La questione della durata delle garanzie europee alla Grecia è importante e dovremmo cercare di capire quale sia la situazione al riguardo.
Provo a cercare di riassumere quanto ho capito, innanzitutto separando 2 aspetti, confondendo i quali si corre il rischio di non capire più nulla:
a)nuove prescrizioni per i bonds sovrani che saranno emessi dopo il 1-1-2013: tutti questi bonds dovranno contenere nel loro prospetto delle clausole le quali subordinino i diritti degli investitori privati a quelli dei tax-payers. Questo principio di fondo, suscettibile di essere ulteriormente dettagliato, è già stato chiaramente enunciato in un documento del Consiglio Europeo, in data 16-17 dicembre 2010. Allego il documento a beneficio di chi desiderasse approfondire. En passant, segnalo che questa nuova norma è perfettamente coerente con quella che sarà introdotta, in pari data, per tutti i bonds T1 e T2: per essi sarà prescritto un “trigger event” (chi volesse approfondire dovrebbe farsi una piccola ricerca sul thread dei perpetuals) che anteporrà i diritti dei tax-payers a quelli degli investitori.
b)garanzie offerte dall’Europa ai bonds sovrani greci: fermo restando che le garanzie rimangono condizionate all’effettuarsi di varie riforme da parte del governo ellenico, i fondi EFSF garantiscono il fabbisogno greco sino a metà 2012. In aggiunta, il recente accordo di Bruxelles ha posto le basi perché, tra una settimana, tali garanzie siano estese al 2018.
Ripeto: non bisogna mescolare il punto a) con il b), trattandosi di 2 discussioni completamente diverse.
Per chi ha investito in bonds greci la mia personale idea è che le garanzie europee continueranno ad esserci, a patto che la Grecia continui a mostrare la volontà di riformarsi e di diventare un Paese con i conti in ordine.
Cosa ne pensate, soprattutto della distinzione fatta più sopra?
Prima di tutto voglio precisare che la tua comparsa su questo 3d è un ottimo segno...

Forse comincia a vedersi del valore inespresso in questi bond anche da parte di investitori molto razionali e ragionevolmente cauti e attenti a cercare inefficienze di mercato sepolte tra le postille dei prospetti

. Ti ho letto spesso sul mitico thread delle perpetue.
Già mesi fa avevo cercato di avere nero su bianco il riscontro di quale direzione normativa stesse prendendo questa vicenda...
Ma il problema sta proprio nel fatto che è ancora tutto in fieri.
Quello che appare chiaro e inconfutabile è l'impegno tedesco profuso nel voler difendere il tax-payer ed elettore dal parare il deretano dell'investitore, che per definizione dovrebbe ottenere un beneficio a fronte di un rischio.
E tale impegno lo si è visto anche nelle recenti norme emanate per le LT1 e LT2, come hai ricordato.
Quindi mi sembra un proposito organico, complessivo e sviluppato con coerenza. La Germania si sta candidando ad essere l'anti-Wall Street, l'entità moralizzatrice della finanza pronta a castigare il moral hazard, l'esatto opposto di quello che in USA veniva chiamata la Geenspan PUT (ora la Bernanke PUT).
Basti vedere, oltre alla sopra ricordata regolamentazione sulle perpetuals, l'impegno profuso per imporre tasse sulle transazioni finanziarie e la solerzia nel vietare prontamente lo short selling sui suoi mercati in fasi particolarmente turbolente, per prevenire l'accanimento della speculazione.
Detto questo, le dichiarazioni circa la ricaduta dei costi sugli obbligazionisti dopo il 2013, in caso di necessità di intervento del fondo salva stati oltre tale deadline, solo in pochissime circostanze e molto elusivamente è stato dichiarato che riguardasse solo i nuovi titoli di debito che verranno emessi con una sorta di clausola di subordinazione.
E' un concetto rimasto molto vago e se così non fosse le quotazioni dei titoli sul mercato secondario non sarebbero quelle attuali.
Anche se prendessimo per buone queste dichiarazioni fatte a mezza bocca, senza impegno e per giunta in fasi particolarmente turbolente di mercato, quasi a voler sedare, momentaneamente, gli animi con ogni mezzo, in buona o cattiva fede, resta comunque difficile da districare l'aporia finanziaria che si genererebbe:
uno stato per non compromettere i suoi obbligazionisti deve essere in grado di rifinaziarsi sul mercato a tassi sostenibili, dopo il 2013, senza gravare sull'EFSF, (altrimenti si decreterebbe lo stato di crisi con le possibili contromisure più o meno pesanti sul debito, a seconda della gravità dell'insolvenza) e dovrebbe riuscire a farlo con nuovi titoli di fatto subordinati al vecchio debito.
Come dovrebbe riuscire ad emetterli ad un tasso accettabile?
E se le contromisure per dare sollievo al paese in affanno fossero prese solo sul nuovo debito (fesso a questo punto chi lo ha comprato), soprattutto nei primi anni come potrebbero essere di una qualsivoglia utilità, quando il grosso dell'outstanding è quello di vecchia generazione?
Aggiungo inoltre che l'argomento che se default doveva essere era meglio farlo scoppiare subito non mi ha mai convinto.
Intanto si ha tempo di far quadrare i bilanci delle banche, vuoi eliminando l'eccesso di carta a rischio, vuoi spostando la quota rimanente dalla sezione trading a quella cassetto, dove comunque lo contabilizzi a 100/100 fino all'eventuale default.
E poi se vogliamo è il solito schema nelle grandi crisi sistemiche: all'inizio sono in sofferenza un po' tutte le entità economiche e finanziarie, sia gli illiquidi che gli insolventi, per via del credit crunch. Nella seconda fase si screma tra le due tipologie di debitori, gli illiquidi trovano nuovo credito e si riprendono, gli insolventi sono accompagnati in una lenta eutanasia per non turbare troppo repentinamente i mercati.
Io credo che l'Europa voglia realmente sostenere in questa fase di transizione i paesi periferici più in difficoltà, anche perché non ci si può permettere un contagio fuori controllo. Il punto è che credo che alla fine si debba arrivare ad una autonoma sostenibilità del proprio debito da parte di ogni paese. E stando a quanto dicono questo dovrebbe avvenire entro il 2013. Non c'è poi così tanto tempo, vista anche la congiuntura economica.