17 maggio 2020 ANSA
Il 25% della popolazione italiana, ossia 15 milioni di persone, ha riportato sintomi di tipo Covid-19 fra il 7 marzo e il 4 maggio e di questi
8 milioni di persone potrebbero aver avuto la malattia, perché sintomi analoghi potrebbero essere dovuti ad altre forme influenzali. Lo indicano tre indagini Doxa condotte sul territorio nazionale sui sintomi correlati a Covid-19 e coordinate dall'Università Statale di Milano.
I risultati sono pubblicati sul sito Scienza in rete, del Gruppo 2003 per la ricerca scientifica.
"Anche assumendo che soltanto metà dei soggetti che hanno riportato sintomi siano stati affetti da Covid-19, circa 8 milioni di italiani, di cui 2 milioni in Lombardia, avrebbero avuto contatto col virus. A ciò andrebbero sommati gli asintomatici e i paucisintomatici" dice all'ANSA Carlo La Vecchia, epidemiologo dell'Università Statale di Milano.
DA ALLORA SONO TRASCORSI ALTRI 15 MESI
DATO CHE TALE STIMA E' STATA FATTA DA UNO STUDO EPIDEMIOLOGICO PENSO SIA DA RITENERSI RAGIONEVOLE CHE CON L'ANDAR DEL TEMPO QUEL 25% SI SIA DIFFUSO SEMPRE DI + COME E' ACCADUTO AD OGNI FORMA VIRALE NEL PASSATO...INFLUENZA...RAFFREDDORE ETC ETC ETC
OK
CI E' STATO SEMPRE DETTO CHE ALMENO IL 90% DI COLORO I QUALI CONTRAGGONO IL COVID SONO ASINTOMATICI...
CHE VUOL DIRE
VUOL DIRE CHE SE NN HO SINTOMI IO NON MI ACCORGO DI NIENTE
E' IMPROBABILE CHE TUTTI GLI ITALIANI SIANO STATI RAGGIUNTI DAL COVID
E' ASSAI PROBABILE CHE ALMENO IL 25%, COME DICE L'AFFERMAZIONE DI CUI SOPRA, LO SIA STATO
IL 25% DELLA POPOLAZIONE SIGNIFICA 15.000.000 DI PERSONE
E' UN DATO RAGIONEVOLE
PENSO CHE MOLTI SAPPIANO CHE L'AUTORIZZAZIONE DELLA FDA AMERICANA AL VACCINO SIA STATA DATA SECONDO EUA-EMERGENCY USE AUTORIZATION-
SE COSI' NN FOSSE CHIEDO AI LETTORI DI SMENTIRMI
VEDIAMO QUELLO CHE DICE EUA A PROPOSITO DELLA VACCINAZIONE DI CHI HA GIA' CONTRATTO IN PRECEDENZA IL COVID
Vedi l'allegato 622468
"TUTTAVIA I DATI DISPONIBILI SONO INSUFFICIENTI A DETERMINARE SE TALI INDIVIDUI POTREBBERO AVERE BENEFICIO DALLA VACCINAZIONE"
I DATI SONO INSUFFICIENTI
I DATI SONO INSUFFICIENTI
I DATI SONO INSUFFICIENTI
DOMANDA: MA SE NN SAI SE AVRO' BENEFICIO DA UN TRATTAMENTO PER CUI NON SAI NEANCHE SE AVRO' EFFETTI COLLATERALI LEGATI AL CANCRO(IL TEST SU CANCEROGENECITA' NN E' MAI STATO FATTO) O EFFETTI SU MUTAZIONI GENETICHE(IL TEST SULLA MUTAGENICITA' NN E' MAI STATO FATTO) O SE NE SUBIRO' EFFETTI TOSSICI(IL TEST SULLA TOSSICITA' DI MODERNA NN E' MI STATO FATTO ED E' STATO SOLO DEDOTTO SUGLI EFFETTI DI ALTRI PATOGENI APPARTENENTI ALLA FAMIGLIA SAR COV MA NN SULLA PROTEINA SPIKE)...
PERCHE' MI VUOI FAR FARE QUESTO VACCINO?
NN SO SE NE TRARRO' ALCUN BENEFICIO PERCHE' NN CI SONO SUFFICIENTI DATI
NN SO SE IN SEGUITO AL VACCINO AVRO' PROBLEMI MOLTO GRAVI PERCHE' NN SONO STATI FATTI I TEST AL RIGUARDO(TOSSICITA'-MUTAGENICITA'-CANCEROGENECITA')
PERCHE' MI VUOI FAR FARE QUESTO VACCINO?
