Euro sì-euro no - euro fallisce?

Euro: la Moneta più Impossibile della Storia (Di Maurizio Blondet)

3 maggio 2012 Di Maurizio Blondet

Il divertente e tragico grafico qui sotto misura il tasso di “dispersione” dei paesi che fanno parte di unioni monetarie: ossia di quanto sono divergenti l’uno dall’altro, il che fornisce il grado di assurdità di una forzata unione monetaria. Vi sono elencate unioni monetarie esistite in passato (Unione scandinava, ad esempio) ed anche alcune totalmente arbitrarie: notare la penultima colonna, che fornisce il grado di dispersione di una fantomatica unione monetaria che unisse ”tutti i 13 paesi che cominciano con la M”, dal Messico al Madagascar. Ebbene: anche questa risulterebbe composta di paesi meno divergenti di quelli da cui è composta la zona Euro.

http://av.r.ftdata.co.uk/files/2012/05/Cembalest_roadlesstraveled.png
La tabella è stata elaborata da Michael Cembalest, un analista di JP Morgan. Benchè umoristica nei risultati, la ricerca dà una seria indicazione ai “mercati” che speculano sulla possibilità che l’eurozona si spacchi. La possibilità è alta, abbastanza da continuare a puntare contro l’euro.
Per valutare la “dispersione” (o divergenza) dei paesi dell’Euro, Cembalest ha valutato un centinaio di fattori tratti dal Global Competitiveness Index, del World Economic Forum: dal Pil pro-capite alla indipendenza della magistratura, fino ai chilometri-passeggero delle linee aeree. Le massime divergenze, in Europa, si notano nel rapporto fra salari e produttività, nella efficienza del sistema legale nelle cause d’affari, nella qualità della ricerca scientifica, nel livello di spreco e corruzione pubblica. “E i risultati sono simili anche se si esclude la Grecia; la divergenza tra i paesi europei va’ oltre la Grecia”, commenta l’analista.
Ecco perchè il mantenimento della moneta unica che continua a perseguire ostinatamente l’eurocrazia (di cui Mario Monti e Mario Draghi sono augusti esponenti) non è solo un bagno di sangue per i popoli, ma un tentativo condannato comunque: l’euro si spaccherà, lo si voglia o no. Inutili sofferenze di massa,solo perchè gli eurocrati non vogliono ammettere di aver avuto torto (e non perdere l posto e gli emolumenti).
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i fantastici effetti dell'unione monetaria sull'Italia



Houston, qui Apollo 13, abbiamo un Problema: l’Italia ha perso sulla UE in 17 anni il 18% di PIL ed il 32% di Produzione Industriale. Gli Scenari.

8 ottobre 2012 Di Gpg Imperatrice

Ho elaborato questo Grafico dell’andamento di PIL e PRODUZIONE INDUSTRIALE dell’Italia rispetto alla media dell’Unione Europea (tenuta = 100 dal 1995 al 2012): come vedete per l’Italia e’ un’apocalisse, avendo perso il 18% del PIL ed il 32% di Produzione Industriale sulla media Europea.

PIL-Produzione-GPG-650x383.jpg

Qualche considerazione:

Domanda Numero 1 – QUESTE TENDENZE CONTINUERANNO IN FUTURO?
Non credo ci voglia un genio dell’economia a capire che verosimilmente continueranno.

Domanda Numero 2 – L’ITALIA NEI 3 DECENNI PRECEDENTI AVEVA PIL E PRODUZIONE CON CRESCITE MIGLIORI O PARI ALLA MEDIA EUROPEA; IN CHE COSA DIFFERIVA L’ITALIA DAL 1985 AL 1995 DA QUELLA SUCCESSIVA?
L’Italia di quel periodo era peggiore della media dell’Europa esattamente come oggi in tanti parametri: qualita’ dei Politici, corruzione, minori infrastrutture, minori spese per la ricerca e lo sviluppo, debito pubblico (e relativo differenziale con la media Europea), elevato livello di spesa pubblica inefficiente.
In quegli anni i dati di inflazione e deficit pubblico e relativi differenziali con la media europea erano anche peggiori di oggi.

