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Stampa di lunedì 27 giugno 2011, pagina 23
"L'Europa si coordini o rischia il contagio greco"
di Mastrobuoni Tonia
"E Huropa si coordini o rischia Il contagio greco Sadun (FIDO: l'Italia non sarebbe immune dagli effetti della crisi Le sfide per il nostro Paese Gli avvertimenti lanciati dalle agenzie di rating riflettono prevalentemente il peggiorato contesto internazionale e il crescente nervosismo dei mercati STRUMENTI INNOVATIVI «I:irlterVrnto Ix)lrc'I)I)c' anche poggiarsi sugli EurOl)on(1 proposti (1a 'Fremutiti e .luncker» I PROBLEMI DI ATENE «1.e crescenti tensioni sociali hanno rallentato razione (1c'I governo I)ai)t1I1(11'e'oll» Intervista 99 TONIA MASTROBUONI Arrigo Sadun ci tiene a sottolineare che parla "a titolo personale". Essendo ormai l'uomo al Fmi per i paesi europei in emergenza, non sono opinioni qualunque.
Se la prossima settimana il Parlamento non approverà il piano di risanamento, la Grecia fallirà? «La Grecia può finanziarsi sui mercati solo a tassi proibitivi e quindi ha bisogno della prossima tranche della troika da 12 miliardi di euro per far fronte alla scadenze di luglio. D'altra parte l'Fmi non può autorizzare il suo contributo se il Parlamento non approva le misure necessarie per assicurare il successo del Piano e gli europei garantiscono la coperture finanziaria almeno per i prossimi 12 mesi. Teoricamente, gli europei potrebbero decidere di fornire dei prestiti-ponte. Ma non mi sembra un'ipotesi realistica».
La ristrutturazione del debito deve avvenire solo su base volontaria, come sostiene la Bce?
Occorre una maggiore crescita per proteggere il nostro Paese dal pericolo di contagio derivante dalla crisi del debito sovrano «La preoccupazione della Bce è che un coinvolgimento anche volontario dei privati porti ad una dichiarazione di insolvenza da parte delle agenzie di rating; le conseguenze potrebbero essere devastanti per il funzionamento dei mercati. Una ristrutturazione del debito greco può prendere diverse forme, non tutte traumatiche. Ritengo però che prima di affrontare la questione siano necessarie due condizioni; la prima è quella di aver stabilizzato l'economia greca e la seconda è quella di aver messo in atto un credibile piano di contenimento del rischio contagio. Specificatamente, mi sembra opportuno impostare un nuovo Piano B abbinandolo ad un Piano C di contenimento del contagio. In realtà, già un anno fa si sperava che le prese di posizione dei leader europei e le misure decise per assistere i paesi europei in difficoltà sarebbero state sufficienti per arginare il contagio».
Perché non ha funzionato? «Per vari motivi, molti dei quali attribuibili al macchinoso funzionamento delle istituzioni europee. Adesso che il contagio rischia di diffondersi dai paesi periferici ad altri, occorrerebbe intervenire con maggior decisione e risorse finanziari preponderanti. Il Piano C potrebbe contemplare maggiori risorse finanziarie di quelle previste dall'European Stability Mechanism, ma potrebbe anche poggiarsi su una seconda linea di intervento, cioè sulla creazione di quegli Eurobond proposti a suo tempo da Tremonti e Juncker. Un altro elemento potrebbe comprendere la partecipazione dei privati, previo rafforzamento patrimoniale delle banche maggiormente esposte alla crisi del debito sovrano o la fornitura di garanzie sovranazionali. Le possibilità di una soluzione definitiva della crisi esistono nel quadro di una strategia credibile messa in atto dagli europei e appoggiata dal resto della comunità internazionale».
Ci sono segnali di miglioramento nell'economia greca? «Le esportazioni hanno registrato notevoli incrementi negli ultimi mesi. Sono risultati incoraggianti ma siamo ancora ben lontani dagli obiettivi di risanamento che necessariamente richiedono tempi relativamente lunghi. Nel frattempo è cresciuto il disagio sociale per effetto dell'aumento della disoccupazione, la riduzione della spesa pubblica e l'erosione del reddito disponibile dei consumatori. Crescenti tensioni sociali che hanno trovato eco nella compagine governativa, rallentandone l'azione di risanamento».
L'Italia è a rischio? «L'Italia non è a rischio, ma non è immune dagli effetti della crisi. Gli avvertimenti lanciati recentemente dalle agenzie di rating riflettono prevalentemente il peggiorato contesto internazionale ed il crescente nervosismo dei mercati di fronte alle crescenti difficoltà dei paesi periferici».
Le agenzie di rating dicono che abbiamo un problema di crescita. «Le vulnerabilità dell'Italia sono sempre le stesse: l'elevato livello del debito ed un tasso di crescita molto stentato. Mentre notevoli successi sono stati ottenuti nel ridurre la spesa pubblica sia nel breve sia nel medio termine, ancora siamo ben lontani dal risolvere il problema della bassa produttività e di un tasso di crescita decisamente inferiore alla media europea. Un problema che ha assunto una posizione sempre più centrale nell'azione del governo; infatti *** è evidente che senza una crescita decente anche gli obiettivi di consolidamento fiscale diventano più difficili da raggiungere. Le preoccupazioni espresse dalle agenzie di rating derivano proprio da questo nesso: occorre una maggior crescita per proteggere l'Italia dal pericolo di contagio derivante dalla crisi del debito sovrano» .
143% Il debito rispetto al Pil è l'ammontare del debito greco rispetto al pil di Atene nel 2010 2,5% II peso nell'Eurozona Il pil della Grecia è pari a un quarantesimo dell'area Euro ***
ORMAI SI DICE TUTTO IL CONTRARIO DI TUTTO