di oltre tre mesi
per illustrare con maggiore chiarezza le novità in arrivo.

Ebbene: a fronte del diffuso timore che l’update conduca a trattamenti di dati non autorizzati da parte di Facebook,
l’azienda ha fin da subito sostenuto che

«non ci sono modifiche alle modalità di condivisione dei dati di WhatsApp nella Regione europea (incluso il Regno Unito)
derivanti dall’aggiornamento dei Termini di servizio e dall’Informativa sulla privacy»

e che

«WhatsApp non condivide i dati degli utenti WhatsApp dell’area europea con Facebook
allo scopo di consentire a Facebook di utilizzare tali dati per migliorare i propri prodotti o le proprie pubblicità».

Negli Stati Uniti diventa obbligatorio accettare che dati come il numero di cellulare o la rubrica di WhatsApp
possano essere impiegati da Facebook per mostrare pubblicità personalizzate.

Poteva già succedere, ma dal 2016 era opzionale.

Secondo Menlo Park, dunque, l’unica novità di rilievo alle nostre latitudini consisterà nella possibilità,
per le aziende che utilizzano WhatsApp Business e si avvalgono dei servizi di hosting di Facebook,
di utilizzare i dati contenuti nelle conversazioni con i propri clienti con finalità di marketing eventualmente anche sul popolare social network.




L’avviso comparso a gennaio scorso che tanto ha fatto discutere

L’avviso comparso a gennaio scorso che tanto ha fatto discutere


Tutto chiaro?

Niente affatto secondo Johannes Caspar, commissario di Amburgo per la protezione dei dati e la libertà di informazione,
che giusto martedì ha intentato un procedimento contro la divisione europea di Facebook
chiedendole di non raccogliere né elaborare alcun dato dagli utenti tedeschi di WhatsApp.

In più ha invocato l’intervento dell’European Data Protection Board (Edpb)
affinché approfondisca la questione e prenda una decisione vincolante in tutta Europa (qui il comunicato).

Tra i problemi riscontrati, informazioni «non chiare», dal «contenuto fuorviante» e «notevoli contraddizioni».

Si legge ancora:
«Anche dopo un’analisi approfondita non si comprende quali conseguenze possa avere il consenso per gli utenti».

Di fatto, nulla di diverso rispetto a quanto osservato tre mesi fa dal già citato Garante italiano,
che aveva definito impossibile per gli utenti sia «evincere quali siano le modifiche introdotte» c
he «comprendere chiaramente quali trattamenti di dati saranno in concreto effettuati dal servizio di messaggistica».


WhatsApp però tira dritto e va al muro contro muro:
un portavoce della piattaforma ha fatto sapere agli organi di stampa che,
«poiché le affermazioni del commissario di Amburgo sono errate,
il suo ordine non avrà alcun impatto sul lancio dell’aggiornamento».


Né in Germania né tanto meno negli altri Paesi.
 
Un deputato della destra spagnola di Vox,
è stato bannato da Twitter la scorsa settimana per aver affermato che “un uomo non può rimanere incinto”.

Francisco José Contreras è stato bandito dal suo account per 12 ore, secondo Fox News,
per aver sostenuto l’argomento e averlo sostenuto affermando che gli uomini “non hanno utero o uova”.

Stava facendo i commenti in risposta a un articolo su un maschio transgender
che ha annunciato di aver “dato alla luce” una bambina e di essere ora un padre.

Contreras ha detto su Facebook che da Twitter gli è stato detto che aveva violato le sue politiche sull’incitamento all’odio per le sue osservazioni.

Ha anche pubblicato un’immagine per illustrare quanto accaduto


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Quindi una banale verità antropologica non può essere, evidentemente, più detta su Twitter
perché diventa una verità troppo scomoda in un mondo pazzo che corre dietro a illusioni
dimenticando sia la realtà oggettiva, sia le vere priorità delle persone, sono ben diverse.

Dire che un uomo non può fare figli non è un’offesa, è un dato di fatto.

Si dovrebbe offendere il cinque perché non è il risultato del due più due?

