L'unica cosa certa è che la gente vede morire gli alberi secolari nell'indifferenza totale.. senza un minimo cenno di protesta popolare..
Questo pian piano distruggerà le piante di olivo e non solo.. in tutto il continente..vediamo chi sarà colui che accenderà la miccia della ribellione..
Dico la mia da turista nordico sensibile alla questione e informato sui fatti da alcuni produttori locali coinvolti nel disastro.
La produzione di olio in Puglia e in Salento in particolare è incredibilmente parcellizata. Praticamente ogni salentino ha vicino a casa almeno un ettaro con cui produce il suo olio. Nessuno vende, nessuno affitta. Continuano a raccogliere, portare al frantoio e farsi la provvista col prodotto del loro terreno. A chi può far gola questa situazione?
Di più: le piante secolari sono vincolate anche da morte e non possono essere espiantate.
Di più: le minuscole proprietà sono delimitate da muretti a secco sottoposti a vincolo. Cosa che rende impossibile la coltivazione intensiva.
Domanda: cosa serve per scardinare i vincoli ministeriali (a grande richiesta), sbloccare il fatto che nessuno vende e far partire una produzione intensiva????
Beh, ovvio...una bella catastrofe naturale che renda improduttive le proprietà parcellizzate e induca i proprietari a vendere, guardaunpo', a prezzi stracciati.
La situazione attuale: una varierà in particolare è devastata, l'ogliarola salentina. Altre sopravvivono, pur in difficoltà, ma senza certezze. I piccoli, famiglie con piccoli appezzamenti, un ettaro o due, sono già tutti morti. Non riescono a produrre x sé e i loro terreni valgono zero. Le aziende un po' strutturate si stanno tenendo a galla perché hanno diverse varietà di oliva, ma quanto durerà? Il produttore da cui ho acquistato quest'anno ci ha detto che, avendo valutato la situazione, la sua ultima produzione di ogliarola sarà stata quella del 2018.
La mia lettura dei fatti è che si stia puntando ad una massiccia espropriazione a prezzi stracciati di terreni che valgono oro. Un classico nella storia umana moderna.
Si diceva che i piccoli sono morti, quando anche i medi produttori saranno al collasso, partiranno le acquisizioni, poi salteranno i vincoli ministeriali in nome del sostegno al tessuto economico della zona.
Tutto questo nella totale indifferenza dello stato ( che nemmeno indennizza x nessun motivo, mentre una scoreggia potente in veneto è considerata catastrofe naturale), nel totale disinteresse dell'università di Bari (preposta all'indagine scientifica del problema), nell'impossibilità/incapacità di organizzare una forma di protesta solidale (per esempio associazioni di categoria...ma come detto la maggior parte sono privati, quindi, chi li coordina??).
Nel frattempo la pestilenza in 5 anni ha raggiunto Bari, con una virulenza in crescita esponenziale (i danni fatti a lecce in 5 anni, a brindisi sono stati fatti in 2 anni)
Nel frattempo nascono le prime produzioni intensive con grossi macchinari schiacciasassi che rendono coltivabili in 4 ore terreni mai impiantati, con gli ulivi piantati in filari x permettere la raccolta automatica, con la fine della varietà di specie (e della qualità!!) e di ogni tradizione.