Interessanti, pur nella loro desolazione, i vostri 2 posts. Si può sperare che il mercato abbia toccato il fondo, viste le ultime notizie, tra cui quella odierna:

Sales of New Homes in U.S. Rose More Than Forecast (Update2) - Bloomberg.com

Se non fosse un segnale isolato, e parrebbe proprio di no, sarebbe una gran bella cosa per l'economia americana.

Per Storm: non credi che il QE della Fed abbia come obiettivo quello di tener bassi i tassi di lungo (sul quale si pagano i mutui) e di aumentare quelli a breve, per dare fiducia a chi acquista un bene che cessa di svalutarsi? In tal caso l'effetto deflazionistico non ci sarebbe, anzi.

se è quello l'obiettivo è stato toppato in pieno in quanto i tassi a lungo si stanno alzando. Io credo che l'obiettivo invece sia la guerra economico-valutaria con la Cina o più semplicemente autofinanziare il deficit americano senza passare dall'austerity come fanno gli europei, visto che c'e' il rischio che i bond gli stranieri non glieli comprino più...
A View from the Trenches, January 26th, 2011: "A Euro at $1.50?" - A View from the Trenches
 
Premesso che sono un semplice osservatore autodidatta quindi il mio parere vale 0,000000001 rispetto al vostro di persone sempre informatissime.
guardando molte società americane mi sembra che ci sia una notevole discordanza nell'andamento degli utili, molte hanno dichiarato utili in discesa alla faccia della carta messa in giro dalla FED.
Se non ricordo male ho letto che tanta è la carta in giro che perfino Macdonald ha aumentato il prezzo del menù base. D'altronde devono acquistare carne e materie prime alimentari con prezzi gonfiati dall'indebolirsi del dollaro.
Questo indebolimento della valuta usa in genere lo si valuta in rapporto con l'euro che non sprizza certo di gran salute e pertanto il temuto iperdeprezzamento del dollaro non c'è stato, ma mi chiedo dove si ripercuote tutta questa carta stampata dalla fed, dove si rileva il deprezzamento della valuta usa ? Nelle materie prima o proprio nello scostamento iperbolico fra attività reali e derivati, solamente la FED è scoperta per almeno il 50% sui titoli derivati che ha in tasca.... immagino le banche americane che sono professioniste di leva e altri giochetti come siano realmente messe.
Io mi aspetto grossi problemmi per anni e cerco di concentrare gli investimenti su chi produce valore, roba, come insegna il panino di Macdonald la roba si può vendere più cara, ma se hai in tasca carta, che sia verde o gialla alla fine sempre carta è se non è coperta da roba...
in fondo è una cosa di buon senso inventata dai cinesi mille anni fa....
e alla FEd non sono cinesi
:lol:


Interessanti, pur nella loro desolazione, i vostri 2 posts. Si può sperare che il mercato abbia toccato il fondo, viste le ultime notizie, tra cui quella odierna:

Sales of New Homes in U.S. Rose More Than Forecast (Update2) - Bloomberg.com

Se non fosse un segnale isolato, e parrebbe proprio di no, sarebbe una gran bella cosa per l'economia americana.

Per Storm: non credi che il QE della Fed abbia come obiettivo quello di tener bassi i tassi di lungo (sul quale si pagano i mutui) e di aumentare quelli a breve, per dare fiducia a chi acquista un bene che cessa di svalutarsi? In tal caso l'effetto deflazionistico non ci sarebbe, anzi.
 