Domanda Numero 3 – PERCHE’ L’ITALIA HA AVUTO QUESTO CROLLO DI PIL E PRODUZIONE INDUSTRIALE?
Semplice: perche’ e’ entrata in un sistema di Cambi Fissi (e poi nell’Euro) e non ha saputo addattarsi a questa situazione (a dire il vero non ha neanche provato a fare tutte quelle riforme necessarie ad adeguare il proprio sistema economico ad una competizione a cambi fissi).

Domanda Numero 4 – PUO’ L’ITALIA FAR RIPARTIRE IN TEMPI BREVI IL PIL E LA PRODUZIONE INDUSTRIALE?
SI. Uscendo dall’EURO.

Domanda Numero 5 – VISTO CHE DIFFICILMENTE CI CONSENTIRANNO DI USCIRE DALL’EURO, PUO’ L’ITALIA FAR RIPARTIRE IL PIL E LA PRODUZIONE INDUSTRIALE?
NON NEL BREVE E MEDIO PERIODO (qui le tendenze sono segnate, perche’ consequenziali all’inerzia dei processi).
NEL LUNGO PERDIO e’ possibile invertire le tendenze, unicamente realizzando importanti Riforme che consentano all’Italia di tenere sotto controllo il Costo del Lavoro per unita’ di Prodotto (riforme del Lavoro, risanamento finanze pubbliche, adozione politiche deflattive, sistemazione burocrazia e giustizia, etc).
La Premessa e’ passare da un sistema basato su Micro-Imprese ad Imprese di dimensione maggiore, ed una ristrutturazione di questo tipo richiede svariati anni di duro ed efficace lavoro. C’e’ da dire, comunque, che anche iniziando poderosi e dolorosi processi di riforma, nel breve e nel medio periodo, l’Italia e’ destinata comunque al declino (per un fenomeno inerziale), con una probabilita’ non irrilevante di collasso economico e finanziario del paese.


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come dice quel comico "NON CI POSSSSO CREDEREEEE"

Nobel per la Pace per i rappresentati delle istituzioni europee :eek:

sono sempre piu' convinto che in europa vi si sono fusi i neuroni del cervello :D

[ame=http://www.youtube.com/watch?v=7mBgrd4mXqw]Nobel all'Unione europea, i vertici: "Stimolo a continuare" - YouTube[/ame]
 
miliardario austriaco
'Europe can be strong without Euro'



[ame=http://www.youtube.com/watch?v=qlmJEt7-CcY]'Europe can be strong without Euro' - YouTube[/ame]
 
Dopo la Germania anche la Svizzera allerta l’esercito per prepararsi al crollo dell’area euro.



Giuseppe Sandro Mela.

Leopard 1A5. ex Wikipedia.


In un recente articolo «Qualcosa bolle in Europa. Germania: l’Esercito potrà combattere il terrorismo nel paese» avevamo riportato come la Germania avesse apportato le opportune modifiche legislative al fine di permettere all’esercito di gestire l’ordine pubblico entro i confini nazionali.
La cosa aveva sorpreso anche molti commentatori di autorevoli testate, perché la Germania é già dotata di numerosi reggimenti di Gendarmeria molto bene equipaggiati ed addestrati, ma il cui volume di fuoco è incomparabilmente minore di quello dei reparti di linea dell’esercito. Inoltre, un intervento dell’esercito sul suolo nazionale comporterebbe la proclamazione dello stato di assedio, ossia della legge marziale, con tutte le conseguenze che ne deriverebbero. L’impiego domestico dell’esercito presupporebbe il dover sedare rivolte armate di portata non indifferente.
Numerose furono le voci di perplessa incredulità e di più o meno larvata critica al provvedimento. Un commentatore fece notare come l’ordine sia tutto per i tedeschi, che non a caso per dire che stanno bene usano la frase «Alles in Ordnung». Ci si dimenticò di aggiungere che l’inglese non é poi tanto da meno, usando il termine «All right».
Adesso leggiamo, per nulla stupiti, che la pacifica ma non certo imbelle Svizzera, dopo aver già da tempo stabilito la possibilità di impiegare l’esercito sul territorio nazionale anche per motivi di ordine pubblico, ha avviato una serie di esercitazioni militari per prepararsi praticamente a tale evenienza.

