FRANCIA si appresta alla recessione

tontolina

Forumer storico
La Manovra della Francia di Hollande: 37 miliardi nel 2013 – Scheda: i provvedimenti uno per uno – Preparatevi ad una Francia in recessione

Di Gpg Imperatrice

Il governo della Francia ha presentato il piano di bilancio 2013 che comporta una manovra da 37 miliardi di euro (di cui 7 milioni gia’ decisi a luglio), tra aumenti delle tasse e riduzioni della spesa, che servirà a blindare l’obiettivo di ridurre il deficit di bilancio al 3% del Pil. Il piano presentato ieri al Consiglio dei ministri, che verrà integrato lunedì da un programma sulla rete di assistenza sociale, prevede 20 miliardi di euro in più di entrate fiscali, di cui 10 miliardi dalle famiglie e altri 10 miliardi dalle imprese, a cui si aggiungono 7 miliardi di entrate extra già decisi questa estate, 10 miliardi di economie sulla spesa dello Stato. Quest’anno il disavanzo si attesterà al 4,5 per cento del Pil lievemente al di sopra di quanto precedentemente previsto, 3% nel 2013, al 2,2 per cento nel 2014 fino al pareggio di bilancio nel 2013. Il governo prevede il PIL del 2013 a +0,8%.

Scheda di RC:
- Totale Manovra sul 2013: 37 miliardi (circa l’1,9% del PIL)
- Composizione: 27 mld tasse, 10 mld tagli – 73% nuove tasse, 27% tagli – Il prelievo salirà così al 46,3% del Pil nel 2013 dal 44,9% del 2012
- L’inasprimento del carico sulle imprese arriva soprattutto attraverso una stretta sulle deduzioni fiscali per gli oneri finanziari (limitati all’85%) che avvantaggiano i grandi gruppi
- Le famiglie sono colpite delle imposte sul reddito (verranno colpite le 4 milioni di famiglie con redditi medio-alti), dall’incremento dell’imposta di solidarietà sui patrimoni e 200 milioni arrivano grazie al contributo straordinario al 75% sui redditi di attività superiori a un milione di euro; inoltre 3 miliardi verranno dall’inasprimento delle tasse sui capitali (i dividendi non verranno piu’ tassati al 19-24%, ma come gli altri redditi)

Commento di GPG Imperatrice:
In una nazione con Spese pubbliche al 56% sul PIL, scegliere di basare una manovra sulle tasse e’ suicida. La manovra e’ fortemente recessiva e genera sfiducia sui produttori. Il PIL nel 2 trimestre 2012 ha fatto 0,0% trim/trim e +0,3% a/a. Il debito a fine giugno era esploso al 91%. Le stime del governo sul 2013 sono evidentemente assurde: gli investimenti fletteranno (e non aumenteranno dell’1,5% come prevede Hollande) e la domanda estera restera’ debole. Nel 2013 il PIL francese sara’ lontanissimo dal +0,8% (a mio avviso potrebbe essere negativo), il Deficit con queste misure restera’ prossimo al 4% nel 2013 ed il Debito proseguira’ la sua corsa verso il 100% del PIL, che verosimilmente si realizzera’ nel 2014.
La Francia e’ una nazione fortemente debole nel manifatturiero (vi realizza appena l’11% del PIL contro il 17% dell’Italia ed il 20% della Germania), ed infatti ha una bilancia commerciale fortemente negativa (circa 70 miliardi, mentre quest’anno l’Italia avra’ un leggero attivo e la Germania superera’ i 200 miliardi di attivo). La manovra colpisce proprio le imprese, con la stretta sulle deduzioni fiscali, nonche’ la loro capacita’ di finanziarsi ed investire (con le tasse sui dividendi), nonche’ imprenditori e dirigenti (con l’aumento delle tasse su redditi e patrimoni). L’esito sara’ la riduzione degli investimenti, specie nel manifatturiero, settore gia’ asfittico, e quindi il mantenimento di fortissimi deficit commerciali e calo del PIL.

