€/CHF operatività senza AT

,buona settimana,


In Grecia, dopo la sua vittoria elettorale il partito di sinistra​
Syriza ha sorprendentemente inasprito molto i toni che ultimamente​
erano stati per lo più moderati. Intende annullare​
alcune riforme del governo precedente ed entra quindi subito​
in rotta di collisione con i suoi più importanti creditori (UE,​
BCE, FMI). Non prende neppure le distanze dalle richieste di​
un nuovo taglio del debito. La borsa azionaria di Atene ha​
reagito violentemente e ha registrato entro pochi giorni un​
forte calo dei corsi. Il rendimento dei titoli di stato decennali​
è aumentato di circa 200 punti base e ha perforato temporaneamente​
il livello del 10%. Le perdite di corso sui mercati​
azionari e obbligazionari degli altri paesi periferici meridionali​
dell'euro sono state molto meno drastiche. Di conseguenza,​
l'EUR/CHF non è stato coinvolto più di tanto. Nel complesso,​
negli ultimi giorni il franco si è addirittura indebolito. Tuttavia,​
nelle prossime settimane la volatilità nell'EUR/CHF dovrebbe​
rimanere ancora elevata, poiché l'incertezza sulla​
Grecia rimane forte: Già a fine febbraio termina il secondo​
programma di aiuti. E senza una proroga, la Grecia rischia la​
bancarotta di stato con relative perdite per i paesi creditori.​
In considerazione delle attuali dichiarazioni aggressive del​
Primo ministro Alexis Tsipras sono prevedibili trattative logoranti.​
Nel nostro scenario di base non prevediamo tuttavia​
un fallimento dei colloqui. In definitiva anche la Grecia dovrebbe​
avere un forte interesse a trovare un accordo, poiché​
un fallimento statale o addirittura un'uscita dall'Eurozona​
significherebbe un caos economico per il paese. Nel complesso,​
le nostre prospettive per l'EUR/CHF rimangono quindi​
leggermente positive. Nel resto dell'anno, la ripresa congiunturale​
dovrebbe infatti consolidarsi nell'Eurozona. ll forte​
indebolimento dell'euro rispetto al dollaro e i bassi prezzi del​
petrolio hanno l'effetto di un programma congiunturale.
m:mumble:
 
ma... sara' vero?

