Titoli di Stato area Euro GRECIA Operativo titoli di stato - Cap. 1

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'PIG', I TRE PREMIER SI CONSOLANO A VICENDA





Poco prima dell'inzio del Consiglio europeo si sono ritrovati tutti e tre, sull'uscio della sala dove di lì a poco si sarebbero aperti i lavori del vertice: José Socrates, Enda Kenny e George Papandreou, i premier dei tre Paesi (Portogallo, Irlanda e Grecia) nell'occhio del ciclone per la crisi dei debiti sovrani.
Abbracci, pacche sulle spalle, un breve scambio di vedute, ognuno sulle proprie disavventure.
Dalle immagini diffuse dal circuito televisivo interno del Consiglio Ue i tre sembrano consolarsi a vicenda.
Di diversa eestrazione politica ma accomunati da una situazione finanziaria che vede i loro Paesi sull'orlo del baratro, Socrates, Kenny e Papandreou un po' sorridono, cercando di sdrammatizzare.
Poi si fanno seri, quando si unisce a loro la cancelliera tedesca, Angela Merkel, appena arrivata.

Alla fine Socrates - costretto a presentare le dimissioni dopo che il Parlamento portoghese ha bocciato il suo piano di austerity - si è staccato e soffermato a lungo col presidente della Ue, Herman Van Rompuy.
I visi sono preoccupati.
Come quello del premier spagnolo, José Luis Zapatero, inquadrato a lungo mentre parla col presidente francese, Nicolas Sarkozy: forse anche dei timori che Madrid possa essere la prossima vittima dei mercati.


(ANSA.it)
 
Vertice Ue/ Portogallo guasta 'risposta complessiva' a crisi-punto

Ma i 27 confermano decisioni importanti per governance economica

TMNews Bruxelles, 24 mar. (TMNews) - Il Consiglio europeo cominciato oggi a Bruxelles, e che terminerà domani con l'adozione delle conclusioni formali dei leader dei Ventisette, si è aperto all'ombra della nuova crisi portoghese, dopo la sfiducia del parlamento di Lisbona, ieri notte, sul programma di austerità che il primo ministro socialista José Socrates aveva presentato per evitare di dover chiedere l'aiuto dell'Eurozona, con i prestiti del fondo salva-Stati e i pesanti condizionamenti che questo comporta per le politiche nazionali.
E' il secondo governo, dopo quello irlandese, che cade a causa della crisi finanziaria, e questa volta prima ancora di chiedere l'aiuto ai partner europei, e non è un buon viatico per il varo della 'risposta complessiva' dei Ventisette alla crisi, che doveva essere, nei piani, il risultato principale di questo vertice. Si temeva, soprattutto, la risposta dei mercati, e la reazione delle agenzie di rating, che non è mancata: Fitch ha abbassato di due gradi la nota per il Portogallo, che era stata già diminuita ad "A+" a dicembre, portandola ad "A-", dopo che Moody's aveva fatto lo stesso la settimana scorsa, abbassando la sua nota ad "A3". Sempre Moody's, ha fatto ancora danni, tagliando il rating anche a 30 banche spagnole (che sono le più esposte, con un centinaio di miliardi di euro, sul debito portoghese).
Le agenzie di rating, insomma, continuano a scommettere sull'instabilità dell'Eurozona, rendendola più grave proprio con le loro previsioni. Il presidente dell'Eurogruppo, Jean-Claude Juncker, ha stimato in 75 miliardi di euro il prestito (non acnora richiesto) che probabilmente dovrà essere concesso a Lisbona dall'Eurozona, attraverso il fondo salva-Stati.
Il vertice Ue ha comunque preso atto del lavoro compiuto in questi mesi per riformare la 'governance' economica, rafforzare il Patto di stabilità, approvare il nuovo 'Patto per l'euro (nato fra le critiche su input franco-tedesco, ma poi 'comunitarizzato' su iniziativa dei vertici Ue) e creare il Meccanismo europeo di stabilità (Esm), il fondo permanente che sostituirà, a partire dal giugno 2013, l'attuale fondo salva-Stati provvisorio (Efsf- European Financial Stability Facility).
Innanzitutto, si è deciso che sei paesi al di fuori dell'Eurozona (Polonia, Bulgaria, Danimarca, Romania, Lettonia e Lituania) aderiranno volontariamente al 'Patto per l'euro' e per la convergenza delle politiche economiche, edizione riveduta e corretta del controverso 'Patto per la competitività' a cui parteciperanno tutti gli Stati dell'Unione monetaria. Resteranno fuoti, dunque, solo quattro paesi: Gran Bretagna, Svezia, Ungheria e Repubblica ceca.
La decisione definitiva sull'aumento a 440 miliardi di euro della capacità effettiva di prestito dell'Efsf (che finora poteva usare solo 250 miliardi delle quote messe a disposizione dagli Stati membri, dovendo mantenere il resto sottoforma di garanzie) dovrebbero essere rinviate al vertice di giugno, a causa di una scadenza elettorale in Finlandie che consiglia prudenza sugli impegni finanziari del governo.
Per quanto riguarda l'Esm, che avrà una capacità effettiva di credito di 500 miliardi di euro (più 200 di garanzie fornite dagli Stati membri), i leader dell'Ue dovrebbero accettare il 'capriccio' della collega tedesca, Angela Merkel, che, anch'essa per ragioni elettorali, ha chiesto di cambiare il calendario previsto per il conferimento dei propri capitali (22 miliardi) al Meccanismo: invece di dare la metà nel 2013 e il resto entro i tre anni successivi, come è previsto per tutti gli altri Stati membri, Berlino vuole cinque rate uguali da 4,4 miliardi di euro in cinque anni.
Che la decisione finale sull'Esm sia o no adottata formalmente domani, e nonostante il ritardo sull'Efsf, resta il fatto che, in meno di un anno, si è riusciti a riformare il profondità il sistema per garantire la stabilità finanziaria dell'Eurozona, creando una sorta di Fmi europeo. Una proposta, questa, che fu avanzata all'epoca della crisi del debito sovrano greco, venendo accolta con una levata di scudi e molto scandalo.
Almeno in campo economico, insomma, questo vertice, insomma, consegna alla storia delle decisioni che "valgono, per incisività, una profonda riforma del Trattato Ue", e un passo avanti verso l'integrazione, come segnalava ieri una fonte diplomatica europea.
 
