Tra i tanti temi che influenzeranno le vicende finanziarie del 2011 (cerco di restringere lo spazio temporale ai prossimi 12 mesi) la ripresa dell’economia americana e le turbolenze sull’euro rivestiranno un ruolo di primaria importanza.

Per quanto il mondo della finanza ci abitui a ondeggiare fortemente tra eccessi di ottimismo e di pessimismo, mi sembra che più numerose siano state, negli ultimi tempi, le manifestazioni di sfiducia.

Sul prossimo andamento dell’economia americana la grande maggioranza dei pareri (fermo restando che non manca mai chi vede tutto molto rosa o molto nero) pare orientata per una ripresa continua, ma molto lenta. Colpisce in particolare l’estrema prudenza dei soggetti istituzionali (Obama e Bernanke) nel prevedere un futuro ancora costellato di difficoltà. Sarebbe doveroso un riconoscimento alla serietà di quei signori, specie se confrontata con la disinvoltura da venditori di tappeti di certi “campioni” della politica nostrana, ma ci siamo imposti di tenere i fatti non finanziari al di fuori di questo thread, e così faremo.

Per l’ultima esternazione di Bernanke: News Headlines

Rimane il fatto che, al momento, gli osservatori più seri ci avvertono di non farci troppe illusioni su di una ripresa folgorante al di là dell’Atlantico. Se così staranno le cose, l’America, per usare le parole di Bernanke, vedrà una ripresa “moderately stronger” nel 2011 e il tasso di disoccupazione impiegherà ben 2 anni per scendere al livello, ancora alto per gli USA, dell' 8%.
Con queste premesse, mi sembra difficile che i mercati possano esaltarsi. Anche le previsioni di possibili aumenti dei tassi reali nella seconda parte dell’anno, precedendo quelli ufficiali di circa 6 mesi, potrebbero apparire eccessivamente ottimiste. Non sembrerebbe più probabile una lunga fase laterale?
In ogni caso da lunedì si ricomincia con le trimestrali americane e l’umore del mercato potrebbe esserne fortemente influenzato.

L’altro tema delicatissimo riguarda i debiti sovrani europei. Anche qui le premesse non sembrano le migliori. Mi ha colpito che alcune banche si siano già premurate di informare i loro clienti su come comportarsi se l’euro si sfaldasse. Suona ironico che gli stessi istituti continuino a definire una tale ipotesi “improbabile”, mentre però si affannano a ricordare, per esempio, che gli investitori desiderosi di proteggersi con acquisti sul mercato tedesco, dovrebbero privilegiare azioni e real estate, ed evitare i corporate bonds.
L’ipotesi poi di un default greco, con eventuale ritorno alla dracma, viene sempre più considerata probabile da questi soggetti, anche se, almeno da quanto ho letto io, non riescono a dipingere un quadro convincente sulle conseguenze di una tale eventualità.
Anche qui, tuttavia, mi sembra di notare un pessimismo crescente tra gli operatori, per quanto essi non siano in grado di ipotizzare scenari veramente plausibili.
Una risposta in grado di spazzare ogni incertezza e di porre le premesse ad un futuro relativamente più “tranquillo” potrebbe provenire dai “policy makers” europei, ma purtroppo sappiamo quanto macchinosi e complessi siano tali decisioni nell’Europa di oggi.

Dunque, che fare?

Qualcuno, nei post precedenti, suggeriva di ragionare in ottica esclusivamente di breve termine: mi sembra francamente difficile dargli torto. Poi magari saremo smentiti, perché assisteremo a svolte clamorose e chiarificatrici, nel bene o nel male. E così quelli che ci avranno preso si lanceranno nell'elogio della loro preveggenza... Comunque in un'ottica di breve termine possono rientrare agevolmente le raccomandazioni di molte investment banks (e, in parte, anche di Bill Gross) di puntare sui Paesi Emergenti (bonds e azioni), alcune commodities, metalli preziosi, e su alcune valute minori.
Il tutto, si intende, all’insegna della massima flessibilità.