Analisti dinamici
[FONT=Frutiger Next Com,Frutiger Next Com][FONT=Frutiger Next Com,Frutiger Next Com] L'eco dello shock per il tasso di cambio della BNS non è ancora scemata che già si diffonde lo spettro della recessione. Senza dubbio l'economia svizzera ha davanti a sé un periodo difficile, ma ci attende veramente una recessione? I valori di BAK e KOF inviano già segnali molto concreti. Chi può sapere ora quale sarà il livello finale sui cui si stabilizzerà il franco svizzero, fatto che influisce quasi senza eccezioni sul quadro con-giunturale del prossimo futuro, ovvero del 2015? Se il recente movimento dell'EUR/CHF verso 1.04/1.05 sia solo una controreazione tecnica oppure una vera e propria stabilizzazione, lo sanno solo le stelle. Pertanto, è troppo presto per osare delle previsioni. Tanto più che l'elemen-
to centrale è proprio quello del tasso di cambio, ovvero la componente più difficile da prevedere. Inoltre, attual-mente il tema centrale dei dibattiti pubblici sono gli svantaggi della valuta forte, su tutti i fronti. Ciò che interessa nella previsione congiunturale è l'effetto netto, ovvero il saldo tra i vantaggi e gli svantaggi risultanti dalla nuova forza del franco. Ad esempio, quanto più alta è la quota delle prestazioni anticipate che un'impresa svizzera per-cepisce dall'Eurozona, tanto più basso è il suo coinvolgi-mento. Altro fattore decisivo è l'unicità dei prodotti o dei servizi, la loro effettiva insostituibilità e conseguentemente il fatto di essere più o meno privi di concorrenza. L'industria svizzera offre un'ampia gamma di prodotti di questo tipo. La situazione si presenta problematica nei casi in cui il prezzo è l'unico criterio di competitività, quindi nei settori industriali e dei servizi che per così dire contribuiscono poco alla creazione di valore. E anche di questi vi sono diversi. Dall'odierno punto di osservazione è pertanto pressoché impossibile valutare quanto alla fine ci costerà effettivamente lo shock del tasso di cambio in termini di crescita e se la Svizzera entrerà veramente in recessione oppure no. Un rapido ribasso delle previsioni potrebbe forse rivelarsi come una risposta avventata. In una prima reazione alla sospensione del limite minimo del tasso di cambio, il mercato finanziario ha evidenziato una tendenza all'esagerazione. Non è da escludere che ora lo facciano anche gli analisti. Per questo per il momento ci asteniamo ancora dal rivedere le previsioni. Non vi è ancora sufficiente chiarezza se e dove si troverà un nuovo equilibrio e come l'economia potrà venir a patti con il nuovo contesto.
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[/FONT] I mercati finanziari, per una volta hanno ragione?
[FONT=Frutiger Next Com,Frutiger Next Com][FONT=Frutiger Next Com,Frutiger Next Com] I mercati finanziari sono il «vero battito del polso» dell'economia e, almeno secondo i manuali, preannunciano in misura sensibile quale sarà lo stato dell'economia reale. Se quindi si intendono le prime reazioni dei mercati finanziari come degli indicatori, esiste sicuramente un motivo di preoccupazione. La rivalutazione del franco è stata scontata uno a uno nelle valutazioni azionarie, attenendosi fedelmente alla regola seguente: A un rialzo del 20% corrisponde esattamente un calo degli utili del 20%. L'euro, che nel frattempo non vanta un fondamento tanto più stabile, ha comunque guadagnato un po' di terreno sul franco. Anche il mercato azionario svizzero si è convinto a valutare gli effetti in modo più differenziato e anch'esso ha leggermente riguadagnato. Un tasso di cambio EUR/CHF di 1.05 è ancora drasticamente troppo alto, ma comunque meno doloroso di valori nettamente al di sotto della parità. Chissà! Forse i mercati sono giunti alla conclusione che il franco attualmente è notevolmente sopravvalutato e questo li trattiene dall'osare ulteriori speculazioni sulla valuta elvetica? In questo senso l'abbandono del limite minimo del tasso di cambio sarebbe quasi una soluzione liberatoria.
L'impatto del tasso di cambio sull'economia svizzera viene spesso esagerato. Il fattore decisivo per la velocità dell'andamento della nostra economia non è la relazione del tasso di cambio, bensì la crescita nei paesi destinatari delle nostre esportazioni. L'economia svizzera, sulla base delle cosiddette elasticità, reagisce alle oscillazioni della crescita con un'intensità di dieci volte maggiore rispetto a quella del tasso di cambio. Una rivalutazione del franco pari all'1% riduce le nostre esportazioni verso l'Eurozona circa dello 0.2%-0.3%. A un'accelerazione dell'1% della crescita nell'Eurozona corrisponde invece un range di crescita delle esportazioni del 2.5%. Pertanto, adesso tutto dipenderà dalla crescita e non dal tasso di cambio. Sulla base del favorevole livello dell'euro, della riduzione del prezzo del petrolio e del contesto di tassi bassi, l'Eurozona potrebbe presto inviare i primi segnali positivi. Se i mercati giungono alla conclusione che questo significa l'uscita dal minimo ciclico, anche la Svizzera né trarrà nuovamente vantaggio. È possibile che tale scenario accadrà in estate, cioè il momento per il quale si sta attualmente annunciando una recessione in Svizzera. Io sono dell'opinione che alla fine i mercati staranno ancora una volta meglio rispetto a quanto era stato predetto.
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......sempre rigorosamente:D copiato
m
 
b.w...

