Ciao Fattore.
Seguo con interesse il caso "Ilva".
Conte ha parlato della "battaglia giudiziaria del secolo" ma da quello che leggo il governo non ha nessuna possibilità di vittoria.
Puoi commentare?
Ps:
Non sto dalla parte di ancelormittal, anzi.
Per me l'ilva deve essere chiusa e riconvertita.
L'acciaio in europa è morto. Produrre l'acciaio in cina e in india costa meno della metà. Si può tirare avanti un altro po' ma il destino è segnato.
Io non conosco i termini del contenzioso giudiziario.
Bisognerebbe aver letto gli atti.
Per quanto riguarda lo "scudo penale", si tratta di una causa scriminante (o causa di esclusione del reato).
Il nostro codice penale prevede varie scriminanti: esercizio di un diritto, adempimento di un dovere, uso legittimo delle armi, legittima difesa, stato di necessità.
Quando una condotta oggettiva integrante la fattispecie di reato è accompagnata da una causa scriminante (la cui sussistenza nel caso concreto può essere valutata solo dal giudice), il reato è escluso.
Per esempio: Carola Rackete ha posto in essere una condotta materiale in violazione del decreto-sicurezza, condotta oggettivamente integrante una fattispecie delittuosa, ma tale azione è stata compiuta per "adempiere un dovere imposto da una norma giuridica" (salvataggio di naufraghi in ottemperanza a norme imposte dal diritto internazionale); ergo, Carola Rackete è stata prosciolta.
Lo scudo penale, secondo me, non è un problema; la norma andrebbe scritta in termini generali ed astratti, perché una scriminante
ad hoc sarebbe incostituzionale per violazione del principio di eguaglianza formale, ma credo che tale impedimento potrebbe essere agevolmente superato.
Il cavillo dello scudo penale è stato l'appiglio utilizzato da Arcelormittal per risolvere il contratto, ma il problema non è giuridico, bensì industriale: la politica industriale di un Paese può essere discussa in un tribunale? A me pare un'assurdità.
Poi, anche qualora Arcelormittal (che si avvarrà sicuramente di avvocati estremamente più capaci dell'avvocato Conte) dovesse essere condannata a pagare i danni e/o a riaprire lo stabilimento, potrà essere costretta a porre in essere tale attività? I manager Thyssen condannati per omicidio non sconteranno mai la pena in Italia (e neppure in Germania).
La battaglia giudiziaria del secolo potrà essere, al massimo, un caso di scuola per formare i futuri giuristi affinché possano guadagnare soldi in attività assolutamente inutili.
La politica industriale - se la si vuol fare - deve essere decisa a livello di forze governative.
Vogliamo tenere aperto lo stabilimento dell'Ilva anche se è "fuori mercato"? A questo punto la proprietà diventi statale e lo Stato-padrone ritorni a produrre acciaio (io non me lo auguro, anche perché i disastri ambientali sono imputabili all'attività pregressa dello Stato).
Si vuole chiudere lo stabilimento? Allora lo Stato si preoccupi di riconvertire i lavoratori e l'economia dell'area con un progetto serio e credibile di "svolta" economica.
Conte, invece, ha detto che non ha la soluzione in tasca: in realtà, manca un'idea di politica industriale, manca un progetto futuro per il Paese.
E, quindi, si va in tribunale a fare cosa? A invocare alti principi (la giustizia!) che entusiasmeranno gli animi per poi lasciare che la dura realtà li spenga in modo drastico.