Parmalat (PLT) I promessi sposi: Lucia Parmalat e Renzo Lactalis (4 lettori)

zoccoloduroPa

Forumer attivo
Buon pomeriggio a tutti
Non mi sono dimenticato di voi e della nostra PLT, purtroppo e' stata una settimana pesante lavorativamente, :wall::wall:
Il titolo non si schioda da 1,28 - 1,32 con pochi volumi, come ha scritto SAL, il prezzo sara' in base chi comandera' in assemblea, con Lactalis il titolo vale 3,00 con la cordata degli imbroglioni si assestera' tra 1,80 - 2,00
 
Buongiorno:-o
Mamma Lucia (vedi avatar)chiama!
E' l'ora del LATTE:D:D:D

Per gli intolleranti come SAL...:lol::lol::lol:

solo aranciata..........:p:p

Buon WE:ciao:
 
Ultima modifica:

salcatal

Come i Panda
Buongiorno:-o
Mamma Lucia (vedi avatar)chiama!
E' l'ora del LATTE:D:D:D

Per gli intolleranti come SAL...:lol::lol::lol:

solo aranciata..........:p:p

Buon WE:ciao:

Non mi piace l'aranciata.:wall::wall::wall:

Preferisco un bel Fiano.:)

Almeno non penso a queste cose Pirandelliane e tragicomiche.

Sei personaggi in cerca di una corda.

Per la descrizione completa dei personaggi vedere post n.1;)

ANNUNCIAZIONE ANNUNCIAZIONE ANNUNCIAZIONE

SENSAZIONALE SENSAZIONALE SENSAZIONALE

:wall::wall:

:titanic::titanic:

:-?:-?:-?

:D:D

Parmalat, Granarolo ha mandato per cordata italiana - fonte
null.gif
Reuters - 15/04/2011 15:44:42
null.gif
null.gif
null.gif
MILANO, 15 aprile (Reuters) - Il Cda di Granlatte, holding che controlla Granarolo, ha dato mandato al presidente della controllata, Gianpiero Calzolari, per continuare i colloqui con le banche per costituire una cordata italiana, disponibile a rilevare Parmalat (
PLT.MI), alternativa alla francese Lactalis.

Lo dice una fonte vicina a Granarolo.


Antonella Ciancio
 
Ultima modifica:

storm

Forumer storico
Mi sembra di capire che abbiamo due visioni diverse della realtà.

Tu hai una visione, mi sembra e forse anche a causa dell'età, più idealista della realtà delle cose umane.

Tutto quello che scrivi è giusto e corretto ma c'entra poco o niente con quello che sostengo io.

Anzi dimostra la mia tesi, per paradossale che possa sembrare.

E mi spiego, ovviamente semplificando.

I disastri creati in USA, per i quali pagheremo ancora per anni, sono dovuti non tanto ai fenomeni distorsivi che io condanno, quanto all'applicazione della regola fondante della Società americana.

Io sono bravo quanto più faccio guadagnare alla organizzazione che dirigo e quanto più faccio guadagnare tanto più ho diritto di guadagnare io.
.

Ragionamento che sta poco in piedi Sal. Quelli delle banche americane hanno sbagliato a valutare i rischi e fatto danno alle loro società e sono stati salvati, avrebbero dovuto pagare in una società veramente meritocratica. Così anche in futuro sanno che in caso sbagliassero di nuovo non c'e' problema perchè ci pensa Pantalone. Anzi hanno già bonus superiori a quelli dei tempi d'oro e stanno creando nuove bolle grazie al denaro a 0 di zio Berny.
 
Ultima modifica:

salcatal

Come i Panda
Ragionamento che sta poco in piedi Sal. Quelli delle banche americane hanno sbagliato a valutare i rischi e fatto danno alle loro società e sono stati salvati, avrebbero dovuto pagare in una società veramente meritocratica. Così anche in futuro sanno che in caso sbagliassero di nuovo non c'e' problema perchè ci pensa Pantalone. Anzi hanno già bonus superiori a quelli dei tempi d'oro e stanno creando nuove bolle grazie al denaro a 0 di zio Berny.

Hai ragione, ma io non volevo sostenere che negli USA fossero perfetti.

Ma solo che non potevano liquidare un'intera classe dirigente.

Colpevole due volte perchè sapevano della pericolosità degli strumenti di matematica finanziaria alla base di tutte le operazioni che mettevano in piedi.

Già 10 anni prima s'era avuto sentore di quello che poteva succedere con il famoso LTCM basato sui famosi modelli di Black & Scholes.