Nello stesso tempo è più importante che un uomo possa fare finta di rimanere incinto,
o che una famiglia, di qualsiasi tipo possa avere un futuro sicuro
e che la società non veda crescenti e scandalose differenze sociali,
con gente al limite della sussistenza.



Pensateci quando vedete queste cose multicolori.
 
L’influente progressista della sinistra Dem USA Alexandria Ocasio-Cortez
ha definito Israele uno stato di apartheid, sabato in un tweet che ha segnato un punto di svolta nella sua crescente critica a Israele.

Gli stati dell’apartheid non sono democrazie“, ha scritto in un tweet che ha raccolto 275.000 like,
ed attaccando il maggior punto di forza istituzionale di Israele.

Ocasio-Cortez ha quindi attaccato direttamente le politiche del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu
da quando è entrata a far parte del Congresso nel 2018, ma si era separata dal movimento per il boicottaggio,
il disinvestimento e le sanzioni dei suoi colleghi Ilhan Omar e Rashida Tlaib difendono.

Ricoridiamo che l’apartheid è stato un periodo di segregazione e razzismo istituzionalizzato in Sud Africa
dalla fine degli anni Quaranta agli anni Novanta.

Molti critici di Israele sostengono che il termine si applica a Israele per le sue politiche nei confronti dei palestinesi.

Un gruppo di Dem ha però preso posizione contro AOC.

Si trattadi Debbie Wasserman Schultz, Ted Deutch, Josh Gottheimer, Elaine Luria,
Brad Schneider, Brad Sherman, Kathy Manning, Jim Costa e Lois Frankel ,
tutti deputati che hanno tenuto brevi discorsi a favore del diritto di israele di difendersi.

Dopo di loro però, 11 democratici Ocasio-Cortez, Tlaib, Omar, Mark Pocan, Betty McCollum, Ayanna Pressley,
Cori Bush, Jan Schakowsky, Jesús García, André Carson e Joaquín Castro,
hanno duramente attaccato Israele per qunto sta avvenendo negli scontri con Gaza.


Tradizionalmente gli USA sono stati alleati con lo stato di Israele
e vi sono sempre stati stretti collegamenti fra le élite culturali ebraiche dei due paesi, sempre spostate a sinistra.

Ora sembra che questa vicinanza si stia rompendo,
un segnale significativo che rischia di spezzare il partito Democratico,
dove un’ala radicale e influente è molto vicino ai palestinesi.

Nel tempo questo può erodere la presunzione di prevalenza culturale democratica.
 
Stando a quanto emerge da un rapporto realizzato dal Centro studi di Unimpresa
risulta che nonostante le garanzie dello Stato introdotte a partire da marzo 2020,
i prestiti delle banche alle imprese, nell’ultimo anno, sono cresciuti di appena 20 miliardi di euro.

Lo stock di impieghi degli istituti destinati alle imprese, infatti, è passato da 650,6 miliardi di marzo 2020 a 621,2 miliardi di marzo 2021.

È dunque probabile che gli oltre 180 miliardi concessi dalle stesse banche alle imprese,
coperti dalla garanzia pubblica, abbiano sostituito vecchi finanziamenti ovvero credito già in essere.



Secondo l’analisi – ripresa da Adnkronos – si riducono i rischi delle banche sul fronte dei finanziamenti a imprese e famiglie:
il totale dei crediti deteriorati è calato, nell’ultimo anno, da 70,9 miliardi a 51,9 miliardi con una riduzione di oltre 19 miliardi (-26,82%).

“Quello della liquidità è il problema principale per le piccole e medie imprese italiane e le banche, come al solito,
con furbizia e scarsa lungimiranza, chiudono i rubinetti.
Hanno usato il paracadute dello Stato per ridurre i loro rischi e non per sostenere l’economia reale”.


“Le chiacchiere stanno a zero, per noi parlano i numeri e i numeri ci dicono
che a fronte di oltre 180 miliardi di prestiti garantiti dallo Stato concessi durante la pandemia,
l’ammontare complessivo dei finanziamenti è salito di appena 20 miliardi.
Vuol dire, calcolatrice alla mano, che circa 120 miliardi non sono liquidità aggiuntiva, ma sostitutiva”,


ha commentato il vicepresidente di Unimpresa, Giuseppe Spadafora.


