HO PASSATO UNA VITA A NON SENTIRMI ALL'ALTEZZA, ADESSO MI SDRAIO E VAFFA...

Eccolo qui il giustizialismo alla "grande fratello" ....o all'URSS.
Il potere nelle mani di una sola persona, che può agire sulla base di convincimenti personali
e non sulla base dei fatti.

Via libera della Camera al decreto intercettazioni.
Si tratta di una svolta rilevante nel sistema giudiziario, che entrerà in vigore tra effettivo tra due mesi.
Sono previste norme più rigide a tutela della privacy; sarà il Pm — e poi il Gip — a decidere sulla rilevanza delle intercettazioni;
l’utilizzo dei trojan sarà consentito anche per le persone «incaricate di pubblico servizio» e fin dentro le mura di casa,
ma dovrà essere motivato e giustificato; divieto di pubblicazione degli «ascolti» irrilevan


Il decreto introduce una più chiara disciplina del trattamento giuridico a cui vengono sottoposte le intercettazioni cosiddette «irrilevanti»,
rispetto agli «ascolti» utili a raccogliere elementi probatori. Le intercettazioni irrilevanti sono coperte dal segreto, quindi non saranno mai pubblicabili.
Quelle rilevanti, invece, essendo inserite nel fascicolo, saranno pubbliche e quindi possono essere diffuse.


La valutazione sulla rilevanza delle intercettazioni viene rimessa al pubblico ministero
e, poi, al giudice per le indagini preliminari.
Sarà dunque il pm - e non la polizia giudiziaria come previsto dalla precedente riforma Orlando -
a dover selezionare il materiale per stabilire quali siano le intercettazioni di rilievo per le indagini e quelle, invece, irrilevanti.


Il pubblico ministero dovrà vigilare affinché nella trascrizione delle intercettazioni non siano riportate espressioni «sensibili».
La norma vale anche per le intercettazioni rilevanti, che dovranno essere depurate dai cosiddetti «dati sensibili».


Le intercettazioni si potranno utilizzare come prova di reati diversi rispetto a quelli per cui erano state disposte
solo se «rilevanti e indispensabili» per l’accertamento del reato. E, comunque, solo per quei reati intercettabili.

Quelle sull’uso dei trojan, cioè il malware che trasforma un telefono in un microfono spia h24,
è stata la norma che più ha suscitato le critiche delle opposizioni.

I captatori informatici sono equiparati alle intercettazioni ambientali e viene introdotto l’obbligo di motivazione ulteriore che ne giustifichi l’utilizzo.
Tuttavia, sarà possibile utilizzare i trojan non solo per i reati contro la pubblica amministrazione commessi dai pubblici ufficiali,
ma anche per quelli commessi dagli «incaricati di pubblico servizio», purché si tratti di reati punibili con la reclusione oltre i 5 anni.
Inoltre, l’intercettazione attraverso captatore, come avviene nel caso di reati che coinvolgono pubblici ufficiali, potrà avvenire anche dentro le mura di casa.
 
L'unico modo che ha Conte per "rilanciare la domanda interna" è SVENDERE gli asset pubblici italiani rimasti all'asse franco-tedesco: "eh ce lo chiede l'Europa!"
atteggiamento SACRILEGO/ SUICIDA!
...e Mattarella TACE da buon putto da giardino che "auspica-auspica" ma poi firma tutto quello che la BCE vuole che sia firmat,o per non spiacere ai creditori internazionali del nostro debito!
ROBA DA MANICOMIO!!! altro che "fierezza europeista!"
...e Gualtieri fa di tutto per aiutarlo a DISTRUGGERE le PMI.. "perché lo vuole l'Europa"
SIAMO DENTRO UN INCUBO!
Ma allora se dobbiamo fare tutto da noi, usciamo anche dall'euro.

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L’economia mondiale rischia di vedere una crisi che non ha pari negli ultimi anni.