GPG Imperatrice
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Francia, il drenaggio fiscale come arma della disperazione

Friday, 28 September, 2012
in Economia & Mercato, Unione Europea




Francia, il drenaggio fiscale come arma della disperazione | Phastidio.net








Ma una manovra del genere fa i conti senza l***8217;oste della delocalizzazione, di capitale e delle persone fisiche ad alto reddito. E***8217; palese che questa costruzione fiscale non può che affascinare la nostra sinistra, che vedrà in essa la soluzione ai mali del mondo, al netto della realtà. Ma se François Hollande perderà la sua scommessa, la Francia si ritroverà con un modello economico fallito, e dovrà pagarne le pesantissime conseguenze.
 
dopo l'invasione della Libia ora vuole anche bombardare il Mali

La Francia prepara la guerra in Mali


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9 ottobre 2012 |
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Autore Redazione | Stampa articolo

Parigi ha preparato una bozza di risoluzione che incoraggia una risposta “politica” e “militare” alla crisi maliana
Articolo di Francesca Dessì * [email protected]
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Nei prossimi giorni, la Francia “farà circolare in Consiglio di sicurezza dell’Onu una bozza di risoluzione che incoraggia una risposta politica e militare alla crisi in corso in Mali”. Lo ha reso noto l’ambasciatore francese al Palazzo di Vetro, Gérard Araud, che ha auspicato un immediato intervento delle Nazioni Unite, che si riuniranno il 15 ottobre, per riconquistare l’integrità territoriale del Mali. Secondo Araud, Parigi chiederà alla Comunità economica dell’Africa occidentale (Cedeao-Ecowas) di inviare al più presto un gruppo di istruttori che sostengano le forze armate maliane. La Francia, ha spiegato l’ambasciatore francese, sta lavorando su due fronti: da una parte intende fornire una risposta politica alla crisi, chiedendo “l’apertura al dialogo” tra il governo di Bamako e gli islamisti che controllano il nord; dall’altra incoraggia una risposta militare attraverso la ricostruzione dell’esercito maliano e il dispiegamento di una forza internazionale. Un intervento armato, che stando alle indiscrezioni di alcuni diplomatici al Palazzo di Vetro, richiederà del tempo. Nonostante la Francia e la Gran Bretagna abbiano insistito sull’ “unità” dei membri del Consiglio sulla questione maliana “ci vorranno parecchie discussioni” per mettere tutti d’accordo, ha precisato Gert Rosenthal, ambasciatore del Guatemala, che presiede il Consiglio dell’Onu nel mese di ottobre.