Ufficialmente, le esercitazione già fatte avrebbero avuto lo scopo di prepararsi a sedare scontri tra opposte fazioni di immigrati, ma la loro articolazione ed il dispiegamento di mezzi appare anche al più sprovvido del tutto sproporzionato a tali evenienze: l’addestramento era volto a sedare rivolte supportate da armi da fuoco, e non solo quelle leggere, non spontanee bensì organizzate, coordinate e supportate.

Nulla da dire sulla previdenza di questi Governi: disporre di un esercito preparato ed efficiente non è certo sinonimo del suo immediato e scriteriato utilizzo.
Paesi come la Svizzera e la Svezia non conoscono guerre da oltre due secoli pur disponendo di eserciti di tutto rilievo per lo loro dimensioni ed economie. Eserciti molto motivati e perfettamente addestrati, anche contro la guerriglia urbana.

Si glossa tuttavia una nota apparentemente stonata nei comunicati ufficiali, secondo i quali si temerebbe per la stabilità di alcuni nodi strategici ove «si rechino i rifugiati provenienti da Grecia, Italia, Spagna, Francia e Portogallo».
Leggete bene quella frase. É del tutto significativa. Non sono direttamente confinanti con la Svizzera molti dei paesi enumerati, cosa che presuppone il crollo della tenuta politica, sociale e militare dei paesi confinanti.
Non solo, nell’elenco compare anche la Francia e, da come il testo è riportato, non sembrerebbe proprio essere assimilata a mero territorio di transito. Non a caso, la Germania non riceve menzione alcuna.

Si noti infine un altro fatto. La dizione «rifugiati provenienti da» che debbano essere affrontati dall’esercito campale suggerirebbe non tanto profughi in fuga dai propri paesi, quanto piuttosto formazioni irregolari ma pur sempre coordinate ed adeguatamente armate e supportate.
Appurata e comprovata codesta possibilità resta aperto un quesito.
Se si ipotizza come possibile evento concreto la mobilitazione di una serie coordinata di unità armate informali di “rivoltosi“, si deve per forza di cose ipotizzare anche l’esistenza di un loro comando strategico e di una sua articolazione in centrali operative tattiche, il tutto supportato da una logistica di appoggio.
Il messaggio non è quindi da poco. «La Svizzera si prepara allo scenario peggiore», ma anche il più probabile.

Wall Street Italia. 2012-10-05. Svizzera: esercito in allerta per prepararsi a crollo area euro.
New York – La Svizzera ha lanciato una serie di esercitazioni militari per rispondere all’instabilita’ sociale e civile in Europa, provocata dalla crisi del debito della moneta unica.
L’operazione “Stabilo Due” e’ stata annunciata in settembre e ha l’obiettivo di testare la rapidita’ con cui l’esercito e’ in grado di rispondere in caso di diramazione delle proteste e dei flussi migratori.
Lo stato non e’ membro dell’Unione Europea e nemmeno del blocco a 17 dell’area euro.
Il quotidiano svizzero tedesco Der Sonntag ha scritto che le esercitazioni si sono svolte in settembre intorno alle zone di rischio individuate in una cartina dallo staff dell’esercito dove si teme che si possano tenere scontri tra ‘fazioni rivali’ e dove la Svizzera teme si rechino i rifugiati provenienti da Grecia, Italia, Spagna, Francia e Portogallo.
Il ministero della Difesa non esclude il dispiegamento di truppe militari nei prossimi anni per sedare eventuali proteste che potrebbero svolgersi nel piccolo ricco paese, circondato da stati indebitati in recessione.
“Non e’ da escludere che le conseguenze della crisi finanziaria in Svizzera possano portare a proteste e scontri violenti anche qui”, ha riferito all’emittene CNBC un portavoce del ministero della Difesa elvetico.
In una anticipazione in antemprima pubblicata in giugno Wall Street Italia sotto il titolo di “La Svizzera si prepara allo scenario peggiore”, si avvertiva gia’ dei preparativi presi dal paradiso fiscale in caso di disgregazione dell’Eurozona.
Sul piano economico Berna, che fa affari con gran parte dell’Europa, e’ pronta a tutto pur di evitare che l’euro sprofondi sotto quota 1,20 franchi svizzeri.
 