Abbiamo due aspetti di questa situazione:
  • quello finanziario, con il progressivo smontarsi della bolla finanziaria generata negli ultimi anni ed intensificata negli ultimi diciotto mesi;
  • quello reale, con quello che verrà registrato come un calo verticale dei consumi accompagnato da problemi di circolazione enormi per le persone addirittura per le merci;
Il primo fenomeno è già osservabile nelle borse mondiali con un calo di oltre il 10% in pochi giorni.
Vediamo il SP 500 come indicatore finanziario mondiale:



In questo caso assisteremo ad uno sgonfiarsi di tutte le borse mondiali che non sapremo fino a che punto potrà arrivare.

Sicuramente interverranno le Banche Centrali con iniezioni di liquidità fortissime,
ma c’è il dubbio che questo sarà sufficiente nel momento in cui anche gli USA,
il Regno Unito ed altri paesi iniziano ad avere dei casi molto importanti.

Il problema è quanto potranno essere efficaci gli interventi delle Banche Centrali utilizzando gli strumenti ordinari,
e se le autorità monetarie ed economiche di Hong Kong hanno scelto l’Helicopter Money,cioè 1300 dollari gratis per ogni cittadino,
significa che molte Banche Centrali passeranno agli strumenti straordinari.

Però c’è il problema reale, quello dell’economia tangibile, immediata, degli scambi reali.

Soprattutto per l’Italia il Turismo è stato spazzato via, e di questo bisogna ringraziare la stampa nazionale ,
prima ignara e poi allarmista, e un governo confuso e casinista.


I settori in crisi sono molti:

  • logistica;
  • industriale, colpita rottura delle catene logistiche mondiali unita al calo dei consumi;
  • servizi alle persone, da spettacoli, ristorazione, pubblici esercizi , etc, che rischiano di essere spazzati via da un mix di normative demenziali
  • (chiudere i bar dopo le 6 di sera, come se il virus amasse lo spritz) e di paura;
  • turismo, anche in questo caso mandato a ramengo da una comunicazione folle.
Forze di maggioranza e di opposizione hanno fatto alcune proposte di rilancio.

Oggi si è sentito l’ex ministro Padoan dire che “Bisogna rinviare tutti i versamenti” fino a Giugno, ma si tratta di un pannicello caldo.
Il grosso delle imposte si versa proprio da giugno ed un rinvio anche delle ritenute e dell’IVA mensile è solo una breve boccata di ossigeno.

Bisogna fare molto di più, è tempo di invertire quella tendenza, che vede in Gualtieri lo strumento principale dell’operazione,
per la quale bisogna sempre e comunque aumentare le tasse, con qualsiasi scusa, per qualsiasi scopo.

Bisogna decidere se si vuole sopravvivere economicamente o continuare ad obbedire
a dei paradigmi economici che ci hanno solo impoverito, oppure iniziare a fare qualcosa di diverso.

Nouriel Roubini
ormai da per certa una recessione mondiale e vede il nostro rapporto deficit PIL superare il 4%,
ma non per causa di una maggiore spesa, ma per una forte contrazione del PIL.

A questo punto abbiamo due strade:

  • continuare la stupida obbedienza all’economista lettone Dombrovskis, che, bontà sua guarderà i conti italiani con “Benevolenza”;
  • seguire la strada spagnola e francese della grande crisi, ed investire, e molto, per salvare l’economia, il debito e noi stessi.
La prima via ci porterà alla recessione ed al fallimento.

La seconda ci porterà ad una manovra pericolosa, ma con forti possibilità di riuscita e di rilancio.

IMHO investirei almeno 50 miliardi, pari ad un 2,7% del PIL di sfondamento, da impiegarsi in :

  • 20 miliardi in un forte alleggerimento fiscale per le classi reddituali più basse ed i lavoratori autonomi,
  • con la fissazione di una no tax area molto ampia, dell’ordine dei 20 mila euro annui di reddito,
  • e da forti alleggerimenti per le aziende, magari privilegiando il biomedico .
  • La finalità sarebbe quella di dare una forte spinta alla spesa ed all’investimento SUL territorio nazionale;

