Il 
management di Acea non è però l’unico a
 correre qualche rischio in caso di vittoria grillina. 
Tra i macigni che pesano sul bilancio di Roma Capitale c’è anche e soprattutto il 
Vaticano: 
sono ben 400 i milioni pagati dai romani per le spese e i servizi «non previsti e non dovuti» forniti 
gratuitamente alla 
Chiesa (dalle transenne alla pulizia di piazza San Pietro dopo ogni udienza papale) 
e per le tasse e i tributi allegramente evasi dal Cupolone Spa, come i 20 milioni di 
canone per la 
fognatura che Oltretevere si è sempre rifiutata di pagare all’Acea e che l’Acea – rieccola! – 
ha trasferito pari pari alle 
casse del Campidoglio.
BUCHI ROMANI Tra i tanti 
buchi censiti dalla commissione, ecco il disastro del 
patrimonio immobiliare: 
a 216 milioni ammonta «l’
evasione di Imu e Tasi che sfugge agli accertamenti perché i dati presenti in catasto sono errati»; 
altri 
100 milioni sono sprecati per il mancato adeguamento degli affitti (memorabile l’inquilino, dotato di Porsche, che paga 7,75 euro al mese per un appartamento in via del Colosseo); 
una quarantina di milioni se ne vanno per gli 
affitti irrisori di immobili non residenziali 
e 20 per le
 concessioni ridicole degli impianti sportivi (caso record: 5.500 euro al mese per l’intero
 ippodromo di Capannelle, 170 ettari, uno dei più grandi d’Europa). 
L’evasione della tassa sui rifiuti marcisce sui 50 milioni 
e quella sui mezzi pubblici viaggia sui 90.  
Altri 10 milioni se ne vanno per le auto blu 
e 35 per l’evasione della tassa di soggiorno, 
mentre l’extracosto dei funzionari e dei dirigenti assunti grazie a Parentopoli nelle aziende del gruppo Roma Capitale è di 15 milioni.
DEFICIT MILIARDARIO Un 
miliardo e 200 milioni di sprechi sono un’enormità.