Secondo il rapporto del Centro studi di Unimpresa, da marzo 2020 a marzo 2021,
lo stock di prestiti delle banche a famiglie e imprese è passato da 1.279,5 miliardi a 1.316,8 miliardi,
in salita di 37,3 miliardi (+2,92%).
 
Da Palazzo Chigi trapela una certa irritazione per i continui scontri interni alla maggioranza.

È il retroscena firmato da Marco Antonellis per Tpi, che dà conto della delusione di Mario Draghi,
espressa soprattutto nei confronti di Enrico Letta, dal quale si aspettava “un altro atteggiamento”.

Il presidente del Consiglio pare che sia stato uno dei principali fautori del ritorno di Letta dalla Francia
e del suo approdo al Nazareno: per questo avrebbe fatto trapelare i “primi segnali di irritazione”.


Dopo la battaglia sulle riaperture, adesso il focus dello scontro tra Letta e Matteo Salvini
si è spostato sul tema delle riforme e sulla data di scadenza di questo esecutivo.

Una volta superata l’epidemia e portati a casa i soldi dall’Europa,
l’ex ministro dell’Interno vorrebbe mandare Mario Draghi al Quirinale al posto di Sergio Mattarella
e poi tornare alle urne, che molto probabilmente restituirebbero un governo dalla solida maggioranza di centrodestra per attuare le famose riforme.


Enrico Letta è ovviamente schierato su una posizione diametralmente opposta,
proprio perché sa che il Pd e il suo alleato grillino - o presunto tale - si andrebbero a schiantare alle elezioni.

Per questo vorrebbe che Salvini uscisse:

“Se dice che non si fanno le riforme, tragga le conseguenze ed esca da questo governo,
perché questo governo è qui per fare le riforme. Lasci. E lasci che le riforme le faccia Draghi con chi vuole”.


"Letta? È ossessionato, vive male. Al mattino si alza e se non mi attacca due/tre volte al giorno non è contento.
Un'ossessione da analizzare, non solo in termini politici".
 
E questo coglione si bea pure nello scrivere queste limitazioni alle libertà personali.
Sono nato libero e così morirò.


Si può fare shopping e andare al cinema,
tornare in palestra e nuotare nelle piscine all’aperto, poi anche al chiuso.
Si può andare a cena sotto le stelle
e tra una decina di giorni mangiare e bere all’interno dei locali.
Si può stare in giro la sera e andare allo stadio.
Si può assistere a uno spettacolo teatrale,
giocare a calcetto
e fare shopping nei centri commerciali.


Ma sono ancora molti gli obblighi e i divieti imposti dal nuovo decreto
in vigore da ieri anche nelle regioni che si trovano in fascia gialla.

Per incontrare parenti e amici,
viaggiare in auto,
e sbrigare le pratiche non è ancora il tempo di piena libertà.

E anche per le attività riaperte rimangono numerose regole da rispettare.
 
Ecco in sintesi la road map fissata dall’esecutivo Draghi:

19 MAGGIO (oggi)
– Scatta il posticipo del coprifuoco, che passa dalle 22 alle 23.


22 MAGGIO – Riaprono i centri commerciali, i mercati le gallerie e i parchi commerciali nel fine settimana e riaprono anche gli impianti di risalita nelle località di montagna, che erano chiusi dall’estate scorsa.


24 MAGGIO – Riaprono le palestre, che in base al decreto del 22 aprile sarebbero dovute ripartire il 1 giugno


1 GIUGNO – Tocca a bar e ristoranti che non hanno spazi all’aperto: si potrà prendere il caffè al bancone o pranzare e cenare anche nei locali al chiuso, ciò prima non era previsto dal decreto in vigore. Inoltre sarà possibil assistere ad una competizione sportiva all’aperto, con una capienza non superiore al 25% di quella consentita dall’impianto e comunque non superiore alle 1000 persone.


