Le quattro valute principali (IV)
(30/05/2002) All'interno del contesto economico presentato nell'articolo precedente, le valute mondiali più importanti tornano ad essere necessariamente quattro e non più tre. Il dollaro, l'euro, lo yen e l'oro. Oggi l'euro ha toccato nuovi massimi sul dollaro, lo yen la settimana scorsa aveva toccato nuovi massimi contro dollaro ed euro. Un anno fa il dollaro era la valuta più forte del mondo. Eppure introducendo l'oro come quarta valuta, si può determinare una nuova serie di relazioni: il tassi di cambio oro/$, oro/Euro e oro/JPY.
Proviamo a vedere l'andamento di questi tre tassi di cambio dal novembre 2000 a oggi:
Oro contro dollaro è passato da un minimo di 255 a un massimo di 325: +27.5%:
Oro contro euro è passato da un minimo di 280 a un massimo di 350: +25%:
Oro contro Yen è passato da un minimo di 30000 a un massimo di oltre 40000: +34%:
Il trend è chiaro e ineccepibile. La valuta che si è apprezzata costantemente in questa altalena tra tassi di cambio incrociati di valute cartacee è l'oro. Eppure ancora in pochi stanno cercando di approfondire le motivazioni a base di questa inconfutabile forza assoluta della reliquia barbarica.
I fondi di investimento negli ultimi anni novanta avevano abbandonato euro e yen per spostarsi in America, da marzo 2002 hanno abbondato euro e dollaro per riversarsi in giappone, in questi giorni lasciano parzialmente lo yen e in maniera massiccia il dollaro per entrare nell'area euro.
Un inseguimento alla ricerca disperata della valuta cartacea più forte che solo i migliori investitori hanno saputo evitare, abbandonando indistintamente ogni valuta, per comprare la moneta assoluta senza confini spazio temporali.
In un contesto di economia globalizzata, una eventuale crisi economica americana produrrà dei forti movimenti di capitale tra le diverse valute cartacee, tuttavia, il movimento di capitali più redditizio potrebbe essere ancora quello verso il metallo giallo, come lo è stato nell'ultimo anno e mezzo.
Una crisi dell'economia USA avrebbe infatti ripercussioni generalizzate su qualunque altra economia mondiale. In tal caso una valuta cartacea potrà assumere una forza relativa rispetto alle altre, ma la moneta vincente su tutte, alla fine del processo, non potrà essere che l'oro.
A nostro avviso il trend in corso potrebbe quindi rappresentare solo l'inizio di una consistente rivalutazione del metallo giallo. Non sarà tuttavia un processo rapido. Le banche centrali e tutti gli altri emittenti di debito e azioni, stanno assistendo a un deprezzamento della loro carta moneta niente affatto gradito. Presto o tardi le banche centrali stesse, a monte di tutta la gestione monetaria, potrebbero intervenire per arrestare il processo di rivalutazione dell'oro e deprimerne il prezzo.
Il presidente Welteke della Bundesbank tedesca ci ha già provato un paio di volte nei mesi scorsi, con due interventi verbali. La prima volta è stato efficace, ma le parole del secondo intervento hanno fornito agli operatori un motivo in più per speculare contro la direzione da lui desiderata. Del resto tra gli operatori che figurano statisticamente come perdenti regolari sui mercati finanziari troviamo, accanto agli amatori, le stesse banche centrali.
Non è un caso che la banca d'Inghilterra abbia smobilizzato tra il 2000 e il 2002 le proprie riserve (oltre 400 tonnellate) ai prezzi minimi degli ultimi 22 anni. Difficilmente un professionista sarebbe stato in grando di realizzare una operazione così disastrosa. Ci sarebbe riuscito forse uno dei tanti amatori entrato sull'investimento azionario ai massimi della bolla speculativa. E non è un caso che nel 1992 la banca d'Italia e quella d'Inghilterra vennero sconfitte duramente nella difesa delle loro valute, lira e sterlina, proprio nel momento in cui decisero di intervenire sul mercato.
I flussi di capitale nell'economia di oggi sono elevatissimi è più potenti di qualsiasi banca centrale. A nostro avviso anche della stessa FED. Una manovra concertata delle banche centrali per soffocare la salita dell'oro potrebbe causare inizialmente una drastica correzione del prezzo. Tuttavia senza una REALE ripresa economica mondiale tale eventualità regalerebbe agli operatori e agli investitori solo una splendida occasione per rientrare a prezzi più bassi e per riposizionarsi ancora meglio nella propria strategia di difesa del capitale o di attacco al sistema cartaceo.
Da due anni i grossi investitori sono alla ricerca di un valido motivo che li trattenga negli asset cartacei. Questo motivo è senza dubbio identificabile nella ricerca di un profitto e può essere garantito solo da una ripresa economica REALE.
Senza questo presupposto la maniera più efficace per difendere i capitali dalla confisca inflazionistica (leggi: diluzione del circolante) rimane la migrazione verso la moneta assoluta. Una evidenza avvalorata dalle parole del 1966 di Alan Greenspan stesso: "In assenza del gold standard non c'è modo di proteggere i risparmi dalla confisca inflazionistica. Non esiste una riserva sicura di valore".
Per altri operatori più aggressivi, tra cui indubbiamente numerosi hedge fund, la migrazione verso l'oro potrebbe trasfomarsi invece nella migliore occasione di fare soldi che il secolo appena iniziato sta offrendo loro su un vero e proprio "piatto d'argento".
30 Maggio 2002