A causa degli sviluppi in Grecia, in una reazione iniziale l'EUR è stato leggermente più debole rispetto al CHF. Il valore di 1.05 non è stato tuttavia superato al ribasso in modo dura-turo. Ciò ha alimentato le discussioni sulla possibilità che la BNS a questo livello intervenga sul mercato delle divise. L'in-certezza su possibili interventi della BNS e il tasso negativo dovrebbero impedire una nuova forza del franco nelle pros-sime settimane. Inoltre, i dati economici moderatamente ottimistici dell'Eurozona dovrebbero eliminare la pressione sull'euro. Prevediamo che nelle prossime settimane l'EUR/CHF sarà ancora leggermente sopra 1.05.

m:eek:
 
Ciao Mario... ricordi il rumor che ti ho anticipato via mail...??? Per me è più che verosimile che reinseriscano un floor in area 1,05...!!! :up:
 
In Svizzera, a gennaio i prezzi al consumo sono scesi dello 0,4% su base mensile, più lentamente del -0,6% m/m previsto, dopo che la propensione al consumo degli svizzeri, grazie anche ai forti sconti applicati, ha contribuito a frenare le pressioni deflazionistiche in scia alla rimozione inaspettata del cambio minimo per l’EUR/CHF dello scorso 15 gennaio. Chi opera sul CHF non ha reagito granché alla pubblicazione dell’IPC. L’EUR/CHF continua a essere scambiato a singhiozzo sopra 1,05, mentre l’USD/CHF testa le offerte prima della media mobile a 200 giorni, perché continuano a dominare i flussi verso i rifugi sicuri per effetto dei timori di un’uscita della Grecia. Stando a un rapporto della Zecca Reale britannica, la richiesta di monete greche e la domanda cinese di oro fisico conferiscono supporto ai prezzi dell’oro, la coppia XAU/USD tende di nuovo verso la media mobile a 200 giorni.
La propensione al consumo degli svizzeri frena le pressioni deflazionistiche dopo la libera oscillazione dell’EUR/CHF
A gennaio, i prezzi al consumo svizzeri hanno subito un rallentamento su base mensile più lento del previsto, pari allo 0,4% (rispetto al -0,6% previsto e al -0,2% precedente), dopo che, il 15 gennaio, la BNS ha rimosso inaspettatamente la base minima per l’EUR/CHF. Si prevedeva una deflazione più marcata, perché i negozi svizzeri hanno applicato forti sconti (superiori al 20%) sui prodotti d’importazione per evitare che i consumatori spendessero all’estero dopo la rimozione del cambio minimo. Sicuramente le pressioni deflazionistiche in Svizzera saranno in primo piano anche nei prossimi mesi, sostenute anche dal calo significativo dei prezzi del petrolio e dalle pressioni negative di medio/lungo termine sull’euro. Per quanto riguarda le forze interne, tuttavia, al momento la propensione dei consumatori non risulta danneggiata dalla rimozione della soglia minima di cambio per l’EUR/CHF. Al contrario, poiché al mercato del lavoro serve più tempo per adattarsi, i prezzi fortemente scontati creano un’interessante, per quanto passeggera, ascesa del potere d’acquisto degli svizzeri. Ecco perché prevediamo che, nel breve termine, il miglioramento della propensione al consumo frenerà il rallentamento dei prezzi legato all’EUR e al petrolio, perché le famiglie svizzere cercheranno di trarre profitto dall’aumento transitorio del loro potere d’acquisto.
I consumatori svizzeri sanno bene che questo stato di cose sarà passeggero, in primo luogo perché c’è il sospetto che la BNS stia intervenendo per regolare il valore del franco, soprattutto visto che i timori di un’uscita della Grecia fanno aumentare la domanda di rifugi sicuri a livello globale. In secondo luogo, perché l’impatto della decisione presa il 15 gennaio sulla bilancia commerciale e delle partite correnti svizzere non potrà che far svalutare il franco, viste le pressioni generate da un calo della domanda di merci e servizi svizzeri, che hanno perso un importante vantaggio competitivo sulle piattaforme internazionali. La situazione macroeconomica svizzera dovrebbe tendere a un riequilibrio a partire dal secondo trimestre del 2015. Solo allora le pressioni deflazionistiche dovrebbero pesare di più, man mano che i salari si adatteranno alla libera oscillazione dell’EUR/CHF
:rolleyes: m:mumble:
 
buon w....