PERCHE'?
ATTENDO RISPOSTE E SMENTITE
ADE: Antibody-dependent Enhancement
ADE: Antibody-dependent Enhancement
Il fenomeno biologico di cui parliamo oggi si chiama
Antibody-Dependent Enhancement (ADE) ed è una delle ragioni per cui un vaccino promettente può risultare inefficace, qualora non vengano sviluppati gli
anticorpi “giusti”.
Questo fenomeno è stato scoperto nel 1977 da un virologo che studiava la malattia di Dengue e da allora è stato riconosciuto anche per altri virus, inclusi alcuni della famiglia dei coronavirus.
Il vaccino come metodo di protezione a lungo termine dalle malattie virali
La produzione di un vaccino è generalmente considerata la via più promettente per proteggere a lungo termine la popolazione mondiale dai
virus.
L’obiettivo della
vaccinazione è quello di proteggere le nostre cellule dall’invasione del virus. Mimando l’infezione, la vaccinazione induce la produzione duratura di
anticorpi, cioè proteine specifiche del sistema immunitario che riconoscano il virus e coadiuvano la sua eliminazione. A differenza dell’infezione reale, in cui il sistema immunitario incontra il virus intero, nella vaccinazione la produzione di anticorpi viene indotta verso solamente alcune strutture “chiave” del virus, le quali sono state reputate determinanti per l’entrata nelle cellule. Una di queste è la famosa
proteina spike, una proteina che, come una chiave, apre le cellule all’entrata del virus.
La speranza è che il sistema immunitario della persona vaccinata produca alti livelli di anticorpi anti-spike che impediscano l’interazione e quindi l’invasione delle nostre cellule.
Non tutti gli anticorpi sono uguali: anticorpi neutralizzanti e non
Possiamo paragonare
le proteine di superficie virali, come la proteina spike, a delle chiavi in grado di aprire la porta di accesso alle nostre cellule. Una volta iniettato il vaccino, il sistema immunitario del paziente produrrà una moltitudine di anticorpi contro la chiave, ma questi non saranno tutti uguali: ognuno di essi sarà specifico per una parte diversa della chiave. Alcuni si attaccheranno all’impugnatura, altri allo stelo e altri alla parte del pettine. Come potrete immaginare quindi, tutti gli anticorpi si attaccheranno, ma non tutti gli anticorpi prodotti saranno in grado di impedire alla chiave di entrare nella serratura. Solo gli anticorpi che si attaccano a zone strategiche come il pettine o alle zone vicino ad esso preverranno l’invasione della cellula. Questi anticorpi sono detti “
neutralizzanti” perché appunto neutralizzano la capacità del virus di nuocere alle cellule umane, e quindi proteggono il paziente dalla malattia.
Lo scopo dei vaccini è proprio di indurre nell’individuo vaccinato il maggior numero di anticorpi neutralizzanti possibile. Ma che cosa succede se invece la vaccinazione non induce anticorpi neutralizzanti, ma solo anticorpi che si attaccano al virus senza impedire che entrino nelle cellule?
Si rischia che accada il fenomeno del Antibody-dependent Enhancement. Scopriamo di cosa si tratta.
Gli anticorpi potrebbero aiutare il virus a entrare nelle cellule
Uno dei principali meccanismi di eliminazione dei corpi estranei attuato dal sistema immunitario si avvale di particolari cellule immunitarie dette
fagociti. Queste accorrono numerose nei siti di infezione e quando incontrano un virus segnalato dagli anticorpi come un pericolo, lo internalizzano per digerirlo. La distruzione del virus avviene all’interno di una sorta di “stomaco” cellulare, ma alcuni virus hanno sviluppato dei meccanismi per evitare di essere eliminati, e quindi una volta all’interno dei fagociti li invadono.
Abbiamo spiegato prima come l’obiettivo primario del vaccino sia quello di prevenire l’entrata del virus nelle cellule, specialmente quelle delle vie respiratorie. Tuttavia gli anticorpi in questo caso determinano l’effetto opposto. Quindi un virus decorato con degli anticorpi potrebbe essere paragonato ad un cavallo di troia per fagociti. Gli anticorpi che lo hanno riconosciuto perché venga eliminato dalle cellule in realtà lo aiutano ad entrare nelle cellule fagocitiche e invaderle. Il risultato è che il virus si replica nei fagociti e poi esce diffondendo l’infezione nelle cellule vicine.
