HO PASSATO UNA VITA A NON SENTIRMI ALL'ALTEZZA, ADESSO MI SDRAIO E VAFFA...

Leggerezza. Superficialità all'ospedale. Incompetenza al ministero.

Il «paziente 1» entra in Pronto Soccorso, per la seconda volta, alle 3.12 di notte del 19 febbraio.

Trentasei ore.

È il tempo trascorso tra il ritorno di Mattia in Pronto soccorso (dov’era già stato il giorno prima) e il tampone per il coronavirus.

Il test viene fatto intorno alle 16 del 20 febbraio.

Dopo che il 38enne, maratoneta e calciatore per diletto, passa un giorno e mezzo nel reparto di medicina.

Lo vanno a trovare parenti e amici ed entra in contatto con medici, infermieri e altri pazienti.

Il test gli viene fatto solo intorno alle 16 del 20 febbraio.

Il motivo: «Non è di ritorno dalla Cina».

In realtà, le linee guida del ministero della Salute del 22 gennaio su chi va sottoposto al tampone, dicono che è da trattare come caso sospetto anche

«una persona che manifesta un decorso clinico insolito o inaspettato, soprattutto un deterioramento improvviso nonostante un trattamento adeguato».

E una polmonite per un 38enne sano e sportivo, in realtà, lo può essere.

Ma la nuova versione delle linee guida ministeriali del 27 gennaio cancella quella frase e prevede controlli solo per chi ha legami con la Cina.
 
* Un uomo di 70 anni è morto al reparto di terapia intensiva dell’ospedale di Parma.

Si tratta di un paziente proveniente dall’ospedale di Piacenza ma che risiede in uno dei comuni della «zona rossa» lodigiana.

Anche questo soffriva di altre gravi malattie.
 
Reputo questa iniziativa demenziale. Idonea solo a far diminuire le evidenze numeriche.
Se mi tamponi solo i sintomatici, stai lasciando campo libero all'infezione.
Solo estendendo il controllo con il tampone a tutti, potremo ridare certezze ai cittadini.
Così mi lasci 15 giorni il contagiato libero di contagiare altri. E dopo intervieni ?
Ora solo paura ed incertezza.

Il governo decide di cambiare strategia e comunica che da oggi ai tamponi per l’accertamento del Coronavirus
verranno sottoposti soltanto i cittadini «sintomatici» cioè che manifestano segnali di possibile contagio.

La disposizione è contenuta nella nuova ordinanza del ministro della Salute Speranza ed è stata comunicata da Borrelli.

Finora erano stati invece effettuati controlli a tappeto sia nelle aree dove erano transitate le persone poi risultate positive al Covid-19
sia i cittadini che avevano il sospetto di aver contratto il virus pur senza manifestare i sintomi.
 
Ma guarda un po'. E meno male che l'ha capito il 26 febbraio.

Il viceministro alla Salute precisa un dettaglio importante e aggiunge: «Se non c’è febbre gli scanner in aeroporto sono inutili»
 
Sono anziani, e quindi spesso già malati di loro, i primi morti italiani del Coronavirus.

Nei commenti ufficiali e nelle chiacchiere tra conoscenti e amici è quello dell'età l'argomento principe
per scacciare la paura di essere coinvolti nell'epidemia o per depotenziarne gli effetti.

Io non sono più giovane, ma neppure ottantenne, quindi sono in una specie di limbo: in caso di contagio,
essendo pure cardiopatico, rischio di morire ma non troppo, diciamo una cosa giusta.

È ovvio che i primi a cadere, in guerra come nella vita, sono i più deboli o se volete i meno forti.
E sarebbe banale ricordare che dopo i primi (i vecchietti) è il turno dei secondi (gli adulti) e poi dei terzi (i giovani)
come è purtroppo successo in Cina dove l'età media dei contagiati secondo uno studio dell'americana Emory University
pubblicato dalla rivista scientifica Jama -, si attesta attorno ai 54 anni.

Ma attenzione, mettiamo pure che l'azione più virulenta del virus resti confinata nella terza età, che per gli statistici inizia chissà perché - a 65 anni.
Parliamo di un bacino potenziale di oltre dodici milioni di persone a rischio, tanti sono gli ultra sessantacinquenni in Italia.
E se stringiamo il campo agli ultra ottantenni non tutti ovviamente in ottima salute la cifra scende a quattro milioni
(di cui uno nella sola Lombardia), direi non proprio noccioline.

