FRANCIA si appresta alla recessione

io sono convinto che l'europa puo' nascere con una Francia di destra

la Le Pen potrebbe essere una via di fuga alla distruzione dell'europa (perche' e' questo che succedera' fra un po di anni)

io sono per Napoleone non certo per i ruffiani di corte
 
Dopo il rifiuto della Francia ad adempiere agli obblighi contrattuali consegnando la portaelicotteri Mistral, invece della società Alstom il megaprogetto ferroviario russo sarà attuato dalla China Railway Corporation (CRC),


Il TGV transiberiano collegherà l’Europa occidentale alle coste del Pacifico in 48 ore

dicembre 29, 2014 Lascia un commento

Valentin Vasilescu, ACS-RSSReseau International 29 dicembre 2014Kawasaki (Giappone), Siemens (Germania) e Alstom (Francia) sono le maggiori aziende specializzate nelle infrastrutture ferroviarie ad alta velocità. La società francese Alstom è stata quasi dichiarata dai russi vincitrice della gara per la costruzione del primo tratto di ferrovia ad alta velocità (TGV) Trans-Siberiana. Nella prima fase, il Progetto TGV dell’azienda alsaziana Alstom avrebbe collegato Mosca alla capitale del Tatarstan (803 km) in 03:30, viaggiando a una velocità media di 320 km/h. Oggi, la distanza è percorsa dai treni in quasi 11 ore. Nel 2007, sulla tratta LGV Est: Vaires-sur-Marne (Parigi) – Baudrecourt (Strasburgo), il TGV Alstom ha stabilito il record mondiale di velocità, toccando i 574 km/h. Dopo il rifiuto della Francia ad adempiere agli obblighi contrattuali consegnando la portaelicotteri Mistral, invece della società Alstom il megaprogetto ferroviario russo sarà attuato dalla China Railway Corporation (CRC), partner dello studio Uralvagonzavod. Praticamente CRC vuole monopolizzare la modernizzazione ferroviaria della Russia con una joint venture. Pertanto CRC ha già incluso questa prima sezione della tratta Mosca-Kazan nel progetto TGV Mosca-Pechino lungo 7000 km. Mentre le principali banche russe sono colpite dalle sanzioni di Stati Uniti e Unione europea, nel corso della riunione dell’ottobre 2014 tra i primi ministri russo e cinese Dmitrij Medvedev e Li Keqiang, si è concluso un memorandum che risolve il problema del finanziamento. L’interesse della società cinese CRC nella rete ferroviaria Trans-Siberiana è generato da migliaia di container che circolano ogni giorno sulle ferrovie dai centri logistici tedeschi (BMW, Mercedes, Audi, Volkswagen) di Lipsia e Monaco di Baviera alle fabbriche nella regione di Shenyang in Cina. Così, CRC riduce i tempi di viaggio da una settimana a 48 ore sulla linea ad alta velocità Mosca-Pechino (tre volte la linea di Pechino-Guangzhou, la più lunga linea ad alta velocità della Cina). CRC ha iniziato nel 2004 il trasferimento di tecnologia da Kawasaki e Siemens, rivali della Alstom. Ora il treno ad alta velocità della CRC (China Railway High-Speed) viaggia alla velocità massima di soli 468,1 kmh. La Cina gestisce 1050 vetture che viaggiano regolarmente lungo i 1200 km tra Pechino e Shanghai in 5 ore.
Il TGV è un grande progetto infrastrutturale ferroviario di Vladimir Putin, che comprende anche due cinture concentriche zona intorno Mosca. La menzione che Shanghai è l’unica città al mondo che ha anche treni a levitazione magnetica ad alta velocità ha scatenato l’ammirazione di Putin. Il Maglev delle società tedesche Thyssen Krupp e Siemens è il treno che collega l’aeroporto al centro della città, coprendo 30 km in 7 minuti e 21 secondi ad una velocità massima di 430 km/h.
 