Nel frattempo, la Francia si sta preparando a intervenire nel nord del Mali. Secondo il quotidiano francese Le Figaro, “un centinaio di elementi delle forze speciali francesi sono già dispiegati nel nord del Mali in attesa di ricevere rinforzi, in particolare dai commandos della marina nazionale”. L’Eliseo sarebbe inoltre pronto a inviare “aerei di pattugliamento marittimo, che raccolgono informazioni, e di un sistema di sorveglianza basato in Niger”. Ma Parigi intende sfruttare anche il sostegno del Burkina Faso e della Costa d’Avorio, dove ci sono basi militari francesi strategiche. Secondo siti dell’informazione maliana, convogli francesi, che trasportavano armi, sono partiti da Abidjan e sono arrivati a Ouagadougou, capitale burkinabè, dove nei giorni scorsi sono atterrati due elicotteri francesi. Sempre secondo la stampa maliana, le forze speciali lavorano a stretto contatto con soldati nigeriani, burkinabè e maliani. La notizia è stata smentita dal direttore del Dipartimento di informazione e Relazioni pubbliche (Dirpa) Idrissa Traoré, secondo cui le autorità burkinabè “non sono a conoscenza della presenza di soldati francesi in Burkina Faso”. Né tantomeno che “la Francia abbia portato armi nel Paese” ha continuato il direttore del Dirpa secondo cui “se ci sono soldati burkinabé si trovano forse nelle scuole di formazione militare”.
Al di là delle dichiarazioni di circostanza del responsabile burkinabé, la Francia, già da tempo, sta pianificando l’intervento armato nel nord per rafforzare la propria supremazia nell’Africa sub-sahariana. La concorrenza, in quella zona, è infatti molto alta. Parigi, come del resto Washington, sta cercando di arrestare l’espansione economica della Cina in Africa. La guerra in Costa d’Avorio e in Libia rientra in questo contesto. In un’intervista a Jeune Afrique, il ministro dell’Economia e della Finanza, Pierre Moscovici, ha detto ieri che “la Francia non ha paura di Pechino”. Parigi, ha detto Moscovici, è “ancora il secondo maggiore esportatore nella regione sub-sahariana, dietro la Cina e prima degli Stati Uniti e Germania. Siamo anche il quarto importatore più grande dietro a Usa, Repubblica cinese e Italia. Non siamo messi male. Allo stesso tempo non bisogna accontentarsi. L’Africa sub sahariana rappresenta solo il 3% delle esportazioni (14 miliardi di euro)e delle importazioni francesi (12 miliardi di euro)”.
Dunque, la Francia ha bisogno di affermarsi in Africa e di “consolidare” i rapporti politici ed economici con le sue ex colonie, tra cui il Mali. Intanto, i gruppi islamici che occupano da fine marzo le regioni settentrionali maliane, hanno avvertito Parigi di non partecipare ad un intervento armato nel nord, altrimenti “farà la fine degli Stati Uniti in Afghanistan”. Il monito è stato lanciato dal Movimento per l’unicità e il jihad in Africa occidentale (Mujao), che ha messo in guardia “tutti i Paesi occidentali” dal tentare un’impresa bellica nella regione del Sahel. “I preparativi militari che stanno portando avanti questi Paesi per espellere le organizzazioni islamiche armate dal nord del Mali sono il segnale del successo dei gruppi jihadisti nel trascinare queste forze in una guerra che perderanno su tutti i fronti, così come l’hanno persa gli eserciti che sono intervenuti in Afghanistan e in Iraq”, ha dichiarato Aboul Walid al-Sahraoui, portavoce del Mujao.
 

Su Francia e Germania . E la solita Italia.


Il governo francese ha presentato la nuova finanziaria : France Raises Taxes in Budget Push - WSJ.com
Come possiamo leggere l'obiettivo è portare entro il 2017 il deficit sotto controllo . Per farlo ci saranno dei tagli alla spesa pubblica , ma soprattutto una raffica di nuove tasse . Per la precisione abbiamo la fine di alcune agevolazioni fiscali per le grandi imprese , la famigerata tassazione al 75% dei redditi sopra il milione di euro , ma anche l'innalzamento dell'aliquota massima dal 41% al 45% .
La Francia sceglie quindi la via italiana per il consolidamento dei conti , ovvero più tasse . Ovviamente i risultati saranno gli stessi .
Guardiamo : in un semplicissimo modellino keynesiano la produzione è data da consumo ed investimento . Se aumentiamo le tasse sui redditi ovviamente avremo una diminuzione del reddito disponibile e quindi una diminuzione dei consumi . Questa diminuzione sarebbe al massimo neutrale se lo stato impiegasse a rendimento positivo i fondi raccolti con le nuove tasse . Ma come abbiamo visto i nuovi introiti non saranno usati , infatti serviranno a ridurre il deficit . Quindi l'effetto per l'economia dal lato dei consumi è puramente recessivo .
Ma c'è anche il lato degli investimenti . E qui forse è anche peggio in quanto un investimento viene fatto per il profitto , e se aumento la tassazione di questo ovviamente diminuirà strutturalmente la propensione ad investire . Onestamente però su questo particolarissimo punto Hollande c'è andato coi piedi di piombo . L'aumento c'è ma non è eclatante come sul fronte dei redditi .
Rimane ovviamente il solito problema in sottofondo : la spesa pubblica non è stata tagliata , ma anzi con un provvedimento totalmente irrazionale dal punto di vista economico , anche all'interno del framework keynesiano ( ricordate sempre che i keynesiani nostrani sono marxisti . Con keynes non centrano nulla ) è stata leggermente aumentata la spesa per le pensioni , diminuendo l'età pensionabile .
Non avendo tagliato la spesa pubblica , la pressione fiscale aumentata sarà perenne . E perenne sarà l'effetto recessivo almeno dal lato degli investimenti . La Francia ha sopportato il livello attuale di pressione fiscale solo perchè la sua pubblica amministrazione è molto più efficiente di quella italiana e perchè comunque la composizione di questa spesa pubblica è più votata agli investimenti di quella ladronesca italiana centrata sul sostegno al reddito sotto varie forme . Ma il gioco è al limite .
Già nell'ultimo decennio il tasso di crescita francese è stato una via di mezzo tra la crescita tedesca e la stagnazione italiana . Le nuove e perenni tasse amplieranno il divario con la Germania.
L'evoluzione probabile quindi dell'economia francese , alla luce di questa nuova manovra è un ulteriore avvicinamento alla situazione italiana . Ovvero tasso di crescita potenziale dell'economia di lungo periodo sotto l'1% .
Purtroppo la crisi economica che stiamo vivendo è profonda e la classe politica spinta da popolazioni sempre più ostili al capitalismo di certo non aiuta con la totale incapacità di tagliare la spesa pubblica . Come ripetiamo sempre la previsione fatta da Schumpeter nel 1940 sul capitalismo è attuale e rimane un macigno sul futuro dell'Europa occidentale.