Da quando seguo i mercati, dal lontano 1986 periodi tranquilli ce ne sono stati pochi, e quando
Ci sono stati sono poi scoppiate le varie bolle. Adesso si tratta di ragionare, portando ognuno
il suo contributo. Mentre scrivo il debito americano ha superato abbondantemente i 14000 Mld
Di $, il pil in America è di circa 15000 Mld di $. Siamo in piena fase QE 2, mi sembra che gli USA
abbiano grande necessità di attrarre capitali e guarda caso, a turno, Grecia, Irlanda e ora Portogallo
si sono trovate nel pieno della tempesta. Poi, dietro le pressioni UE e del FMI le prime due hanno
accettato gli aiuti, facendo calmare i mercati, quindi €, borse, finanziari, Bond e perpetue si sono rialzati. Se adesso anche il Portogallo, come spero, con Germania e Francia che fanno pressione,
accetterà gli aiuti, allora le tensioni sui PIIGS si allenteranno, gli spread col Bund si ridurranno
ecc. ecc. con il giochetto che si ripete. Il gioco ovviamente, viene condotto da chi detiene il 75%
del mercato mondiale dei CDS e di chi compila le pagelle, non certo dal Mozambico.
Aggiungo quello che ho già detto nell’altro Thread, quest’anno le banche europee avranno
bisogno di centinaia di Mld di € tra aumenti di capitale e obbligazioni in scadenza, come faranno
a farvi fronte con i mercati scassati?
Nel cassetto non ho tenuto mai nulla, e se guadagno vendo, se poi dovrò aspettare pazienza, nel
frattempo, se non salta tutto, mi prendo le cedole. Proprio oggi ho approfondito l’economia
del continente africano, ho scoperto cose interessanti che, fanno ben sperare ma, mentre è dal
2008 che l’Europa
deve ancora firmare, con l’Unione Africana, gli accordi di libero scambio, gli scambi commerciali tra Cina e Africa hanno raggiunto nel 2010 la cifra di 114 Mld di $. Sul lungo periodo quindi,
un bell’ETF sull’Africa e sull’India in forma di PAC, senza trascurare cotone, cacao, carne di maiale e cereali, in considerazione del fatto che, fortunatamente milioni di persone sono uscite fuori
dalla povertà assoluta. Questa naturalmente è la mia visione, non credo alla fine dell’€ o al disfacimento dell’Europa, le sole banche tedesche hanno fortissime esposizioni nelle attività dei PIIGS, diciamo che fa comodo anche alla Germania un € debole, a maggior ragione se dovesse
approvare anche lei l’emissione europea di Eurobond, diventerebbe ancora più forte nelle
esportazioni, non potendo contare molto sui consumi interni anche per ragioni demografiche:
invecchia pure lei!



 
Questa naturalmente è la mia visione, non credo alla fine dell’€ o al disfacimento dell’Europa, le sole banche tedesche hanno fortissime esposizioni nelle attività dei PIIGS, diciamo che fa comodo anche alla Germania un € debole, a maggior ragione se dovesse approvare anche lei l’emissione europea di Eurobond, diventerebbe ancora più forte nelle esportazioni, non potendo contare molto sui consumi interni anche per ragioni demografiche:
invecchia pure lei!

Si ripartirà come nello scorso anno da questo punto.....
1294593777untitled.jpg

oltre allo schema, trovate altre interessanti considerazioni sul mercato dei cds nel'allegato seguente. :ciao:
http://www.bis.org/publ/qtrpdf/r_qt1012.pdf
 
Si ripartirà come nello scorso anno da questo punto.....
1294593777untitled.jpg

oltre allo schema, trovate altre interessanti considerazioni sul mercato dei cds nel'allegato seguente. :ciao:
http://www.bis.org/publ/qtrpdf/r_qt1012.pdf


Grazie, peccato che non riesco a tradurre l’allegato e, il mio inglese e poco meno del livello
scolastico,perché ho intuito cose importanti. Dallo schema, si evince che le sole Francia e
Germania sono esposte per 234 Mld di $, mica noccioline ! Figuriamoci se dovessimo aggiungere
Anche l’esposizione verso l’Italia e dovesse saltare tutto, non oso immaginarlo.
 
