Vendite in Europa, tonfo di Tokyo: -4,18%.
Piazza Affari rialza la testa, spread a 215
Continua la correzione iniziata con il nuovo anno per i timori legati alla tenuta delle Piazze emergenti: secondo Bloomberg ormai si sono volatilizzati 2.900 miliardi di dollari. Il Nikkei tiene per un soffio quota 14mila punti, ma è ai minimi da cinque mesi. Europa avanti incerta in attesa delle mosse della Bce e del dato sull'occupazione Usa, in calendario per venerdì. Milano recupera con le banche
di RAFFAELE RICCIARDI Lo leggo dopo
Pioggia di vendite sulla Borsa di Tokyo APPROFONDIMENTI
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Crollano le Borse, Milano la peggiore, cresce la paura per i Paesi emergenti
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MILANO - Ore 12:00. Dopo
il lunedì nero dei mercati, che da Tokyo a Wall Street hanno registrato pesanti perdite, il cielo sui listini mondiali fatica a rasserenarsi, anche se l'Europa dà segnali di tenuta migliori rispetto ai mercati orientali. Proprio Tokyo ha registrato un pesante scossone e ha chiuso in picchiata del 4,18%: il
Nikkei ha tenuto per un soffio quota 14mila punti, ma è comunque ai minimi da cinque mesi. Da inizio anno, il listino principale del Sol Levante ha rosicchiato il 14%. Negativi anche tutti gli altri mercati orientali, da Hong Kong (-2,89%) a Sydney (-1,75%), tanto che gli operatori parlano di "panic selling" in quell'area. Secondo i calcoli di
Bloomberg, da quando il calendario ha girato sul 2014 dal comparto azionario mondiale si sono messi in fuga 2.900 miliardi di dollari.
In Europa gli scambi partono con il segno "meno", poi avanzano deboli. Il
Ftse Mib di Milano registra la miglior performance del Vecchio Continente, dopo aver accusato un calo del 2,6% ieri: oggi tiene la parità grazie al recupero delle banche. In sofferenza le altre:
Francoforte arretra dell'1%,
Londra cede lo 0,1% e
Parigi lima lo 0,25%. A
Piazza Affari è osservata speciale
Enel, chiamata alla prova dei conti; recuperano le Popolari, ieri particolarmente penalizzate dalle vendite. La banca americana JPMorgan ha intanto tagliato il rating di
Eni a underweight da overweight, mentre continua a soffrire
World Duty Free. Lo
spread, la differenza tra il rendimento di Btp e Bund tedeschi, è in leggero ampliamento a 215 punti base, ma il rendimento del decennale italiano è sempre intorno all 3,8%; la fuga di capitali dall'
Oriente continua a premiare l'obbligazionario occidentale. L'
euro è stabile sopra 1,35 dollari. L'ondata di vendite sui mercati finanziari continua a spingere gli investitori ad acquistare beni rifugio come lo
yen, che si rafforza ancora salendo a quota 101 sul dollaro.
La ragione di questa fuga dai mercati azionari è composita: da una parte la Federal reserve americana ha dato corso al "
tapering", la riduzione degli stimoli straordinari, che seppure preveda un percorso molto "soft" ha dato la certezza agli investitori che il tempo del denaro facile è agli sgoccioli. Mentre i mercati Occidentali hanno incassato alla grande il colpo, nel giro di poco tempo si è assistito a una vera a propria fuga dalle Piazze emergenti: sono quelle preferite dagli investitori maggiormente avvezzi al rischio, che quindi ottengono anche maggior rendimento. Ma senza il denaro facile, hanno preferito tornare verso i lidi sicuri rappresentati soprattutto dall'obbligazionario dei mercati maturi e da alcune valute. Il resto è storia recente:
crollo delle monete in India, Russia, Argentina o Turchia; intervento infruttuoso delle
Banche centrali (che non sono riuscite a limitare i danni pur con importanti strette monetarie); timori dilaganti.
A questa dinamica si aggiungono le preoccupazioni legate all'economia reale: la Cina batte in testa, gli ultimi dati Usa pubblicati ieri sono stati poco incoraggianti. Motivo per cui si guarda ora agli appuntamenti di fine settimana: venerdì
negli Stati Uniti verrà pubblicato il dato sull'occupazione, che potrà orientare le prossime mosse della
Fed di Janet Yellen. Prima, giovedì, sarà il turno della
Bce: gli osservatori non si aspettano modifiche sul costo del denaro - già al minimo storico - quanto piuttosto scommettono su qualche operazione straordinaria che sostenga la liquidità a disposizione del sistema produttivo e delle famiglie.
Oggi, intanto,
i prezzi al consumo in Italia hanno mostrato un andamento stabile a gennaio (+0,7%); nell'area
Ocse sono aumentati dell'1,6% su base annua a dicembre 2013, rispetto al +1,5% tendenziale registrato a novembre 2013. I prezzi alla produzione industriale hanno segnato un +0,2% a dicembre nella zona della moneta unica, per un saldo di -0,2% nel 2013. Nel pomeriggio, negli Stati Uniti verranno pubblicati i dati sugli ordinativi industriali; gli economisti di
Bloomberg si attendono un calo. Intanto in
Spagna è tornato a crescere il numero dei disoccupati: a gennaio erano 4,8 milioni, con un tasso pari al 26,03%.
Seduta da dimenticare, come accennato, ieri a
Wall Street, delusa dall'ultimo dato sul manifatturiero americano, calato a gennaio oltre le previsioni degli analisti: tutti gli indici hanno lasciato sul terreno più del 2%, con il Dow Jones sotto la soglia di 15.500 punti. Quanto infine alle materie prime, sui mercati asiatici le quotazioni del
petrolio si risollevano dopo il ribasso di ieri. La correzione al rialzo appare però legata soprattutto al deciso deprezzamento del dollaro. Il light crude
Wti di New York avanza di 16 cent a 96,59 dollari al barile, il
Brent di Londra sale di 3 cent a 106,7 dollari al barile. Il crollo dei mercati azionari, specie in Asia, rafforza le quotazioni dell'oro tornato a essere un bene rifugio: il metallo con consegna immediata sale così per il terzo giorno consecutivo a 1.261 dollari l'oncia con un rialzo dello 0,2%. (04 febbraio 2014)