Ma la storia non sempre insegna.


La Storia di LTCM: When Genius Failed

Storia del triste epilogo del Long Term Capital Management, l’hedge fund più noto degli ultimi anni.

15.03.2009 - Francesco Formica
I mercati finanziari seguono strane dinamiche. Spesso i movimenti di mercato vengono esasperati dal “sentire” degli individui che vi operano. Questa “emotività” dei mercati può contribuire allo sviluppo di bolle speculative.
George Soros, uno dei più grandi gestori di hedge funds (1) degli ultimi decenni, ritiene che ogni boom di mercato nel suo divenire venga “testato” da certi eventi chiave. Molte volte la potenziale bolla speculativa muore sul nascere, altre volte sopravvive al test e, sfruttando l’accresciuto entusiasmo degli operatori, continua a crescere con rinnovata forza.
E’ in questi casi, dice Mr. Soros, che le cose si mettono male.


Il grande boom sul mercato del credito degli ultimi 10-15 anni ebbe un test importante: la drammatica vicenda del Long Term Capital Management (LTCM), l’hedge fund più discusso degli anni ’90. Fondato nel 1994 da John Meriwether ed il suo team proveniente dalla Salomon Brothers attrasse l’attenzione di tutto il mondo della finanza per il fatto di essere guidato dai due padri fondatori della finanza matematica, i premi Nobel Robert Merton e Myron Sholes. (2)

La storia di Long Term Capital Management

LTCM ebbe un inizio sfolgorante. La società utilizzava complessi modelli matematici per trarre vantaggio da opportunità di arbitraggio che emergevano perlopiù nel comparto del fixed income (titoli a reddito fisso) e trattava soprattutto titoli di stato americani europei e giapponesi.
In altre parole la sua strategia di business era basata sull’individuazione di ingiustificate differenze di prezzo tra bond a scadenza ravvicinata. Ad esempio, gli analisti di LTCM avevano individuato che il prezzo di un buono del Tesoro con scadenza a 29 anni e 9 mesi era sorprendentemente “troppo” più basso rispetto ad un buono del Tesoro a 30 anni, che tra tre mesi è destinato a diventare un titolo a 29 anni e 9 mesi. La differenza di prezzo derivava essenzialmente da un problema di liquidità; in altri termini il bond a 30 anni era molto più costoso perché tutti richiedono di acquistare bond a quella scadenza e risulta meno usuale acquistare un titolo di Stato a 29 anni e 9 mesi. Sfruttando questo gap tra i prezzi, LTCM riusciva a fare profitti facilmente comprando il titolo meno liquido ( a 29 anni), vendendo quello più liquido ( a 30 anni) e aspettando che il gap tra i due prezzi si chiudesse.
Per un certo periodo di tempo il fondo speculativo fece fortune immense. Furono trovati oltre 38.000 di questi disallineamenti di prezzo e i primi anni il fondo registrò impressionanti ritorni annuali sul capitale di oltre il 40%. Finché nell’Agosto del 1998 i mercati furono profondamente scossi dal
default della Russia sul suo debito.
In pochi mesi LTCM ebbe perdite devastanti: in meno di 4 mesi perse oltre 4,6 miliardi di dollari. Per evitare ulteriori danni ad altre banche coinvolte, la Fed sollecitò l’intervento di un consorzio di banche che rilevarono il fondo salvandolo da un fallimento annunciato.



Cosa non funzionò, allora come oggi.

Il collasso di LTCM nel 1998 doveva essere una lezione di cui i mercati e i policy-makers avrebbero dovuto far tesoro; si è invece preferito chiudere gli occhi e tendere la mano ad un sistema finanziario mal regolato che faceva comodo a molti: dispensatore di bonus milionari per chi operava al suo interno e elargitore di credito a basso costo per tutti gli altri agenti economici.
Le cause che portarono LTCM al fallimento sono essenzialmente queste quattro :