ADE: Antibody-dependent Enhancement
Questo meccanismo è noto in biologia e viene definito
ADE (dall’inglese
Antibody-dependent Enhancement), traducibile come “intensificazione (dell’infezione) anticorpo-mediata”.
Se gli anticorpi indotti dalla vaccinazione sono neutralizzanti e proteggono le cellule respiratorie più sensibili, l’individuo è comunque protetto e l’effetto dell’invasione delle cellule immunitarie è marginale. Se invece gli anticorpi indotti non sono neutralizzanti, vuol dire che né le cellule respiratorie, né quelle del sistema immunitario sono protette.
Il risultato è che un’infezione o una vaccinazione che induce gli anticorpi “sbagliati” potrebbe aggravare la situazione, dando
“un passaggio” al virus per entrare nelle cellule immunitarie.
Il fenomeno dell’ADE nei vaccini: il parere degli esperti
Non è ben chiaro quanto il fenomeno dell’ADE possa incidere realmente nella mancata o opposta risposta ai vaccini.
L’ADE nella malattia di Dengue
L’ADE è stata scoperta nel 1977 da un virologo che studiava la malattia di Dengue e da allora questo fenomeno è stato riconosciuto anche per altri virus, inclusi alcuni della famiglia dei Coronavirus. È bene però puntualizzare che in alcuni casi questo fenomeno si rinviene solamente in esperimenti di laboratorio e non in esperimenti su animali o infezioni di esseri umani, quindi per molti virus rimane il dubbio che l’ADE avvenga realmente.
L’ADE nei Coronavirus
Per quanto riguarda la famiglia dei Coronavirus, ovvero i “cugini” del SARS-CoV-2, esperimenti su gatti vaccinati con la proteina spike del virus della prima SARS hanno dimostrato che questi peggioravano, ma il risultato non si conferma nei macachi. I macachi non hanno dimostrato effetti collaterali nemmeno dopo la vaccinazione con il virus della MERS.
Il rischio che un vaccino per il COVID-19 determini questo effetto è ignoto. Al momento non sono presenti dati sufficienti o convincenti che associno l’ADE per SARS-CoV-2 all’uomo. Finora c’è stata solo un’osservazione dei fenomeni in laboratorio, ma gli esperti concordano nel dire che gli esperimenti condotti in una situazione artificiale possono non rispecchiare che cosa avviene all’interno di un organismo complesso.
Anche se si conducessero i primi studi clinici di vaccini anti COVID-19 su esseri umani e si riscontrasse un peggioramento dello stato dell’infezione dei soggetti vaccinati rispetto a quelli non vaccinati, sarebbe comunque difficile dare la colpa all’ADE. Infatti la risposta immunitaria è molto complicata e non si limita alla produzione di anticorpi, rendendo l’interpretazione degli effetti collaterali molto difficile.
Il fenomeno dell'Antibody-dependent Enhancement spiega come degli anticorpi possono paradossalmente favorire l'ingresso di un virus nelle cellule
www.med4.care
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sono usciti i dati PHE uk...la fascia di età 40-49 dice che nelle infezioni riscontrate in quel periodo i vaccinati si sono infettati il 109% in + dei nn vaccinati(rateo ponderato definitivo ergo nessun paradosso di simpson)
per la fascia 50-59 anni invece i vaccinati si sono infettati con una % del 85% in + rispetto ai nn vaccinati
tra le coorti ove la % di vaccinazione è significativa e cioè almeno 50% (30+ anni) chi è vaccinato si infetta sempre in numero maggiore rispetto a chi nn è vaccinato
va tuttavia detto che con l'andare dell'età questa discrepanza clamorosa(+109% dei 40-49 significa che l'efficacia in tale fascia dei vaccini è del -109% vs infezione) si attenua fino ad arrivare al + 22% dei contagiati tra i vaccinati vs nn vaccinati nella fascia 80+
fonte
UK HEALTH SECURITY AGENCY
LA COSA NN MERAVIGLIA PER NIENTE AVENDO IMPARATO, STUDIANDO, CHE L'EFFICENZA DEL SISTEMA IMMUNITARIO REGREDISCE CON L'ANDARE DEGLI ANNI E DI CONSEGUENZA VENGONO A RIDURSI LE PROBABILITA' DI UN EFFETTO ADE