Anche il tema della Grecia non ha​
modificato nulla. Le trattative sul proseguimento del programma​
di aiuti vanno per le lunghe. È sempre più evidente​
però che la Grecia non è in una favorevole posizione di trattativa.​
Le banche greche risentono di deflussi di capitale e​
dipendono fortemente dai crediti di emergenza messi a disposizione​
dalla Banca centrale greca. Il Primo ministro Tsipras​
non è inoltre riuscito a convincere della sua politica gli​
altri paesi colpiti dal debito. Alla fine, nel mercato si sta diffondendo​
sempre più l'opinione che un'uscita della Grecia​
dall'Eurozona («Grexit») non dovrebbe avere alcuna conseguenza​
drammatica per i mercati finanziari europei e per la​
congiuntura. Negli ultimi giorni non si sono perciò verificati​
afflussi di capitali verso i porti sicuri. In questo contesto, il​
cambio EUR/CHF è riuscito a recuperare ulteriormente ed è​
salito a oltre 1.07. La nostra previsione a tre mesi è stata​
quindi già raggiunta. Nel resto dell'anno, l'EUR/CHF dovrebbe​
aumentare ulteriormente e ridurre quindi la pressione sul​
settore svizzero delle esportazioni e su quello del turismo.​
Con l'aumento del cambio EUR/CHF anche la situazione dei​
tassi si è di nuovo normalizzata. I rendimenti per i titoli della​
Confederazione decennali sono di nuovo di poco sopra lo​
zero​
cop......m:mumble:

 
scusandomi x il ritardo.... articolo di 4 gg fa..


La Banca nazionale svizzera continuerà a intervenire sul mercato delle valute se necessario. Lo ha confermato il presidente della banca centrale, Thomas Jordan, sottolineando che l’economia svizzera sta facendo fronte a una situazione molto difficile.
L’istituto di emissione “continuerà a tenere d’occhio la situazione sui mercati dei cambi per definire la sua politica monetaria. In caso di necessità agirà sugli stessi per influire sulle condizioni monetarie” ha dichiarato Jordan nel suo discorso all’Università libera di Bruxelles.
Il patron della Bns ha ricordato che la banca ha abbassato i suoi tassi di riferimento a “livelli mai visti prima” con una forchetta del Libor a tre mesi tra 1,25% e -0,25% con lo scopo di attenuare l’apprezzamento della nostra divisa e rendere gli investimenti in franchi più attrattivi.
Introducendo, nel settembre 2011, la soglia minima a 1,20 sull’euro, la Bns ha apportato, ha detto Jordan, un certo sollievo alle imprese, dando loro il tempo per ridurre i costi e migliorare la produttività. Il presidente della Banca nazionale ha insistito sul fatto che tasso minimo di cambio doveva essere una misura temporanea ed eccezionale.
Relativamente alle critiche, giunte dopo l’annuncio a sorpresa dell’abbandono della soglia, sul fatto che la Bns non avesse avvisato in tempo le imprese, Jordan ha affermato che era davvero una situazione “inevitabile”. A detta del presidente, qualsiasi segnale avrebbe portato ad attacchi speculativi.
Thomas Jordan ha ammesso che il franco è, ad ora, significativamente sopravvalutato. Infatti la moneta svizzera si è apprezzata del 12,1% in un anno ed ora si piazza a 1,0626 circa sulla moneta unica. Lo sganciamento dall’euro è stato necessario in vista del programma di quantitative easing annunciato dalla Banca centrale europea. “Mantenendo ancora la soglia, la Bns avrebbe rischiato di perdere il controllo del suo bilancio”.
Le riserve in divisa presso l’istituto centrale si attestavano, a fine dello scorso dicembre, a 462,4 miliardi di franchi, cifra senza precedenti. “Con l’apprezzamento della valuta svizzera l’economia del Paese va incontro a una situazione molto difficile sul fronte del cambio” ha ammesso Jordan sottolineando che la nostra economia deve poter contare sulla forza delle sue strutture e sulla flessibilità per riuscire a restare competitiva su scala internazionale

m:mmmm:
 
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La stampa elvetica ha accolto con reazioni contrastate la decisione della Banca centrale europea (BCE) di procedere a un massiccio acquisto di titoli di Stato per oltre 1'000 miliardi di euro. Diversi quotidiani s’interrogano sulla reale efficacia della manovra e temono effetti negativi sul franco svizzero.

