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Lo schema del professor P
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Francesco On 11 mar 2013. Under
L'Opinione Tags: borsa,
Madoff,
schema Ponzi,
truffa
Questo post è un preciso avviso ai naviganti della rete.
All’inizio dei ruggenti anni ’80 ero un universitario che cominciava a sentire da lontano – attraverso i titoli di qualche quotidiano del pomeriggio (allora a Milano ce n’era uno, “La Notte”, che usciva in tre o quattro edizioni al giorno: e l’ultima era tutta dedicata alla borsa) o dell’unico periodico che pubblicava qualche grafico decente, con le medie - l’irresistibile attrazione dei mercati: anche se per me in quegli anni erano decisamente prevalenti altre e piu’ ruspanti passioni. Erano gli anni dell’inflazione, del boom (poi sboom) dell’oro, dei tassi dei BOT al 15%, dei due grandi boom di borsa ’79-’81 e ’83-’86. Un giorno (vivevo da solo) ricevetti una lettera, di un certo “Professor P.” (Ponzi non c’entra nulla, tralascio il nome per ovvie ragioni: ma me lo ricordo molto bene e l’iniziale è giusta), che parlava di borsa, di titoli, di grandi guadagni e diceva che la borsa sarebbe salita nel mese successivo. La borsa effettivamente sali’. Un mese dopo, un’altra lettera: ancora miraggi di grandi guadagni, certezze, invettive e una previsione: la borsa sarebbe scesa. La borsa il mese dopo scese. Altra lettera, in cui il “Prof. P.” parlava di quanto avevo perso (…di quanto noi tutti avevamo perso!) a non seguire i suoi consigli dei mesi precedenti, altri consigli e una previsione, chiara, netta: la borsa sarebbe sicuramente salita il mese successivo. La borsa sali’. A quel punto, per quanto orrendamente e perennemente squattrinato, ero sinceramente curioso e cominciai a studiarmi le lettere precedenti, a comperare i giornali, a seguire quotidianamente la borsa. Cose piuttosto
naif, viste oggi: ma non esistevano gli smartphone (nemmeno i cellulari, per quanto a molti di voi possa sembrare incredibile), cominciavano ad apparire computer carissimi e lentissimi (Steve Jobs e Bill Gates erano laureati da poco) e internet era solo una rete di comunicazioni militare.
La quarta lettera arrivo’ puntuale. Era sullo stile delle altre ma aveva un tono vagamente schifato nei confronti di chi, come me (pensavo) non aveva seguito i consigli delle lettere precedenti e quindi non era già diventato enormemente ricco. Purtuttavia, “P.” era un uomo di grande e nobile cuore e anche a noi perdenti e pezzenti dava un’ultima possibilità: dovete comperare e subito, disse, perché la borsa sarebbe salita.
Il mese dopo la borsa perse il 10%. Attesi ansioso la lettera, per capire cosa avrebbe detto “P.” e soprattutto quali sarebbero state le sue successive previsioni. Purtroppo, di “P.” nessuna traccia: nelle sue lettere metteva l’indirizzo di una casella postale di una grande città, per cui non era di fatto rintracciabile. Dopo circa un anno mi ero quasi dimenticato della faccenda, quando ricevetti un’altra lettera: riconobbi subito i caratteri sulla busta, era “P.”! Diceva che era tornato perché non poteva non condividere con noi fortunati (ma in base a cosa ero stato scelto?) certe informazioni, che la situazione era chiara e che la borsa il mese successivo sarebbe crollata e che quindi bisognava vendere tutto. La borsa effettivamente scese, anche se poco. Il mese dopo, puntuale, la lettera: bisognava vendere subito tutto, diceva, perché il crollo annunciato il mese prima si sarebbe sicuramente verificato. Anche se non ero minimamente interessato alla cosa da un punto di vista pratico, “P.” aveva suscitato in me una curiosità morbosa per gli eventi borsistici, quindi seguii la faccenda acquistando in edicola e in libreria tutto quello che parlava anche lontanamente di mercati. Il mese dopo, la borsa ebbe un mese trionfale e il “Professore” – con mio dispiacere – scomparve nell’oblio per un paio d’anni.
Quando ricomparve, predicendo sciagure e lutti borsistici, fu per un mese solo: la borsa italiana era nel mezzo del suo piu’ grande Bull Market e il mese successivo alla lettera fu di enormi rialzi. Il “Professor P.” scomparve (almeno per me) per sempre.
In realtà, solo molti anni dopo, ricordandomi della faccenda e aiutato da frammenti di articoli e memorie di amici giornalisti, ho potuto capire e ricostruire. “P.” era un Madoff dei poveri, in realtà eticamente molto meno peggio di Madoff: doveva essere un decoroso matematico e un sottile psicologo, la borsa per lui era semplicemente il mezzo piu’ idoneo per sfruttare le sue qualità.
Spiego il suo business model, semplice e a suo modo geniale.
In un dato momento, lui selezionava (come? sicuramente non casualmente) un grosso numero di nominativi, diciamo per semplicità 20’000. A 10’000 mandava una lettera in cui diceva che la borsa saliva, agli altri 10’000 diceva che la borsa sarebbe scesa: motivando diffusamente entrambe le previsioni. Ovviamente qualcosa succedeva: i 10’000 che avevano ricevuto l’indicazione sbagliata erano cancellati, mentre ai 10’000 “privilegiati” che avevano avuto l’indicazione giusta venivano mandate il mese successivo 5’000 lettere rialziste e 5’000 ribassiste. Quando la borsa rimaneva ferma, lui ripeteva integralmente invio e suggerimento. E cosi’ via.
Chi arrivava alla quinta lettera, dopo cinque previsioni su cinque azzeccate pensava che lui fosse in contatto diretto con entità superiori e che solo per un incomprensibile disegno miracoloso avesse scelto lui per condividere le sue informazioni. “P.” chiedeva a quel punto a questo gregge adorante un obolo minimo, ridicolo, non come parcella (i suoi consigli non avevano prezzo) ma solo per “coprire le spese”: 20’000 Lire (ve le ricordate? potrebbe tornare utile in futuro…) da mandare in contanti, in una busta, alla sua casella postale. Diciamo che su 1’250, almeno 1’000 pagavano.
A quel punto, visto che il francobollo costava 200 Lire, il suo conto economico si presentava grosso modo cosi’: