Io sono rimasta diverse ore senza parole, tramortita dall'immenso baratro di umanità che peggiora sempre più.
Poi ho fatto un paio di riflessioni ma non le condivido entrambe, solo la seconda.
Biden e Putin non hanno nessun interesse tranne quello di difendere il proprio potere immediato.
Le potenze di cui sono reggenti sono entrambe potenze in gravissima crisi di prospettiva e il discorso di Putin — l’avete ascoltato? — non lascia scampo: il suo revanchismo imperialista è stato messo nero su bianco. Non esistono nazioni oltre la grande Russia, vergogna su Lenin che avrebbe addirittura “creato” l’Ucraina.
È un discorso talmente antistorico che può venire solo da una mente paranoica, perciò capace di tutto. E tutto ci dobbiamo aspettare.
Biden dal canto suo nega a parole la lunghissima storia dei fallimenti americani nel tentativo di governare il mondo ma poi la riconferma con i fatti: sull’Ucraina prima lancia l’allarme, ammassa le truppe e fa partire le fanfare, pompa il nemico in vista di una terza guerra mondiale, e poi fa capire che non è in grado di fare nulla di concreto né per fermarla né per combatterla, preferendo stressare l’Europa e far pagare il prezzo della sua inettitudine a noi, a cominciare dal popolo ucraino.
Noi, allora, cosa possiamo fare e dire?
La domanda è malposta in realtà perché presuppone che io abbia chiaro un soggetto collettivo pensante cui rivolgermi e non è così. Quindi dico cosa penso che dovremmo fare noi astrattamente: noi gente che ama pensare e gente che ama la pace, consapevole che la gente che ama pensare è poca e anche la gente che ama la pace è sempre di meno. Ma qualcuno, fra chi mi legge, si riconoscerà in questa descrizione.
- Noi non dobbiamo schierarci con nessuna potenza imperialista, tuttavia con i popoli che subiscono la guerra sì. Senza esitazione. Il prossimo popolo potremmo essere noi. Perciò porte aperte ai profughi e chiarezza di condanna contro chiunque sganci bombe mettendo in fuga i civili.
- Noi dobbiamo chiedere la messa al bando delle armi e dell’industria delle armi.
- E dopo la messa al bando delle armi, la fine delle aree di influenza militari.
- Noi dobbiamo tornare a farci carico della politica e la politica si basa sulle comunità territoriali e sulla loro convivenza: la pace è un impegno attivo di convivenza democratica.
- Noi dobbiamo perseguire un disegno che sia un nuovo sogno di pace per i popoli perché l’accettazione delle guerre è disumana.
- Noi dobbiamo capire che serve un salto di qualità nel pensiero di ogni persona e che ogni persona rinunci a un po’ dei suoi rancori e delle sue credenze incistate per interrogarsi davvero sulle proprie responsabilità nei confronti degli altri.
In pratica noi dovremmo fare un’immensa rivoluzione. E prima di quella, crearne i presupposti dentro la nostra mente. E questa è la parte più difficile.
Le crisi politiche di quest’epoca sono effetto di una più ampia crisi umana in corso nel mondo occidentale: noi cittadini dell’occidente, persona per persona, stiamo sperimentando una profonda crisi umana personale. Non viviamo più alcuna prospettiva di futuro, siamo in una lentissima fase di caduta come quella descritta magistralmente nel film La Heine ormai oltre 25 anni fa.
Questo ci riguarda tutti e ciascuna.
O proviamo a reimmaginarcelo, il futuro, o ci consegniamo al nichilismo più distruttivo che renderà le nostre vite profondamente infelici e segnate solo da simpatie passeggere e odi radicati, rendendoci incapaci di reagire alla Storia.