Grillo al 24% di media, circa (2 lettori)

snapo

the greater the truth, the greater the libel
cmq la probabilità che lo impallinino, marini, a me pare da nn trascurare
sono i corsi e ricorsi :D
l'uscita di ieri del capo buba sul taglio dei tassi mi ha fatto venire un'ideuzza...:mumble:

mancano 150 potenziali voti all'appello...
impallinato...:D
 

ninjaxx

amico del maestro...
Seconda guerra mondiale, Atene chiede i danni a Berlino: 162 miliardi di euro

L'importo corrisponde all'80% del Pil corrente e se questo fosse pagato coprirebbe la maggior parte del debito con la Troika. Il governo tedesco ritiene però che non vi sono al momento gli estremi per una compensazione
 

silpla2000

che bello il yo yo
Oplà, il burattinaio tira i fili ed il deputato cheffà ? Signorsì signore.

ROMA - Ma come la pensano il Movimento 5 stelle e i suoi parlamentari sull’abolizione delle province?

Giovedì 11 aprile, Camera dei deputati, la commissione speciale per gli atti del governo riprende le audizioni sul decreto legge per il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione.

Comincia proprio l’Upi, l’Unione delle province italiane.

E quando si passa alle domande tocca al grillino Daniele Pesco: «Approfitto per dire che la posizione del Movimento 5 stelle non è assolutamente per tagliare le province in toto. Noi siamo per risparmiare sulla gestione delle province e quindi sulla classe politica perché pensiamo che una riorganizzazione possa dare una forte contributo in termini di risparmio».




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Daniele Pesco-


SORPRESA - La questione la conosce bene, Pesco.
Ingegnere edile di Monza, 40 anni fra poco, lavora alla provincia di Milano dove si occupa di lavori pubblici.
E infatti entra nel merito del problema: «Come provincia di Milano I tagli ci sono stati, sono stati forti» e «la situazione è già abbastanza critica».
Un intervento che sorprende più di una persona visto che l’abolizione delle province è uno dei punti fondamentali del programma di Beppe Grillo, al primo posto del capitolo Stato e cittadini, ancor prima della cancellazione dei rimborsi elettorali tanto per capire.
RETTIFICA - Dopo un quarto d’ora, Pesco interviene di nuovo: «Devo rettificare – dice un po’ imbarazzato – forse le mie parole di prima sono state fraintese. La posizione del Movimento 5 stelle è ferma sull’abolizione delle province. Ho sbagliato».
Dalla registrazione disponibile sulla web tv della Camera si sente un po’ di brusio.
«Siamo comunque certi che i servizi per i cittadini – aggiunge Pesco ­- debbano essere svolti da altri enti o comunque da altre entità. Grazie».
parliamo di cose serie cosa dicono scilipoti e razzi le vogliono abolire le province? ruby ha detto che non ha fatto sesso con zilvio, ma solo perchè nun s'a rvaza manco con il cric. La minetti compra casa a milano per 3 milioni di euro ha fatto il 6 al superenalotto:D:D
 

Val

Torniamo alla LIRA
È una frase che Mario Draghi ha pronunciato durante la conferenza del 4 aprile alla BCE; salvo errori, nessun «grande» media l’ha colta (una sola eccezione in Italia: la tv Class CNBC, che si sta rivelando una delle migliori fonti informative su questi temi).
A porgli la domanda è il giornalista del sito Zero Hedge:


«Se, poniamo, la situazione in Grecia o Spagna peggiora ancora, e quei Paesi sono obbligati ad uscire dall’eurozona, esiste un piano per far sì che i mercati non collassino? Esiste una qualche rete di protezione strutturale, specialmente nell’area dei derivati?
E la seconda domanda è: cosa accadrebbe della sua Emergency Liquidity Assistance che avete dato a Cipro, circa 10 miliardi di euro, se il Paese lascia l’eurozona?».