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Premesso che sono un semplice osservatore autodidatta quindi il mio parere vale 0,000000001 rispetto al vostro di persone sempre informatissime.
guardando molte società americane mi sembra che ci sia una notevole discordanza nell'andamento degli utili, molte hanno dichiarato utili in discesa alla faccia della carta messa in giro dalla FED.
Se non ricordo male ho letto che tanta è la carta in giro che perfino Macdonald ha aumentato il prezzo del menù base. D'altronde devono acquistare carne e materie prime alimentari con prezzi gonfiati dall'indebolirsi del dollaro.
Questo indebolimento della valuta usa in genere lo si valuta in rapporto con l'euro che non sprizza certo di gran salute e pertanto il temuto iperdeprezzamento del dollaro non c'è stato, ma mi chiedo dove si ripercuote tutta questa carta stampata dalla fed, dove si rileva il deprezzamento della valuta usa ? Nelle materie prima o proprio nello scostamento iperbolico fra attività reali e derivati, solamente la FED è scoperta per almeno il 50% sui titoli derivati che ha in tasca.... immagino le banche americane che sono professioniste di leva e altri giochetti come siano realmente messe.
Io mi aspetto grossi problemmi per anni e cerco di concentrare gli investimenti su chi produce valore, roba, come insegna il panino di Macdonald la roba si può vendere più cara, ma se hai in tasca carta, che sia verde o gialla alla fine sempre carta è se non è coperta da roba...
in fondo è una cosa di buon senso inventata dai cinesi mille anni fa....
e alla FEd non sono cinesi
:lol:

ma sai se c'e' tanta carta in giro non è detto che facciano male anche quelli bravi a farla girare...:lol:
Goldman Sachs docet...
 
ma sai se c'e' tanta carta in giro non è detto che facciano male anche quelli bravi a farla girare...:lol:
Goldman Sachs docet...

Verissimo, sono d'accordissimo,
La carta per farla girare basta un alito di vento, non serve essere una grande banca d'affari :lol:

Poi per avere il permesso di farla girare ti devi impegnare a tenertene anche un bel pò in tasca.

FED e Goldman Sachs fanno due mestieri diversi, o forse fanno lo stesso mestiere (prestar soldi) con due leve diverse solo perchè una può stamparsi la carta e l'altra no.

Se la tua banca centrale fa la leva al 50% per guadagnare qualcosa di "reale" devi andara oltre quindi mi immagino come sono messe le banche amierica visto che nell'ultimo giro di stress test ne sono fallite altre 5, come leggevo su yahoo qualche sera fa, in fonod tutti parlarono di Lehman Brothers, ma rpima era fallita Washington mutual, e BAC e BNY furono invitate a comprarsi dei bei gabibbi (Mellon,....). In europa abbimoa scelto una strada diversa non so se migliore o peggiore. Negli usa misembra ch stiano continuando a coprire tutto e cantarsi la bella favola dei consumatori usa.

