ma le cricche non saranno per caso l'una contro l'altra? da usemlab.com
Oro FISICO e oro di CARTA.
Quella appena trascorsa è stata per l'oro una settimana incredibile. Abbiamo già dedicato diversi commenti giornalieri a quello che da anni è oramai denominato il mercato di una reliquia barbarica. Con questo articolo settimanale abbiamo finalmente la possibilità di essere più esaustivi.
Ci sembra che regni ancora molta confusione su questo metallo trascurato da oltre 20 anni e tornato improvvisamente nei titoli di testa di molte agenzie stampa. Di seguito tracceremo quindi un quadro generale della situazione al quale non mancheremo di aggiungere degli ulteriori approfondimenti in futuro.
Il caso dell'oro è molto dibattuto dagli esperti internazionali e soprattutto da coloro che reclamano la libera determinazione dei prezzi sui mercati internazionali.
Il GATA, Gold Anti-Trust Action Commettee di cui forse pochi conoscono l'esistenza, è una organizzazione con ramificazioni internazionali che da qualche anno sta cercando di dimostrare la manipolazione del prezzo dell'oro ad opera delle autorità monetarie americane e di alcune grosse banche d'affari. Accuse non ancora dimostrate ma sicuramente interessanti e soprattutto potenzialmente molto esplosive nel caso in cui qualche nodo, vedi Enron, venisse effettivamente al pettine.
Parleremo poco oltre delle accuse avanzate dal GATA, per adesso riprendiamo i concetti di base sul metallo n. 79 e in particolare le sue funzioni:
- l'oro, come abbiamo già detto, è indubbiamente una riserva di valore che nel corso della storia (esclusi gli ultimi 20 anni naturalmente) ha mantenuto pressoché inalterato il proprio potere di acquisto.
- nel passato recente, trovandosi alla base di tutto il sistema bancario dei paesi più industrializzati, l'oro ha rivestito anche una rilevante funzione monetaria. Durante il regime monetario denominato gold standard la moneta cartacea in circolazione era pagabile al portatore nell'equivalente in oro. Come pochi avranno notato maneggiando per anni le vecchie care banconote in lire la dicitura "pagabile a vista al portatore" condensava ancora il retaggio più evidente di quel sistema. Ovviamente una frase senza più alcun senso. Al "portatore" era rimasta solo la possibilità di farsi cambiare, ad esempio, una banconota da 100 mila in due tagli da 50.
- l'oro, infine, grazie alle sue straordinarie proprietà fisiche è uno dei metalli più pregiati del pianeta.
Delle tre funzioni citate solo l'ultima sembra dare oggi un senso al prezzo dell'oro. Questo, come per ogni merce scambiata in un mercato libero, viene determinato dall'incontro della domanda e dell'offerta nel punto di equilibrio in cui venditori e compratori si trovano d'accordo per scambiarsi la merce.
A differenza di quanto generalmente si crede, negli ultimi anni la domanda mondiale di oro ha seguito un trend crescente e ammonta ad oggi, secondo certe stime, a circa 4000 tonnellate annue. E' una domanda che deriva prevalentemente proprio dalle eccellenti proprietà fisiche dell'oro ed destinata a soddisfare i numerosissimi usi industriali nonchè la produzione di prodotti di lusso e di gioielleria. La componente della domanda di oro a fini di investimento si è invece ridotta quasi del tutto e secondo certe stime ammonta a meno del 15% della domanda totale.
Dall'altro lato, l'offerta di oro fornita dalle società di estrazione si aggira solo sulle 2500 tonnellate annuali, e questo anche a causa del fatto che molte miniere sono state costrette alla chiusura da prezzi troppo depressi.
Il gap di 1500 tonnellate necessario a soddisfare la domanda è colmato in parte dall'offerta di oro già in circolazione e in parte dall'oro venduto dalle banche centrali, le quali, non avendo più l'esigenza di detenere enormi riserve di oro a base del sistema monetario, hanno tutto l'interesse a smobilizzarne alcune quantità e a incassarne il controvalore.
