qui e ora di lasciare questa borsa e anche il paese .Tanto non si vede al orisonte un camviamento
nvesti in titoli? Ti resta solo un terzo
Per chi impiega piccole somme il 70% del guadagno
finisce in tasse e commissioni
Risparmi e rendimenti risicati, spese e tasse ipertrofiche. Il rischio dell’austerità è anche questo: un carico eccessivo di commissioni e di richieste fiscali sul poco (sempre meno) che le famiglie italiane riescono a mettere da parte. Se investo 10 mila euro in Bot e Btp per un anno e il 60-70% del rendimento (parliamo di un 2-3% lordo) se ne va tra tasse e spese c’è qualcosa che non va. E le cose non migliorano se il capitale è un po’ più nutrito (25 mila euro) e decido di puntare sulle azioni ipotizzando un rendimento del 4,5% tra
capital gain e dividendi: Fisco e spese se ne mangiano il 67%.
Estremo
L’esercizio è stato fatto per
CorrierEconomia dai ricercatori dell’Università Bocconi coordinati dal pro-rettore Stefano Caselli su tre tipi di investimento. I risultati non lasciano dubbi: senza una qualche forma di proporzionalità su commissioni e Fisco, il piccolissimo risparmiatore, cioè quello con un portafoglio fatto di poche decina di migliaia di euro, rischia di soccombere per eccessivi carichi. L’elaborazione parte da ipotesi estreme, le peggiori possibili, sia in fatto di costi che in tema di imposizione fiscale: per le commissioni bancarie, infatti, si sono prese in considerazione i dati della trasparenza di sei banche nazionali, considerando le operazioni allo sportello. Si tratta quindi di una foto dei costi più elevati (o quasi) che si possono trovare sul mercato: utilizzando l’
home banking di queste stesse banche o i
broker online le condizioni per chi acquista, tiene e vende titoli possono migliorare di molto (
vedi tabella).
Sul fronte fiscale invece l’estremizzazione dello scenario comprende - oltre alle nuove aliquote e all’imposta di bollo che hanno debuttato nel 2012 - anche il calcolo di un’ipotetica Tobin tax pari allo 0,05%. Si tratta della tassa sulle transazioni finanziarie che dovrebbe prima o poi interessare l’intera Unione europea e che nell’elaborazione della Bocconi viene applicata a tutti i movimenti e non solo a quelli che riguardano le azioni, come si ipotizza nella legge di Stabilità al vaglio del Parlamento in questi giorni oggetto di ampio e controverso dibattito (
vedi tabella).
Ai piccoli, dunque, si chiede di destreggiarsi in un campo di battaglia dove bisogna cercare la miglior commissione bancaria e dove le richieste dell’Erario, ben più audaci di un anno fa, non sono invece evitabili. Perché le aliquote (ora al 12,5% sui titoli di Stato e al 20% sulle azioni) sono uguali per tutti, indipendentemente dalla taglia. Mentre la mini-patrimoniale sulla rendicontazione annuale - pari all’1,5 per mille sul valore dei portafogli a partire dal 2013 - addirittura penalizza i patrimoni ridotti in virtù del minimo stabilito (34,2 euro) che rende molto più pesante l’incidenza del contributo nel caso di controvalori bassi (
vedi tabella).
Numeri
Ed ecco qualche cifra più puntuale sui tre casi di investimento, con acquisto e vendita (scadenza naturale nel caso dei Bot) a fine anno. Nel 2013 comprando diecimila euro in Bot annuali al 2% lordo, se ne lasciano al Fisco 25 per l’aliquota, 34,2 di imposta di bollo e, nella peggiore delle prospettive, altri 5 di Tobin tax. Su un guadagno lordo di 200 euro, alla fine il 32% se ne va in tasse, mentre un altro 25% si volatilizza tra deposito titoli (20 euro) e compravendita (30 euro, pari alla commissione fissa dello 0,30%). Al risparmiatore resta il 42% del frutto complessivo, pari a 85 euro su 200. Se invece scelgo un Btp - e quindi mi porto a casa anche una cedola e un capital gain per un totale di 300 euro, pari a un rendimento lordo del 3% - la ritenuta fiscale sarà di 37,5 euro, a cui si aggiungono i 34,2 euro del bollo e una decina di euro di eventuale Tobin tax. In questo caso, con un rendimento un poco più elevato, il Fisco incamera il 27% della torta complessiva, mentre alle banche in media va il 42% e in tasca al risparmiatore rimane solo il 30% (91 euro). Non molto diverso è il bilancio del risparmiatore più ricco, quello che mette 25 mila euro in Borsa: se porta a casa il 4,5%, pari a 1.125 euro tra dividendi e rivalutazione del titolo, il Fisco ne prende 225 con la ritenuta del 20%, 38 con il bollo, 25 di Tobin tax. Il bottino finale netto si ferma a 372 euro.
Numeri teorici. Ma i risparmiatori di taglia ridotta non sono invenzioni. L’80% dei sei milioni titolari di fondi comuni possiede quote per controvalori inferiori a 30 mila euro. Per la terza tranche del Btp Italia sul Mot sono stati conclusi 186 mila contratti di cui 106 mila per importi inferiori a 20 mila euro. Non sarebbe il caso di aiutarli di più a coltivare la speranza di uscire dal tunnel?
Giuditta Marvelli