7 GIUGNO – Il coprifuoco viene posticipato di un’altra ora: si deve rientrare a casa entro la mezzanotte.


15 GIUGNO – Tornano le feste di matrimonio ma per partecipare servirà il green pass, vale a dire il certificato di avvenuta vaccinazione, di guarigione o un tampone negativo effettuato nelle 48 ore precedenti. Sarà il Cts a definire il numero massimo di partecipanti per gli eventi all’aperto e per quelli al chiuso. Ripartono anche le fiere con la presenza di pubblico, i parchi tematici (che in base al vecchio decreto dovevano riaprire il 1 luglio) i convegni e i congressi.


21 GIUGNO – Sparisce il coprifuoco.


1 LUGLIO – Gli ultimi a ripartire, in base alle scelte fatte, sono le piscine al chiuso, i centri termali, le sale giochi, bingo e casinò, i centri ricreativi e sociali, i corsi di formazione pubblici e privati. Sarà anche questa la data in cui si potrà tornare ad assistere ad una competizione sportiva al chiuso: la capienza sarà limitata al 25% del totale e comunque non potranno esserci più di 500 spettatori.
 
Cè poco da dire, VOGLIONO CONTINUARE A LIMITARE LA LIBERTA' PERSONALE
nonostante i vaccini, vogliono imporre il controllo stretto su di noi,
sostituendo i contagi - che per effetto del vaccino sarebbero bassi -
all'occupazione delle terapie intensive - che avendo subito notevoli tagli nei decenni -
sono estremamente poche.
E così si continuerà a chiudere le attività e ad eliminare le nostre libertà personali.

SVEGLIA. BISOGNA MANDARLI A CASA ED AGIRE LEGALMENTE.


Art. 13 Disposizioni in materia di scenari di rischio delle regioni

1. All'articolo 1 del decreto-legge 16 maggio 2020, n. 33, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 luglio 2020, n. 74, sono apportate le seguenti modificazioni:


a) al comma 16-bis, secondo periodo, le parole: «in coerenza con il documento in materia di "Prevenzione e risposta a COVID-19:

evoluzione della strategia e pianificazione nella fase di transizione per il periodo autunno-invernale", di cui all'allegato 25 al decreto

del Presidente del Consiglio dei ministri del 3 novembre 2020, pubblicato nel supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale n. 275 del 4 novembre 2020» sono soppresse;


b) al comma 16-bis, dopo il secondo periodo, e' inserito il seguente:

«Lo scenario e' parametrato all'incidenza dei contagi sul territorio regionale ovvero all'incidenza dei contagi sul territorio regionale
unitamente alla percentuale di occupazione dei posti letto in area medica e in terapia intensiva per pazienti COVID-19
e determina la collocazione delle regioni in una delle zone individuate dal comma 16-septies del presente articolo.»;


c) al comma 16-bis, quarto periodo, le parole «in un livello di rischio o» sono soppresse;


d) al comma 16-ter, primo periodo, le parole «in un livello di rischio o scenario» sono sostituite dalle seguenti:

«in uno scenario»;


e) al comma 16-quater, le parole «in uno scenario almeno di tipo 2 e con un livello di rischio almeno moderato, ovvero in uno scenario

almeno di tipo 3 e con un livello di rischio almeno moderato, ove nel relativo territorio si manifesti un'incidenza settimanale dei contagi

superiore a 50 casi ogni 100.000 abitanti» sono sostituite dalle seguenti:

«in una delle zone di cui alle lettere b), c) e d) del comma 16-septies»;


f) il comma 16-quinquies e' sostituito dal seguente:

«16-quinquies. Con ordinanza del Ministro della salute, le misure di cui al comma 16-quater, previste per le regioni che si collocano nella zona arancione
di cui alla lettera c) del comma 16-septies, sono applicate anche alle regioni che si collocano nella zona gialla di cui alla lettera b) del medesimo comma,
qualora gli indicatori di cui al menzionato decreto del Ministro della salute 30 aprile 2020 specificamente individuati con decreto del Ministro della salute,
adottato d'intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome,
attestino per tali regioni un livello di rischio alto.»;


g) al comma 16-sexies, le parole «in uno scenario di tipo 1 e con un livello di rischio basso, ove nel relativo territorio si manifesti una incidenza settimanale dei contagi,
per tre settimane consecutive, inferiore a 50 casi ogni 100.000 abitanti» sono sostituite dalle seguenti:

«nella zona bianca di cui alla lettera a) del comma 16-septies»;


h) il comma 16-septies e' sostituito dal seguente:

«16-septies. Sono denominate:

a) "Zona bianca": le regioni nei cui territori l'incidenza settimanale dei contagi e' inferiore a 50 casi ogni 100.000 abitanti per tre settimane consecutive;

b) "Zona gialla": le regioni nei cui territori alternativamente:

1) l'incidenza settimanale dei contagi e' pari o superiore a 50 e inferiore a 150 casi ogni 100.000 abitanti;

2) l'incidenza settimanale dei casi e' pari o superiore a 150 e inferiore a 250 casi ogni 100.000 abitanti e si verifica una delle due seguenti condizioni:

2.1) il tasso di occupazione dei posti letto in area medica per pazienti COVID-19 e' uguale o inferiore al 30 per cento;

2.2) il tasso di occupazione dei posti letto in terapia intensiva per pazienti COVID-19 e' uguale o inferiore al 20 per cento;

c) "Zona arancione": le regioni nei cui territori l'incidenza settimanale dei contagi e' pari o superiore a 150 e inferiore a 250 casi ogni 100.000 abitanti,
salvo che ricorrano le condizioni indicate nelle lettere b) e d) del presente comma;

d) "Zona rossa": le regioni nei cui territori alternativamente:

1) l'incidenza settimanale dei contagi e' pari o superiore a 250 casi ogni 100.000 abitanti;

2) l'incidenza settimanale dei contagi e' pari o superiore a 150 e inferiore a 250 casi ogni 100.000 abitanti e si verificano entrambe le seguenti condizioni:

2.1) il tasso di occupazione dei posti letto in area medica per pazienti COVID-19 e' superiore al 40 per cento;

2.2) il tasso di occupazione dei posti letto in terapia intensiva per pazienti COVID-19 e' superiore al 30 per cento.».


2. Fino al 16 giugno 2021 il monitoraggio dei dati epidemiologici e' effettuato sulla base delle disposizioni di cui di cui all'articolo 1 del decreto-legge n. 33 del 2020
vigenti al giorno antecedente all'entrata in vigore del presente decreto, nonche' delle disposizioni di cui al comma 1 del presente articolo.

All'esito del monitoraggio effettuato sulla base dei due sistemi di accertamento di cui al primo periodo,
ai fini dell'ordinanza di cui all'articolo 1 del decreto-legge n. 33 del 2020, in caso di discordanza
le regioni sono collocate nella zona corrispondente allo scenario inferiore.
 
Per la mancata estradizione di un leader del Fronte Polisario dalla Spagna
Rabat reagisce e lascia un po’ di mano libera ai migranti.

Circa 5 mila migranti irregolari lasciano il Marocco ed entrano in territorio spagnolo,
a nuoto, camminando, ed invadono la piccola enclave, un’invasione in piena regola.


Il primo ministro Sachez minaccia di “Fare di tutto per proteggere i confini spagnoli”,
ma, come potete vedere nel sottostante video, è stato sonoramente fischiato, anzi quasi inseguito dalla gente.


Il Marocco intanto ha richiamato il proprio ambasciatore e si farà pagare 0 milioni di euro per controllare i confini.

Praticamente siamo tornati ai regni barbareschi del XVI- XVIII secolo,
che assaltavano le navi europee e occidentali e richiedevano riscatti.

Anzi la Spagna, a questo punto, non è necessaria per un Regno piuttosto ricco come il Marocco.


Sanchez vuole operare con la “L’Aiuto dell’Unione Europea”, e chiederà l’attivazione dell’art 222, la clausola di solidarietà,
che lo aiuterà a fare dei campi, ma non fermerà i migranti.

Potete quindi ben capire perché la gente di Ceuta abbia fischiato e chiamato a male parole Sanchez.

La sinistra europea non ha nessuna capacità di controllare i migranti, vista la sua inclinazione a sinistra.


I Paesi europei sono in mano a governi imbelli e rischiano di essere spazzati via.
 

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