  1. Il fondo era troppo dipendente dal debito: basti pensare che su 100 $ investiti, solo 4 $ erano di capitale proprio. Questo, se da una parte consentiva di avere ritorni sul capitale notevoli, rendeva di fatto la società troppo vulnerabile. Perdite relativamente piccole potevano essere fatali per l’esistenza della società stessa, cosa che poi si è puntualmente verificata.
  2. La segretezza delle operazioni: LTCM procedeva all’acquisto del titolo meno liquido e alla vendita di quello più liquido servendosi di broker diversi per evitare che le sue strategie venissro copiate da altri. Questa pratica in periodi di vacche grasse non aveva controindicazioni, ma in periodi di difficoltà e scarsa fiducia i broker richiedevano maggiori garanzie, non potendo giudicare, in mancanza di informazioni, la bontà dell’operazione.
  3. In una crisi tutto diventa correlato: le coppie di asset negoziati da LTCM dovevano essere indipendenti tra loro, se non fosse che per il default della Russia si è innescato quel “flight to safety” (fuga verso la sicurezza) che ha messo nei guai tutte le posizioni del fondo.
  4. LTCM non seppe comprendere quanto le sue azioni influenzassero il mercato: le enormi vendite a cui dovette ricorrere durante la crisi e il successivo verificarsi del cosiddetto “effetto-gregge”(“herding effect”) portarono a crolli rilevanti su tutti i mercati.
Come se la storia di LTCM non fosse mai avvenuta, nei tempi a seguire si è assistito a:
  • una grande espansione del credito sostenuta da tassi di interesse, specie negli USA, estremamente bassi;
  • operazioni sempre meno trasparenti a causa del ricorso sempre più frequente a strumenti derivati complessi sul mercato del credito(CDO,CDS);
  • l’utilizzo di modelli matematici che non riescono a modellare efficacemente la realtà, specie in periodi di crisi, adottando distribuzioni di probabilità che sottovalutano sistematicamente il verificarsi di variazioni di prezzo estreme.
La bolla dunque è sopravvissuta al test, è cresciuta ed infine è esplosa. D’altro canto, difficilmente la “vecchia finanza” sopravviverà a questa crisi. Per distruggere consuetudini sbagliate una semplice ventata spesso non basta, serve la tempesta.
(1) Fondi speculativi soggetti a meno restrizioni legali rispetto ai fondi comuni di investimento; in genere sono caratterizzati dall’elevato rischio delle posizioni assunte.
(2) Quest’ultimo, insieme a Fisher Black, dà il nome alla nota formula per il pricing delle opzioni, la formula di “Black&Scholes”.
http://www.blinklist.com/index.php?...d&Title=La+Storia+di+LTCM:+When+Genius+Failedhttp://digg.com/submit?phase=2&url=...d&title=La+Storia+di+LTCM:+When+Genius+Failedhttp://www.facebook.com/share.php?u...ailed&t=La+Storia+di+LTCM:+When+Genius+Failedhttp://www.furl.net/storeIt.jsp?u=h...ailed&t=La+Storia+di+LTCM:+When+Genius+Failedhttp://www.google.com/bookmarks/mar...d&title=La+Storia+di+LTCM:+When+Genius+Failedhttp://www.linkedin.com/shareArticl...Genius+Failed&source=BLOGNAME&summary=EXCERPThttps://favorites.live.com/quickadd...d&title=La+Storia+di+LTCM:+When+Genius+Failedhttp://www.myspace.com/Modules/Post...ailed&t=La+Storia+di+LTCM:+When+Genius+Failedhttp://www.netscape.com/submit/?U=h...ailed&T=La+Storia+di+LTCM:+When+Genius+Failedhttp://www.netvibes.com/share?title...mercati/La-Storia-di-LTCM:-When-Genius-Failedhttp://www.newsvine.com/_tools/seed...ailed&h=La+Storia+di+LTCM:+When+Genius+Failedhttp://oknotizie.alice.it/post.html...d&title=La+Storia+di+LTCM:+When+Genius+Failedhttp://pligg.it/submit?url=http://w...d&title=La+Storia+di+LTCM:+When+Genius+Failedhttp://www.pliggalo.com/submit.php?...d&title=La+Storia+di+LTCM:+When+Genius+Failedhttp://www.postanotizie.it/submit.p...d&title=La+Storia+di+LTCM:+When+Genius+Failedjavascript:window.print();http://www.rankalo.net/submit.php?u...d&title=La+Storia+di+LTCM:+When+Genius+Failedhttp://segnalo.alice.it/post.html.p...d&title=La+Storia+di+LTCM:+When+Genius+Failedhttp://www.stumbleupon.com/submit?u...d&title=La+Storia+di+LTCM:+When+Genius+Failedhttp://technorati.com/faves?add=htt...mercati/La-Storia-di-LTCM:-When-Genius-Failedhttp://www.technotizie.it/posta_ok?...mercati/La-Storia-di-LTCM:-When-Genius-Failedhttp://twitter.com/home?status=http...mercati/La-Storia-di-LTCM:-When-Genius-Failedhttp://buzz.yahoo.com/submit/?submi...T&submitCategory=science&submitAssetType=texthttp://del.icio.us/post?url=http://...d&title=La+Storia+di+LTCM:+When+Genius+Failedhttp://fai.informazione.it/submit.a...d&title=La+Storia+di+LTCM:+When+Genius+Failed


http://it.wikipedia.org/wiki/Long_Term_Capital_Management
 

salcatal

Come i Panda
Buongiorno e buon week end.