  • 10 miliardi in forti investimenti nella sanità, con una priorità all’allargamento dei reparti di emergenza e di rianimazione,
  • che hanno subito delle forti riduzioni negli ultimi anni, anche considerando che il biomedicale è una delle punte di diamante dell’economia italiana.
  • Questa spesa avrebbe il doppio vantaggio, perchè praticamente migliorerebbe il nostro sistema sanitario, ma anche distribuirebbe sicurezza nei cittadini;

  • 20 miliardi di maggiori investimenti sia nel pubblico, comprensivo di infrastrutture, anche per renderle più moderne ed igieniche (ad esempio treni, aerei , etc),
  • sia forti incentivi nel privato per riportare le catene di fornitura nel nostro paese, sia il turismo, con campagne di sensibilizzazione ed assicurazione mirate verso l’estero.
Aumenteremmo il deficit ? Avremmo due possibilità:

  • o l’Europa appoggia questa politica e magari la allarga ad altri paesi, il tutto con l’appoggio della BCE;
  • oppure non lo appoggia e lo faremo in modo autonomo.
Io ritengo che,alla fine, l’Europa sceglierebbe la prima versione.

Basterebbe mostrarsi fermi, quindi senza Conte e Gualtieri, e porre un Aut Aut:
o ci aiutiamo l’un l’altro oppure meglio gestire le cose da soli e salutiamo una compagnia che non ci vuole, non ci ama, anzi ci disprezza.
 
Immaginiamo per un istante che a fronteggiare la crisi del Coronavirus ci fosse oggi un governo guidato da Matteo Salvini
(o Silvio Berlusconi o un qualsiasi altro leader di destra).

Immaginiamo anche che lo stesso governo avesse preso misure futili e, anzi dannose, come il blocco dei voli diretti dalla Cina;
e che avesse provocato nell’opinione pubblica quella serie di oscillazioni da giostra delle montagne russe come hanno fatto gli attuali governanti:

prima rassicurazioni e autoesaltazioni accompagnate da misure roboanti quanto futili e dannose;

poi, dopo l’esplosione del virus, avesse drammatizzato eccessivamente con misure drastiche
e avesse provocato panico diffuso e caos organizzativo e comunicativo, isolamento internazionale
;

e, che, quindi, avesse poi cercato nuovamente di minimizzare con tentativi di sdrammatizzazione e di “ritorno alla normalità” in costanza di epidemia.

Ebbene, mutatis mutandis, ci si deve chiedere come sarebbe andata ad un governo di destra?
Il gioco dell’immaginazione può sembrare futile, ma potrebbe rivelarsi istruttivo.

In primo luogo immaginiamo che quel governo avesse commesso il clamoroso errore fondamentale che ha provocato tutti i pasticci successivi:
di bloccare cioè i voli diretti dalla Cina privandosi della possibilità di tracciare gran parte dei provenienti dalla Cina con voli diretti
e rifiutandosi di controllare coloro che rientravano con voli indiretti e scali intermedi o via terra.

Immaginiamo anche che lo stesso governo avesse ignorato ed anzi insolentito per qualche ragione ideologica (come il razzismo)
le raccomandazioni di titolati virologi che raccomandavano la quarantena per tutti i cinesi rientranti;
e che lo stesso trattamento fosse stato riservato a presidenti di Regioni (nel nostro caso di sinistra),
che invitavano a seguire i consigli di quei virologi estendendoli anche ai bambini cinesi.

Immaginiamo poi che il presidente del Consiglio (che supponiamo di destra), avesse continuato per quasi un mese a dire che “la situazione è sotto pieno controllo”
e che “l’Italia è all’avanguardia tra i paesi occidentali” per rigore senza pari delle misure di prevenzione.

Supponiamo infine che, nonostante le rassicurazioni, il virus si fosse diffuso in maniera esplosiva con decine e poi centinaia di ricoveri e una decina di morti,
tanto da far salire rapidamente l’Italia al terzo posto nel mondo per diffusione del virus.