panama vuole l'euro :lol:

panama a me viene in mente questo

la corruzione internazionale riguardante tangenti per ottenere dal governo di Panama la commessa, dell'ammontare complessivo di 176 milioni di dollari, di 4 carceri modulari nello stato centroamericano dove Lavitola aveva strettissimi rapporti con il presidente Ricardo Martinelli.

Lavitola, nuove rivelazioni "Aveva una talpa in Tribunale" - Napoli - Repubblica.it

p.s. secondo me l'euro lo vuole anche la Yakuza :D

[ame="http://www.youtube.com/watch?v=bk4zUsdxEfA"]Propone Martinelli al euro como moneda corriente en Panamá - YouTube[/ame]
 
la disponibilità di molti stati membri dell’eurozona ad eliminare i difetti di progettazione della moneta comune sembra diminuire. I Greci sono impoveriti, gli Europei stanchi – la Germania ora vuole risolvere a lungo termine entrambi i problemi. “Lo Stato Greco non andrà in bancarotta”, ha detto Schäuble domenica, in un discorso tenuto a Singapore.



Der Spiegel: Ecco il Master Plan di Schäuble per l’Euro


In un articolo di Der Spiegel il piano di Schauble: è giunto il momento per la Germania di tirare fuori il Master Plan - o Monster Plan - per la cessione definitiva della sovranità da parte degli stati nazione. Con un vago ritocco di legittimità democratica.

 
non ho capito sta cosa dei cerchi

Il presidente francese vede un'Europa "a più velocità", con "diversi cerchi" che possono chiamarsi "avanguardia, stati precursori o nocciolo duro".

ma la Germania cos'e' avanguardia o nocciolo duro?
e l'Italia che cerchio?

se si tratta di cerchi potrebbe essere cosi'

il 4' cerchio l'avidità

[ame="http://www.youtube.com/watch?v=F-aNacWzjOo"]Dante's Inferno film italiano 6/10 - YouTube[/ame]
 
Quelli che: “faremo la spesa con la carriola”


di Alberto Bagnai | 15 agosto 2012Commenti (2713)




Come ogni ideologia, anche il luogocomunismo rinsalda il consenso col terrore.

Che qualcosa suoni falso, nei grandi proclami ideologici, nel grande sogno europeo, i meno sprovveduti lo intuiscono presto.

Basta leggere sul Sole 24 Ore le lucide parole di Da Rold: per un paese dell’eurozona, in caso di crisi “non ci sono alternative: o si svaluta la moneta (ma nell’euro non si può più) o si svaluta il salario”.

Impeccabile: come ogni economista sa, e come del resto lo stesso “padre dell’euro”, Mundell, tranquillamente ammetteva, lo scopo del gioco, nelle unioni monetarie, è “disciplinare” i lavoratori, scaricando su di essi e solo su di essi il peso degli shock avversi.

Il meccanismo funziona alla perfezione, se non fosse per un dettaglio: quando la crisi arriva, anche chi non se ne fosse accorto prima intuisce di aver preso una fregatura. Interviene allora, puntuale come un detonatore svizzero, il terrorismo, per convincerlo che nella trappola è meglio restarci.
Il terrorismo più naif echeggia le parole della nuova guida (rinuncio a tradurre) europea, Angela Merkel: “fuori dall’euro c’è la guerra!”


