Pensioni e spending review, torna uno spettro mai scomparso del tutto: l’aumento dell’aliquota Iva. Già, perché, da una parte l’Italia sembra non aver svolto “i compiti” a dovere e, dall’altra, c’è la grande incognita sul bilancio a seguito della sentenza della Corte costituzionale.
La pronuncia della Consulta dei giorni scorsi, al di là delle dichiarazioni di facciata, ha davvero generato il panico nel governo, che ora si trova costretto a reperire nuove e non calcolate risorse per adempiere alle richieste della Corte.
L’impegno a cui l’esecutivo non può sottrarsi è semplice: assicurare a tutti i pensionati coinvolti nello stop all’indicizzazione deciso con la riforma Fornero di fine 2011, di poter contare sul rimborso dei mancati adeguamenti sulle mensilità riconosciute dall’Inps.
Secondo le prime stime, il costo del’intera operazione dovrebbe ammontare sui 5 miliardi – un costo di per sé, per le limitate possibilità finanziarie delle casse italiane, già gravoso – ma, ora, a sentire i conti degli analisti, la somma dovrebbe quantomeno raddoppiare.
Una bella grana, insomma, per Renzi e Padoan, che avrà il peso sui conti pubblici come una manovra economica in piena regola. Evenienza, questa, che il ministro dell’Economia si è affrettato a smentire, assicurando che sarebbe allo studio la soluzione più indolore possibile per assicurare il dovuto ai pensionati. Al momento, si starebbe cercando di percorrere la strada del pagamento a rate, che potrebbe essere compatibile con il Documento di Economia e Finanza diramato nelle scorse settimane, in cui nessun intervento shock sulle finanze dello Stato viene stato messo in programma.
Dall’altro canto, però, tornano a suonare minacciose le sirene di Bruxelles. Giusto ieri, il commissario agli Affari economici Pierre Moscovici ha firmato il bollettino economico della zona euro, dando per assicurato il prossimo incremento delle aliquote Iva in Italia.