Interessante articolo sulla voce.

Interessante per cosa c'è scritto e per chi lo ha scritto.

Un vero esperto, uno dei pochi veri esperti, praticamente l'erede di Tancredi Bianchi, e uno che le cose le conosce per averle viste dal di dentro, essendo stato fra l'altro Commissario Consob.

Marco Onado - Wikipedia

Ecco l'articolo.


LA PARTITA È SOLO ALL'INIZIO

di Marco Onado 15.04.2011
La caduta di Geronzi non significa un rinnovamento del capitalismo italiano perché i nuovi attori non hanno proposto un disegno alternativo, ma hanno semplicemente costruito nuovi intrecci che si sono avviluppati intorno a quelli vecchi. La novità invece è la sempre più attiva partecipazione dei fondi internazionali alle assemblee. Si profila dunque uno scontro duplice: da un lato quello fra protagonisti vecchi e nuovi del nostro capitalismo di relazioni e dall'altro quello fra la via italiana alla governance dei grandi gruppi e le prassi dei mercati internazionali.

Sull’asse Mediobanca-Generali si reggono da sempre gli equilibri del capitalismo privato italiano, il cui difetto principale, è notoriamente quello di essere avviluppato in una rete di rapporti di partecipazioni e di relazioni fra vari soggetti, che esprimono interessi diversi, quindi spesso in conflitto con gli obiettivi strategici dell’impresa e dei manager che la dirigono.
INTRECCI PERICOLOSI
Mediobanca è retta da un patto di sindacato che controlla oltre il 44 per cento delle azioni e a cui partecipano, fra gli altri, Unicredit (principale azionista), Mediolanum (dunque la galassia che fa capo al presidente del Consiglio), Fondiaria (Ligresti), Fininvest (vedi sopra alla voce Berlusconi) e Generali; quest’ultima non solo è concorrente di Fondiaria, ma è anche azionista di Mediobanca che partecipa al suo controllo, nella più classica delle partecipazioni incrociate.
L’azionariato di Generali è più disperso, ma il controllo è da sempre saldamente nelle mani di Mediobanca che detiene il 13,5 per cento del capitale, seguita da Banca d’Italia (altro socio storico con il 4,5 per cento) e da soci eterogenei fra loro con il 2 per cento: il gruppo Caltagirone, Blackrock (un investitore istituzionale), Kellner (assicuratore ceco presente in consiglio e protagonista delle vicende degli ultimi mesi), Effeti (espressione di finanziarie venete e della fondazione Crt).
E la partecipazione incrociata di cui si è detto si porta dietro anche un bell’incrocio di amministratori: tanto per essere sicuri che nulla sfugga al controllo di piazzetta Cuccia, ben tre soggetti ricoprono cariche nel consiglio e nel comitato esecutivo di entrambe le società: Alberto Nagel, Francesco Saverio Vinci e Vincent Bolloré.
Vi è venuto il mal di testa a tentare di seguire questo intreccio di interessi? Consolatevi pensando che è una mappa molto sommaria di un arcipelago più frastagliato della Micronesia ed assai più pericoloso per i naviganti. Gli ottimisti possono dire che questo intreccio è comunque diverso da quello di qualche anno fa e che dunque qualcosa si muove anche nelle stanze del capitalismo italiano. Ma proprio qui sta il punto: i nuovi attori (dai Caltagirone ai Della Valle, allo stesso Berlusconi ammesso che ormai si possa ancora distinguere fra l’uomo d’affari e il politico) non hanno proposto un disegno nuovo e alternativo, ma hanno semplicemente costruito nuove galassie e nuovi intrecci che si sono avviluppati intorno a quelli vecchi, rendendoli sempre più inestricabili. Ovviamente, quando una poltrona vacillava si sono affrettati, come nel caso di Cesare Geronzi, a dare la spinta decisiva e a occuparla il più rapidamente possibile. Cambiano le facce (per non citare le parti che riposano sulle poltrone medesime) ma la logica è sempre la stessa. L’unico vero risultato è che non lo sentiamo più definire “salotto buono”, perché dopo tutto quello che è emerso negli ultimi venti anni su tanti protagonisti di quegli intrecci (dai torbidi rapporti con la politica, alla corruzione di giudici, ai dissesti che hanno comportato costi pesanti per gli azionisti delle banche, quindi anche per i piccoli risparmiatori) si temeva la querela dei mobilieri brianzoli.
A questo punto è chiaro perché la caduta di Geronzi non può essere considerata come una vittoria della corporate governance e tanto meno del nuovo che avanza. Certo, gli amministratori indipendenti hanno fatto con coscienza il loro dovere nel momento in cui si sono trovati ad essere l’ago della bilancia nella controversia scoppiata fra gli azionisti e innescata da Diego Della Valle, che è parte integrante della galassia in questione, visto che è socio storico e consigliere di amministrazione di Rcs, dunque del Corriere della Sera, altro crocevia storico degli intrecci fra industria e finanza, proprio in un settore così delicato come la stampa.
Va ancora ricordato che nel consiglio di Generali siedono consiglieri nominati dalla lista di minoranza (alternativa quindi a quella proposta da Mediobanca), che sono indipendenti veri, perché i requisiti del codice di autodisciplina italiana sono così elastici che la patente di indipendenza non si può negare a nessuno (Giolitti dixit) come una croce di cavaliere o un sigaro toscano. Tanto che nel consiglio di Mediobanca sono definiti come tali Fabrizio Palenzona (che oltre a essere vicepresidente del maggiore azionista è stato indicato dalle cronache come uno dei più attivi nelle convulse vicende che hanno portato alle dimissioni di Geronzi) e Tarak Ben Ammar, di cui non viene taciuta neppure ai piccini la vicinanza agli interessi di Berlusconi, cioè di un altro importante azionista, che comunque è rappresentato in consiglio anche dalla figlia Marina. Insomma, gli indipendenti di minoranza in Mediobanca non ci sono proprio, così non si corrono rischi.
E che dire dell’esito della vicenda? Mediobanca ha immediatamente trovato la soluzione per il dopo-Geronzi e ha designato Gabriele Galateri, che fu già presidente di piazzetta Cuccia e che ha prontamente lasciato la carica di presidente di Telecom, cioè di una società che non è ancora uscita dai tre traumi successivi dei cambi di proprietà avvenuti dal 1999 al 2007, che hanno lasciato soprattutto una montagna di debiti. Perché anche Telecom è una società in cui Mediobanca esercita un peso fondamentale da ormai dieci anni, prima come alleato di Marco Tronchetti Provera, poi come regista della difficile e travagliata transizione alla presidenza di Guido Rossi e all’ingresso degli spagnoli di Teléfonica.