Passiamo adesso al paese guida dell'europa , ovvero la Germania . Da come ci informa il sole24ore , il partito socialdemocratico sembrerebbe aver scelto il candidato da opporre alla cancelliera Merkel , ovvero Peer Steinbrueck L'ex ministro socialdemocratico Peer Steinbrueck sarà lo sfidante di Angela Merkel alle elezioni 2013 - Il Sole 24 ORE
Chi è questo personaggio ? Diamo un'occhiata veloce su wikipedia http://en.wikipedia.org/wiki/Peer_Steinbrück e scopriamo che :" He is generally considered a member of the more conservative wing of the party. In December 2008, Steinbrück controversially attacked the British Keynesian approach to economic policy in an interview with Newsweek. He raised scepticism about the effectiveness of large fiscal stimulus packages and criticised the resulting increase in public debt."
Se qualche politico italiano di destra e sinistra si facesse qualche illusione che la eventuale sconfitta della signora Merkel possa cambiare molto per la politica europea di contenimento del deficit temo farebbe meglio a svegliarsi dall'illusione nella quale vive . Il fiscal compact c'è , è stato approvato e nessuno lo cambierà . Prima ce se ne fa una ragione , prima si faranno cose utili al paese .



Paese , l'Italia vive una fase di deindustrializzazione profonda .
Come sappiamo c'è il problema dell'Ilva , ovvero una azienda che dovrebbe investire 4 miliardi nel risanamento ambientale , ma con gli impianti chiusi . Quindi , guardando al bilancio dovrebbe fare investimenti mastodontici ( 4 miliardi di euro sono una cifra colossale ) senza la possibilità immediata di produrre . Buona fortuna .
Ma abbiamo anche la Fiat , sempre più esasperata dall'Italia , dal suo governo , dai sindacati , etc. . Fiat che non vede l'ora di chiudere ed andarsene .
Ma abbiamo anche l'Alcoa , che ha già deciso di chiudere gli stabilimenti italiani .
Ma abbiamo anche la Glencore , che doveva prendere il posto dell'Alcoa ma ci ha ripensato Alcoa: fallita la trattativa, Glencore rinuncia acquisto stabilimento di Portovesme - Il Sole 24 ORE
Ma abbiamo avuto anche la British Gas che dopo 10 anni di trattative ha deciso di non fare più il rigassificatore a Brindisi per l'opposizione del sistema locale non investendo più il miliardo previsto .
Ma abbiamo , per concludere , anche la Fnac , che vuole chiudere il ramo d'azienda italiano licenziando circa 600 dipendenti : Fnac verso l'addio all'Italia: a rischio 600 dipendenti. Sabato a Napoli manifestazione di protesta - Il Sole 24 ORE

Ora , se una azienda vuole chiudere gli stabilimenti in Italia la colpa può essere dell'azienda , del suo management incapace e degli azionisti . Ma se abbiamo file di aziende italiane e non , che fanno carte false per scappare dall'Italia , il problema evidentemente è l'Italia stessa .
Quando lo capiremo ? Penso mai .
Purtroppo.

