Non voglio pensare alle conseguenze di una svolta populista:
"La Wehrmacht ha portato via il nostro oro dai forzieri della banca centrale e non ce l'ha mai pagato", ha garbatamente ricordato alla Bbc con toni da ultrà in curva Theodoros Pangalos, numero due del governo Papandreou. "I tedeschi non hanno ancora saldato i danni di guerra", rincara la dose Tzakis, che ha perso il nonno durante l'occupazione nazista. Conto totale: "
Settanta miliardi", secondo le stime ragionieristiche del sindaco di Atene Nikitas Kaklamanis.
Quanto basterebbe per rimborsare un quarto del debito nazionale.
La crisi della Ue ormai è qualcosa di più che una semplice questione di spread e tassi alle stelle. Il premier Papandreou - che con la Merkel si sente quasi tutti i giorni - prova a gettare acqua sul fuoco. Ma i think tank degli economisti nei due paesi continuano a rimpallarsi i reciproci peccati di scarso europeismo.
Berlino rinfaccia alla Grecia i 30 miliardi di aiuti tedeschi ricevuti dal 1960 e i 115 milioni di marchi sborsati per cancellare i debiti bellici. Atene ricorda i 60 miliardi pagati dalla Ue con grande senso di responsabilità per aiutare la riunificazione tra le due Germanie. "Quel senso di solidarietà oggi si è perso, basta leggere i titoli dei giornali nazionali", commenta amaro Markos, edicolante nella piazza della Costituzione.
Rimettere assieme i cocci dell'Europa, anche quando lo spread tra i bund e i titoli ellenici sarà tornato alla normalità, non sarà una passeggiata. "