Vertice Ue, nella notte accordo
su fondo permanente salva-Stati


Intesa sulle modifiche chieste dalla Merkel, con clausola d'emergenza. Nasce una sorta di Fmi europeo

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CRISI - Berlusconi: «Abbiamo vinto»
Vertice Ue, nella notte accordo
su fondo permanente salva-Stati

Intesa sulle modifiche chieste dalla Merkel, con clausola d'emergenza. Nasce una sorta di Fmi europeo




BRUXELLES - I leader dell'Unione europea hanno trovato l'accordo, poco prima della mezzanotte di giovedì, sulle condizioni di finanziamento del nuovo Meccanismo europeo permanente di stabilità (Esm), una sorta di Fmi europeo che sostituirà a partire dal giugno 2013 l'attuale fondo «salva-Stati» provvisorio. L'Esm avrà una capacità di credito effettiva di 500 miliardi di euro, ma con una dotazione di 700 miliardi per poter contare sulla tripla A delle agenzie di rating. I 700 miliardi saranno suddivisi in 620 miliardi fra capitale a richiesta e garanzie, e 80 miliardi di capitale in contanti, che verrà pagato dagli Stati membri in cinque rate annuali uguali a partire dal 2013 e fino al 2017. Le quote nazionali saranno decise in base alla chiave di ripartizione del capitale della Banca centrale europea.



LE RAGIONI DELLA MERKEL - L'accordo è stato più difficile del previsto, perché il cancelliere tedesco Angela Merkel è arrivato a Bruxelles con la richiesta di modificare la precedente intesa dei ministri delle Finanze dell'Eurozona (compreso il suo connazionale Wolfgang Schauble), che prevedeva di pagare il capitale in contanti in quattro rate, la prima, nel 2013, equivalente al 50% del totale (40 miliardi), e le altre tre nei tre anni successivi, fino al 2016. La Merkel si è impuntata sulla richiesta di cinque rate uguali, motivandola con il seguente ragionamento: se la Germania dovesse dare subito, nel 2013, 11 miliardi di euro (il 50% della propria quota di 22 miliardi), si ritroverebbe a pagare una notevole somma in interessi (ha menzionato la cifra di 900 milioni all'anno) per un capitale immobilizzato che probabilmente non servirebbe subito. L'altra ragione, non avanzata ufficialmente ma nota a tutti, è che il 2013 è un anno di elezioni in Germania, dove uno degli argomenti che hanno più presa sull'opinione pubblica è l'ossessione di dover «pagare per gli altri». Il cancelliere tedesco si è trovato contro (fatto piuttosto raro) l'Olanda e la Finlandia, Paesi i cui governi sono sottoposti a uno stretto controllo da parte dei parlamenti sulle decisioni che accettano a livello europeo. Il governo olandese aveva già informato il suo parlamento del precedente accordo fra i ministri finanziari, mentre in Finlandia le Camere sono già state sciolte in attesa delle elezioni politiche del 17 aprile. Inoltre, è stato obiettato alla Merkel che se fosse necessario soccorrere già nel 2013 un grande paese dell'Eurozona (la Spagna, per esempio, o, meno probabilmente, l'Italia), il capitale in contanti non sarebbe sufficiente a garantire la tripla A ai prestiti dell'Esm.