Immaginiamo quindi che improvvisamente, il governo, in preda al panico avesse deciso una conversione pratica e comunicativa di 180 gradi
chiudendo i comprensori e i comuni infetti, inviando persino l’esercito e chiudendo varie strutture;

e che Regioni e Comuni si fossero sentite obbligate ad emularlo chiudendo stadi, teatri, cinema, scuole persino in zone non infette
e che proprio per questo repentino cambio di passo ne fosse scaturito un comprensibile panico generalizzato (complici anche vari mass media),

cosa ne sarebbe seguito?

E infine – e per colmo – se proprio per le giravolte del governo (di destra), l’Italia avesse finito con l’apparire anche all’esterno come un paese appestato
e diversi paesi le avessero fatto attorno una specie di cordone sanitario chiudendo le porte a voli e viaggiatori provenienti dall’Italia,
diventati ormai gli untori del mondo,

come sarebbe andata?

Non è difficile immaginare che le sinistre avrebbero chiesto a gran voce le dimissioni immediate del governo.

Forse avrebbero persino indetto manifestazioni di piazza, sardine in testa, al grido di “governo inetto vai a casa”.

Il papa ne avrebbe parlato con toni accorati all’Angelus.

E a loro si sarebbe aggiunto il coro dei soliti giornali, giornalisti e conduttori televisivi avvezzi “a non guardare (con occhi strabici) in faccia a nessuno”.

Mi figuro le domande velenose di Lilli Gruber: “professor virologo, signora scrittrice, signor ex pubblico ministero,
anche secondo voi il premier è il responsabile primo dell’epidemia, del panico e dell’isolamento dell’Italia?”.

E ancora: “Secondo voi il premier si dovrebbe dimettere oggi o domani?”.


Già mi vedo Corrado Formigli intervistare fior di scienziati e opinion leader per far loro dire quella che poi è la verità
(occultata da Formigli e altri verso il governo Conte): e cioè che il blocco dei viaggi dalla Cina era la peggiore delle opzioni possibili
e che è stata probabilmente quella sciagurata decisione che ha lasciato introdurre il virus in Italia.

Né si sarebbe mancato di attribuire al governo (di destra ricordiamolo) il panico e la quarantena imposta da molti paesi all’Italia e agli italiani.


La lezione è chiara e vale per ogni governo: quando un governo sostituisce l’opportunità politica – se si vuole la correttezza politica –
alla verità scientifica e al buon senso si fanno pasticci.


E si finisce per provocare le montagne russe ed il panico tra i media e le popolazioni che non sanno più cosa e a chi credere.
Se poi, dopo il panico, si cerca di rimediare sdrammatizzando e minimizzando ancora una volta la reputazione del governo (di destra o di sinistra) ne esce distrutta.

Volete che a quel punto qualche giornale “antirazzista” e “antisovranista” non avrebbe trovato buone ragioni
per auspicare-annunciare un’inchiesta giudiziaria per “procurata epidemia” contro il premier?

Qualcuno avrebbe forse riprodotto a titoli di scatola l’articolo 438 del Codice penale:
“Chiunque cagiona un’epidemia mediante la diffusione di germi patogeni è punito con l’ergastolo”.

Gli accusatori non mancherebbero, semmai scarseggerebbero i difensori.


C’è un precedente istruttivo.

L’Espresso
– dicevamo sopra – nel suo numero del 3 aprile 2014 rivelò con toni colpevolisti alla stessa interessata,
la famosa virologa italiana Ilaria Capua, l’esistenza di un’inchiesta della procura di Roma “per procurata epidemia finalizzata a illeciti guadagni”.

La dottoressa Ilaria Capua, che è poi stata completamente scagionata per insussistenza del fatto e ad ogni buon fine oggi vive e lavora negli Usa,
era stata sospettata nientemeno che di aver diffuso volontariamente l’influenza aviaria in combutta con case farmaceutiche per lucrare con i vaccini.

L’Espresso ci aveva fatto persino la copertina con il titolone: “Trafficanti di virus. Accordi tra scienziati e aziende per produrre vaccini e arricchirsi.
L’inchiesta sul grande affare delle epidemie”. Il caso Capua è un precedente rilevante e istruttivo in materia.