Considerazion da persona della strada per cui 1+1=2
 
Interessante il passaggio sull'inflazione e sulle politiche Bce...
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In termini concettuali, l’inflazione generata dai prodotti importati, in particolare dalle materie prime, può essere ignorata a tre condizioni. La prima è che gli aumenti siano temporanei. La seconda è che gli aumenti dei prezzi importati non producano effetti di trascinamento sulla dinamica dei prezzi dei prodotti interni. La terza è che tali aumenti non producano effetti sulle aspettative d’inflazione degli operatori.
Durante la fase di ripresa verificatasi negli anni 2000, solo la terza delle condizioni è stata mantenuta, in parte. Contrariamente a quanto inizialmente ritenuto, il prezzo delle materie prime è aumentato in modo permanente, non solo in livelli, ma anche in termini di tassi di crescita. I salari e i prezzi dei prodotti interni non sono aumentati in modo sistematico, ma questo è stato in parte il risultato di una riduzione dei prezzi dei prodotti manufatti importati dai paesi emergenti connessi ai guadagni di competitività registrato in quei paesi e alla fissità del cambio. Le aspettative d’inflazione sono rimaste ancorate, ma ciò ha richiesto, nella fase più acuta delle pressioni inflazionistiche, un adeguamento dei tassi d’interesse.
In prospettiva, la dinamica sostenuta nei paesi emergenti pone sfide ancora maggiori. Ci si può aspettare che i prezzi delle materie prime, energetiche e alimentari, continuino a crescere in linea con la domanda mondiale, a meno di innovazioni tecnologiche tali da determinare variazioni contrarie delle quotazioni. Contrariamente al decennio precedente, il processo di riduzione dei prezzi di beni manufatti importati dai paesi emergenti sembra terminato, in particolare per quel che riguarda i prodotti importati dalla Cina. Il progressivo apprezzamento dei tassi di cambio di questi paesi dovrebbe ulteriormente incidere sui prezzi dei prodotti importati dai paesi avanzati.
In sintesi, in misura maggiore che nel decennio precedente, la forte dinamica del resto del mondo è destinata a tradursi in un tasso d’inflazione più alto dei beni importati, siano essi materie prime o manufatti e servizi. Questo effetto può essere in parte attenuato dalla capacità di spostare la produzione dei beni importati verso nuovi paesi a mano d’opera più bassa, o addirittura di riportare la produzione nei paesi avanzati che hanno recuperato produttività, se questi riescono a mantenere una dinamica dei costi contenuta.
In ogni caso, un aumento permanente e ripetuto dei prezzi dei prodotti importati tenderà ad incidere sul tasso d’inflazione dei paesi avanzati, inclusa l’area dell’euro. Questo effetto avviene attraverso due canali. Il primo è semplicemente meccanico, attraverso il peso dei beni importati nel paniere di beni e servizi acquistati dalle famiglie. Ad esempio, i prodotti alimentari ed energetici pesano per circa il 30%, nel paniere medio dell’area dell’euro. Se si fa l’ipotesi di un aumento medio di questi prodotti del 4% all’anno, più o meno in linea con il tasso di crescita dell’economia mondiale (o dei tassi d’interesse a lungo termine, secondo la regola di Hotelling), i prezzi medi dell’area dell’euro aumentano dell’ 1,2% solo per l’effetto di questi prodotti. Non è dunque una componente che si può ignorare, come si farebbe se si utilizzasse come riferimento la cosiddetta core inflation. Questo concetto perde ovviamente di rilevanza in un mondo globale.
Il secondo effetto riguarda l’implicazione per i prezzi degli altri prodotti, che compongono il 70% del paniere, e che comprendono beni manufatti e servizi, una parte dei quali è importata e l’altra prodotta internamente. Ipotizziamo per semplicità che tali beni vengano interamente prodotti internamente. Se i prezzi di questi prodotti crescono ad un ritmo del 2% all’anno, l’inflazione media complessiva risulta essere del 2,6%, superiore all’obiettivo del 2% della maggior parte delle banche centrali dei paesi avanzati, inclusa la BCE il cui obiettivo è un’inflazione inferiore ma prossima al 2% nel medio periodo.
La banca centrale si trova dunque confrontata con due alternative. La prima è di rivedere al rialzo l’obiettivo del tasso d’inflazione, tenendo conto dell’inflazione importata, oppure guardare solo all’inflazione non importata e ignorare il resto. Questa strategia è complessa, perché innanzitutto non è chiaro quanto sarà in prospettiva il tasso d’inflazione importato, che non è sotto il controllo della banca centrale. Inoltre, una revisione al rialzo rischia di comportare una perdita di credibilità e di essere interpretata come un cambiamento di strategia. Peraltro, un obiettivo di inflazione più elevato comporta un aumento delle aspettative d’inflazione, e dunque dei tassi d’interesse a lungo termine, che deve essere prima o poi accompagnato da un aumento dei tassi a breve. Infine, se il tasso d’inflazione obiettivo viene aumentato, non sarà facile convincere gli operatori nazionali di non incorporare tale aumento nei loro comportamenti, incluso nelle richieste salariali. In una situazione di disoccupazione elevata tale rischio è contenuto, ma man mano che la ripresa economica si consolida il rischio di effetti di avvitamento ( second round) aumentano.
Alternativamente la banca centrale può decidere di mantenere immutato l’obiettivo d’inflazione al 2% (o meno). In questo caso, dato che il contributo dell’inflazione importata è dell’1,2%, ciò significa che i prodotti interni non devono aumentare di più dell’1% all’anno. In altre parole, per essere coerente con un’inflazione del 2%, l’inflazione core, o al netto dei prodotti energetici e alimentari deve essere dell’1%. Come si ottiene questo risultato? Orientando la politica monetaria ad un’inflazione interna dell’1%. Questo può essere ottenuto attraverso una moderazione dei costi e dei prezzi da parte dei produttori. Ciò non significa necessariamente una perdita di potere d’acquisto, se la produttività aumenta a un ritmo paragonabile all’inflazione importata. Se ciò non avviene, tuttavia, l’unico modo per assicurare la stabilità dei prezzi è di avere un contenimento del potere d’acquisto dei salari. Questo richiede che gli incrementi dei prezzi dei beni importati non siano trasferiti sui salari e sui prezzi interni.
I numeri che ho usato hanno uno scopo illustrativo e non devono essere messi in riferimento con quelli attuali. Il punto che vorrei fare è che se prosegue il divario di crescita tra i paesi avanzati e quelli emergenti, l’inflazione importata da questi ultimi non può essere ignorata. Normalmente, l’inflazione più alta del resto del mondo dovrebbe essere compensata da un apprezzamento del cambio della valuta nazionale nei confronti del resto del mondo. Ma questo avviene solo nei casi di paesi a struttura economica comparabile. Nel caso in questione, invece, il tasso di cambio dei paesi avanzati tende a deprezzarsi rispetto ai paesi emergenti, a causa della maggior crescita della produttività in questi ultimi paesi. Questi due effetti, maggior inflazione esterna e deprezzamento, si cumulano e determinano una perdita di ragioni di scambio per i paesi avanzati. Per evitare effetti di avvitamento, è necessario che la dinamica dei costi e dei prezzi nei paesi avanzati, inclusi quelli dell’area dell’euro, sia significativamente più contenuta di quella dei paesi emergenti. Questo aspetto deve essere incorporato nei comportamenti delle imprese, dei sindacati, delle autorità pubbliche. Solo attraverso una inflazione interna significativamente più bassa del 2% si può evitare l’avvitamento delle aspettative e si può mantenere un tasso di crescita dell’economia in linea con il potenziale. Altrimenti la politica monetaria deve diventare più restrittiva di quanto non lo debba essere, il che determina, fino a quando i comportamenti non si adeguano alla nuova norma, una crescita più lenta.
BCE: Le Sfide della Politica Monetaria
 