Tra i tanti temi che influenzeranno le vicende finanziarie del 2011 (cerco di restringere lo spazio temporale ai prossimi 12 mesi) la ripresa dell’economia americana e le turbolenze sull’euro rivestiranno un ruolo di primaria importanza.

Per quanto il mondo della finanza ci abitui a ondeggiare fortemente tra eccessi di ottimismo e di pessimismo, mi sembra che più numerose siano state, negli ultimi tempi, le manifestazioni di sfiducia.

Sul prossimo andamento dell’economia americana la grande maggioranza dei pareri (fermo restando che non manca mai chi vede tutto molto rosa o molto nero) pare orientata per una ripresa continua, ma molto lenta. Colpisce in particolare l’estrema prudenza dei soggetti istituzionali (Obama e Bernanke) nel prevedere un futuro ancora costellato di difficoltà. Sarebbe doveroso un riconoscimento alla serietà di quei sign7ori, specie se confrontata con la disinvoltura da venditori di tappeti di certi “campioni” della politica nostrana, ma ci siamo imposti di tenere i fatti non finanziari al di fuori di questo thread, e così faremo.

Per l’ultima esternazione di Bernanke: News Headlines

Rimane il fatto che, al momento, gli osservatori più seri ci avvertono di non farci troppe illusioni su di una ripresa folgorante al di là dell’Atlantico. Se così staranno le cose, l’America, per usare le parole di Bernanke, vedrà una ripresa “moderately stronger” nel 2011 e il tasso di disoccupazione impiegherà ben 2 anni per scendere al livello, ancora alto per gli USA, dell' 8%.
Con queste premesse, mi sembra difficile che i mercati possano esaltarsi. Anche le previsioni di possibili aumenti dei utassi reali nella seconda parte dell’anno, precedendo quelli ufficiali di circa 6 mesi, potrebbero apparire eccessivamente ottimiste. Non sembrerebbe più probabile una lunga fase laterale?
In ogni caso da lunedì si ricomincia con le trimestrali americane e l’umore del mercato potrebbe esserne fortemente influenzato.

L’altro tema delicatissimo riguarda i debiti sovrani europei. Anche qui le premesse non sembrano le migliori. Mi ha colpito che alcune banche si siano già premurate di informare i loro clienti su come comportarsi se l’euro si sfaldasse. Suona ironico che gli stessi istituti continuino a definire una tale ipotesi “improbabile”, mentre però si affannano a ricordare, per esempio, che gli investitori desiderosi di proteggersi con acquisti sul mercato tedesco, dovrebbero privilegiare azioni e real estate, ed evitare i corporate bonds.
L’ipotesi poi di un default greco, con eventuale ritorno alla dracma, viene sempre più considerata probabile da questi soggetti, anche se, almeno da quanto ho letto io, non riescono a dipingere un quadro convincente sulle conseguenze di una tale eventualità.
Anche qui, tuttavia, mi sembra di notare un pessimismo crescente tra gli operatori, per quanto essi non siano in grado di ipotizzare scenari veramente plausibili.
Una risposta in grado di spazzare ogni incertezza e di porre le premesse ad un futuro relativamente più “tranquillo” potrebbe provenire dai “policy makers” europei, ma purtroppo sappiamo quanto macchinosi e complessi siano tali decisioni nell’Europa di oggi.

Dunque, che fare?

Qualcuno, nei post precedenti, suggeriva di ragionare in ottica esclusivamente di breve termine: mi sembra francamente difficile dargli torto. Poi magari saremo smentiti, perché assisteremo a svolte clamorose e chiarificatrici, nel bene o nel male. E così quelli che ci avranno preso si lanceranno nell'elogio della loro preveggenza... Comunque in un'ottica di breve termine possono rientrare agevolmente le raccomandazioni di molte investment banks (e, in parte, anche di Bill Gross) di puntare sui Paesi Emergenti (bonds e azioni), alcune commodities, metalli preziosi, e su alcune valute minori.
Il tutto, si intende, all’insegna della massima flessibilità.