Tornando al nostro gioco di immaginazioni distopiche, ci si può chiedere:

è del tutto da escludere l’ipotesi che, se vi fosse un governo presieduto da un Salvini (o Berlusconi),
che avesse fatto gli stessi pasticci del governo Conte, i soliti politici, giornali, giornalisti e conduttori televisivi benpensanti,
punterebbero ad un processo per procurata epidemia? Se non dolosa, almeno colposa.

E che dire poi dell’ipotesi di “procurato allarme” per la fase successiva allo scoppio dell’epidemia?

Non si sono chiuse scuole, musei e teatri anche in zone non infette e per un’epidemia che non era molto più pericolosa di una normale influenza?

Già mi figuro la signora Gruber chiedere con aria trasognata al suo ex magistrato preferito:

“secondo lei Salvini dovrebbe essere incriminato per procurata epidemia o per procurato allarme? O per entrambi?”.

Cose analoghe farebbero probabilmente Formigli ed altri “antisovranisti” e “antifascisti” professionali e ideologici.

I precedenti del caso Capua ed altri casi analoghi noti e ignoti, famosi e no, rendono purtroppo questo scenario probabile.

Nel caso che ci fosse stato un governo di destra a fare gli stessi pasticci ci sarebbe probabilmente qualche giornalista
e qualche magistrato disposto a trovare plausibile l’ipotesi di “procurata epidemia” e quella di “procurato allarme” per l’eventuale premier di destra.

A fin di bene e di “antirazzismo”, certo.

In chiave di difesa preventiva dallo “spettro” di un governo delle destre ben si intende.

Come minor male. A fin di bene, certo. Una tantum! Ma sarebbe davvero “una tantum”?
 
Il Cremlino ha deciso di schierare la flotta nel Mediterraneo per interporsi tra Damasco e Ankara,
e tentare di scongiurare attraverso il suo peso militare e politico un nuovo capitolo della crisi siriana
che rischia una ulteriore escalation o dopo la strage dei 33 militari turchi avvenuta nella giornata di ieri.

Così lo zar Vladimir Putin continua ad essere main player nello scacchiere del Medio Oriente.

Due fregate missilistiche della Flotta del Mar Nero di Mosca, la Admiral Makarov e Admiral Grigorovich,
entrambe dotate dei temutissimi missili da crociera Kalibr, sono in rotta verso le coste della Siria.

Si uniranno ad una terza unità, la fregata missilistica Admiral Essen, che già incrocia nel Mediterraneo,
per imporre la deterrenza di Mosca in una teatro che oramai la vede protagonista di una complessa diplomazia.

A riferire la decisione è stato il portavoce ufficiale della flotta russa, Alexei Rulev:

“Le fregate Admiral Makàrov e Admiral Grogorovich, equipaggiate con missili ad alta precisione Kalibr-Nk,
stanno effettuando un viaggio programmato da Sebastopoli a una zona marittima lontana,
dove si uniranno al gruppo permanente della Marina russa nel Mar Mediterraneo”.

Sebbene non specificato in alcuna nota ufficiale, lo spostamento di forze e la sua comunicazione coincide essenzialmente
con l’aggravarsi della situazione nella zona di distensione di Idlib, e sembra voler rappresentare uno sforzo della Russia
a quietare gli animi del sultano Recep Tayyip Erdogan che in ottobre aveva inviato le sue truppe nel nord della Siria
per creare una “zona cuscinetto” tra la regione controllata dai curdo-siriani e la Turchia meridionale,
e adesso sembra proseguire le operazioni militari di diversa matrice.


La scorsa notte fonti ufficiali turche hanno denunciato l'uccisione di 33 militari turchi, caduti sotto le bombe sganciate
dai cacciabombardieri dall’aviazione siriana che hanno condotto diversi raid nella provincia di Idlib;
ciò a portato il numero dei militari turchi uccisi in Siria nel solo mese di febbraio a 54
(a fronte di 1.709 soldati persi delle truppe governative siriane, insieme a 55 tank, 3 elicotteri, 39 mezzi blindati e utility, ndr).

