E' NEL MOMENTO DELLE DECISIONI CHE SI PLASMA IL TUO DESTINO

Politica
L'avesse fatto il berlusca.........diluvio. Invece lo fa il fonzie e nessuno che sbotta.
Mah ....e c'è anche un 30% che li votano

Sette ore contro un minuto e 19 secondi contando tutti i programmi gestiti dai telegiornali Rai (Tg1, Tg2, Tg3 e Rainews) nei 47 giorni che corrono dal 20 aprile al 6 giugno scorso.

Le sette ore sono quelle in cui Matteo Renzi ha parlato del referendum costituzionale di ottobre o è stata riportata la sua posizione sul tema,

mentre il minuto e 19 secondi è il tempo che la tv pubblica ha dedicato per lo stesso motivo ad Alessandro Pace, uno dei più importanti costituzionalisti italiani e presidente del Comitato per il No
 
ROMA
Qualcosa non mi quadra. Nella piscina ci metto l'acqua una volta e poi la riciclo......nelle fontane no ? Ahahahahah ci vuole "fresca" ?

Ma, in fatto di soldi, il Campidoglio ci è o ci fa?
A poche ore dal ballottaggio Raggi-Giachetti, proprio mentre lo scontro si focalizza sul debito, nella capitale scoppia il caso-fontane:

consumano oro anziché acqua, a giudicare dalle bollette che Acea ha inviato nel 2012 al comune di Roma e che il Campidoglio ha pagato senza dire neanche beh.

Ben 234 mila per la fontana alla salita del Pincio.
Quasi 250 mila per piazza Farnese.
La fontana di Trevi si beve 294 mila euro l’anno.
E Piazza Navona? Tre bollette-monstre: per i Quattro Fiumi del Bernini, ecco la numero 2304625 dell’11 dicembre 2012 che ammonta a 523 mila euro, a cui ancora bisogna aggiungere le fatture numero 2304521 e 2304522 (33 e 31 mila euro) per l’alimentazione delle due fontane laterali.

In tutto fanno 590 mila euro, che sommati al costo di tutte le altre fontane e fontanelle dell’Urbe portano a un conto finale clamoroso:

5 milioni 134 mila e 147 euro,
regolarmente liquidati dal Campidoglio nell’ottobre 2015 come «debiti fuori bilancio».
 
«Secondo i funzionari del comune, le fontane monumentali di Roma sono alimentate con acqua potabile e sono prive di impianto di ricircolo»
 
A tutto questo si è aggiunta anche la scoperta di Sky tg 24: l’impianto di ricircolo in realtà esiste e le fontane monumentali sono alimentate non dalla rete potabile ma da quella non potabile, quindi i consumi reali non hanno nulla a che vedere con l’importo finito in fattura.

Il consumo di piazza Navona, per dire, secondo i tecnici di Acea Ato 2 Spa ammonterebbe a soli 4.757 euro l’anno, a fronte di bollette per quasi 600 mila. Centoventi volte di più.

«L’amministrazione capitolina è il trionfo della mancanza di trasparenza, della confusione, della sciatteria, dello spreco sistematico».
 
Non c’è da stupirsi se in questi giorni, all’Acea, la prospettiva di una vittoria dei Cinque Stelle renda tutti un po’ nervosi,
a cominciare dall’amministratore delegato e direttore generale Alberto Irace, ex Publiacqua, renzianissimo.

Già c’è stato, a marzo, il precedente di Virginia Raggi che ha annunciato di voler rivoltare l’azienda come un calzino in caso di vittoria:

«Solo quest’anno l’Acea dovrebbe chiudere con un utile di esercizio di 50 milioni. Sicuramente questo tipo di gestione è in perfetto contrasto con il risultato del referendum del 2011
perché con l’acqua non si devono fare profitti». E nemmeno dividendi.

Ma proprio lunedì 20 Acea staccherà una cedola pari a 0,50 centesimi per azione, 20 centesimi in più del 2012.
E anche se gli azionisti gongolano (il comune controlla il 51 per cento, seguito dall’editore del Messaggero, Francesco Gaetano Caltagirone, con il 15,86, e da Suez con il 12,48)
è facile prevedere che con l’acqua delle fontane pazze si aprirà un altro fronte di scontro.
 
Il management di Acea non è però l’unico a correre qualche rischio in caso di vittoria grillina.
Tra i macigni che pesano sul bilancio di Roma Capitale c’è anche e soprattutto il Vaticano:
sono ben 400 i milioni pagati dai romani per le spese e i servizi «non previsti e non dovuti» forniti gratuitamente alla Chiesa (dalle transenne alla pulizia di piazza San Pietro dopo ogni udienza papale)
e per le tasse e i tributi allegramente evasi dal Cupolone Spa, come i 20 milioni di canone per la fognatura che Oltretevere si è sempre rifiutata di pagare all’Acea e che l’Acea – rieccola! –
ha trasferito pari pari alle casse del Campidoglio.

BUCHI ROMANI Tra i tanti buchi censiti dalla commissione, ecco il disastro del patrimonio immobiliare:
a 216 milioni ammonta «l’evasione di Imu e Tasi che sfugge agli accertamenti perché i dati presenti in catasto sono errati»;
altri 100 milioni sono sprecati per il mancato adeguamento degli affitti (memorabile l’inquilino, dotato di Porsche, che paga 7,75 euro al mese per un appartamento in via del Colosseo);
una quarantina di milioni se ne vanno per gli affitti irrisori di immobili non residenziali
e 20 per le concessioni ridicole degli impianti sportivi (caso record: 5.500 euro al mese per l’intero ippodromo di Capannelle, 170 ettari, uno dei più grandi d’Europa).

L’evasione della tassa sui rifiuti marcisce sui 50 milioni
e quella sui mezzi pubblici viaggia sui 90.
Altri 10 milioni se ne vanno per le auto blu
e 35 per l’evasione della tassa di soggiorno,
mentre l’extracosto dei funzionari e dei dirigenti assunti grazie a Parentopoli nelle aziende del gruppo Roma Capitale è di 15 milioni.

DEFICIT MILIARDARIO Un miliardo e 200 milioni di sprechi sono un’enormità.
 
Banche
Quella del tracollo di quattro banche popolari italiane (poi salvate dal governo con un decreto a novembre 2015, Banca Etruria, CariChieti, CariFerrara e Banca Marche)
è anche la storia di casalinghe, operai e pensionati con scarse competenze in materia di finanza ai quali sono stati rifilati titoli rischiosi per centinaia di milioni di euro.
Non sono gli unici casi.

Un’indagine della vigilanza sulla Popolare di Vicenza ha rivelato che i dati dei piccoli risparmiatori sono stati modificati per sostenere aumenti di capitale.
L’ispezione della Bce è stata condotta tra fine febbraio e inizio luglio 2015 e si è conclusa con una relazione che accusa gli ex vertici dell’istituto di credito.

I manager e i funzionari avrebbero fornito informazioni su 58mila azionisti non in linea con la direttiva europea Mifid (Market in FInancial Instruments directive)
che impone di classificare i clienti in modo adeguato per fornirgli prodotti finanziari adeguati.
 

Users who are viewing this thread

Back
Alto