Draghi ha risposto:
«Lei sta ponendo domande così ipotetiche che non ho una risposta…beh, posso dare una risposta parziale.
Questo tipo di domande sono formulate da gente che sottovaluta di gran lunga quel che l’euro significa per gli europei, per l’euro-area.
Essi sottovalutano di molto la quantità di capitale politico che è stato investito nell’euro.
È per questo che continuano a chiedere cose come: “Se l’euro si spacca? Se un Paese abbandona l’euro?”… Non è come una porta scorrevole. È una cosa molto importante. È un progetto dell’Unione Europea.
Sicché spendete il fiato invano quando continuate a chiedere a gente come me “cosa accadrebbe se…”. Non esiste un piano B».

«In secondo luogo, la BCE ha mostrato la sua determinazione nel combattere ogni rischio di ridenominazione (sic).
E l’OMT (il trilione di euro prestato alle banche all’1%, ndr) con le sue precise norme, ed agente entro il suo mandato, esiste appunto a questo scopo. Così rispondo alla sua prima domanda.

La seconda domanda era sull’ELA, ma ancora una volta è subordinata a “se Cipro lascia…”. Di nuovo, non abbiamo in mente questo… Nessun piano B».

Per una volta, Draghi ha detto la verità, sotto la lingua di legno del tecnocrate.
«La gente come me» – ha detto – «ha investito tutte le sue fortune, la sua autorità, carriere e prestigio nella costruzione dell’euro. Se l’euro si spacca, noi persone veramente importanti andiamo a pallino: perdiamo tutto, prestigio, carriere, autorità, soldi e potere. Perciò non ci sarà mai un’uscita dall’euro. Troppo grande è il capitale politico che ci abbiamo investito».

Zero Hedge commenta sarcastico: dunque dato il controllo sui capitali messo in opera a Cipro a tempo indefinito, i Bancomat locali dispensano «capitale politico» invece del capitale reale?
È un commento preso dal punto di vista del liberismo totale, che è il pensiero unico americano.
Ma mostra che s’è capito bene il proposito di Draghi: eurocrati e banchieri non stanno salvando gli europei, né tanto meno greci, italiani, spagnoli e portoghesi; vogliono salvare l’euro ad ogni costo, e italiani, spagnoli, greci e portoghesi muoiano pure.

«L’euro non è una porta scorrevole», ci ha detto il padrone: «l’euro è la porta della prigione che abbiamo chiuso a tripla mandata; e tanto peggio per voi, carcerati, se morirete di disoccupazione, fame e freddo».
 

Val

Torniamo alla LIRA
Diciamolo un’altra volta: le istituzioni europee non cercano di proteggere i popoli in questa grande depressione; cercano di proteggere se stesse.
Se la soluzione della crisi richiede uno smantellamento dell’euro, la Commissione e la BCE rigettano tale soluzione, perché equivarrebbe al loro suicidio politico.
Perciò per scongiurare questo esito, sono pronti a tutto.
Anche a rimangiarsi i loro stessi dogmi del liberismo totalitario che dichiarano loro religione, fino a violare le stesse norme che loro si sono dati.
Così, addio «libera circolazione di capitali»: a Cipro hanno imposto (con opportuno ritardo: le banche della Germania e di altre nazioni «core» dell’Eurozona hanno portato via i loro soldi dalle banche cipriote prossime a implodere,prima che la crisi bancaria fosse annunciata) il controllo sui capitali.
Addio inviolabilità della proprietà privata : a Cipro hanno imposto il prelievo forzoso fino al 40% sui conti correnti, un vero esproprio proletario fatto dai supercapitalisti (1).
Si sono rimangiati la promessa di garanzia sui depositi fino a 100 mila euro, e già propongono di fare lo stesso prelievo sui conti correnti italiani, perché tanto, «gli italiani sono più ricchi dei tedeschi: patrimonio di 108 mila euro contro 95.500» (è la voce che manda in giro la BCE, per preparare il prelievo forzoso).
Esigono «rigore» e dichiarano di non poter stampare moneta «per statuto», ma creano mille miliardi di euro da dare alle banche all’1%, e senza la minima contropartita, ma non alle imprese.