«Il rubinetto della liquidità viene aperto ancora di più», scrive il Corriere del Ticino all’indomani dell’annuncio della Banca centrale europea (BCE). Tramite questa nuova immissione di risorse, l’istituto centrale intende «alleggerire il fardello dei paesi dell’Eurozona più in difficoltà» e «rafforzare la crescita economica», spiega il giornale di Lugano.
«È una buona notizia», ritiene Le Temps. Iniettando miliardi di euro nell’economia, la BCE spera di stimolare l’attività e fare abbassare l’euro, due mezzi per favorire l’inflazione. Concedendo 60 miliardi di euro al mese fino al settembre 2016, «la BCE ha sparato le ultime cartucce di cui dispone in vista di un rilancio dell’economia nella zona euro, minacciata di sprofondare in una spirale deflazionistica», osserva La Liberté.
Riforme e rigore Offensiva monetaria

La sfida non è però ancora vinta, avverte Le Temps, secondo cui la BCE non fa altro che guadagnare tempo, senza però cambiare radicalmente la configurazione economica. «La BCE ha riempito parte della sua missione. Agli altri attori fare il resto», commenta il giornale romando, sottolineando la necessità di portare avanti le riforme.
Lo stesso Mario Draghi, presidente della BCE, sa che «questa medicina, da sola, non può bastare», scrivono il Tages-Anzeiger e Der Bund nel loro editoriale comune. «Senza riforme, senza un allentamento delle misure di risparmio, la domanda in Europa non decollerà».
La BCE ha sfoderato il famoso bazooka per cercare di disincagliare la nave europea, osserva il Corriere del Ticino. Ma il punto principale resta costruire o riparare l’imbarcazione con cui navigare. «Per fare questo ci vogliono anche e soprattutto riforme e rigore».
È un errore pensare che la maxi liquidità fornita dalle banche centrali possa essere il rimedio sufficiente per rimettere in carreggiata i paesi in difficoltà e per poter così rimandare ancora le riforme economiche e il riordino dei conti, avverte il quotidiano. «Per una crescita solida e duratura ci vuole altro. I paesi troppo indebitati devono ridurre gradualmente i loro debiti, soprattutto tagliando le spese pubbliche improduttive».
Se i capi di Stato, soprattutto in Francia e Italia, non faranno i loro compiti e accantoneranno alle riforme strutturali, il “cannone monetario” farà cilecca, concorda la Neue Luzerner Zeitung.
Sulla stessa linea, L’Express indica che, da sole, le misure tecniche non possono sbloccare la situazione. La questione di fondo, quella della fiducia delle economie domestiche e delle aziende, «rimane irrisolta». Senza domanda né investimenti non ci sarà crescita, prevede il giornale di Neuchâtel.
Un programma che favorisce la speculazione

Titolando «Soldi, tanti soldi, ma il problema non sono affatto i soldi», l’Aargauer Zeitung teme che il denaro messo in circolazione non raggiungerà gli imprenditori, ma che avrà come unico effetto di accentuare la speculazione nella finanza. «Non risolverà la crisi dell’Eurozona».
Anche la Neue Zürcher Zeitung (NZZ) nutre dubbi sul fatto che le liquidità supplementari arriveranno davvero fino alle aziende produttrici. Secondo il giornale di Zurigo, a trarne profitto saranno gli speculatori sul corto termine, che riceveranno dalla BCE ancora più soldi, e gli Stati che sono contrari alle riforme come Francia e Italia. «L’impressione è che tramite il suo attivismo monetario, la BCE sia parte del problema dell’euro, invece di contribuire alla sua soluzione».
Per la NZZ, il piano annunciato da Mario Draghi non è «né necessario né efficace». Si è detto che la politica monetaria deve espandersi ancora di più per scongiurare lo spettro della deflazione, scrive il foglio di Zurigo. «Ma da nessuna parte ci sono segnali di una deflazione. Ci si chiede dunque se le misure avranno un effetto sull’economia reale».
Da parte sua, il St.Galler Tagblatt ritiene che queste misure possano condurre a «ulteriori tensioni tra il nord e il sud» dell’Europa. È pure incerto se le misure porteranno davvero alla sperata stabilità. Questa via è quindi «rischiosa».
Conseguenze sul franco svizzero