Se l'epidemia dovesse fare strage in questa fascia di popolazione darebbe certo una mano ai traballanti conti dell'Inps,
ma non mi sembra questo un valido motivo per lasciarglielo fare.
Non è che la vita di un anziano con la salute «così così» vale meno di un'altra. Anzi, semmai va più protetta proprio perché più fragile.
E proteggerla non è soltanto compito delle autorità preposte ma anche direi soprattutto di chi anziano non è
e che con i suoi comportamenti («tanto io sono forte, sano e la faccio franca») può seminare il virus là dove attecchirà con più violenza.

In un'epoca in cui tutto (spesso anche le scemenze) è definito razzismo, teniamo alta l'allerta sul razzismo contro gli anziani.
Ieri non sono morti di Coronavirus due ottantenni, ma due persone esattamente come chiunque di noi.

Se non deve contare il colore della pelle, perché mai dovrebbe essere importante l'età?
 
Il coronavirus è arrivato in Italia e, per identificarlo, si procede con l'esecuzione del tampone faringeo sulle persone potenzialmente infette.

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Ma come funziona questo test?

Il tampone
Il tampone faringeo è un test che consente di analizzare la mucosa della faringe, per permettere l'individuazione di eventuali batteri.
Solitamente si effettua in caso di sospette infezioni ed è il modo più immediato per capire se una persona abbia contratto il Covid-19.

Si tratta, come riporta il sito di Humanitas, di un esame "rapido e indolore".
Infatti, per prelevare la mucosa è sufficiente introdurre in bocca un bastoncino rivestito di cotone, simile ai cotton fioc che si usano per le orecchie,
che aiuterà il medico a prelevare il materiale "dalla superficie della mucosa tonsillare".

Inoltre, l'operatore sanitario usa un abbassalingua (lo stecco che serve per tenere ferma la lingua),
che permette un più facile accesso alla faringe e evita che il tampone venga contaminato da altro materiale biologico, presente su denti e lingua.

Una volta prelevato un campione di materiale genetico, il tampone viene immerso in un gel e mandato nei laboratori di analisi, che hanno il compito di verificare la positività o meno al virus.

Il viaggio del test
Una volta arrivato al laboratorio, i tecnici analizzano il campione, per determinare l'eventuale presenza batterica e porzioni di codice generico del coronavirus.
L'esito del test può richiedere, in condizioni standard, dalle 4 alle 6 ore.
Se il tampone faringeo risulta positivo al Covid-19 viene fatta un'ulteriore verifica, come previsto dal protocollo, per confermare in modo definitivo il contagio.

L'Istituto superiore di Sanità è incaricato di confermare l'eventuale positività dei test diagnostici e di screening effettuati sui vari territori.
Quando il tampone dà esito positivo, viene inviato all'Istituto, che provvede ad estrarre l'Rna.
Poi amplifica la quantità del genoma del virus, eventualmente presente, e lo analizza.

I tecnici lavorano su turni, dalle 6 del mattino alle 3 del mattino dopo, tutti i giorni: sono garantiti circa 200 esami al giorno, secondo quanto riferisce Italpress.
Il risultato viene poi comunicato alle autorità competenti che, a quel punto, hanno la certezza o meno di positività di un tampone faringeo.
 
Gli storici hanno stabilito che la battaglia di Caporetto si trasformò in una disfatta epocale per l’Italia
per il combinarsi delle nuove tattiche di assalto austro-tedesche e per i clamorosi errori dello stato maggiore italiano,
da identificarsi nelle persone dei Generali Cadorna, Capello e Badoglio.

Quella vicenda purtroppo mostrò il peggio (ma per certi versi, vedremo dopo, anche il meglio) del nostro paese.

Luigi Cadorna, comandante in capo, uomo onesto, ma duro, rigido, incapace di autocritica e di rapporti di carattere politico,
nell’annunciare la sconfitta, emise questo bollettino di guerra del 28 ottobre 1917:



La violenza dell’attacco e la deficiente resistenza di alcuni reparti della 2a Armata,
un bel modo per scaricare le responsabilità dei propri errori sulle spalle dei soldati che ormai o erano morti
o si avviarono ad una durissima prigionia che lui, al contrario degli altri comandi alleati, non fece nulla per alleviare.