LA VOCE DEI FONDI
Tutto questo dimostra che i giochi sono tutt’altro che conclusi. Sia in Generali che in Telecom ci sono problemi strategici e strutturali da risolvere e non si vede proprio perché l’uscita di scena di Geronzi sia sufficiente a riportare concordia in un azionariato così composito. Anche perché chi crede che un uomo come il finanziere romano si rassegni a una dorata pensione sui colli laziali, non ha capito molto né del personaggio né dei costumi nazionali. Ma soprattutto, una novità sta prepotentemente avanzando sulla scena: la sempre più attiva partecipazione dei fondi internazionali alle assemblee, che ha già provocato qualche sorpresa nell’assemblea di Telecom, dove la maggioranza si è rivelata molto più esigua degli anni passati, tanto da determinare l’estromissione della lista che fa capo ai Fossati, che detengono un cospicuo pacchetto azionario.
I fondi italiani sono infatti troppo piccoli per avere quote consistenti, ma in Generali, in Mediobanca e in Telecom, ormai una quota rilevante è detenuta da investitori internazionali che vogliono far sentire la loro voce e che non sono affatto disposti a considerare intoccabile il potere espresso da azionisti che alla fine controllano solo una minoranza del capitale. Non devono essere visti come angeli salvatori, perché spesso le loro decisioni sono troppo improntate ai profitti di breve periodo, ma certo sono mossi da logiche completamente diverse. Lo scontro che si sta profilando è quindi duplice: da un lato quello fra protagonisti vecchi e nuovi del nostro capitalismo di relazioni e dall’altro quello fra la via italiana (che poi è via Filodrammatici) alla governance dei grandi gruppi e le prassi dei mercati internazionali. Insomma, la partita è tutt’altro che finita, anzi è appena cominciata. Prenotatevi un posto per l’assemblea Mediobanca di quest’autunno: è molto probabile che sarà uno spettacolo più appassionante di un derby.