La manovra della BCE avrà anche ripercussioni sul franco svizzero, rileva la Berner Zeitung, per la quale «la speranza che l’euro si assesterà sui 1,10 franchi si è frantumata, almeno per il momento». L’economia svizzera è comunque in buona salute e gestirà anche questa sfida, prevede il quotidiano di Berna.
Per la Svizzera, con il suo franco forte, il programma dell’istituto europeo «non è una buona notizia», si legge sulla Neue Luzerner Zeitung. «Da mesi, la BCE si dà attivamente da fare per svalutare in modo mirato l’euro. Questa pressione ora si accresce. Anche la Banca nazionale svizzera rimarrà ancora a lungo sul livello massimo di allarme».
Le Temps scommette su una parità tra franco e euro. L’annuncio del programma di attivi della BCE «non ha provocato nuovi terremoti sui mercati dei cambi». Il franco dovrebbe trovare il suo equilibrio rispetto all’euro, perlomeno a corto termine.
Dal Forum economico mondiale di Davos, l’editorialista della Tribune de Genève fa dal canto suo notare la discrezione del presidente della BNS, Thomas Jordan, rimproverato di «fare lo struzzo». Poco abituati a gestire crisi importanti, i dirigenti della Svizzera preferiscono optare per la discrezione, gli incontri tra privilegiati, la diplomazia dell’ombra, scrive.
L’auspicio della Tribune de Genève è che la BNS sappia gestire la situazione in cui si è messa quando ha deciso di togliere la soglia minima del franco per un euro. «Il rischio è che il franco si trasformi in un giocattolo nelle mani degli speculatori». Ma non solo. «Buona parte della ricchezza della Svizzera è legata alle sue esportazioni e al turismo. Se la parità tra euro e franco dovesse perdurare, le aziende non avranno più alcun margine di beneficio e saranno confrontate con scelte dolorose: licenziare, delocalizzare e congelare i loro investimenti in Svizzera»


Più... Meno... m:mumble:
 
.......................
Ultimamente, l'EUR/CHF si è stabilizzato attorno al livello di 1.07. La ripresa delle settimane precedenti non è proseguita. Dall'altro lato, tuttavia, nonostante il recente ulteriore indebolimento dell'EUR rispetto all'USD la pressione sulla valuta svizzera non è di nuovo aumentata. Rispetto all'USD il franco si è ulteriormente svalutato ed è quindi molto più debole rispetto all'anno precedente.
La debolezza dell'euro dipende dallo sganciamento della politica monetaria della BCE da quella della Fed statunitense. Nel frattempo, i recenti risultati dei sondaggi tra i responsabili degli acquisti segnalano un'accelerazione della ripresa congiunturale nell'Eurozona.