LA RIUNIONE SEPARATA - A questo punto il presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, ha convocato una riunione separata degli «sherpa» dei Ventisette, per cercare una soluzione di compromesso. La formula escogitata, che la Merkel ha subito accettato, è stata quella di aggiungere al meccanismo delle cinque rate annuali uguali una sorta di clausola d'emergenza, per cui, in caso di necessità, gli Stati membri si impegnerebbero ad aumentare le garanzie messe a disposizione dell'Esm, in modo da mantenere la tripla A. La nuova formula non risolveva i problemi di Finlandia e Olanda, ma è stato il presidente dell'Eurogruppo, il lussemburghese Jean-Claude Juncker, a incaricarsi di convincerli. Un'obiezione è venuta anche dal premier italiano Silvio Berlusconi, che ha detto a Juncker, secondo fonti della Commissione, «non riuscirete a convincere Tremonti». Non è chiaro che cosa sia successo dopo, ma alla fine anche l'Italia ha accettato l'accordo. È restata invece «appesa» alle elezioni finlandesi, com'era previsto alla vigilia del vertice, la decisione finale dei Ventisette sull'aumento delle capacita effettiva di credito dell'attuale fondo «salva-Stati» provvisorio, l'Efsf, da 250 a 440 miliardi di euro. Vista la richiesta del governo di Helsinki di evitare che l'impegno finanziario richiesto diventasse un tema della campagna elettorale nazionale, la decisione è stata rimandata al prossimo Consiglio europeo di giugno.


BERLUSCONI: ABBIAMO VINTO - «Anche questa volta l'Italia a Bruxelles ha avuto partita vinta» ha detto il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi alla fine della prima, lunga, giornata di lavori del Consiglio europeo, che si concluderà venerdì verso l'ora di colazione. Tornando in albergo dopo mezzanotte, il premier ha rivolto ai giornalisti una frase sibillina: «Abbiamo chiesto una cosa e abbiamo vinto, avendo anche fatto interrompere il Consiglio europeo per una buona mezz'ora. Fatevelo spiegare da Tremonti...». Successivamente, fonti italiane hanno detto che la Germania aveva chiesto che i capitali del Fondo salvastati, che vengono trasferiti ai Paesi in difficoltà di bilancio, avessero un trattamento di rimborso diverso, a seconda che il Paese che li riceve avesse un rating di tripla A o inferiore. Per l'Italia questa previsione sarebbe stata «inaccettabile» perché avrebbe significato stabilire differenze tra Paesi di serie A e di serie B, «quindi il presidente Berlusconi ha detto di no», affermano le fonti. A questo punto è stata necessaria una pausa dei lavori in seguito allo scontro tra Italia e Germania, «e alla fine si è adottata una formula che non comprende questa dichiarazione sul rating dei Paesi», come voleva l'Italia. Sulla questione Libia un altro punto segnato dall'Italia. Spiegano fonti diplomatiche che per quanto riguarda eventuali nuove misure di embargo su petrolio e gas, anche queste chieste dalla Germania, «è passata la linea italiana che una decisione del genere deve essere presa in ambito Onu». Infine l'immigrazione. Le fonti diplomatiche sottolineano che nella dichiarazione finale del Consiglio «si ribadisce la necessità di una fattiva solidarietà di tutti i Paesi Ue, il che vuol dire uomini e risorse», in sostegno ai Paesi, come l'Italia, che sono il primo fronte delle migrazioni che si stanno verificando in seguito alla crisi in Nord Africa. «Sulle cose che abbiamo chiesto - sottolineano le fonti diplomatiche - abbiamo vinto su tutti i fronti». (fonte: TMNews)


(Corriere della Sera.it)
 
Oggi si concluderà il Summit dell'Eurogruppo a Bruxelles.
Abbiamo letto i primi risultati scaturiti dalla riunione, forse potevamo aspettarci di più, ma molti passi in avanti sono stati fatti: l'Euro non è una meteora, ma una moneta destinata ad incidere per lungo tempo nel panorama mondiale.
La situazione si è complicata nell'ultima settimana dopo un significativo avvio iniziato l'11 marzo.
L'Irlanda è sempre più recalcitrante, il Portogallo è affossato insieme a Socrates.
Oggi troverà approvazione il "Patto di Stabilità", prima concreta pedina di un'ulteriore passo verso l'integrazione delle economie europee mentre la discussione intorno all'ESM proseguirà nei prossimi mesi per trovare un accordo nel prossimo vertice di giugno.
La discussione intorno a questo nuovo strumento è molto avanzata, mancano i dettagli fondamentali per noi bondisti.
Non è una novità che Frau Merkel spinga per inserire clausole vessatorie nei nostri confronti, sappiamo però che le banche tedesche e francesi sono piene di bond del Club Med.
Credo si cercherà una via di uscita indolore sia rispetto alle banche sia rispetto ai nostri ellenici. Rimangono in piedi le ipotesi di buy-back e di un possibile riscadenziamento dei nostri titoli.
Al momento, tutto questo è praticabile solo su adesione volontaria.

Grecia 931 pb. (929)
Irlanda 682 pb. (714)
Portogallo 458 pb. (455)
Spagna 192 pb. (194)
Italia 152 pb. (153)
Belgio 97 pb. (98)
 
altro punto da valutare è il rischio contagio. Nel caso Argentina, minimo ..
guarda che il default argentino a suo tempo scateno' un pandemonio , l'Uruguay fu costretto a ristrutturare , e l'FMI fu costretto a sborsare 30 miliardi di $ (una cifra per allora colossale) per scongiurare il default del Brasile.
 
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