Soldati Francesi con Boko Haram. Ed Altri Giochi Sporchi (di Maurizio Blondet)

Di Maurizio Blondet , il 15 febbraio 2015 18 Comment


Nota di Rischio Calcolato: Questo post è tratto dalla rivista on-line EffediEffe sito di informazione a cui consigliamo caldamente un abbonamento (50€ spesi benissimo).
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Il 12 gennaio scorso l’armata regolare del Camerun ha sferrato un’operazione di successo contro la setta jihadista di Boko Haram nella località di Kolofata: gli islamisti hanno lasciato sul terreno 140 morti. Settanta sono stati fatti prigionieri. Fra questi, «otto di origine europea», come si legge nel comunicato del Governo camerunese.
Chissà di quale nazione, vi chiederete.

Risposta rapida: Laurent Fabius, il Ministro degli Esteri di Parigi, scrive Afrique Media, «avrebbe ordinato al Governo camerunese la liberazione e il rimpatrio in Francia degli 8 europei catturati dalle forze di difesa (…) e che erano al servizio degli islamisti terroristi, affinché siano giudicati e condannati secondo le loro colpe».

Commenta l’agenzia africana: «Monsieur Fabius agisce come se il Camerun fosse il suo cameriere e non avesse un proprio sistema giudiziario e leggi anti-terroriste… Le dichiarazioni del ministro Fabius sono una manifestazione di disprezzo e di fragrante violazione della sovranità del Camerun»…


I soldati del Camerun, nel loro fortunato attacco, hanno messo le mani «su un importante arsenale di armi da guerra , fucili d’assalto, armi pesanti e materiale di trasmissione ultramoderno», e non basta: anche «due carri armati, e due aerei cargo del tipo Antonov provenienti dal Katar contenenti munizioni ed armi pesanti». Non male per un gruppo di scalzacani negri, ancorché ferocissimi.

Si vede che hanno molti e potenti amici.
Non è nemmeno una novità.

I nostri più attenti lettori ricorderanno che nella notte del 5-6 dicembre scorso le autorità portuali nigeriane hanno arrestato l’equipaggio di un aereo da carico russo, carico d’armi, che aveva dovuto atterrare nell’aeroporto di Kano Nigeria, per motivi tecnici (era diretto a N’Djamena, Ciad). L’equipaggio dell’aereo russo era stranamente composto esclusivamente di ufficiali dell’Armée Française. Peraltro l’ambasciatore russo, svegliato nella notte per «dare spiegazioni», dopo aver fatto rapidi controlli con Mosca, è in grado di confermare: la matricola dell’aereo, visibile in coda, è una matricola russa falsificata. La Russia non riconosce questo aereo, e men che meno il carico di armi. Qualcuno l’ha voluto far apparire come russo per qualche motivo.



Che giochi sta giocando Hollande?
È la domanda che s’impone.

La scoperta africana di questa alleanza fra La Pera e Boko Haram potrebbe dare consistenza ad una voce che è circolata:

nella sacca di Debaltsevo in Ucraina, fra gli ottomila militari di Kiev chiusi dentro senza speranza, ci sarebbero dei soldati francesi. Non mercenari, ma regolari in missione. E sarebbe questo il motivo per cui Hollande, facendosi accompagnare dalla Merkel, s’è precipitato a Mosca a parlare a Putin ed imbastire in fretta una tregua che consentisse l’esfiltrazione dei suoi uomini, senza farli identificare.
Non è possibile confermare la voce.

Quel che è certo è che i ribelli del Donbass, intercettando le comunicazioni radio che si scambiano i rinchiusi della sacca, sentono quattro lingue: «l’inglese, il polacco, il francese e probabilmente il fiammingo», come ha confermato Eduard Bassurin, alto grado militare della Repubblica del Donetsk. L’elenco delle lingue parlate nella sacca dev’essere più ampio, se qualche giorno fa Mosca ha elevato una formale protesta contro il Governo della Croazia per il fatto che militari croati combattono a fianco delle milizie di Kiev. La cosa è stata confermata dalla ministra degli Esteri croata Vesna Pusic in forma di smentita: no, i nostri non combattono a fianco delle milizie neo-nazi (il battaglione Azov, macchiato di autorità), ma «integrati nell’armata regolare di Kiev, per quanto ne so». Per quanto ne so.


