Dunque... oggi niente shopping.
Sto alla finestra e mantengo liquidità per mediare se scende ancora, cosa che non escludo, anzi ne sono certo.
Per quanto siamo molto vicini a supporti storici, quindi non prevedo neanche voragini vere e proprie (a meno che la Merkel non dia il meglio di se
![Big Grin :D :D](https://cdn.jsdelivr.net/joypixels/assets/8.0/png/unicode/64/1f600.png)
).
Diciamo che c'è margine per perdere una figura più o meno su tutte, di sicuro sulla mia (la mitica 19 6,5% che comunque, per inciso, resta sempre quella più a sconto in termini di più alto rateo corrente e comunque nelle prime posizioni anche per quel che riguarda l'YTM).
Comunque non mi preme parlare della mia operatività.
Volevo condividere piuttosto un po' di considerazioni in merito alla storia delle eventuali clausole da introdurre nei futuri TdS europei.
Mi interessava ragionare con voi se in questa partita a poker, i Tedeschi, al di là delle dichiarazioni forti che devono fare per compiacere l'elettore/contribuente siano entro certi limiti "in trappola", cioè se la storia delle clausole solo sui nuovi bond, non sia una loro "concessione", ma l'unico modo legale di procedere, senza mettere letteralmente sotto sopra i mercati. Intendo tutti i mercati, perchè una crisi del debito stile Argentina ora sarebbe musica per gli Shorter di tutto il mondo.
E che che se ne dica un bull o un bear market non sono la stessa cosa.
Può esserlo per le banche d'affari, GS e compagnia bella, che guadagnano sia se si va su, che giù che in laterale (miracoli dell' High Frequency Trading e di muovere volumi pesanti). Ma per l'economia reale un bear market distrugge capitalizzazione delle S.p.A e allontana gli investitori incastrati a ben altre quotazione negli anni scorsi dal rivedere il portafoglio titoli verde.
Quindi nessuno si può permettere ora di affossare i mercati finanziari in cui deve tornare fiducia.
Il trucco sta quindi nel far fallire gli insolventi in modo soft, senza grandi dichiarazioni e senza usare la famigerata parola default.
In sostanza un po' come è già avvenuto in casi eclatanti come GM e ora le banche Irlandesi. Si allunga l'agonia così poi quando il malato muore non è uno shock per nessuno, ci si è preparati psicologicamente.
Per questo non sono le "protezioni" pro tempore a rassicurarmi, anzi....
Ormai ne sono pieni gli annali, i prestiti ponte di Alitalia, GM, la messa in protezione dei titoli subordinati Irlandesi....
Alla fine conta solo una sostenibilità di lungo periodo. Se questa non ci può essere i debiti si stralciano.
Scusandomi per l'enorme premessa, il punto è proprio questo.
In molte legislazioni, le norme riguardanti i bond corporate, in sostanza le obbligazioni emesse da soggetti di diritto privati, prevedono procedimenti più ordinati in caso di insolvenza (avrete notato che la storia della "procedura ordinata di insolvenza" è un tormentone a cui i tedeschi stessi sembrano dare molto peso), vuoi con il Ch.11 americano e procedure simili in altre legislazioni,
in sostanza amministrazioni controllate, per il bene della società e dei suoi creditori, per un ritorno all'utile e quindi per migliorare sul lungo periodo le prospettive anche dei creditori, rispetto alla liquidazione.
Spesso poi sono ammesse già in seno al contratto obbligazionario le famose clausole che regolano la possibilità di ottenere una maggioranza tra gli
obbligazionisti, che consenta di imporre (grosso modo) una modifica dei termini che poi sia valida per tutti, limitando molto le possibilità dei potenziali free riders tentati di fare hold out e magari adire a vie legali per ottenere "massima soddisfazione possibile" anche a costo di chiedere la liquidazone dell'azienda debitrice.
In sostanza è per un meccanismo stile questo che il mese scorso agli obbligazionisti subordinati di Anglo Irish è stato dato il ben servito, relativamente in sordina. Perchè era nelle possibilità legali e anzi quasi quasi gli investitori, essendo per altro detentori di titoli subordinati, devono forse pure dire grazie di quel tozzo di pane che hanno salvato dall'investimento sbagliato.
La materia che regola i Titoli di Stato emessi a livello internazionale sembra più complicata, sia in termini giuridici che di "prassi di mercato".
Allego un'interessantissimo documento che ho trovato in rete, dell'FMI su questo tema. Per chi ha confidenza con l'Inglese ne consiglio la lettura, al limite saltando al capitolo "Conclusion" a pag.23, dove c'è una buona sintesi, ma ne consiglio comunque la lettura per esteso.
Inoltre quoto un interessante punto di vista trovato in un blog....
Non vi annoio ulteriormente con le mie farneticazioni e lascio la parola ai professionisti (i contributi che ho postato) invitandovi realmente a prenderne visione, che magari ci aiuta a capire quali carte abbiamo in mano noi e quali carte hanno in mano i Tedeschi (perchè la partita è con loro, i Greci non c'hanno più neanche gli occhi per piangere poveracci, a meno di vendersi mezzo arcipelago
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