Per questo motivo il presidente Recep Tayyip Erdogan ha immediatamente invocato l’appoggio della Nato,
che – nonostante le gravose incomprensioni con l’alleato turco – ha confermato il suo supporto:

“Noi siamo con il nostro alleato della Nato, la Turchia, e la sosterremo”, ha affermato un portavoce del Dipartimento di stato Usa.

Il ministero della Difesa russo ha dichiarato in una nota ufficiale rilasciata questa mattina che

“i militari turchi colpiti dai bombardamenti non avrebbero dovuto trovarsi nell’area colpita dai raid”,

precisando inoltre che Ankara non aveva informato in tempo Mosca della loro posizione.

Il presidente Putin ha nel frattempo intrattenuto una conversazione con l’omologo turco per discutere della “situazione in corso a Idlib“:
una situazione che Mosca vuole e deve tenere sotto stretto controllo per via di una più ampia strategia internazionale,
che, secondo alcuni, riguarderebbe anche importanti accordi sullo scacchiere libico; dove gli interessi e le truppe di Ankara
si incrociano con un’altra operazione diplomatica messa in auge da Mosca.

Il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha confermato la telefonata che è stata incentrata sulla
“necessità di fare di tutto il possibile per soddisfare l’accordo iniziale sulla zona di sicurezza di Idlib”.

Secondo Lavrov, Putin ed Erdogan hanno parlato della “necessità di stabilire i contatti necessari a tutti i livello per evitare problemi in futuro”:
problemi che non possono penalizzare Damasco alla prese con un’invasione formale del proprio territorio,
che vede la Turchia sostenere apertamente con soldati, blindati e armi pesanti per sostenere i ribelli che combattono contro il governo presieduto da Bashar al-Assad.

Secondo Lavrov, tuttavia, la Turchia deve rispettare l’impegno preso per “l’allontanamento dei gruppi estremisti dalla zona”,
mentre Damasco ha “tutto il diritto di combattere il terrorismo in Siria”.

In questo scenario, dunque, il rafforzamento della flotta russa che incrocia nel Mediterraneo,
e che dal largo delle coste siriane dimostra di avere a portata di tiro centinaia di missili da crociera ad alta precisione obiettivi sul territorio siriano,
non può non rappresentare un messaggio “velato” per coloro che desiderano ordinare “manovre” militari nel Nord della Siria senza interpellare il Cremlino.
 
I dati di milioni di persone sono a rischio intercettazione da parte dei criminali informatici.

Più di un miliardo di dispositivi Wi-Fi, nel mondo, sono esposti ad un grave problema legato alla sicurezza dei dati
a causa di una falla in alcune linee di chip Wi-Fi dei colossi Cypress Semiconductor e Broadcom.

Dagli smartphone ai tablet passando per router ed e-book reader, quando utilizzati in modalità wireless,
sono esposti al pericolo di decodifica del traffico dati da parte di cyber criminali.

In pratica, i pirati informatici potrebbero vedere le nostre pagine di navigazione internet ma, ancor più grave,
"leggere" nomi utente e password mettendo così a rischio i nostri dati sensibili.

Come riporta Repubblica.it la Eset, azienda specializzata in cybersecurity,
dopo aver scoperto la falla nelle linee ha immediatamente segnalato il problema alle aziende interessate,
ovviamente prima di divulgare pubblicamente il problema.

La questione è piuttosto allarmante poiché le due aziende sono fra i principali fornitori hardware dei più noti produttori di elettronica mondiali:
le problematiche maggiori sono state riscontrate su IPhone 6, 6S, 8 e XR, Samsung Galaxy S8, Google Nexus 5, 6 e 6P, Xiaomi Redmi 3S; i tablet iPad Air e Mini 2.

Tra i pc c'è l'Apple MacBook Air Retina 13 (2018), e poi ancora Kindle ed Amazon Echo.

Infine, i router a rischio sono Asus RT-N12, B612S-25d, EchoLife HG8245H, Huawei E5577Cs-321 e altri prodotti.

Dalla scoperta della vulnerabilità datata fine 2018, la maggior parte dei marchi hanno reso disponibili aggiornamenti software specifici (patch)
ma non è scontato che tutti i consumatori o le aziende abbiano già proceduto alla loro installazione.