I Balcani, di nuovo?
L’avventurismo destabilizzatore USA-UE sta già per ottenere un risultato fatale: la riapertura della frattura nei Balcani, fra occidentalisti e filo-russi. Proprio da pochi giorni il Governo della Macedonia, minacciato di colpo di Stato democratico (o espansione della democrazia, secondo Soros) ha scelto il fronte filo russo, insieme a Serbia, Grecia e Cipro. L’atto con cui la piccola repubblica ha decretato in quale campo sta, è stata l’approvazione , da parte del Parlamento macedone, di un emendamento alla Costituzione che risuona così: si chiama matrimonio «esclusivamente l’unione di un uomo e di una donna». Con 72 voti contro 4. Il che ha fatto infuriare il capo dell’opposizione, tale Libco Georgevski, che a Radio Free Europe (CIA) ha tuonato: «L’attuale Governo è contro la NATO e contro la UE, è uno strumento della politica di Belgrado…». È un parziale insuccesso delle note Ong americane NED (National Endowment for Democracy) e NDI (National Democratic Institute), che coi soldi di Soros e con le direttive di Victoria Nuland si sono prese a cuore da tempo la povera Macedonia, e il suo inespresso bisogno di democrazia occidentale. Non c’è dubbio che queste Ong – accusate ingiustamente dal Governo vigente di aver tentato un colpo di Stato per il cambio di regime – moltiplicheranno gli sforzi per estendere le libertà occidentali ed i nostri valori alla piccola repubblica.


Che giochi gioca Obama?
Un’altra domande che si impone. «Aerei della coalizione (capeggiata dagli USA) contro Daesh paracadutano armi e munizioni a Daesh»: lo ha denunciato davanti al Parlamento iracheno il presidente della Commissione Sicurezza e Difesa del medesimo Parlamento, Hakem al-Zamli. Aggiungendo che «abbiamo prove documentali, fotografiche, informative che questi aerei violano la sovranità irachena e gli usi internazionali».
Nessuna smentita, anzi nessuna risposta, è venuta finora dall’Amministrazione USA.

Bisogna riconoscere che non sono risposte facili da ottenere: non c’è riuscito nemmeno Chuck Hagel, che era addirittura il Ministro della Difesa di Obama: quando nel settembre scorso ha chiesto alla casa Bianca risposta «scritta» alla domanda: «Contro chi si batte il Pentagono in Siria?», non solo non ha ricevuto risposta, ma è stato licenziato. Chuck Hagel era un poco disorientato: sapendo benissimo che Daesh era stato formato ed addestrato da USA e Sauditi per rovesciare il laico Assad in Siria e poi inviato in Iraq a massacrare sciiti ed eliminare il Governo sciita di Al Maliki, con addestratori della CIA sul campo, voleva sapere come ciò si conciliasse con le disposizioni date al Pentagono di bombardare questi loro terroristi preferiti.
Misteri di Obama. O meglio, misteri del suo vacuo e confusamente machiavellico cerchio magico (pare che Hagel sia stato licenziato in tronco da Susan Rice, la negretta attuale consigliera di sicurezza nazionale, «intellettualmente ed affettivamente» vicina ad Obama): un cerchio magico oggi sotto accusa da parte dei Savi Anziani di Washington (Council on Foreign Relations) come abbiamo illustrato in un articolo precedente.