L'oro ancora presente nei sotterranei delle banche ammonta secondo le statistiche più recenti (
www.gold.org) a circa 30 mila tonnellate, circa un quarto di tutto l'oro estratto dalla terra nel corso della storia dell'uomo. Una quantità sufficiente a colmare quel gap ancora per moltissimi anni. Nell'ipotesi estrema di una smobilizzazione totale secondo le quantità attuali per esaurire le riserve delle banche centrali sarebbero necessari almeno altri 50 anni.
E' in questa ragione, apparentemente, che risiede il motivo principale della discesa del prezzo dell'oro degli ultimi 20 anni nonché la previsione di un trend futuro sempre decrescente.
In condizioni di stabilità economica senza più minacce inflazionistiche la presenza di una offerta sicura e progressivamente crescente di oro da parte delle banche centrali ha avuto la meglio sulla domanda con il risultato di farne scendere il prezzo di quasi 600 dollari in venti anni. Tenendo conto della svalutazione del dollaro, i massimi di 850$ raggiunti 22 anni fa, pur in condizioni di estrema speculazione, corrisponderebbero a un prezzo attuale di circa 1600$. Un crollo del prezzo molto maggiore di quello che potrebbe sembrare guardando alla semplice serie storica.
Tuttavia, questa fin qui esposta è solo una breve sintesi sul mercato dell'oro… FISICO.
Un'altra storia è invece il mercato dell'oro… di CARTA… FINANZIARIA che si dipana essenzialmente intorno a due punti.
1) come abbiamo detto nel capitolo della nostra analisi dedicato ai derivati (link derivati) l'esplosione di strumenti derivati nelle ultime due decadi è stata esponenziale ammontando oggi a una cifra spaventosa di 100 trilioni di dollari di controvalore, il 30% dei quali detenuti da una sola banca, tra virgolette di investimento: JP Morgan Chase.
I derivati sull'oro rappresentano una minuscola parte di questa enorme montagna, tuttavia in proporzione al mercato dell'oro FISICO i contratti in essere registrano controvalori nominali piuttosto elevati pari a circa 3-4 anni la produzione annuale e a un terzo delle riserve delle banche centrali mondiali.
2) la dinamica dei tassi di interessi e dell'inflazione negli ultimi anni ha permesso a molte banche di investimento di prendere a prestito l'oro dalle banche centrali a basso costo, nell'ordine di un punto percentuale (vedi KITCO per i lease rate storici sull'oro) e di venderlo sul mercato dell'oro FISICO. Il ricavato è stato investito costantemente in attività finanziarie con tassi molto più alti dell'ordine del 5-6%.
Un giochetto che per diversi anni ha garantito guadagni elevati, soprattutto qualora, come non è da escludersi, certi operatori più avidi abbiano lasciato le posizioni come descritte, ovvero parzialmente o del tutto scoperte, in altre parole posizioni molto rischiose e tese a incassare la totalità di quel margine molto appetibile.
Una operazione volta a lucrare un utile senza alcun rischio richiederebbe infatti l'hedging totale attraverso l'assunzione di una posizione lunga sul mercato dei derivati. In tal caso però si lucrerebbe solo una frazione di quello spread, nell'ordine di meno di un punto percentuale.
Ecco quindi dove sta il nocciolo vero del mercato GLOBALE dell'oro e, soprattutto, da dove partono le accuse del GATA e di altri teorici della manipolazione del prezzo dell'oro.
Solo la garanzia di un tetto al prezzo dell'oro permetterebbe infatti agli operatori di cui sopra di trarre i massimi profitti dalle operazioni in maniera certa ma soprattutto SENZA RISCHI.
Una manipolazione di ovvia convenienza anche per le autorità di mercato e questo per due motivi:
1) di fatto il tetto al prezzo dell'oro ha eliminato il maggiore barometro di crisi finanziarie ma soprattutto il maggiore campanello d'allarme dell'inflazione. Due generi di preavvisi che, sollevando complicazioni nella gestione delle politiche monetarie, hanno sempre dato fastidio alle autorità,
2) di fatto la depressione del prezzo dell'oro ha consentito l'imposizione del dollaro come la più importante riserva delle banche centrali mondiali contribuendo a innalzare il prezzo del dollaro sui mercati valutari mondiali con effetti certamente tanto desiderabili per le autorità americane quanto moralmente inaccettabili sia per il sistema economico mondiale che per le economie in via di sviluppo (link a tributo mondiale su inaccettabili)
Come uno studio pubblicato dal Journal of Political Economy nel 1998 ha evidenziato ("Gibson's Paradox and the Gold Standard", vol. 96, June 1988, pp. 528-550) il prezzo dell'oro si è mosso storicamente in maniera inversamente correlata ai tassi di interesse reali (tassi nominali meno tasso di inflazione), una relazione logica e piuttosto precisa venuta a mancare nel 1995, anno in cui la correlazione tra le due variabili è diventata positiva (il chart del grafico con un articolo esaustivo lo trovate al sito
www.goldsextant.com.
Secondo i precedenti storici presentati nella ricerca oggi dovremmo avere, in corrispondenza di tassi di interesse reali quasi nulli, un prezzo dell'oro di circa 500-600 dollari. Circa il doppio dei valori attuali.
Come dicevamo all'inizio, ancora non c'è stata alcuna dimostrazione della manipolazione dichiarata tale da un'autorità giudiziaria, tuttavia sono ancora in corso delle cause legali contro i presunti responsabili del cartello, che vanno dallo stesso A. Greenspan, alla stessa JP Morgan, all'ex presidente Bill Clinton e ad altri esponenti politici e finanziari piuttosto eminenti.
Le stime dichiarate dai teorici del cartello in merito all'attività dello stesso consistono in una posizione venditrice netta scoperta compresa in un range tra 7,5-15mila tonnellate di oro, 3-6 volte la produzione annuale. Oro che è stato venduto sul mercato FISICO nell'arco di diversi anni e che, essendo stato impiegato per usi industriali o essendo arrivato magari ai polsi dei più vanitosi di noi, non potrà più essere restituito al prestatore se non ricorrendo al mercato dell'oro FISICO a un costo elevatissimo, o solo con il sostegno massiccio delle banche centrali (e a rischio di far venire i nodi al pettine, qualora effettivamente ci siano).
Le stime valutano intorno ai 300$ per oncia la soglia di sicurezza oltre la quale i presunti operatori del cartello potrebbero cominciare a subire delle perdite. Non a caso è un livello che ha rappresentato una fortissima area di resistenza per diversi anni, rotta solo in momenti particolari ma poi sempre ristabilita.
Le solite stime pongono invece a 350$ la soglia di dolore massima sopportabile per tutti gli operatori del cartello. Oltre quel limite la montagna di profitti realizzati in questi ultimi anni potrebbe tramutarsi rapidamente in una insostenibile montagna di perdite, con pericolosi effetti a catena.
L'analisi tecnica alla chiusura di venerdì individua ancora un margine di salita piuttosto probabile fino a 325-330 dollari. Secondo le congetture esposte, a quei livelli il cartello si troverebbe a metà strada tra la soglia di rischio e quella di implosione. In tal caso si dovrebbero cominciare a notare segnali sempre più evidenti di un nervosismo tra gli operatori.
Già il 6 Febbraio a seguito del rally giornaliero di nove punti, la JP Morgan Chase, il maggior operatore sui derivati sull'oro ritenuto oramai l'ultimo baluardo del cartello, è dovuta intervenire ufficialmente per negare i rumori circolanti sul mercato che avesse subito una forte perdita.
Domani il mercato dell'oro ripartirà da circa 303 dollari. Siamo molto curiosi di seguire l'evoluzione del mercato di un metallo che per millenni ha affascinato diverse civiltà e che solo le conquiste recenti del meraviglioso mondo della tecnologia ha relegato a una merce come tante altre.
Seguiremo quindi la vicenda con molto interesse ma soprattutto con la consapevolezza che Argentina ed Enron sono stati i primi ma potrebbero non essere gli ultimi scheletri venuti fuori in questi mesi dagli armadi della finanza mondiale.
Lunedì 11 Febbraio 2002