Promemoria e segnavia
Pubblicato il 9 ottobre 2021 alle 09:22
Tre note a margine alla discussione di ieri con gli studenti e il prof. Mattei.
1) Sulla libertà di stampa.
Sembra che alcuni fraintendano quello che sta succedendo negli USA, con l'attacco concentrico di magistratura e congresso a Zuckerberg e alla sua creatura. Ciò che gli viene duramente contestato, con toni apparentemente ultimativi, è di NON ESSERCI ANDATO GIU' ABBASTANZA DURO con il controllo e la censura! Se ricordiamo che il dominio tecnologico sulle piattaforme social in uso in Europa è integralmente americano, credo che si capisca abbastanza bene cosa ci riserva il futuro. Quella di Orwell ci sembrerà una prospettiva venata di bonarietà e ottimismo.
2) Sul ruolo dello stato.
Alcuni sembrano inclini, per l'ennesima volta nella storia recente, a leggere quello che accade lungo l'opposizione tra "interventismo statale" versus "libertà individuale". Questa linea oppositiva è ingenuamente liberale e finisce per essere POLITICAMENTE CATASTROFICA. E' la stessa linea oppositiva che fu del '68. Il problema oggi come ieri non è che "c'è troppo stato", ma che lo stato non ha rappresentanza democratica (siamo di nuovo in uno scenario prossimo a quello del vecchio detto marxiano per cui lo stato era "il comitato d'affari della borghesia"). Se si ricade in quella linea oppositiva si finirà per vedere con sollievo la privatizzazione della sanità come antidoto all'intrusività di uno stato che ti insegue con una siringa in mano. L'unica via d'uscita possibile, per quanto difficile, per quanto stretta, è la riconquista dello stato ad una sovranità popolare, la reistituzione di una democrazia partecipativa. Altrimenti si rimane schiacciati tra due modelli di interesse privatistico, quello 'anarcocapitalista' e quello dell'interventismo neoliberale (in cui lo stato funge da catena di redistribuzione inversa, socializzando le perdite e privatizzando i profitti).
3) Sul ruolo della cultura.
Le linee d'appartenenza politiche, destra e sinistra, da tempo stantie, sono rese sempre più obsolete dalla realtà contemporanea, in cui la rapidità dei cambiamenti sociali e tecnologici, e la capacità di adeguarsi del sistema capitalistico hanno raggiunto un nuovo picco storico. Oggi più che mai a fare la differenza politica non è una qualche differenza di ‘orientamento’ - sempre più confusa, sempre più contraddittoria - ma la capacità di leggere la realtà con una visione d'insieme. Qui più che mai è vero il detto hegeliano per cui la verità parziale è falsità. Verità parziali sono tutte le infinite mezze verità che, lasciate acontestuali e prive di approfondimento, diventano manipolazioni conclamate. Ammettere che un virus bastardo c'è e che è giusto cercare di difendersene è una verità, verità astratta che se diviene legittimazione di restrizioni arbitrarie si trasforma in pericolosa falsità. Ammettere che abbiamo un gravissimo problema di tenuta ambientale, di sostenibilità dei modelli di sviluppo, di rottura degli equilibri ecologici è una verità, verità astratta che se diviene un martello retorico per far passare l'ennesimo ‘grande balzo in avanti’ del produttivismo capitalistico ("più prodotti green per tutti") si trasforma in pericolosa falsità. Ecc.
Qui ritornano vere e profonde una volta di più le parole di Gramsci sul primo numero dell'Ordine Nuovo (1 maggio 1919): “Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza”.
Che “istruitevi” stia al primo posto non è accidentale, perché da esso dipende tutto il resto. Ma “istruzione” qui non è, non deve essere, mera specializzazione. L'istruzione che rimane esclusivamente specialistica, settoriale, che vede solo i nessi interni alla propria area d'intervento senza apprendere a mediarne i risultati con altre conoscenze di altre origini e forme, questa istruzione è solo una forma più raffinata di ignoranza. L'addestramento specialistico in assenza d'altro non rende più liberi, rende solo strumenti migliori per fini altrui, rende schiavi più presuntuosi.
Promemoria e segnavia - di Andrea Zhok su Sfero