Ma alla guerra, oggi, in Europa, non ci crede più nessuno: tutti pensano che sia ormai una cosa per persone dal colore della pelle diverso dal nostro, una cosa che quindi non ci fa più paura, a casa nostra, di quanta ce ne facciano la malaria o i tifoni.


Il terrorismo si fa allora più subdolo: “fuori dall’euro c’è l’iperinflazione, sarà come a Weimar, andremo a fare la spesa con una carriola di monete, compreremo il giornale con un chilo di lire in tasca”.

Affermazioni confezionate sapientemente, per far breccia nelle menti degli elettori più ingenui (sperando siano i più numerosi). In queste parole lievemente imprecise certo non può esserci buona fede.

Cerchiamo di riportarci almeno un minimo di buon senso:
(1) Tutti concordano sul fatto che si tornerà alle valute nazionali con un cambio uno a uno: un euro per una “nuova lira” (vedi Sapir, Bootle, ecc.). È la cosa più semplice e razionale da fare per facilitare la transizione e per evitare fregature come quella che ci siamo presa con il passaggio dalla lira all’euro (vedi oltre).
(2) Ci sarà una svalutazione, ovvio: usciamo proprio per non essere stritolati da un cambio troppo forte. Di quanto sarà? Le stime vanno da un 20% (Altomonte) a un 30% (Bootle).
(3) Come si calcola? Andando a vedere quanta competitività abbiamo perso rispetto al nostro principale partner commerciale (la Germania): il cambio nominale si muoverà per compensare questa perdita. Questo dice la teoria della parità dei poteri d’acquisto, che (giusta o sbagliata che sia) è quella cui fanno riferimento gli stessi mercati nel formulare le loro previsioni. È già successo. Fra 1992 e 1993 la svalutazione fu di circa il 20%, perché nei cinque anni precedenti, quelli seguiti all’ultimo riallineamento dello Sme (1987-91), l’inflazione italiana era stata in media di quattro punti più alta di quella tedesca: come da copione, il cambio recuperò con 5×4=20 punti di svalutazione.
(4) Sarà una catastrofe? No. Tanto per capirci, questo è più o meno l’ammontare della svalutazione che subì l’euro nel primo anno di vita (26.7% dal gennaio 1999 all’ottobre 2000). Attenzione: noi l’euro non lo avevamo ancora in tasca, ma già lo usavamo negli scambi internazionali, cioè per comprare i dollari necessari ad acquistare le materie prime (i cui prezzi erano in crescita). Qualcuno ricorda carriole in giro per le strade?
(5) L’inflazione aumenterà di 30 punti, arrivando al 33%! No, appunto. Il coefficiente di trasferimento della svalutazione sull’inflazione è di norma molto inferiore a uno. Nel 2000, nonostante l’euro si fosse svalutato di quasi il 30% dall’anno precedente, l’inflazione aumentò di un solo punto (dall’1.6% al 2.6%). Nel 1993 il tasso di inflazione addirittura diminuì di mezzo punto (dal 5% al 4.5%). E la sapete la cosa più divertente?

Perfino il prof. Monti ammise che la svalutazione (di circa il 20%) ci aveva fatto bene!
Insomma: l’idea dell’on. Bersani che il giorno dopo la liberazione andremo a comprare il giornale con 2323 monete da una lira in tasca (al posto di 1,20€) è molto pittoresca.

A noi piace ricordarlo così, con la sua eloquenza immaginifica e le sue maniche rimboccate, a ostentare pragmatismo. Se il governo farà il suo lavoro, ci si andrà con 1.20 nuove lire, che diventeranno 1.30 dopo un anno (contando che l’inflazione aumenti di 6 punti, ad esser pessimisti). Non mi pare una tragedia, rispetto al devastante cambio 1000 lire = 1 euro, che abbiamo subìto per la colpevole inerzia del governo Berlusconi. Proprio questa esperienza recente ci aiuterà a fare più attenzione.
 

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