I rendimenti di chi è messo male di non caleranno
I rendimenti di chi è messo bene sono da fame
Io li tengo sul cc in attesa di tds al 10%, poi che mi tassino pure
IMHO
 
Problema , come scrive Storm , di tutta vecchia economia occidentale.
Vedi USA , art. Sole 24 di ieri pag.2 , "In America lavoro a meta' "; Bene i Big sul mercato globale / Al palo le piccole e medie imprese . Questo riassume in maniera "kiss" lo stato attuale delle cose.
Guidati , a suo tempo , da Burocrati nord Europei a braccetto con Multinazionali e Istituti Fin , abbiamo dato corso alla "Globalizzazione fatta a misura" dando in pasto al popolo la scusante Inflattiva e Indebitamento sguaiato ...
Abbiamo tolto Dazi e Contingenti e dato il via libera sregolato alla delocalizzazione selvaggia et ora che gli facciamo fare a tutti i disoccupati che ne derivano ?
Quali sono i Settori Merceoligici che hanno prospettive future e non subiscono i risvolti di questa poltica su cui la piccola e media impresa si sente d investire senza avere nel giro di una mail il proprio prodotto in mano alla concorrenza dei mercati emergenti ?
Ce la faranno le sole Corporate Multinazionali a sopperire alle piccole e medie imprese et a dare lavoro ai disoccupati occidentali ?
Comunque a me sembra che chi ci sguazzi siano proprio le Multinazionali , che oggi offrono porti quasi piu' sicuri dei Governativi .
Mi sembra anche chiaro che il Sud / Est Asiatico , con in testa Cina , detti legge sui mercati , dopo averli monopolizzati e quindi , se decidono di aumentare i prezzi , cosa gia' in atto , andremo ad importare inflazione.
Stagnazione in Occidente + maggiori rendite su crediti a fronte maggiori rischi in Occidente + import Inflazione da Oriente a cosa portano ?

lavoro in un'azienda di prodotti a matrice metalmeccanica, mi permetto di espimere quello che vedo quotidianamente
purtroppo quello che dice gaudente è vero
produciamo pochissimo rispetto a quanto consumiamo, gli unici prodotti che si riescono a vendere devono avere contenuti tecnologici e sempre all'avanguardia, le aziende che pensano di godere di ciò che hanno fatto sedendosi sugli allori sono destinate a sparire, l'unico nostro vantaggio competitivo è quello di riuscire a fare cose nuove e "difficili". Le cose facili si fanno fuori (ad esempio componenti o sottogruppi), hanno prezzi più competitivi non del 10% ma del 50 a volte anche più, quindi come dice gaudene se domani incrementano del 10%, noi ce lo becchiamo e lo rigiriamo al cliente a cui magari arriva solo un 5% in più
e speriamo che non accada in questo momento di crisi perchè veramente potrebbero calare le vendite di chi non ha prodotti indispensabili o "desiderati"

la seconda cosa su cui ha ragione (e di certo non serve il mio parere per constatarla) è leccessiva % di popolazione che ha un potere di acquisto superiore a quanto meriterebbe dal punto di vista lavorativo, ed il 50% di tasse penso che ne siano la prova lampante. La società si sta dirigendo verso i servizi, la burocrazia... pochi imprenditori resistono nel produrre e pagarci le tasse senza pensare di spostarsi all'estero, se la fuga continua come si farà il PIL? non abbiamo manco le materie prime. L'economia monetaria ha una base materialista, non umanistica, purtroppo non mangiamo libri e non ci scaldiamo con la TV. Da un certo punto di vista siamo la Roma imperiale nella decadente fase godereccia
Prima o poi il sistema si dovrà riequilibrare

Se Bernake smette di comprare bond i tassi salgono e si inchioda definitivamente tutto con i debiti pubblici in esplosione. Il nero americano chissà cosa dovrà promettere ai repubblicani per alzare il tetto del debito entro pochi mesi...