 

salcatal

Come i Panda
Tirando le somme penso sempre di più che mettere i soldi nella borsa italiana equivale a PAPERONE che assolda la BANDA BASSOTTI per fare la guardia al suo deposito.

Infatti agli eventi di cui sopra in questo momento va aggiunta la variabile "scheggia impazzita della politica".

Noi ci abituiamo a tutto ma non va dimenticato e anzi va sottolineato fermamente che nel caso Parmalat il Governo è intervenuto pesantemente con provvedimenti di legge nell'ambito di questioni private regolate dal diritto civile.

Come?

1) Prima con la norma che ha reso inefficaci le modifiche del concordato.

Si interviene, cioè, a rendere immodificabili cose che già immodificabili sono (primo messaggio politico-mafioso)

2) Poi con la norma che ha consentito alla Parmalat di rinviare l'assemblea, a vantaggio di chi ancora non si sa;

Ma sicuramente a DANNO della società e degli azionisti; infatti la Società dovrà accollarsi quasi sicuramente ingenti spese legali che andranno a riempire sicuramente le tasche di legali di dubbia capacità e professionalità; di chi ha, cioè, partorito l'aborto del milleproroghe e fornito al Cda il supporto legale per una decisione contro legge, assicurandosi così il successivo mandato professionale.

Ma la cosa più grave sono gli altri tre mesi di ULTERIORE stallo gestionale che la Società dovrà subire;

In una situazione di mercato sempre più dinamica e complessa ( DANONE cresce a botte del 10% e Parmalat resta al palo).

3) Poi, ancora, con la norma in cui è previsto l'intervento della Cassa Depositi e Prestiti.

Qui la situazione è agghiacciante e preoccupante.

Non tanto per norma e per i rischi che ho già evidenziato.

Quanto per il comunicato stampa; infatti mentre il provvedimento dà ampia autonomia al MEF per individuare con decreto le imprese strategiche; le successive modifiche statutarie della Cassa Depositi e Prestiti attribuiscono agli organi della Cassa la responsabilità di individuare autonomanente, prendendosene la piena responsabilità, le imprese nelle quali investire.


MA INCREDIBILMENTE NEL COMUNICATO STAMPA SI DICE CHE PARMALAT RIENTRA NELLE IMPRESE STRATEGICHE.

Non c'è che dire, se non sono minacce queste mi chiedo cosa siano le minacce.

GOVERNO DEL BUNGA BUNGA, PERCHE' DEFINIRE QUESTO MODO DI FARE DA LA REPUBBLICA DELLE BANANE E' OFFENSIVO PER LE BANANE.
:wall::wall::wall:
 
Ultima modifica:

salcatal

Come i Panda
Infine l'ultimo aspetto, ultimo in ordine ma non certo per peso specifico.

1) Se fanno l'OPA regalano risorse collettive a vantaggio di pochi, noi gli attuali azionisti di Parmalat;

2) Se comprano la quota dei Francesi le regalano ai Francesi.

A questo punto se Parmalat e' strategica bisogna essere coerenti fino in fondo.

Si impone l'applicazione degli artt. 42 e 43 della Costituzione, e quindi un esproprio delle azioni salvo indennizzo.
 

salcatal

Come i Panda
Clima veramente preoccupante.

Mi riferisco alla sentenza Tyssen, con la condanna per omicidio volontario dei dirigenti.

Consacrare in una sentenza che i dirigenti, violando le regole sulla sicurezza, abbiano volontariamente, e non per colpa grave, causato la morte degli operai e' un'aberrazione che si commenta da sola.

Soprattutto se paragonata alle sentenze che riguardano i morti per mano pubblica, cioè quelle persone decedute per altrettanto evidenti violazioni per colpa grave delle norme fatte da Prefetti, Sindaci e Dirigenti Pubblici.

In questi casi tutti pronti, Giudici codardi in primis, ad invocare la fatalità, sotto le mentite spoglie della mancanza del nesso di causalità.


E tutti d'accordo perché l'impresa privata lo fa per scopo di profitto e si da che il denaro e' lo sterco del diavolo.

Invece chi costruisce scuole di cartapesta e chi non controlla, ovviamente lo fa a fini umanitari.
 
Ultima modifica:

Users who are viewing this thread

Alto