La cultura della stabilità è il filo conduttore che lega Monti a Ciampi.
Solo il noto criminale Craxi ha sollevato qualche dubbio su alcuni aspetti di quella vicenda in cui, lo ricordo, Ciampi bruciò, regalando alla speculazione internazionale, migliaia di miliardi delle riserve della Bankit.
Cosa dire?
1. Niente di nuovo sotto il sole (allora Ciampi oggi Monti)
2. Intelligenti pauca.
CRAXI - CIAMPI, E' POLEMICA SULLA SVALUTAZIONE DEL '92
31 gennaio 1997 — pagina 32 sezione: ECONOMIA
ROMA - Ciampi non sa, Barucci non è informato, Amato ufficialmente preferisce tacere perché per lui parlano i fatti. Si ritorna a discutere della grande crisi della lira, di quei giorni di fine estate 1992. Da Hammamet, in una polemica ricostruzione contenuta in una lettera al Corriere della Sera, Bettino Craxi sostiene tra l' altro che fece pressioni sul governo contro la linea di difesa della moneta troppo costosa e che Amato, allora premier, lo avvisò prima, con una telefonata, dell' imminente svalutazione. "Non sapevo nulla.
A quei tempi il presidente del Consiglio ed io avevamo una collaborazione molto stretta e convinta, ma non arrivava a entrare in questi aspetti così particolari", racconta oggi Ciampi che all' epoca era governatore della Banca d' Italia. "Io non ho informazioni e perciò non posso dire niente", aggiunge l' ex ministro del Tesoro Barucci. "Tutto quello che so l' ho scritto nel mio libro". E leggendo quelle pagine, viene fuori che della svalutazione s' iniziò a discutere in gran segreto con le autorità tedesche venerdì 11 settembre alle 18,30 e che solo il giorno successivo, a tarda sera, fu presa la decisione. Scrive Barucci: "Non trapelò nulla fino al primo pomeriggio della domenica. Io non ne parlai neppure con i miei familiari che erano ad assistere al Gran Premio automobilistico di Monza e non riuscivano a spiegarsi né il mio silenzio né la mia assenza da una manifestazione a cui avevo assicurato la mia presenza". Craxi dice che la telefonata gli arrivò il sabato. "A mercati comunque ormai chiusi", nota Ciampi. Ma non è solo questo il nocciolo della questione. Al ministro del Tesoro, per dire, interessa di più l' aspetto (solo apparentemente tecnico) della difesa della lira, "a oltranza e con spreco di risorse", secondo Craxi. Spiega Ciampi: "E' come dire ad un generale 'facevi la guerra e hai usato le munizioni' . Ebbene, le munizioni erano e sono le riserve della banca centrale. E il generale faceva la guerra sulla base degli ordini che gli dava il suo governo". Ci tiene, Ciampi, a sottolineare questa stretta relazione tra palazzo Chigi e via Nazionale poiché "le decisioni sulle parità delle monete sono sempre - e da sempre - di competenza dell' esecutivo.
Se poi il governatore, con il suo parere, contribuisce a formare l' opinione del governo, è un altro discorso".
Anche due mesi fa, quando la lira è finalmente rientrata nello Sme, l' accordo di cambio europeo, pare che Ciampi abbia rintuzzato le critiche del governatore tedesco Tietmeyer, contrario ad un cambio a quota 990, proprio facendo leva su questo principio: "Se firmi mi farà piacere, se non lo farai la cosa è indifferente. Siamo noi governi, a decidere". E il titolare della Bundesbank firmò.
Di munizioni, in ogni caso, ne sono state consumate parecchie, in quella battaglia monetaria. Craxi sostiene che il saldo negativo della difesa della lira è valutabile intorno ai 14 mila miliardi di lire.
L' attuale governatore Fazio, pochi giorni dopo la sua nomina, ha rivelato ufficialmente che "tra l' inizio di giugno e la metà di settembre del 1992 l' importo cumulato degli interventi a favore della lira si ragguagliava a 48 miliardi di dollari". Questo è anche l' ammontare che Barucci riporta nel suo libro. Denari a parte, la linea della difesa, secondo Ciampi, fu una scelta di vitale importanza: "In quel momento s' è concretizzato un cambiamento del modo di essere; l' emergenza è servita a capire".
In pratica, "attraverso quelle drammatiche vicende si è giunti all' affermazione della cultura della stabilità". Ovvero, la tensione di quei giorni, insieme all' "atmosfera di dramma" come la chiama il ministro, contribuirono ad accrescere la consapevolezza sullo stato comatoso in cui versava la finanza pubblica. E fu proprio questa presa di coscienza a "permettere l' adozione di quelle rilevanti misure di correzione di bilancio che il governo aveva invano cercato di varare prima". In più - sempre secondo Ciampi - la crisi è servita anche all' affermazione di "una nuova mentalità". E la riprova, per il ministro, la si trova ad esempio nell' accordo sulla contrattazione e le relazioni industriali firmato il 31 luglio di quell' anno, tra il presidente del Consiglio e i sindacati: "Amato riuscì nell' intento perché voleva tenere il cambio: Se avesse detto 'io domani svaluto' , l' intesa non la faceva. E se avesse svalutato il giorno dopo sarebbe stato considerato uno che veniva meno ad un impegno preso". Morale: "Non era una resistenza fine a se stessa, tutt' altro".
Craxi, da Hammamet, pensa pure che la vicenda della lira sia stata fonte di guadagno per qualcuno; sospetta che gruppi finanziari italiani e istituti di credito nazionali, abbiano partecipato all' assalto della speculazione; suggerisce l' istituzione di una commissione parlamentare d' inchiesta. Ciampi replica solo con un invito che suona così: "Attenzione: queste cose vanno rivisitate tutte insieme e non un pezzetto alla volta". - Elena Polidori
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