 
dopo l'invasione della Libia per uccidere Gheddafy ecco che anche Hollande dopo Sarcozy si appresta alla guerra



L’Europa Nobel per la pace dichiara già la prima guerra


di Gian Micalessin
La prima guerra dell’Europa Nobel per la Pace è già all’orizzonte.
Si combatterà in Mali e vedrà la Francia in prima linea con l’Unione europea a supporto. Il tutto con l’imperdibile contributo di Romano Prodi, incaricato dal segretario generale dell’Onu Ban Ki Moon di coordinare l’azione dell’Onu nel Sahel esercitando le funzione che gli sono più congeniali: smorzare, ridimensionare, tranquillizzare. Quanto all’amata Unione, appena entrata nel consesso dei buoni planetari, eccola già pronta a sognare il fronte.
Per l’amore del cielo, quella che ci prepariamo, se non a combattere almeno a sostenere, sarà una «guerra giusta». Una guerra per liberare il nord del Mali e il Sahel dalla minaccia terroristica di Al Qaida. Una guerra per liberare i territori dove i militanti jihadisti, dopo aver imposto la legge islamica, perseguitano le madri non sposate, le vendono ai trafficanti di droga, trasformano i loro figli in bambini soldati. Una guerra per mettere fine al regno del terrore creato a marzo, quando le cellule di Al Qaida Maghreb, appoggiate da gruppi tuareg d’ispirazione fondamentalista, hanno assunto il controllo di Timbuctu e d’un territorio grande quanto la Francia.


 
venerdì 9 novembre 2012

Schäuble il francese



Il ministro Schäuble, dopo i compiti a casa per il sud Europa, inizia con le ripetizioni ai francesi. Che la compressione salariale abbia inizio anche sull'altra sponda del Reno! Da Die Zeit
Il Ministro delle Finanze ha chiesto al Comitato dei Saggi economici tedeschi di elaborare un piano di riforme per la Francia. Un affronto, che puo' pero' aiutare l'Europa. Commento di Karsten Polke-Majewski.


A Berlino le preoccupazioni sulla Francia sono forti, tanto da far rischiare una gaffe diplomatica al Ministro delle Finanze. Wolfgang Schäuble ha infatti richiesto al Comitato dei Saggi economici di elaborare un piano di riforme per affrontare il momento difficile dell'economia francese. Quando si era mai visto un governo preparare un piano non richiesto per un altro paese?


E' difficile dire se Schäuble intenda aumentare la pressione su Parigi per affrontare i problemi del paese, o se invece si tratti solo di preparare un'agenda per l'economia francese. La mossa tuttavia mostra quanto è seria nel governo la preoccupazione che il secondo pilastro dell'Eurozona possa trovarsi in difficoltà.


Già nelle scorse settimane il precedente cancelliere Gerhard Schröder ha criticato la politica economica del presidente socialista: "Hollande presto dovrà ammettere di non poter mantenere quello che nella campagna elettorale ha promesso".


Essere offesi non basta.


Il suo approccio è privo di tatto. Immaginate se Parigi pretendesse di dettarci la nostra politica energetica. E' tuttavia lecito dubitare se il governo francese intenda veramente imboccare la strada giusta per risolvere la crisi. Anche il commissario Olli Rehn recentemente è stato molto chiaro: Parigi si affida a misure di crescita irrealistiche.


Il governo francese deve ora mostrare come intende migliorare la competitività della propria economia. Anche se il comportamento di Schäuble puo' essere considerato arrogante, qui non serve sentirsi offesi. Perchè è troppo grande il rischio che le debolezze francesi si estendano a tutto il continente europeo.
 