Verissimo, sono d'accordissimo,
La carta per farla girare basta un alito di vento, non serve essere una grande banca d'affari :lol:

Poi per avere il permesso di farla girare ti devi impegnare a tenertene anche un bel pò in tasca.

FED e Goldman Sachs fanno due mestieri diversi, o forse fanno lo stesso mestiere (prestar soldi) con due leve diverse solo perchè una può stamparsi la carta e l'altra no.

Se la tua banca centrale fa la leva al 50% per guadagnare qualcosa di "reale" devi andara oltre quindi mi immagino come sono messe le banche amierica visto che nell'ultimo giro di stress test ne sono fallite altre 5, come leggevo su yahoo qualche sera fa, in fonod tutti parlarono di Lehman Brothers, ma rpima era fallita Washington mutual, e BAC e BNY furono invitate a comprarsi dei bei gabibbi (Mellon,....). In europa abbimoa scelto una strada diversa non so se migliore o peggiore. Negli usa misembra ch stiano continuando a coprire tutto e cantarsi la bella favola dei consumatori usa.

Considerazion da persona della strada per cui 1+1=2

non sono d'accordo sulla valutazione sull'Europa. Stiamo si facendo l'austerity per i conti pubblici, ma alle banche la stanno facendo passare liscia su tutto più che in Usa. D'altronde le banche sono piene di bond dei PIIGS e dunque si fa l'austerity perchè non subiscano alcun haircut nei loro investimenti. Vogliamo parlare della leva delle banche tedesche poi?
 
non sono d'accordo sulla valutazione sull'Europa. Stiamo si facendo l'austerity per i conti pubblici, ma alle banche la stanno facendo passare liscia su tutto più che in Usa. D'altronde le banche sono piene di bond dei PIIGS e dunque si fa l'austerity perchè non subiscano alcun haircut nei loro investimenti. Vogliamo parlare della leva delle banche tedesche poi?