Nome in codice Kr00k, è la falla nel sistema che potrebbe consentire ad un criminale informatico di decodificare il traffico dati trasmesso via Wi-Fi.

Insomma, una vera e propria intercettazione.
Anche se un utente potrebbe disporre di un terminale correttamente aggiornato e protetto, il dispositivo WiFi a cui si aggancia potrebbe non esserlo.

Subito all'opera, la Eset ha dichiarato che la Apple ha affrontato e risolto la criticità con gli aggiornamenti iOS 13.2 per iPhone e iPad
nonché con MacOS Catalina 10.15.1 (Security Update 2019-001 e 2019-006 per i computer).

Analogamente, hanno fatto lo stesso molti altri marchi, come ha assicurato una nota da parte della società di sicurezza.

In ogni caso, gli esperti consigliano a tutti gli utenti possessori di dispositivi elettronici di controllare periodicamente
la disponibilità di nuove correzioni ed aggiornamenti oppure abilitarli in maniera automatica.

Eset, nel suo documento tecnico di approfondimento, ha spiegato che Kr00k
punta alle connessioni che adottano i protocolli di sicurezza WPA2 (personal o enterprise) con sistema di cifratura AES-CCMP.
 
Fermi tutti, c'è bisogno di una precisazione.

E senza fare troppi voli pindarici, lo diremo direttamente:
il video in cui si vede Franco Gabrielli rivolgersi a Matteo Salvini con espressioni "colorite" non è stato "rubato", come si è cercato di far credere in queste ore.

Perché il filmato finito al centro della bufera che si è scatenata sul Capo della Polizia era stato pubblicato sui social network, per poi essere stranamente rimosso.

Lo scorso 24 febbraio il prefetto va ad un seminario organizzato dal sindacato Coisp e viene invitato a parlare.

Gabrielli tiene un discorso di "oltre trenta minuti" e a un certo punto tocca la spinosa questione della riorganizzazione dei presidi della Polizia di Stato.

Il tema è scottante perché sia i sindacati che la Lega sono contrari al piano di chiusure disposte dal Viminale a guida Lamorgese.

Il prefetto la pensa diversamente e non lo manda a dire.

Afferma che "in un Paese normale ci avrebbero già preso a calci nel sedere".
Parla della "truffa che l'amministrazione ha fatto, realizzando uffici nuovi per 11.200 unità mantenendo gli organici immodificati".
Critica la decisione di "istituire la questura di Monza e Brianza" (inaugurata da Salvini) per poi contestare,
come fa il Carroccio, la chiusura del vicino presidio di Seregno.
E alla fine nomina espressamente l'ex ministro dell'Interno e l'onorevole Molteni, criticandone le scelte con toni piuttosto coloriti.
La Lega non ha chiuso gli uffici di polizia? "Beh, grazie, Graziella...", dice Gabrielli.
Che poi tra le altre cose aggiunge: "Avevo chiesto che per non tagliare uffici avremmo avuto bisogno di più uomini",
perché i conti si fanno col personale a disposizione e non dicendo "ah, gli uffici non chiuderanno".
E infine: "Non puoi dire 'Le squadre nautiche non si toccano' e poi non cambi la norma.
Perché in quel momento ti comporti in un certo modo utilizzando lo sfintere di un altro".
 
Bene.

Ieri sia Salvini che Molteni si sono detti "stupiti" dai "toni sgradevoli" usati da Gabrielli.

Il capo della Polizia si è scusato, e sembrava che la polemica fosse finita lì.

Ma non è così. Il prefetto infatti ha parlato di "frasi rubate in un contesto privato" e di "polemica strumentalmente creata".

Il segretario generale del Coisp Domenico Pianese, invece, ha visto dichiarazioni "estrapolate dal contesto" che avrebbero "stravolto il senso" del discorso.

In realtà, ilGiornale.it ha pubblicato il video integrale dell'intervento di Gabrielli, quindi bastava guardarselo tutto (se volete, basta cliccare qui).

E soprattutto il documento non è stato affatto "rubato".