Un attacco obliquo alla Nuland
Potrebbe far parte di questo attacco dell’Establishment anche una notizia assolutamente non confermata, e di cui lasciamo tutta la responsabilità a Benjamin Fulford, un blogger canadese con un passato da linguista (scrive libri in giapponese) e di analista strategico-finanziario, che sembra ben informato su certe cose. Se fosse vera, è una notizia-bomba:
Ai primi di febbraio in Germania sarebbe stato arrestato «un assistente di Victoria Nuland» (la sottosegretaria di Stato che tanto ha operato per portare l’Ucraina nella sfera NATO) che è anche un dipendente di una finanziaria chiamata Vanguard Corporation, in possesso di quasi un miliardo di dollari falsi – ma falsi di alta qualità, in banconote da 100 – con cui verrebbero pagati mercenari in Siria, Iraq, Ucraina , Libia. Anche i mercenari americani oggi presenti in Ucraina sarebbero pagati coi dollari falsi. En passant, Benjamin Fulford rivela che quando il 18 maggio la truppa di Kiev attaccò la città di Sloviansk senza aspettarsi l’efficace difesa dei ribelli del Donbass, la Academi (è l’ex Blackwater di funesta memoria in Iraq) ci ha perso 59 suoi contractors, e la Greystone, un’altra ditta di militari privati, 17.
Non è bello morire per un pugno di dollari. Falsi, poi…
Il tizio della Nuland arrestato dai tedeschi, di cui non si fa il nome, avrebbe reso ampia confessione: gettando luce, fra l’altro, sulla misteriosa e sanguinosa sparatoria che a piazza Maidan, ai primi di febbraio, fece 95 morti: dove misteriosi cecchini spararono indiscriminatamente sia sui poliziotti sia sui dimostranti.

Accadde il febbraio di un anno fa.
Di questo oscuro e losco episodio – che precipitò la caduta di Yanukovitch e il putsch dei filo-americani di Kiev – parlò a Catherine Ashton, come forse si ricorderà, il ministro degli Esteri estone Urmas Paet, in una telefonata che fu intercettata: «Il fatto rivoltante è che dietro ai cecchini non c’era Yanuchovic, ma dei membri della nuova coalizione (d’opposizione, ossia i liberatori filo-occidentali). La Ashton, per nulla rivoltata, cercò di parlare d’altro.

Fausto Biloslavo, l’ottimo inviato del Giornale, il 7 marzo 2014 trasse la conclusione seguente: «è forte il sospetto che nel bagno di sangue del 20 febbraio in piazza Maidan fosse coinvolta una “terza forza”, che aveva l’ordine di sparare per uccidere su manifestanti e poliziotti con l’obiettivo di creare il caos. Come è puntualmente avvenuto provocando la caduta» del Governo eletto di Yanukovitch.
Adesso l’uomo nelle mani dei tedeschi avrebbe confessato che l’ordine sarebbe venuto dalla Nuland: far sparare i cecchini in modo da «creare un po’ di panico». Da cui si vede che – vera o no, confermata o no – la notizia-bomba ha un bersaglio chiaro: è un siluro lanciato alla Nuland, al cerchio magico e ai forsennati guerrafondai del Dipartimento di Stato. Un siluro che pare originato dall’interno stesso dell’Establishment americano, con grande interesse e soddisfazione del Pentagono.
Può far parte del siluro il fatto che la BBC, di colpo, è tornata sulla misteriosa sparatoria di piazza Maidan di un anno fa, intervistando uno sparatore, che ha ammesso di aver sparato, quel giorno fatale, sui poliziotti.
Ma ancor più strana, e più rovinosa per i neocon, è l’improvvisa ricomparsa di Zakarias Moussaoui con una testimonianza-bomba, accuratamente riferita da Robert Parry, l’analista con ottimi agganci coi servizi d’intelligence USA critici dell’andazzo.

Ricordate Zacarias Moussaoui?
Forse no, e siete scusati: sono cose vecchie, risalgono al 2001, l’11 Settembre. Cittadino francese d’origine marocchina, Moussaoui è stato dipinto – e condannato all’ergastolo – come «la mente dietro gli attentati» dell’11 Settembre, «esponente di Al Qaeda» ed «uomo di fiducia di Bin Laden»: anche se non ha avuto modo di compiere fisicamente l’attentato magari dirottando un aereo, per il semplice fatto che è stato arrestato in Usa nell’agosto 2001, ossia un mese prima che l’evento si producesse.
Ebbene: questo poveraccio (probabilmente innocente) che marcisce da 15 anni nella galera di massima sicurezza di Florence Colorado, di colpo torna all’attenzione del New York Times: questo autorevolissimo quotidiano, il 4 febbraio scorso, rivela che Moussaoui ha fatto dichiarazioni giurate in cui «implica alti dirigenti sauditi come collaboratori di Al Qaeda», compromettendo en passant «anche il Likud, illuminando cioè la bizzarra alleanza fra Ryad e Netaniahu».
Moussaoui, dal fondo della sua cella, accusa il principe Turki al-Faisal, all’epoca capo dei servizi sauditi, il principe Bandar bin Sultan, già ambasciatore di Arabia Saudita in USA, il miliardario al-Waleed bin Talal…. Che costoro fossero amiconi di Osama bin Laden e suoi potenti finanziatori e suggeritori, è un segreto di Pulcinella: nel rapporto del Congresso sull’11 settembre, pubblicato nel 2002, ci sono 28 pagine che il presidente Bush fece a suo tempo segretare (ma che alcuni senatori hanno potuto leggere), proprio perché mettevano in luce la parte negli attentati del regime saudita, nonché gli intimi rapporti che univano i Bin Laden alla stessa famiglia Bush. Basta ricordare che il principe Bandar bin Sultan, l’uomo che minacciò Putin di lanciare i «suoi» terroristi ceceni a fare strage alle Olimpiadi di Sochi, se Mosca non smetteva di sostenere il regime di Assad, era così intimo di Dubya da esser chiamato «Bandar Bush».