[FONT=&quot]Roubini, la crisi cambia pelle: Francia e Germania nel mirino[/FONT]
[FONT=&quot]Le nuove previsioni di Roubini: la crisi si allarga e arriva alle porte di Berlino. Ma per l'Europa questa potrebbe essere un'occasione per cercare soluzioni unitarie [/FONT]
[FONT=&quot]

Link: [/FONT]
[FONT=&quot]http://www.investireoggi.it/economia/roubini-la-crisi-cambia-pelle-francia-e-germania-nel-mirino/#ixzz2CafA4AUl[/FONT][FONT=&quot][/FONT]
La crisi dell’Euro, così come era conosciuta fino a pochi mesi fa, ha mutato caratteristiche. Ad esprimersi in questi termini è stato il noto economista [FONT=&quot]Nouriel Roubini,[/FONT] il padre delle [FONT=&quot]teoria della Tempesta Perfetta[/FONT]. Il professore, noto anche come Dr. Catastrofe, ha affermato che la crisi dell’area euro, un tempo circoscritta ai paesi mediterranei e all’Irlanda, sta ora uscendo dal ventre molle dell’Europa e sta puntando verso il cuore del Vecchio Continente. Il trend sembra essere molto chiaro, ha sentenziato Roubini. Per il Dottor Catastrofe è infatti evidente che la Francia stia per entrare in recessione e che la stessa Germania, la locomotiva dell’Europa, non sia più al sicuro. La lezione, ha dichiarato Roubini, è abbastanza chiara: la crisi dell’Euro muta, si espande, cambia caratteristiche ed è in grado di colpire qualsiasi paese.

Roubini previsioni: segnali negativi della Germania

Per quanto concerne la Germania, il co-fondatore della Roubini Global Economics LLC, ha affermato che già ora è possibile vedere un segnale esplicito di debolezza nella minor domanda di beni da parte degli altri paesi europei e della stessa Cina.
L’allargarsi della crisi economica significa chiaramente maggiori rischi per l’Europa anche se, ci ha tenuto a sottolineare il professore della New York University, l’azione della Bce è stata in questo senso molto importante. Annunciando il programma di acquisto dei bond emessi da quei paesi in difficoltà, infatti, la Banca Centrale Europea ha lanciato ai mercati un chiaro messaggio circa la sua volontà di difendere ad ogni costo l’esistenza dell’Euro. Sotto un particolare punto di vista anche l’allargamento della crisi alla Francia (e poi alla Germania) potrebbe avere le sue implicazioni positive sull’elaborazione delle strategie per uscire dalla crisi del debito. Se anche i cuori dell’Europa sono in crisi, ha affermato Roubini, allora maggiore sarà la consapevolezza dei vari governi di dover cercare soluzioni unitarie per fronteggiare l’emergenza. Insomma, con la crisi alle porte di Berlino, dovrebbe aumentare la coscienza di essere sulla stessa barca.
 
Moody's toglie la tripla A alla Francia. Giudizio negativo per crescita, competitività, mercato lavoro e dei servizi

http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2012-11-19/moodys-toglie-tripla-alla-233232.shtml?uuid=AbQqtb4G&cmpid=nl_7%2Boggi_sole24ore_com






Francia e Grecia sotto pressione ma a farne le spese è lo spread Btp Bund
Giornata decisiva oggi per la concessione degli aiuti alla Grecia, mentre Moody’s toglie la AAA alla Francia. Spread Btp/Bund a 360 punti
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Link: [/FONT]
[FONT=&quot]http://www.investireoggi.it/obbligazioni/francia-e-grecia-sotto-pressione-ma-a-farne-le-spese-e-lo-spread-btp-bund/#ixzz2Ckq24o7r[/FONT][FONT=&quot][/FONT]
 
[FONT=&quot]Roubini, la crisi cambia pelle: Francia e Germania nel mirino[/FONT]
[FONT=&quot].....nsomma, con la crisi alle porte di Berlino, dovrebbe aumentare la coscienza di essere sulla stessa barca.

Guarda che questi si accorsero che la ww2 era perduta solo quando a milioni le donne tedesche furono stuprate dall' armata rossa ....
Al riguardo dello sterminio su larga scala (i mean nn solo ebrei) nonostante la presenza di campi di lavoro/sterminio (mediamente) ogni 50 km dalle ìcittà + significative della germania e ciononostante è in atto un fortissimo revisionismo ... nn hanno mai consegnato gli attuatori dei ìgenocidi ww2 nemmeno agli alleati e pensi che si rendano davvero conto che siamo nella stessa barca?!

In altre parole la loro storia dice chi sono.
 
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