IMHO
 
Ultima modifica:
Problema , come scrive Storm , di tutta vecchia economia occidentale.
Vedi USA , art. Sole 24 di ieri pag.2 , "In America lavoro a meta' "; Bene i Big sul mercato globale / Al palo le piccole e medie imprese . Questo riassume in maniera "kiss" lo stato attuale delle cose.
Guidati , a suo tempo , da Burocrati nord Europei a braccetto con Multinazionali e Istituti Fin , abbiamo dato corso alla "Globalizzazione fatta a misura" dando in pasto al popolo la scusante Inflattiva e Indebitamento sguaiato ...
Abbiamo tolto Dazi e Contingenti e dato il via libera sregolato alla delocalizzazione selvaggia et ora che gli facciamo fare a tutti i disoccupati che ne derivano ?
Quali sono i Settori Merceoligici che hanno prospettive future e non subiscono i risvolti di questa poltica su cui la piccola e media impresa si sente d investire senza avere nel giro di una mail il proprio prodotto in mano alla concorrenza dei mercati emergenti ?
Ce la faranno le sole Corporate Multinazionali a sopperire alle piccole e medie imprese et a dare lavoro ai disoccupati occidentali ?
Comunque a me sembra che chi ci sguazzi siano proprio le Multinazionali , che oggi offrono porti quasi piu' sicuri dei Governativi .
Mi sembra anche chiaro che il Sud / Est Asiatico , con in testa Cina , detti legge sui mercati , dopo averli monopolizzati e quindi , se decidono di aumentare i prezzi , cosa gia' in atto , andremo ad importare inflazione.
Stagnazione in Occidente + maggiori rendite su crediti a fronte maggiori rischi in Occidente + import Inflazione da Oriente a cosa portano ?

sarebbe interessante sviluppare questo punto. Siete proprio così sicuri che i paesi esportatori dell'Asia siano in grado di alzare i prezzi in maniera strutturale in una situazione di deficit di domanda (vedi ottimo articolo di Schiavetti sul Plus24 di Sabato)?
L'asia è impostata sull'export non sul consumo interno e ci vorranno anni per cambiare il modello. Ecco perchè non credo a inflazione alta nel medio termine al di là delle fiammate dovute all'impennarsi dei prezzi delle materie prime. Nel lungo termine invece lo sviluppo asiatico sarà inflazionistico probabilmente e avverrà quello che dici tu.
Punto numero due su cui riflettere. Può la cina sviluppare i consumi interni e rivalutare lo yuan senza cambiare il sistema politico e democratizzare?
Non dovrà passare attraverso una o più crisi politico-sociali/economiche come accadde per gli Usa quando divennero egemoni a livello globale?
Queste crisi non saranno deflazionistiche nel breve?
 
sarebbe interessante sviluppare questo punto. Siete proprio così sicuri che i paesi esportatori dell'Asia siano in grado di alzare i prezzi in maniera strutturale in una situazione di deficit di domanda (vedi ottimo articolo di Schiavetti sul Plus24 di Sabato)?
L'asia è impostata sull'export non sul consumo interno e ci vorranno anni per cambiare il modello. Ecco perchè non credo a inflazione alta nel medio termine al di là delle fiammate dovute all'impennarsi dei prezzi delle materie prime. Nel lungo termine invece lo sviluppo asiatico sarà inflazionistico probabilmente e avverrà quello che dici tu.
Punto numero due su cui riflettere. Può la cina sviluppare i consumi interni e rivalutare lo yuan senza cambiare il sistema politico e democratizzare?
Non dovrà passare attraverso una o più crisi politico-sociali/economiche come accadde per gli Usa quando divennero egemoni a livello globale?
Queste crisi non saranno deflazionistiche nel breve?

io credo e temo che come tutti i regimi che si aprono al commercio la cina conoscerà una "bella" rivoluzione
considerando le dimensioni della cina e la velocità con cui viaggia il mondo oggi, mi sembra una situazione esplosiva
forse ci vorranno molti anni, ma più si soffoca e più sarà devastante
e lì, hai voglia a far previsioni
IMHO
 
sarebbe interessante sviluppare questo punto. Siete proprio così sicuri che i paesi esportatori dell'Asia siano in grado di alzare i prezzi in maniera strutturale in una situazione di deficit di domanda (vedi ottimo articolo di Schiavetti sul Plus24 di Sabato)?
L'asia è impostata sull'export non sul consumo interno e ci vorranno anni per cambiare il modello. Ecco perchè non credo a inflazione alta nel medio termine al di là delle fiammate dovute all'impennarsi dei prezzi delle materie prime. Nel lungo termine invece lo sviluppo asiatico sarà inflazionistico probabilmente e avverrà quello che dici tu.
Punto numero due su cui riflettere. Può la cina sviluppare i consumi interni e rivalutare lo yuan senza cambiare il sistema politico e democratizzare?
Non dovrà passare attraverso una o più crisi politico-sociali/economiche come accadde per gli Usa quando divennero egemoni a livello globale?
Queste crisi non saranno deflazionistiche nel breve?