Ci stanno strangolando, come dimostra la disoccupazione galoppante che raddoppia, accelerando il ritmo, e le migliaia di aziende che chiudono perché non reggono l’euro «forte» nel momento in cui anche la Bank of Japan stampa a perdifiato (la Fed lo sta facendo da tre anni).
È per colpa loro, del loro euro, se anche il Fondo Monetario riconosce che «l’economia mondiale crescerà quest’anno del 3,4%, per poi accelerare al 4,1% nel 2014, ma l’Europa cala dello 0,2%» (in realtà molto di più: le previsioni delle tecnocrazie bancarie si sono sempre rivelate ottimiste).
Di fronte alla crisi che s’aggrava, gli eurocrati e i banchieri (e i politici che eleggiamo, loro appendici superflue) hanno una sola soluzione, sempre quella: rinforzare i poteri centrali europei.
Eppure si vede ormai ad occhio nudo: più il processo di «integrazione» avanza, peggio la situazione si deteriora.
Ma gli eurocrati propongono sempre di aumentare i loro stessi poteri.
È il loro potere personale che cercano.
Sono loro che hanno trasformato il popolo italiano in un popolo senza speranza, declinante senza sbocco: «niente porte scorrevoli, niente piano B» per voi: l’euro vivrà, voi morirete.
Sono tranquilli, perché ci siamo tenuti il loro delegato, il tecnicamente incompetente ma eurocraticamente ortodossso Mario Monti, che ci terrà nell’euro continuando nello stesso tempo a saccheggiarci col sistema fiscale più letale del mondo.

L’industria del mobile (effetto collaterale del collasso dell’edilizia provocato da Monti e dalla banche) ha subito una riduzione dei fatturati dell’ordine del 48% rispetto ai tempi belli; ma Equitalia pretenderà dal settore lo stesso gettito fiscale di prima, provocando altre rovine.
I professionisti nel loro insieme, il ceto medio, hanno subito riduzioni dei loro guadagni fra il 15 e il 30%; Befera pretenderà da loro gli stessi montanti tributari, o anche di più.
Impoverimento mortale degli onesti, evasione fiscale di sopravvivenza per chi potrà.

Perciò è stato gravissimo l’errore del Movimento 5 Stelle di mantenere Monti al governo, piuttosto che fare un governo con il PD, che avrebbe potuto controllare.
Un errore storico che lo condannerà storicamente, a meno che non sia anche quello un progetto, e che il Grillo-Casaleggio non siano effettivamente (come appare) che un ulteriore trucco per deviare la volontà popolare e cullarla di illusioni di liberazione.
Il governo Monti (in cui c’è il ministro Barca, «astro nascente del PD» dettato dall’eurocrazia, e pompato dai media) ha cullato le imprese nell’illusione di ottenere 40 miliardi dei debiti arretrati che le Pubbliche Amministrazione hanno verso di loro; pochi giorni e l’illusione è svanita, i burocrati non cacceranno mai un soldo, esigono complicatissime «prove» e «accertamenti» su quel che devono – mentre loro stesse non tengono contabilità precisa sui loro debiti (un colossale falso in bilancio commesso da migliaia di pubblici funzionari) – impossibili.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Svanita questa illusione, Monti ne ha creato un’altra: producendo il Documento di Economia e Finanza (DEF), presentato alla stampa con dieci diapositive come progetto per «la crescita».

Ma la stampa non ha detto che il DEF consta di 800 pagine. Ottocento pagine: certo nemmeno Monti le ha lette.

Le ha semplicemente commissionate agli alti burocrati – che sono i veri governanti occulti d’Italia, essendo i governi incompetenti – e i nostri burocrati, come gli eurocrati, sono occupati non alla sopravvivenza della società, ma alla loro propria.
E sono i più inefficienti e rapaci del mondo occidentale.
In quelle 800 pagine hanno inserito tutti gli inghippi, i codicilli, i tranelli per aumentarci le tasse, aggravare gli ostacoli alla produzione e stroncare la nostra competitività con lacci e lacciuoli.