Al New York Times lo sanno benissimo, questo segreto di Pulcinella. La vera novità è che un giornale così autorevole, voce storica dell’Establishment, inopinatamente, dia tanta importanza al povero Moussaoui; ma sono quelle 28 pagine segretate che ora l’inopinata testimonianza dell’ergastolano rischia di riportare alla conoscenza pubblica, rovinando gli strani rapporti non solo della famiglia Bush, ma dei neocon ebrei in intima alleanza coi sauditi. Rapporti che s’incarica di illuminare Parry, riferendo accuratamente di vari incontri – recentissimi – tra israeliani e sauditi d’alto livello, in cui entrambe le parti si trovavano d’accordo strategicamente su alcuni punti: il comune paura che l’Iran si faccia la bomba atomica, l’odio per la componente sciita che «si estende da Teheran a Beirut via Damasco», e dunque la necessità di far cadere Assad, che da Damasco è «la chiave di volta» di questa «mezzaluna sciita»… meglio i terroristi sunniti del DAESH che Assad, hanno detto tanti personaggi ebrei, da Michael Oren, ex ambasciatore in USA per Israele) fino a Netanyahu. Adesso che l’Establishment sembra aver deciso che a Damasco è meglio rimanga Assad, quest’alleanza saudi-giudaica vuol essere fatta diventare un’incriminazione di un regime ormai in disgrazia agli occhi americani (i sauditi hanno distrutto la loro industria dei gas da scisti), e di un Netanyahu che ha fatto perdere la pazienza ad altissimi ambienti USA.
Se ciò comporterà un cambiamento a danno della Nuland, è ancora tutto da vedere. Ma sarà interessante seguir
Maurizio Blondet
 
la Francia come l'Italia di Monti

La Francia Si Autodistrugge in Allegro Socialismo (Contanti Vade Retro)

Di FunnyKing , il 4 maggio 2015 76 Comment



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(dai su consoliamoci. in fondo Renzi non è il peggio che ci poteva capitare)​
Notizie dalla Francia:
I pagamenti in denaro contante per i residenti francesi saranno ridotti da 3000€ a 1000€
I pagamenti in denaro contante per i residenti turisti saranno ridotti da 15.000€ a 10.000€
Se un Francese vuole cambiare Euro in altre valuta, potrà farlo al massimo fino a 1000€ senza essere identificato.
Se un correntista francese ritirerà più di 10.000€ al mese dalla sua banca allora verrà segnalato all’autorità antiriciclaggio
Le banche dovranno informare le autorità per ogni movimento superiore a 10.000€ incluso l’oro fisico
Il settore delle criptovalute verrà ristretto e regolamentao (il fatto che non sia stato detto come, credo dipenda che li è un pochino difficile convincere i francesi a comunicare i movimenti in bitcoin sopra i 10.000e alle autorità n.d. fk)
Dettagli su le Parisen
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Come vi dicevo, gli Stati competeranno anche sulla quantità di libertà che lasceranno agli individui. La Francia…. bel posto per farci il turista.
p.s. cari Zombies che “non avete nulla da nascondere”, buona bancarotta e mi raccomando chiedete altro uelfer che qualcuno pagherà…. si si #statesereni
 