Bisognerebbe riuscire a quantificare il totale delle famiglie dell’area asiatica che, hanno abbandonato le campagne, per trasferirsi nei grandi centri urbani industrializzati.
Bisognerebbe sapere come evolvono le proteste dei lavoratori, non solo cinesi naturalmente,
che reclamano un aumento salariale. Bisognerebbe conoscere quanto incidono sui costi delle aziende asiatiche, l’aumento delle materie prime. Bisognerebbe sapere di quanto sono aumentate
le locazioni e i prezzi delle abitazioni, rispetto ai redditi, per essere sicuri che i prezzi anche in
quell’area non salgano, scaricandone la misura sui prodotti che esportano. Sono tante le variabili
però, se in Cina l’inflazione è al 5,1% , una ragione ci sarà!
 
Bisognerebbe riuscire a quantificare il totale delle famiglie dell’area asiatica che, hanno abbandonato le campagne, per trasferirsi nei grandi centri urbani industrializzati.
Bisognerebbe sapere come evolvono le proteste dei lavoratori, non solo cinesi naturalmente,
che reclamano un aumento salariale. Bisognerebbe conoscere quanto incidono sui costi delle aziende asiatiche, l’aumento delle materie prime. Bisognerebbe sapere di quanto sono aumentate
le locazioni e i prezzi delle abitazioni, rispetto ai redditi, per essere sicuri che i prezzi anche in
quell’area non salgano, scaricandone la misura sui prodotti che esportano. Sono tante le variabili
però, se in Cina l’inflazione è al 5,1% , una ragione ci sarà!

la ragione è banale, non hai bisogno di fare tutti quei calcoli. Hanno una moneta tenuta artificialmente svalutata per stare agganciati al dollaro e subiscono per questo la politica monetaria della FED adatta agli Usa ma non alla Cina.
 
Bri, Trichet: minacce inflazionistiche da economie emergenti





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lunedì, 10 gennaio 2011 - 17:10

I banchieri centrali delle principali economie si dicono preoccupati per le minacce flazionistiche delle economie emergenti in rapida crescita e considerano la crescita dei prezzi dei prodotti alimentari un fattore importante.
Jean-Claude Trichet, che presiede le riunioni della Banca (Valencia: 51.VA - notizie) dei Regolamenti Internazionali, ha detto che le pressioni inflazionistiche sono state più deboli nei paesi più sviluppati, anche se l'economia mondiale ha avuto un andamento migliore del previsto.
"Le minacce inflazionistiche sono presenti come una caratteristica generale dei paesi emergenti ed è qualcosa che non si vede nelle economie avanzate", ha detto Trichet che ha precisato di parlare non come presidente della Bce (Berlino: BCE1.BE - notizie) rispettando il periodo di non esternazioni prima della decisione sui tassi di giovedì.
"Non è il momento di compiacersi e il saldo ancoraggio delle aspettative di inflazione è per tutti noi qualcosa che riteniamo importante", ha aggiunto.
Secondo Trichet l'aumento dei prezzi alimentari è un elemento importante per le sue ripercussioni sull'inflazione e i banchieri centrali sono unanimi nella convinzione che l'inflazione deve essere tenuta sotto controllo.
Il numero uno della Bce si è inoltre espresso in tono positivo relativamente all'economia mondiale dicendo che "la ripresa è confermata" e che è "impressionante" per le economie emergenti.
I banchieri centrali hanno inoltre detto che un consolidamento di bilancio è necessario e che l'agenda del G20 non è stata discussa durante la riunione dove inoltre non si è parlato di Portogallo.
Sul sito Reuters.com altre notizie Reuters in italiano
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