Nascosto nel DEF, si scopre che i conti pubblici hanno «spese non rinviabili per 8 miliardi» (altri 8 miliardi), e che quindi «se sparisce l’Imu ci vorranno interventi triplicati», ossia aumenti ed aumenti di tasse in altri campi.
Anche la sanità richiederà un aumento del ticket; ma questo spetterà al nuovo governo.
E se il nuovo governo «politico» tarda, le nuove spese si accumulano: altre tassazioni saranno necessarie, altri smantellamenti, altri fallimenti e chiusure di piccole imprese che le amministrazioni pubbliche hanno reso insolventi.
E se poi sarà il governo Bersani o Berlusconi, non sperate di meglio.
Sono gli stessi che per un anno e passa hanno sostenuto il governo Monti, hanno votato i suoi colossali esborsi dati all’Europa «per salvare la Grecia» ossia le banche tedesche, hanno approvato tutti i decreti che hanno stroncato la nostra economia reale e salvato i parassiti pubblici, i 2-3 milioni di profittatori delle inefficienze e disonestà del sistema pubblico: un blocco sociale interessato allo status quo marcio, che con le famiglie configura un ben grosso elettorato.

Mi spiace per voi, italiani. Voi che a milioni perderete il lavoro perché avete voluto stare nell’euro «forte»; che vi suiciderete perché Equitalia vi chiede immense cifre che non avete come Imu per seconde case che non vi servono, che non potete permettervi ma che non potete vendere, perché le banche non danno i mutui; mi dispiace per voi che le avete provate tutte per tenere la testa fuori dall’acqua, e adesso non sapete più cosa fare, non avete più speranza; mi spiace per i vostri figli che sono senza lavoro, ma an che senza istruzione, conoscenze e cultura per andare all’estero a cercarlo – perché avete voluto e difeso la scuola «facile e di massa». Mi spiace per voi, soprattutto, perché anch’io oggi dipendo da voi, la mia pensione viene pagata dai giornalisti che sono al lavoro – e che vengono licenziati ormai a vagonate.
Mi spiace per voi, perché il vostro destino è razzolare nella spazzatura, essere rapinato dai cocainomani senza soldi nelle strade che costituiranno bande armate, e taglieggiati dagli statali, parastatali, regionali e provinciali che – loro – il loro stipendio lo vogliono tutto.

Ma da un punto di vista oggettivo e spassionato, voi meritate di finire così.
Perché in maggioranza schiacciante, vi siete occupati solo di calcio.
Non di economia, «perché è difficile», né di politica, «perché tanto fanno quello che vogliono». Vi siete rincoglioniti davanti alle tv intrattenimento, alle slot machines e ai vide-porno. Perché non avete studiato né lingue né mestieri reali, perché tanto «il benessere» era assicurato come tutti «i diritti» che vi dicevano di avere. Perché non avete capito come cambiava il mondo. Perché non esiste un popolo più provinciale, più abbandonato agli impulsi di pancia, più imperioso nel volerli soddisfatti subito e tutti, più ottusamente aggrappato ai propri interessi più corti e di breve respiro, più litigioso e incapace di unirsi di voi; incapace di scegliersi comandanti fra i migliori; più incivile e passatista ed arretrato culturalmente, più spregiante dell’intelligenza così rara fra voi; mai visto un popolo che espelle all’estero centinaia di migliaia di suoi giovani, i migliori, perché «troppo qualificati» per noi; mai visto un popolo più beotamente prono ad adorare gli idoli sbagliati, che vi venivano proposti all’adorazione di volta in vola. Un popolo così, non merita di vivere.
Vi è piaciuto Ciampi. Avete venerato Veronesi, Saviano; avete deriso «i complottisti» che vi dicevano la verità, perché «il tg non lo dice». Avete emarginato e odiato chi vi metteva sull’avviso, «uccelli di malaugurio», «da toccarsi i coglioni» – mentre adoravate l’Ottimista, il Facilone, il Facilista.
Se siete di sinistra, avete fatto di tutto per stroncare Renzi («infiltrato di destra») (2) e preferito Bersani, ed ora sperate in Barca, perché è «un compagno» (un compagno che vi terrà dentro l’euro, la prigione dei popoli). Avete avuto gran rispetto di Monti. Avete voluto credere che il nemico interno è l’Evasore Fiscale anziché il Parassita Sociale, ancorché siate nel Paese che l’amministrazione pubblica tassa come gli stati scandinavi, ma dandovi servizi come gli africani.
 

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