"I pagamenti in denaro contante per i residenti francesi saranno ridotti da 3000€ a 1000€
I pagamenti in denaro contante per i residenti turisti saranno ridotti da 15.000€ a 10.000€
Se un Francese vuole cambiare Euro in altre valuta, potrà farlo al massimo fino a 1000€ senza essere identificato.
Se un correntista francese ritirerà più di 10.000€ al mese dalla sua banca allora verrà segnalato all’autorità antiriciclaggio
Le banche dovranno informare le autorità per ogni movimento superiore a 10.000€ incluso l’oro fisico"


e' una dichiarazione di default? :mmmm:
 
dopo l'invasione della Libia per uccidere Gheddafy ecco che anche Hollande dopo Sarcozy si appresta alla guerra
L’Europa Nobel per la pace dichiara già la prima guerra

di Gian Micalessin
La prima guerra dell’Europa Nobel per la Pace è già all’orizzonte.
Si combatterà in Mali e vedrà la Francia in prima linea
FRANCIA: FATE PRESTO SALVATE IL SOLDATO HOLLANDE!












Scritto il 19 gennaio 2016 alle 09:00 da icebergfinanza


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Mentre si avvicina il nono compleanno di Icebergfinanza, queste prime settimane del 2016 saranno ricordate per anni come l’esplosione della consapevolezza, l’esplosione del senno di poi.
A partire da MADAME VOLATILITE’ vi abbiamo raccontato più volte raccontato negli ultimi anni che la Francia è il malato per eccellenza dell’Europa…
E in un certo senso sono in pochi a sospettare di Madame Volatilité, pochi sanno, pochi conoscono, quale è la sua reale situazione…
Nel ritratto delle cose di Francia, Nicolò scrive … E Francesi per natura (…) sono insopportabili di disagi e incomodi loro; e col tempo straccurono ( trascurano) le cose in modo che è facile, col trovargli in disordine, superargli. (da Scritti politici: Il ritratto delle cose di Francia).
Ieri all’improvviso… Allarme di Hollande: «La Francia è in emergenza economica».
«Ritengo che di fronte al disordine mondiale, di fronte ad una congiuntura economica incerta e una disoccupazione persistente, vada anche proclamato uno stato d’emergenza economico e sociale», ha detto Hollande. Per i media francesi questa «è l’ultima chance» del presidente. «È la sua ultima battaglia – scrive Le Monde – sarà quella che segnerà il bilancio del suo quinquennato e che determinerà la sua capacità di correre per un secondo mandato nel 2017».
Se lo scrive Icebergfinanza immagino siano tutte fantasie, ma forse se lo scrive il Sole 24 Ore, qualcuno incomincia a crederci … Perché è il malato d’Europa
Una piccola sintesi…
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Thanks to TRADINGECONOMICS.COM
L’ultimo è il rapporto deficit/pil, è oltre il 4 % dalla notte dei tempi, ma in fondo che importa è proprio per questo che Hollande dichiara l’emergenza economica e sociale, al prossimo giro potrà chiedere all’Europa un altro decennio di sforamenti.
Chissà se nel 2017, i nostri eroi, Sarkozy e Hollande riusciranno con i soliti trucchi a ad arginare l’onda lunga della storia che sta per arrivare anche in Francia.
 
La disoccupazione è funzionale alla compressione del costo del lavoro
Le chiamano “riforme”
In Francia proseguono le proteste contro la "loi travail"
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«L’Europa combatteva di nuovo, scaraventata nell’incubo di una guerra civile, il peggiore tra i conflitti: quello in cui il fronte può essere ovunque e il nemico non indossa divise. Padri contro figli. Vecchi contro giovani. I diritti degli uni contro l’invisibilità degli altri. Tutti ugualmente condannati a un gelo senza fine».

