oniloc
Forumer storico
24/08/2010
Rischio rating sui conti dei Paesi Ue
MILANO
Le misure con cui gli Stati europei stanno cercando di mettere sotto controllo la spesa pubblica potrebbero non bastare a salvare i governi da un taglio del rating, cioè da una riduzione del giudizio sul rischio di insolvenza da parte dalle agenzie specializzate. E questo, paradossalmente, anche nel caso in cui le misure riuscissero nell'obiettivo di ridurre la spesa.
L'apparente contraddizione è il succo di un report di Moody's dedicato alle prospettive dei rating sovrani in Europa (European sovereign outlook). E si spiega con l'effetto di rallentamento che le misure di austerity, innescando un circolo vizioso, potrebbero avere sulla convalescente ripresa europea. Meno crescita significa infatti meno entrate fiscali. E un calo delle entrate rischia di ricreare squilibri nei conti pubblici.
«In considerazione della dimensione della sfida fiscale e della necessità di portare avanti per molti anni stringenti politiche fiscali - spiega l'agenzia nel report - Moody's ritiene che i rischi per la crescita economica rappresentino chiaramente un rischio di revisione al ribasso dei rating sovrani». Un pericolo «particolarmente forte» in Europa «dove la crescita economica è destinata probabilmente ad essere inferiore rispetto al resto del mondo a causa dei processi in corso di riduzione del debito».
I governi, rileva Moody's, stanno infatti tagliando i deficit con provvedimenti dolorosi, pluriennali (il riequilibrio dei conti pubblici proseguirà fino al 2013 con l'obiettivo di portare il disavanzo sotto il 3% del Pil) e simultanei. Senza contare che la crescita deve fare anche i conti con la progressiva riduzione dell'indebitamento da parte di banche, imprese e famiglie, dopo il boom del credito negli anni 2002-2007.
Un delevereging che «può sottrarre l'1-1,5% annuo» in termini di Pil per i prossimi 3-4 anni.
Continua intanto anche ad agosto, sulla base dell'indice Pmi (Purchasing Managers' Index) calcolato da Markit, l'espansione del manifatturiero e dei servizi in Eurolandia. Oltre a una leggera frenata del ritmo di espansione rispetto a luglio, quello che emerge dai dati è anche un allargamento della forbice che separa la crescita delle economie più forti - Francia e Germania - e quelle più piccole e più colpite dalla crisi, specialmente nell'area mediterranea.
«Questo è quello che abbiamo visto nel secondo trimestre - ha commentato Rob Dobson di Markit - dove abbiamo avuto una forte crescita, specie in Germania e in parte in Francia, con un certo squilibrio rispetto alle performance contenute di Spagna, Italia e Grecia».
Le Borse europee ieri intanto sono tornate in terreno positivo, dopo le ultime sedute in calo, con l'indice d'area Stxe 600 che guadagna oltre mezzo punto percentuale.
eh sì, si è speso allegramente in passato, si è accettato che alcuni soggetti si arricchissero follemente (costruttori, banche, ecc.) e queste sono le conseguenze: ci vorranno anni per uscirne.
gli USA hanno, a mio avviso, cercanto di spalmare le conseguenze della crisi su più anni, evitando shock devastanti ma allungando la durata dei problemi.