Non intendevo dire che in europa siamo più o meno bravi degli americani, ma penso semplicmente stiamo procedendo in modo diverso, ugualmente pericoloso, soltanto perchè in europa le banche sono più baricentriche visto che le società che producono roba sono meno avvezze a finanziarsi direttamente sul mercato ma preferiscono passare attraverso le banche che detengono forti pacchetti azionari (tipico il caso di Portogallo, Italia, grecia e spagna, basta guardare la composizine degli indici borsisitici principali... sono banche).
altro aspetto che in america è meno determinante è il legame fra la politica e le banche, che in europa è più saldo e spiega la scelta del salvataggio europeo e la scelta americana di far fallire Leman.
 
Non intendevo dire che in europa siamo più o meno bravi degli americani, ma penso semplicmente stiamo procedendo in modo diverso, ugualmente pericoloso, soltanto perchè in europa le banche sono più baricentriche visto che le società che producono roba sono meno avvezze a finanziarsi direttamente sul mercato ma preferiscono passare attraverso le banche che detengono forti pacchetti azionari (tipico il caso di Portogallo, Italia, grecia e spagna, basta guardare la composizine degli indici borsisitici principali... sono banche).
altro aspetto che in america è meno determinante è il legame fra la politica e le banche, che in europa è più saldo e spiega la scelta del salvataggio europeo e la scelta americana di far fallire Leman.

ehm, su questo non sarei così sicuro, pure Obama dopo la mala parata delle elezioni si è circondato nel suo staff di un paio di esponenti della finanza, facenti parte della casta contro cui andava fino a pochi mesi fa
 
ehm, su questo non sarei così sicuro, pure Obama dopo la mala parata delle elezioni si è circondato nel suo staff di un paio di esponenti della finanza, facenti parte della casta contro cui andava fino a pochi mesi fa

Infatti Obama è un politico anche se ce lo hanno venduto come il sogno americano fatto realtà un secondo JFK (che anche quello di grandi miracoli non ne aveva fatti...).
Ha forse fatto tornare i marines a casa (gli usa ocn le guerre hanno rilanciato l'economia, le guerre servono per chi può permettersele e le sa utilizzare, vi ricordo che gli usa hanno un contingente in kuwait dal 1991) ?
ha forse chiuso la prigione di guantanamo ?
poteva fare il miracolo di risanare un'economia gonfiata da venti anni di bolle gonfiate e scoppiate a ripetizione ?
insomma mi chiedo cosa abbia fatto di tanto diverso rispetto a Giorgino "il fenomeno" Bush ?

In europa seguiamo il percorso inverso i politici o i loro accoliti li inseriamo nelle banche attraverso le fondazioni e entità ambigue simili.

Io sono una persona pratica e guardo ai fatti e non alle teorie e ai discorsi di principio.
I principi e gli ideali in genere non mifanno guadagnare e in genere generano debiti.
Non sono un fan del sistema americano nè di quello europeo nè di qualche altro in particolare. Ogni sistema è imperfetto può funzionare più o meno bene a seconda delle circostanze. In questa crisi mi sembra che nessun sistema si stia ponendo il problema di risolvere in modo serio i problemi con decisioni coraggiose/dolorose. Il mondo e la vita è fatto da una scala di grigi solo i manichei vedono bianco o nero ovunque.
D'altronde tutti questi debiti che ci sono ingiro indicano che i paesi che li hanno in casa hanno vissuto al di sopra delle proprie possibilità e prima o poi i conti si devono pagare con i risparmi di famiglia per chi ne ha (italia e giappone) o tirando la cinghia (grecia, spagna, irlanda,...) o sperando che qualcono continui a prestarti i soldi perchè deve sperare che tu non fallisca visto che gli hai messo in tasca i tuoi debiti (usa-cina)
 

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