I Diavoli, Guido Maria Brera

11 APRILE 2016 – «Da ieri la Francia è paralizzata dallo sciopero generale di quarantotto ore che ha mobilitato milioni di lavoratori contro le politiche di rigore annunciate dal governo in accordo con i vertici della Trojka. Le strade di Marsiglia, Lione, Bordeaux, oltre a quelle della capitale, sono state invase da centinaia di migliaia di manifestanti, mentre il Paese si bloccava. Fermi i treni e i trasporti, chiusi numerosi esercizi commerciali, chiuse le poste e le scuole, ridotti al minimo i servizi sanitari e l’erogazione di energia elettrica e gas, bloccate le rotative dei principali quotidiani.
Ovunque l’appello alla mobilitazione ha registrato una massiccia adesione da parte dei lavoratori.
Nonostante la paralisi dei trasporti e i giganteschi ingorghi che hanno bloccato per tutta la giornata gli accessi alla capitale, un corteo di duecentomila persone ha attraversato le vie di Parigi, scandendo slogan durissimi contro i sacrifici richiesti dall’Unione Europea e dal Fondo Monetario Internazionale. […]
Sui mercati obbligazionari monta il panico, intanto l’Europa ha conosciuto una delle peggiori giornate della sua storia dalla fine della seconda Guerra mondiale. Senza un accordo sui parametri del debito e una riduzione delle politiche di rigore, il continente rischia di precipitare nella paralisi di attività economiche e servizi pubblici, nonché in un’esplosione incontrollata del conflitto sociale».
Queste frasi potrebbero benissimo essere state prese in prestito da una qualsiasi agenzia di stampa che negli ultimi giorni ha raccontato la “Nuit debut” francese e le proteste contro la riforma del codice del lavoro voluta dalla ministra trentasettenne Myriam el Khomri ma invece sono tratte da un romanzo che si intitola I Diavoli, edito nel 2013 da Rizzoli. A distanza di tre anni dalla pubblicazione del libro, la profezia del pratagonista, Massimo, si avvera: «Tutto come previsto. L’inverno cominciato mesi prima aveva continuato a congelare l’Europa. E adesso la tempesta superava Alpi e Pirenei. La mattanza non risparmiava nessuno. Gli intoccabili di ieri erano diventati la carne da macello di oggi. Il dubbio sollevato dalla tenuta del debito ellenico era stato il bacillo di un’epidemia letale. Dopo Grecia, Italia e Spagna, toccava alla Francia».
Da 11 giorni place de la République a Parigi ospita i manifestanti del movimento “Notte in piedi”, che protestano contro la nuova legge sul lavoro che si ispira al Jobs Act italiano e che verrà discussa all’Assemblea nazionale a partire dal 3 maggio.
 
Settimane di scontri in Francia contro l'abolizione dei diritti dei lavoratori e il silenzio della stampa italiana


Gente che lotta contro la versione francese del Jobs Act non piace a Sua Maestà Renzi o Sua Santità Napolitano. E in Italia se una cosa non è gradita ai Santincielo semplicemente non esiste, i giornalai di regime la fanno svanire. E dato che i giornalisti sono stati epurati un po' ovunque, restano solo i giornalai a "diffondere" l' "Informazione Unica Autorizzata". Guarda caso, la protesta in Francia (che non è a 5000km dall'Italia) è meno trattata dai media italiani del raffreddore dell'ultima attricetta boliviana.
 
Francia: pmi manifatturiero sale a settembre a 49,5 (RCOP)
Corriere della Sera - ‎13 minuti fa‎


09:24 Indice servizi e composito balzano ai massimi da 15 mesi (Il Sole 24 Ore Radiocor Plus) - Roma, 23 set -

Segnali positivi dall'economia francese in settembre. L'indice pmi manifatturiero risale a 49,5 da 48,3 in agosto, ed e' il risultato migliore da sei mesi. La rilevazione, condotta da IHS Markit, e' una stima preliminare del campione. Bene anche l'indice che misura l'andamento del settore dei servizi basato su interviste ai responsabili degli acquisti (pmi) delle imprese del settore: e' balzato a 54,1 da 52,3 in agosto, ai massimi da 15 mesi. L'indice composito, infine, sale a 53,3 (51,9 in agosto) anche in questo caso si e' ai massimi da 15 mesi. com-Ggz (RADIOCOR) 23-09-16 09:24:26 (0156)
 

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