Certo, non si trattava di un convegno aperto al pubblico, ma il filmato è stato caricato sulla pagina Facebook del Coisp Roma.
Così come un altro spezzone di video, con un'altra parte di intervento, si poteva trovare sui social del Coisp Molise.

Entrambi i file ora non sono più reperibili. Ma c'erano.

Una domanda sorge spontanea: ma è normale che il capo della polizia si rivolga in quel modo a un partito di opposizione, di fronte ad una platea, benché in un contesto "riservato"?

Secondo il Carroccio, non proprio.

E infatti stamattina è tornato alla carica, lamentando pure il "silenzio del governo" e del ministro Luciana Lamorgese.

Per l'ex sottosegretario Stefano Candiani, il prefetto non stava parlando "nel salotto di casa", ma di fronte a sindacalisti e poliziotti.

Dunque "sorprende" che "cerchi di giustificarsi distinguendo tra contesto pubblico e privato" come se
"l'importante non fosse la lealtà e la correttazza verso l'istituzione, quanto invece fare buon viso di fronte e parlare male alle spalle".

Un atteggiamento definito "né leale né decoroso".

Per ora non sono arrivate richieste di dimissioni, ma il capogruppo al Senato, Massimiliano Romeo, ha annunciato un'interrogazione parlamentare.

"È sorprendente", dice, che Gabrielli "si lasci andare a commenti polemici e coloriti nei cronfronti del leader del (probabile) primo partito italiano".
 
Una domanda sorge spontanea:come ha fatto a diventare capo della Polizia,visto che non è un Poliziotto?????

Risposta:probabili agganci clerico-pidioti??

E' molto semplice il perchè, è un ex Margherita boys.

E' grande amico di Renzi, Gentiloni e Letta.

Figuratevi che per mettere lui a capo della Polizia hanno fregato il Prefetto Pansa, vero poliziotto,
mandandolo a fare il commissario del governo al Comune di Roma dopo le dimissioni di Marino.

Oggi come oggi, se vuoi farti un po' di pubblicità devi prendertela con Salvini.
Nel frattempo il governo NON eletto continua la sua missione di distruggere il paese.
 
Poverina. Cosa fare ? E' così. Non si può cambiare.


Ennesima uscita infelice di Michela Murgia. Questa volta sul coronavirus.
Mercoledì sera era ospite a L’assedio, la trasmissione in onda sul canale Nove.

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La conduttrice Daria Bignardi le ha chiesto come fosse andato il viaggio da Roma a Milano.

Come riporta La Verità, avrebbe detto di aver viaggiato comodamente in un aereo semivuoto
e di essere arrivata in una città senza traffico.

Poi la frase alquanto sgradevole perché Murgia si è chiesta:

“Può durare un altro po' questo virus?”.

Una situazione imbarazzante tanto è vero che la conduttrice ha cercato di tagliar corto
ma ha aggravato la sua posizione, sottolineando che

“se il risultato è la vivibilità delle strade, io ci metterei la firma”.

Una dichiarazione fuori luogo che dimostra scarsa sensibilità verso una vicenda molto delicata in quanto riguarda la salute delle persone.

Murgia ha poi evidenziato che

“se cerchiamo di evitare tutti i luoghi di scambio, probabilmente ci ritroveremmo in una stanza chiusa ad accoppiarci tra consanguinei.
La paura è giusta- ha proseguito la blogger - è evolutiva, ma allo stesso tempo non voglio rinunciare a vivere”.

Poco prima di queste parole, ha precisato che il coronavirus rappresenta

"la legge del contrappasso, un po' ce lo meritiamo”

ma non è colpa dei lombardi.

Quindi ha detto di essere spaventata dalla “logica della sterilità”.

L’autrice ha spiegato che il termine sterile vuol dire due cose: un ambiente dove non ci sono batteri, microbi,
quindi un luogo protetto dal contagio ma anche una persona che non può generare e riprodursi.

Poi ha aggiunto che “è come se la possibilità di riprodursi e rigenerarsi dovesse ammettere un po' di rischio di contagio”.
 

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