Vertice Ue, nella notte accordo
su fondo permanente salva-Stati
 Intesa sulle modifiche chieste dalla Merkel, con clausola d'emergenza. Nasce una sorta di Fmi europeo
          
		
		
	
	  
 
  CRISI - Berlusconi: «Abbiamo vinto»
 Vertice Ue, nella notte accordo
su fondo permanente salva-Stati
 Intesa sulle modifiche chieste dalla Merkel, con clausola d'emergenza. Nasce una sorta di Fmi europeo
  BRUXELLES - I leader dell'Unione europea hanno trovato l'accordo,  poco prima della mezzanotte di giovedì, sulle condizioni di  finanziamento del nuovo Meccanismo europeo permanente di stabilità  (Esm), una sorta di Fmi europeo che sostituirà a partire dal giugno 2013  l'attuale fondo «salva-Stati» provvisorio. L'Esm avrà una capacità di  credito effettiva di 500 miliardi di euro, ma con una dotazione di 700  miliardi per poter contare sulla tripla A delle agenzie di rating. I 700  miliardi saranno suddivisi in 620 miliardi fra capitale a richiesta e  garanzie, e 80 miliardi di capitale in contanti, che verrà pagato dagli  Stati membri in cinque rate annuali uguali a partire dal 2013 e fino al  2017. Le quote nazionali saranno decise in base alla chiave di  ripartizione del capitale della Banca centrale europea. 
  
LE RAGIONI DELLA MERKEL - L'accordo è stato più difficile del  previsto, perché 
il cancelliere tedesco Angela Merkel è arrivato a  Bruxelles con la richiesta di modificare la precedente intesa dei  ministri delle Finanze dell'Eurozona (compreso il suo connazionale  Wolfgang Schauble), che prevedeva di pagare il capitale in contanti in  quattro rate, la prima, nel 2013, equivalente al 50% del totale (40  miliardi), e le altre tre nei tre anni successivi, fino al 2016. La  Merkel si è impuntata sulla richiesta di cinque rate uguali, motivandola  con il seguente ragionamento: se la Germania dovesse dare subito, nel  2013, 11 miliardi di euro (il 50% della propria quota di 22 miliardi),  si ritroverebbe a pagare una notevole somma in interessi (ha menzionato  la cifra di 900 milioni all'anno) per un capitale immobilizzato che  probabilmente non servirebbe subito. 
L'altra ragione, non avanzata  ufficialmente ma nota a tutti, è che il 2013 è un anno di elezioni in  Germania, dove uno degli argomenti che hanno più presa sull'opinione  pubblica è l'ossessione di dover «pagare per gli altri». Il cancelliere  tedesco si è trovato contro (fatto piuttosto raro) l'Olanda e la  Finlandia, Paesi i cui governi sono sottoposti a uno stretto controllo  da parte dei parlamenti sulle decisioni che accettano a livello europeo. 
 Il governo olandese aveva già informato il suo parlamento del  precedente accordo fra i ministri finanziari, mentre in Finlandia le  Camere sono già state sciolte in attesa delle elezioni politiche del 17  aprile. Inoltre, è stato obiettato alla Merkel che se fosse necessario  soccorrere già nel 2013 un grande paese dell'Eurozona (la Spagna, per  esempio, o, meno probabilmente, l'Italia), il capitale in contanti non  sarebbe sufficiente a garantire la tripla A ai prestiti dell'Esm. 
  LA RIUNIONE SEPARATA - A questo punto il presidente del Consiglio  europeo, Herman Van Rompuy, ha convocato una riunione separata degli  «sherpa» dei Ventisette, per cercare una soluzione di compromesso. 
La  formula escogitata, che la Merkel ha subito accettato, è stata quella di  aggiungere al meccanismo delle cinque rate annuali uguali una sorta di  clausola d'emergenza, per cui, in caso di necessità, gli Stati membri si  impegnerebbero ad aumentare le garanzie messe a disposizione dell'Esm,  in modo da mantenere la tripla A. La nuova formula non risolveva i  problemi di Finlandia e Olanda, ma è stato il presidente  dell'Eurogruppo, il lussemburghese Jean-Claude Juncker, a incaricarsi di  convincerli.
 Un'obiezione è venuta anche dal premier italiano Silvio  Berlusconi, che ha detto a Juncker, secondo fonti della Commissione,  «non riuscirete a convincere Tremonti». Non è chiaro che cosa sia  successo dopo, ma alla fine anche l'Italia ha accettato l'accordo. È  restata invece «appesa» alle elezioni finlandesi, com'era previsto alla  vigilia del vertice, la decisione finale dei Ventisette sull'aumento  delle capacita effettiva di credito dell'attuale fondo «salva-Stati»  provvisorio, l'Efsf, da 250 a 440 miliardi di euro.
 Vista la richiesta  del governo di Helsinki di evitare che l'impegno finanziario richiesto  diventasse un tema della campagna elettorale nazionale, la decisione è  stata rimandata al prossimo Consiglio europeo di giugno.
  BERLUSCONI: ABBIAMO VINTO - «Anche questa volta l'Italia a  Bruxelles ha avuto partita vinta» ha detto il presidente del Consiglio,  Silvio Berlusconi alla fine della prima, lunga, giornata di lavori del  Consiglio europeo, che si concluderà venerdì verso l'ora di colazione.  Tornando in albergo dopo mezzanotte, il premier ha rivolto ai  giornalisti una frase sibillina: 
«Abbiamo chiesto una cosa e abbiamo  vinto, avendo anche fatto interrompere il Consiglio europeo per una  buona mezz'ora. Fatevelo spiegare da Tremonti...». Successivamente,  fonti italiane hanno detto che la Germania aveva chiesto che i capitali  del Fondo salvastati, 
che vengono trasferiti ai Paesi in difficoltà di  bilancio, avessero un trattamento di rimborso diverso, a seconda che il  Paese che li riceve avesse un rating di tripla A o inferiore. Per  l'Italia questa previsione sarebbe stata «inaccettabile» perché avrebbe  significato 
stabilire differenze tra Paesi di serie A e di serie B,  «quindi il presidente Berlusconi ha detto di no», affermano le fonti. A  questo punto è stata necessaria una pausa dei lavori in seguito allo  scontro tra Italia e Germania, «e alla fine si è adottata una formula  che non comprende questa dichiarazione sul rating dei Paesi», come  voleva l'Italia. Sulla questione Libia un altro punto segnato  dall'Italia. Spiegano fonti diplomatiche che per quanto riguarda  eventuali nuove 
misure di embargo su petrolio e gas, anche queste  chieste dalla Germania, «è passata la linea italiana che una decisione  del genere deve essere presa in ambito Onu». Infine l'immigrazione. Le  fonti diplomatiche sottolineano che nella dichiarazione finale del  Consiglio «si ribadisce la necessità di una fattiva solidarietà di tutti  i Paesi Ue, il che vuol dire uomini e risorse», in sostegno ai Paesi,  come l'Italia, che sono il primo fronte delle migrazioni che si stanno  verificando in seguito alla crisi in Nord Africa. «Sulle cose che  abbiamo chiesto - sottolineano le fonti diplomatiche - abbiamo vinto su  tutti i fronti».  (
fonte: TMNews)
(Corriere della Sera.it)