ilresto di la'
b w mario
 
.......[FONT=Frutiger Next Com,Frutiger Next Com][FONT=Frutiger Next Com,Frutiger Next Com]
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[/FONT][FONT=Frutiger Next Com,Frutiger Next Com][FONT=Frutiger Next Com,Frutiger Next Com] La BNS manterrà i tassi negativi
[/FONT][/FONT][FONT=Frutiger Next Com,Frutiger Next Com][FONT=Frutiger Next Com,Frutiger Next Com] Dall'ultima riunione trimestrale di politica monetaria, il Direttorio della BNS ha deliberato due volte misure straordinarie. Il 18 dicembre sono stati introdotti tassi negativi allo - 0.25%. La causa sono stati gli imminenti acquisti di titoli di stato da parte della BCE, che avevano generato nuovi intensi afflussi di capitale nel franco, in qualità di porto sicuro. La misura non è stata tuttavia sufficiente per rendere abbastanza poco interessante il CHF come valuta di investimento. La BNS è stata costretta a intervenire sul mercato valutario con importi sempre maggiori e infine a metà gennaio si è decisa a so-spendere il corso minimo e a ridurre ulteriormente a -0.75% i tassi negativi per i depositi a vista delle banche presso la BNS e il tasso target Libor a tre mesi.
Pur non essendo la BNS l'unica banca centrale ad aver intro-dotto tassi negativi, colpisce comunque il basso livello raggiunto. Solo la Banca centrale danese ha operato una riduzione altrettanto forte dei tassi, anch'essa per evitare afflussi di capitali. Tuttavia, lì il tasso negativo vale solo per le riserve in eccesso, quindi per i depositi a vista presso la Banca centrale che superano i requisiti di riserva minima e un ulteriore cuscinetto. L'importo eccedente deve essere parcheggiato nei cosiddetti «Certificates of Deposit», ai quali si applica il tasso negativo. Il tasso di riferimento del mercato monetario, diversamente dalla BNS, non è stato invece ridotto in territo-rio negativo, ma resta leggermente positivo allo 0.05%, come peraltro per la BCE. Di conseguenza il tasso interbancario a tre mesi danese (CIBOR) non è scivolato allo stesso basso livello del suo omologo svizzero . Il livello fortemente negativo del Libor CHF ha ripercussioni negative soprattutto per il settore finanziario nazionale, tra cui in particolare un sensibile rincaro della copertura per i finanziamenti ipotecari.
Ultimamente vi sono addirittura state delle speculazioni secondo le quali il tasso negativo potrebbe essere spinto a un livello negativo ancora inferiore, allo scopo di indebolire il franco nei confronti dell'euro. Tuttavia, al momento non partiamo da questo presupposto. L'iniziale ripresa nei con-fronti dell'euro di recente non è proseguita e la BNS continua a ritenere il franco come sopravalutato. Dall'altro lato i dati settimanali per i depositi a vista presso la BNS segnalano che la Banca centrale di recente non ha più dovuto intervenire sul mercato valutario. Tanto più che il franco ha continua-to a perdere nettamente valore rispetto al dollaro statunitense. Numerosi istituti di credito nel frattempo continuano ad applicare i tassi negativi ai grandi investitori, escludendo invece ancora i normali risparmiatori, che altrimenti sarebbe-
sarebbe-ro indotti a prelevare i contanti. Un tasso negativo ancora maggiore potrebbe tuttavia introdurre anche nei grandi investitori la tendenza diffusa a farsi pagare i loro averi. An-che se questo comporta una flessibilità limitata nel traffico dei pagamenti, i costi di opportunità per il trasporto, il deposito e l'assicurazione di più ingenti importi di denaro non dovrebbero tuttavia ammontare a più dello 0.2% p.a., un livello nettamente inferiore rispetto al tasso negativo.
Pertanto, per la prossima riunione della BNS di giovedì prossimo non prevediamo alcun adeguamento della politica monetaria. Quindi poco dopo lo shock del tasso di cambio, anche la valutazione della situazione da parte della BNS relativamente agli effetti negativi su congiuntura e inflazione dovrebbe essere caratterizzata da un'elevata incertezza. Ci vuole più tempo per poter eseguire una stima migliore della portata di tali effetti, tanto più che gli acquisti di titoli di stato della BCE sono iniziati solo questa settimana e il poker del debito greco si è di nuovo intensificato. In questo conte-sto il tasso negativo per il momento dovrebbe restare a - 0.75%. Nel nostro scenario di base partiamo tuttavia sempre dal presupposto che nell'arco di un anno il tasso negativo verrà nuovamente ridotto, un andamento che in Danimarca si sta già delineando. La Banca nazionale danese, contraria-mente alla BNS, ha mantenuto il legame della corona all'euro e negli ultimi tempi la piena dei capitali si è ridotta. Questa settimana il Ministro dell'Economia danese ha affermato: «L'allerta tsunami è passata». E i mercati prevedono un'imminente riduzione dei tassi negativi

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