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"In qualsiasi democrazia occidentale, dopo un risultato elettorale come quello del PD, il suo segretario e candidato unico al governo si sarebbe immediatamente dimesso, dando il via ad un salutare processo interno di rinnovamento... Qui invece Bersani e la vecchia guardia del suo partito, piuttosto che assumersi la responsabilità di quella disfatta, cercano di spostarne il peso all'esterno richiamando Grillo alle sue responsabilità. Mai vista tanta faccia tosta. cercano di avvalorare la tesi che è colpa di Grillo se non si fa un governo, senza neanche mettere in discussione l'ovvio principio che, tanto per cominciare a discutere, loro si devono togliere dallo scenario politico. Passino il testimone a Renzi o chi per lui... e gli lascino l'incarico di esplorare una possibilità di governo. Ovunque sano cose ovvie, regole naturali di galateo politico. Qui invece con questa sinistra, attaccata solo alle poltrone, si prevale su qualsiasi altro principio democratico. E nel fare ciò, non solo si stanno rendendo ridicoli come quelli che cercano di nascondersi dietro ad un dito, ma stanno impedendo la soluzione dei problemi del paese, che loro stessi hanno contribuito grandemente a creare."
Al di là delle opinioni personali, tutte leggittime, non è quello il punto.
La questione è che chi perde (o non vince per usare la parole di Bersani) ha il dovere di dimettersi.
Poi si apre la successione.
Il PD si vanta di fare le primarie.
Faranno le primarie.
La maggioranza eleggera la nuova classe dirigente.
Tale nuova classe dirigente comincerà ad agire.
E sulle loro azioni noi potremo giudicare.
Al di là delle simpatie.
Ma finché questo non sarà fatto tangibile rimane in carica la vecchia classe dirigente.
Diversamente non si va da nessuna parte.