Allora Antonio cosa possiamo aspettarci per il 2011..tenendo pero' anche in considerazione che l'expot per la grecia rappresenta una parte marginale del pil....
Se andiamo avanti di questo passo e' facile tornare a vedere un € ad 1.50/60 sul dollaro..
I paesi dell'unione che gia' hanno un deficit commerciale pesantemente negativo, come diavolo potranno fare a rifinanziarsi ed allo stesso tempo incrementare i ricavi ...
Non credi che ci siano prospettive di un ritorno alla recessione..in area euro?
Ed allo stesso tempo un europa che va' a ritmo ridotto...con i paesi del nord che devono trainare quelli del sud..
Sulla Grecia hai ragione anche nell'indicare la minore incidenza diretta sul PIL dell'export, specie verso le aree geografiche "dollarizzate", tipo East Asia. Gli effetti indiretti però restano da valutarsi, in considerazione di quello che succederà altrove.
Il turismo europeo, ad es., rappresenta una parte importante del PIL greco (sommerso compreso) e sarà impattato da quanto succederà in Germania o in Italia se si tornasse ad avere un dollaro troppo debole.
Se il dollaro debole, direttamente o indirettamente, acuisce i problemi di chi non ce le fa a stare in Eurolandia e degli stati con le valute peggate all'Euro, in prospettiva si creano i presupposti per una sorta di gara al ribasso fra le valute. Crescendo cioé le difficoltà di PIGS e peggati all'euro, aumentano le possibilità che l'euro perda forza.
Può darsi che le due valute trovino un punto di equilibrio senza che si tornino a vedere le quote del cambio di poco prima della crisi.
Secondo me il rischio recessione c'è senz'altro per l'Europa l'anno prossimo, anche se oggi i tedeschi guardano al dato dell'economia nazionale (in forte crescita dopo il calo del 2009) e temono un surriscaldamento dei prezzi.
Già l'ultimo dato sulla CPI tedesca è all'1,3%, dunque sopra il tasso di sconto all'1%, e questo per la Germania rappresenta un'anomalia, alla quale hanno scelto di ovviare avviando una politica di risanamento dei conti pubblici che drena liquidità ed impedisce ulteriori salite dei prezzi nel contesto nazionale.
Questo il miglior compromesso che si è riuscito ad avere in Eurolandia fra i paesi più indebitati e/o meno competitivi nell'export da una parte e la Germania dall'altra.
Molto dipende anche dagli USA, che si avviano probabilmente a rallentare la spesa pubblica (o almeno ci proveranno) con il parlamento che verrà.
Continuo a leggere (vedi Fugnoli) che "tanto ci salva la FED con il quantitative easing parte II", ma le banche USA già hanno enormi quantità di liquidità eccedentaria come ritorno dal quantitative easing parte I, che in parte hanno riversato sugli asset finanziari ed in parte tenuto immobilizzata.
Che riparta l'erogazione di credito su vasta scala per effetto dell'ulteriore accrescimento della liquidità disponibile non sono tanto convinto.
Poi resta il problema di capire la qualità degli attivi delle banche (non solo in USA, ma anche da noi in Europa), problema che è passato in secondo piano in virtù del rimbalzo dell'economia generato cmq dalla espansione della spesa pubblica, ma che rischia di tornare di attualità in una fase di forte rallentamento/recessione.