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Portafogli dei gestori: obbligazioni high-yield
I dati sulla raccolta dei fondi in Europa da inizio anno evidenziano un particolare interesse per le obbligazioni “high-yield” da parte degli investitori. Partendo dalle analisi qualitative del team di Morningstar, siamo andati a vedere quali sono effettivamente le scelte operate dai gestori in questo comparto del mercato obbligazionario.
Focus su Stati Uniti, evitando gli emergenti
A differenza della maggior parte dei fondi appartenenti alla categoria Morningstar USD High-Yield che si concentrano su emissioni con rating "B", PIMCO GIS High Yield ha un focus sui titoli qualitativamente migliori all’interno della fascia BB e si è contraddistinto per aver accumulato anche il 30% del totale attivo nel comparto investment-grade tra il 2008 e il 2009. Più di recente, però, nel corso del 2010 e all’inizio del 2011, il peso dei titoli investment-grade è diminuito (fino a circa il 20% del totale attivo) ed è ora più coerente con quello che il gestore si attende anche per il futuro.
Il fondo generalmente non acquista obbligazioni il cui rating è inferiore a B (in ogni caso, titoli con rating CCC non possono superare il 5% dell’attivo totale). Circa l'85% del portafoglio è investito in titoli US; questa esposizione è dovuta al focus sul mercato statunitense di questo prodotto (come indicato dall’indice di riferimento adottato), ma anche al fatto che la gran parte dei titoli high-yield a livello globale vengono emessi da società americane. Con riferimento alla parte restante del portafoglio, a dicembre 2010 il gestore assegna un maggior peso ai titoli high yield europei (12% dell’attivo, contro il 4% del benchmark), mentre ha ridotto, fino a zero, l’esposizione verso i Paesi emergenti (-8% rispetto all’indice). In realtà, quest’ultima posizione non riflette una valutazione negativa delle prospettive di crescita dei mercati emergenti. Piuttosto, il gestore non ritiene soddisfacenti i meccanismi di corporate governance e di protezione degli investitori per quanto riguarda le società "non-investment grade" domiciliate nelle stesse nazioni emergenti.
Più ciclici, ma meno subordinati
All’inizio del 2005, il gestore di Fidelity Euro High Yield ha gradualmente ridotto il beta del fondo (una misura di sensibilità al mercato), ben prima della crisi del credito che è seguita nel 2007-2008. Nel fare ciò, ha aumentato il peso dei titoli governativi a scapito di obbligazioni ad alto rendimento. Quando la crisi del credito si è intensificata, numerose società finanziarie, che in precedenza godevano di un rating “investment-grade”, sono rientrare nel comparto high-yield (questo tipo di società viene definito fallen angels). Il gestore ha, quindi, comprato alcune di queste in modo selettivo, aumentando così nuovamente il profilo aggressivo del fondo. Nonostante ciò, rispetto all’indice (BofA ML Global High Yield Eur Issuer Constrained – Euro Hedged), il fondo ha continuato a essere in sottopeso di finanziari in maniera tale da mantenere un buon grado di diversificazione.
Nel corso del 2010, il gestore ha acquistato emissioni a prezzi ritenuti interessanti come Care UK (servizi alla salute), Personal Finance International (società di credito al consumo nell’Est Europa) o Continental (componenti per l’auto). Allo stesso tempo, ha ridotto il sovrappeso del settore difensivo delle telecomunicazioni, vendendo in tutto o in parte nomi come Liberty Global o Virgin Media. Infine, più di recente, un altro tema di investimento è stato quello di acquistare progressivamente emissioni senior (ovvero, obbligazioni che vengono rimborsate in precedenza rispetto ad altri creditori in caso di insolvenza dell’emittente). In questo caso, il gestore ritiene che, dopo il rally del 2009 e, in parte, del 2010, gli attuali prezzi non giustifichino l’investimento in obbligazioni subordinate.