E se alla fine vincessero gli orsi in Europa?
Di qualche giorno fa la visione di Faber su un -20% dell'azionario, corredata da report di BofA che affermerebbe la stessa cosa, dando anche riferimenti più precisi e cioè per ottobre. In Europa, però l'inflazione riprende e negli Usa il lavoro cresce. Ma il diavolo è nei dettagli e a guardare bene si scoprono cose interessanti...
Rossana Prezioso 2 ore fa
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L’inflazione torna. Il paradosso storico di un dato da sempre combattuto e adesso smaniosamente cercato, continua. Ma anche se una rondine è arrivata, la primavera è molto, ma molto lontana. Per questo motivo c’è da credere che Draghi, questa volta. si decida a fare sul serio. Anche perchè, proprio la Banca Centrale è l’unico punto di svolta (o se si preferisce l’unica ancora di salvezza) per il Vecchio Continente con la sua moneta extra strong. Infatti, inutile ribadirlo, i problemi fondamentali, quelli che hanno creato, o comunque sono stati determinanti nella difficile soluzione della crisi, non sono ancora stati risolti e la grande quantità di investitori, spesso esteri, che aleggiano sull’Europa, assomigliano sempre di più ad avvoltoi che sorvolano una preda in agonia. Uccelli meravigliosi, gli avvoltoi, a differenza di quanto a fantasia popolare possa pensare, che riescono a preavvertire (come molti animali d’altra parte), l’arrivo della morte.
Infatti, i titoli spagnoli e italiani hanno continuato a sovraperformare e, sulla base delle valutazioni del rischio, gli spread ad alto rendimento dell'Unione europea sono inferiori a quelli statunitensi, conferma che arriva anche dal successo dei bond greci tornati nuovamente sul mercato, soltanto due anni dopo che la nazione ha affrontato la più grave crisi del debito e deve ancora risolvere il suo 177% di debito/Pil. Un dato agghiacciante che rende la nazione vittima di un circolo vizioso ingestibile sul lungo periodo. Ma alla fine, la visione a lungo termine non riguarda chi specula, ma solo chi investe.
Ma il ragionamento sul lungo termine presuppone anche la rinascita dell’economia e in questo caso le crepe della zona euro tornerebbero a farsi vedere. Si, perchè non sono state riparate, ma solo coperte cn un leggero strato di cartapesta, lo stretto necessario per farle sparire agli occhi di chi passava a far visita. Problemi che apparivano abissali nel 2012 sono stati “nominalmente” risoltiV con l’arrivo dell’OMT, ma nelle singole nazioni poco o nulla è stato fatto. O almeno, sul breve termine, non si avranno i risultati assolutamente necessari per riuscire a reggere la fiducia che, volontariamente, ma non sempre consapevolmente, è stata data all’Europa. L’Euro non deve morire e per questo motivo lo si è mantenuto in vita a qualsiasi costo. Perchè una cosa è l’euro, un’altra è l’Europa. E lo hanno capito anche gli euroscettici, i quali avanzano nel gradimento e nella popolarità, ma non risulteranno una minaccia per i governi. Forse un allarme, m in fondo il potere è in mano a loro e quella che ai politicanti di mestiere appare solo come un’armata Brancaleone, non avrà possibilità alcuna di vincere.
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Ma resta sempre la questione di fondo:l’unione monetaria senza unione fiscale non è sostenibile, ma a questo Berlino si oppone e potrebbe continuare a farlo anche adesso che pure per lei si è accesa la spia rossa della deflazione.
Ad ogni modo, da tempo è scattata la molla della corsa all’alto rendimento (che tende per ovvi motivi a calare sempre di più, arrivando a una media del 3,5% secondo le analisi di BofA) e le obbligazioni europee sono sembrate potenzialmente utili. Peccato che appunto il rischio stia proporzionalmente aumentando. O potrebbe farlo di qui a poco.
A spaventare è anche Washington e la Fed in particolare: secondo l’antico detto latino dell’excusatio non petita accusatio manifesta e cioè del fatto che quando una cosa non è chiesta ha sempre il sapore di una giustificazione, è facile pensare che le visioni stranamente ottimistiche sull’economia Usa, a dispetto di un Pil allo 0,1% sul primo trimestre 2014, oltre che di un credito malato che è assorbito per lo più da voci improduttive come il finanziamento agli studenti, vadano oltre una semplice view positiva.
Anche perchè se la stessa Yellen prima dichiara di rialzare i tassi entro sei mesi dalla fine del tapering, salvo correggersi poco dopo, oppure dichiarare che ci sono ancora troppi disoccupati in Usa, salvo poi parlare con entusiasmo della ripresa, allora in molti si chiedono a che gioco stia giocando la prima potenza mondiale.
E intanto, restiamo tutti in attesa dell’8 maggio e della Bce…
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