Una mossa che gli attrasse l’odio delle truppe ed il disprezzo degli altri comandanti alleati che, alla fine, ne chiesero la testa.

Il presidente del consiglio (tutto minuscolo, adatto alla sua dimensione umana) Giuseppe Conte
quando cerca di scaricare le responsabilità dell’epidemia in Lombardia e Veneto sull’Ospedale di Codogno
sui medici ed infermieri dell’istituto, gente che rischia la propria vita e che ha speso innumerevoli ore al servizio della Comunità,
poco pagati e poco rispettati, si comporta come Luigi Cadorna
, scaricando sui soldati le colpe del proprio stato maggiore.

Un atteggiamento umanamente riprovevole, lontano dal concetto di onore, ma questo ci può stare nella politica italiana attuale,
ma anche lontano da ogni capacità di Leadership.

Ha fatto bene il governatore Fontana a difendere i propri dipendenti ospedalieri, come sempre fa un buon comandante che assume le responsabilità per gli atti dei subordinati.

Conte rivela la propria natura di piccolo, piccolo, piccolo uomo, a cui auguriamo di essere presto chiamato a rispondere delle proprie incapacità.



Però bisogna anche avere speranze.

Caporetto fece emergere due persone: il Generale Armando Diaz, un napoletano che non sarò stato un genio della strategia,
ma che aveva una chiara visione che la guerra doveva essere vinta con i soldati, non nonostante loro, e che fece del proprio meglio per trattarli bene e tutelarne le vite in vista dell’attacco finale.



Quindi un eroe poco conosciuto, il Generale Alfonso Dallolio, un bolognese pratico che capì quello che ora è un motto generale , cioè che

“I dilettanti parlano di tattica, mentre i professionisti parlano di logistica”,

e comprese che ad un esercito combattente bisognava accompagnarne uno industriale, in grado di rifornirlo e mantenerlo con abbondanza.

Le situazione difficili rivelano gli uomini e li fanno distinguere dai ratti…
 
Dei pandemic bonds, titoli sulle pandemie, sono stati emessi dalla Banca Mondiale
e dalla Banca Internazionale per la Ricostruzione e lo Sviluppo nel 2017 con un tasso di ritorno dell’11%
in collaborazione con l’Organizzazione mondiale per la Salute, nell’ambito di un Pandemic Emergency Financial Facility
[Strumento finanziario in caso di emergenza da Pandemia].

L’esborso massimo per le pandemie da coronavirus è stato determinato a 200 milioni di dollari e scatterebbe in caso di un certo numero di morti e di vicinanza geografica..

Ci sono state delle critiche però stanno preparando un altro PEF…

I pandemic bonds sono stati modellati sullo scenario più plausibile di un coronavirus proveniente dalla in Cina.
I criteri per far scattare l’esborso sono che la pandemia debba durare per oltre 12 settimane in più di un paese.

Le compagnie assicurative Swiss Re Capital Market e Matterhorn Re, hanno piazzato un “bond catastrofe” da 225 milioni $ per il 2020-2022,
uno per un ciclone e l’altro per un evento molto mortale nel Regno Unito, Canada e Australia.



Altri Riferimenti

World Bank pandemic bond under pressure as coronavirus spreads
 
Va bene avere la testa impicciata con mascherine, disinfettanti, lavaggi di mani continui,
starnuti
nell’incavo del braccio, vitamina C a chili e tutti gli altri accorgimenti che dalla televisione medici generici e specialistici,
virologi
in lite tra di loro, con il contorno di chiacchieroni di ogni genere e specie, diffondono in continuazione.

Ma forse sarebbe bene rivolgere un pensiero ad una circostanza che dovrebbe inquietare molto di più di come fronteggiare il coronavirus.

Sarà un caso che mentre la maggioranza approva in Parlamento il provvedimento che legittima l’uso delle intercettazioni più invasive
per consentire alle autorità di carpire tutti i segreti delle “vite degli altri”,
scattano le misure per chiudere gli stadi, i musei, gli edifici pubblici e gli esercizi aperti al pubblico?


Siamo al trionfo del sogno giustizialista: tutti gli italiani spiati ed agli arresti domiciliari!
 

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