Non è questo il mio preannunciato messaggio. Quello sarà per domani.
Propongo questo che è di una lucidità esemplare e che dovrebbe far aprire gli
occhi a quelli che pensano "per partito preso". Meglio: per quello che dice
il "Partito".
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"Mettiamoci una croce sopra"
Di Chicco Testa
Fra qualche giorno gli italiani si recheranno alle urne convinti che chiudendo la porta al nucleare stanno spianando un luminoso futuro alle rinnovabili. Purtroppo la storia è diversa. Bastano un paio di numeri (scientemente “dimenticati” dagli oppositori ideologici) per raccontarla.
L’anno scorso nel mondo si sono consumati quasi 21mila miliardi di kWh. Un ammontare da capogiro eppure lo stordimento è maggiore guardando alla dinamica della domanda di energia: è aumentata del 50% negli ultimi 13 anni. E la tendenza rimane quella, trainata dalle insaziabili economie come India, Cina, Brasile, Russia. Dando un’occhiata a come sono stati prodotti questi 20.870 miliardi di chilowattora, scopriamo che i combustibili fossili (gas, carbone, in minor misura derivati del petrolio) coprono 66,6% mentre le fonti pulite 20% e il nucleare 13,4%. Ripartizione che si riflette anche in Italia con l’esclusione del nucleare sostituito da importazioni di elettricità (di origine nucleare) dalla Francia e Svizzera, e con l’aggravante di dipendere dall’estero per l’ 80%.
Tornando a livello globale, il predominio delle fonti con emissioni di gas serra, notizia non proprio incoraggiante per la salute del pianeta, diventa allarmante seguendone l’andamento storico: tutto a vantaggio delle fonti fossili. Infatti, nello stesso periodo, carbone gas e petrolio sono aumentati di 3,5 punti percentuali a scapito delle fonti senza CO2. Questo proprio in un’epoca in cui non si è fatto altro che parlare di mitigare le emissioni di CO2. Il bilancio negativo è l’effetto di una diminuzione dell’idroelettrico (per saturazione di risorse sfruttabili) e del nucleare, più che proporzionale alla crescita del solare, eolico, geotermia (+1,9%) e delle biomasse (+0,5%). Queste rinnovabili moderne hanno registrato un incremento decisamente marginale. Eppure sembrava l’era d’oro dell’energia dal sole e dal vento. Già, peccato che le strabilianti performance si riferissero alla potenza installata e non alla produzione di elettricità che invece è il prodotto fra potenza e numero di ore di funzionamento. Le tecnologie energetiche non sono affatto equivalenti. Tanto per dare un ordine di grandezza, per ottenere la stessa produzione di chilowattora, una tradizionale centrale a gas, carbone o nucleare da 1 GW corrisponde a un impianto fotovoltaico da 6GW e uno eolico da 4GW. E’ il limite dell’intermittenza. Problema non di poco conto visto che è difficile stoccare l’elettricità, impossibile per quantità ragguardevoli. Mettiamo una croce sopra all’idea di muovere le catene di montaggio della pianura padana con il sole siciliano.
Oltre ai problemi ambientali, con un mix energetico sbilanciato sui combustibili fossili, che lo sarà sempre di più, esiste una reale minaccia per la salute. La combustione di carbone, gas e derivati del petrolio produce delle emissioni inquinanti e polveri sottili, le quali, secondo l’OMS, sono all’origine di 1 milione di morti all’anno.
Rinunciando al nucleare non faremmo che rafforzare l’egemonia delle fonti fossili. Una conferma ce l’offre proprio la Germania, modello europeo del fotovoltaico, la cui produzione di 12TWh contribuisce per il 2% al fabbisogno elettrico tedesco. Intanto però la mancata produzione dei 7 reattori chiusi viene coperta nel breve con il raddoppio delle importazioni elettriche giornaliere dalla Francia e Repubblica Ceca, e in seguito con un maggior ricorso al carbone quando nel 2013 si concluderà la costruzione di centrali per 10GW. Da sole produrranno 5 volte l’output del parco fotovoltaico.
Se l’intenzione è dare una mano alle fonti fossili, prego…